O Signor mio Gesù Cristo, prostrata alla tua
divina presenza, supplico l’amorosissimo tuo Cuore che voglia ammettermi alla
dolorosa meditazione delle 24 ore, in
cui per nostro amore tanto volesti patire nel corpo adorabile e nell’anima tua
santissima fino alla morte di Croce.
Deh! dammi aiuto, grazia, amore, profonda compassione e intelligenza dei
tuoi patimenti, mentre ora medito l’Ora... (si dica
quale).
E per quelle che non posso meditare, Ti offro
la volontà che avrei di farle, e intendo intenzionalmente meditarle in tutte le
ore che sono costretta o ad applicarmi ai miei doveri o a dormire.
Accetta, o
misericordioso Signore, la mia amorosa intenzione, e fa’ che sia di profitto
per me e per molti come se effettivamente e santamente eseguissi quanto
desidererei praticare. Intanto grazie
Ti rendo, o mio Gesù, che per mezzo della preghiera mi chiami all’unione con
Te, e per piacerti di più, prendo i tuoi pensieri, la tua lingua, il tuo Cuore,
e con questo intendo pregare, fondendomi tutta nella tua Volontà e nel tuo
Amore; e stendendo le braccia per abbracciarti, poggio la mia testa sul tuo
Cuore ed incomincio.
Mio amabile Gesù, Tu mi hai chiamata in quest’Ora della tua passione a tenerti
compagnia, ed io son venuta. Mi parve
di vederti angosciato e dolente, pregare, riparare e patire, e con le voci le
più tenere ed eloquenti perorare la salvezza delle anime. Ho cercato di seguirti in tutto e ora,
dovendoti lasciare per le mie solite occupazioni, sento il dovere di dirti un Grazie e un Ti benedico. Sì, o Gesù, Grazie Ti ripeto le mille e mille volte,
e Ti lodo e benedico per tutto ciò che hai fatto e patito per me e per
tutti. Grazie e Ti benedico per
ogni goccia di Sangue che hai versato, per ogni tuo respiro, palpito, passo,
parola, sguardo, e per ogni amarezza e offesa che hai sopportato. Per tutto, o mio Gesù, intendo segnarti con
un Grazie e un Ti benedico. Deh, o Gesù,
fa’ che tutto il mio essere Ti mandi un flusso continuo di ringraziamenti e
benedizioni, in modo da attirare su di me e su tutti il flusso delle tue grazie
e benedizioni!
Deh, o Gesù, stringimi al tuo Cuore colle tue
santissime mani e segna tutte le particelle del mio essere col tuo Ti benedico, per fare che da me altro
non possa uscire che un inno continuo verso di Te! Perciò mi lascio in Te, per seguirti in ciò che farai; anzi opererai
Tu stesso per me. Ed io, fin d’ora,
lascio i miei pensieri in Te per difenderti dai tuoi nemici, il respiro per
corteggio e compagnia, il palpito per dirti sempre Ti amo e a rifarti dell’amore che non Ti danno gli altri; le gocce del mio sangue a ripararti e a
restituirti gli onori e la stima che Ti tolgono i tuoi nemici con gl’insulti,
sputi e schiaffi, e tutto il mio essere per guardia. Dolce mio Amore, sebbene debbo attendere alle mie occupazioni,
resto nel tuo Cuore; ho paura
d’u-scirne. Tu Mi terrai in Te, non è
vero? I nostri palpiti si intenderanno
a vicenda e si confonderanno insieme in modo da darmi vita, amore, stretta
unione inseparabile con Te. Mio Gesù,
se vedi che sto per sfuggirti, il tuo palpito si acceleri nel mio, le tue mani
mi stringano più forte al tuo Cuore, i tuoi occhi mi guardino e mi gettino saette
di fuoco, affinché io, sentendoti, mi lasci subito tirare all’unione con
Te. Deh, mio Gesù! Dammi il bacio del Divino Amore, abbracciami
e benedicimi; io Ti bacio nel
dolcissimo tuo Cuore, e mi resto in Te.
O Gesù, metto i miei piedi nei tuoi. Quanto soffri nei tuoi santissimi piedi! Tutti i movimenti del sacratissimo tuo Corpo pare che si ripercuotono in essi, e nessuno è a Te vicino per sorreggerti e lenire un po’ l’acerbità dei tuoi dolori. Vita mia dolcissima, vorrei riunire i passi delle creature di tutte le generazioni, passate, presenti e future, ed indirizzarli tutti a Te, per venirti a consolare nelle tue dure pene.
Mio Gesù, Amore sconfinato, vorrei avere i tuoi occhi per piangere innanzi alla Maestà Suprema per la perdita di tante povere creature e per questi tempi così tristi. Permettimi che prenda le tue lacrime e i tuoi stessi sguardi, che sono una sola cosa con i miei, e vada da tutte le creature. Per muovere a compassione le loro anime del tuo amore, farò loro vedere che Tu piangi per causa loro e che, mentre si vanno lordando, Tu hai pronte le tue lacrime ed il tuo Sangue per lavarle; e vedendoti piangere, si arrenderanno. Sì, permettimi di lavare con queste lacrime tutte le sozzure delle creature: scendano nei loro cuori, rammolliscano tante anime indurite nella colpa e vincano l’ostinatezza di tutti i cuori.
chiedono vendetta e
giustizia contro di essa stessa. Oh, come
la Divina Giustizia Si sente spingere a scagliare flagelli! Oh, come accendono il suo furore contro la
creatura tante bestemmie orrende!
Mio amabile crocifisso Gesù, la creatura non è ancora contenta di offenderti. Vuol bere fino in fondo tutta la feccia della colpa, e corre quasi all’impazzata nella via del male. Si precipita di colpa in colpa, disobbedisce alle tue leggi e, disconoscendoti, si ribella a Te e, quasi per farti dispetto, vuole andare all’inferno. Oh, come si sdegna la Maestà Suprema! E Tu, o mio Gesù, trionfando di tutto, anche dell’ostinatezza delle creature, per placare il Divin Padre, Gli fai vedere tutta la tua santissima Umanità lacerata, slogata, straziata in modo orribile. Mostri i tuoi santissimi piedi trafitti, nei quali contieni tutti i passi delle creature, che Ti danno dolori mortali, al punto che sono contorti dall’atrocità degli spasimi.
Osserva, o Padre mio: questo è il Cuore che Ti ha amato di infinito amore, che sempre è stato arso di amore per i miei fratelli, figli tuoi in Me; questo è il Cuore generoso con il quale ho anelato il patire, per darti la completa soddisfazione di tutti i peccati degli uomini. Abbi pietà delle sue desolazioni, dei suoi continui accoramenti, delle sue angosce, dei suoi tedi, delle sue tristezze innanzi alla morte!
O Gesù, mi unisco con Te e mi stringo alla tua croce; prendo tutte le gocce del tuo Sangue e le verso nel mio cuore. Quando vedrò la tua Giustizia irritata contro i peccatori, io, per placarti, Ti mostrerò questo Sangue; quando vorrò la conversione di anime ostinate nella colpa, Ti mostrerò questo Sangue e per virtù di esso non rigetterai la mia preghiera, perché ne ho il pegno nelle mani.
Mio dolce Gesù, Ti ringrazio delle tante spine che hanno trafitto la tua adorabile Testa, delle gocce di Sangue da questa versate, dei colpi che su di essa hai ricevuti e dei capelli che Ti hanno strappato. Ti ringrazio di quanto bene hai fatto e hai impetrato a tutti, dei lumi e delle buone ispirazioni che ci hai date e di quante volte hai perdonato tutti i nostri peccati di pensieri, di superbia, di orgoglio e di propria stima.
Ti offenda col senso dell’udito. Intendo ancora offrirti tutto ciò che soffristi nel tuo santissimo udito, per darti tutta la gloria che le creature Ti avrebbero dato, se di quest’organo avessero fatto santo uso.
“Ecco la Madre tua”.
tuo Capo trafitto e
addolorato per ripararti e chiederti misericordia, amore e perdono per tutti.
Spalle santissime del mio Gesù, sempre forti e costanti nel patire per amor mio, date a me fortezza, costanza ed eroismo nel patire per amor suo. O Gesù, non permettere che io sia incostante nell’amore, anzi fammi parte della tua immutabilità.
O Gesù, non permettere ch’io esca giammai dal tuo Cuore, alimentami con le tue fiamme, dammi vita con la tua vita, per poterti amare come Tu stesso brami essere amato.
Mio Amore, mi sento morire. Anch’io voglio gridare con Te, Anime! Anime! Non mi distaccherò da questa croce, da queste piaghe, per chiederti anime, e se Tu vuoi, scenderò nei cuori delle creature, li circonderò delle tue pene affinché non mi sfuggano. E se mi fosse possibile, mi vorrei mettere sulla porta del-l’inferno, per fare indietreggiare le anime ivi destinate e condurle al tuo Cuore.
Le pene di Gesù sulla croce crescono, ma, dimentico
di Sé stesso, prega sempre per noi. Non
lascia nulla per Sé e dà tutto a noi, fin la sua Santissima Madre, facendone
dono, il più caro che avesse il suo Cuore.
E noi, diamo tutto a Gesù?
O mio Gesù, già tutto hai esaurito, altro non Ti resta, l’Amo-re è giunto al suo termine. Ed io, mi son consumata tutta del tuo Amore? Qual ringraziamento non dovrò io renderti, qual non dovrà essere la mia gratitudine per Te?
[La morte di Gesù]
ti, desideri e affetti
che non saranno per Te, griderò subito:
“Gesù e Maria, Vi raccomando l’anima mia”.
( Preghiera di Ringraziamento)
Chi vive nel nostro Volere trova la vita negli atti del suo Gesù, e
corre sempre in essa la nostra Volontà operante, conquistante e trionfante, e
ci dà tale gloria che il cielo non può contenerla. Quindi vivi sempre nel nostro Volere, non uscirne giammai, se
vuoi essere il nostro trionfo e la nostra gloria
Dal Volume 12 del 28
novembre 1920
[Luisa dice:]
Stavo pensando quando il mio dolce Gesù, per dar principio
alla sua dolorosa Passione, volle andare dalla sua Mamma a chiederle la sua
benedizione, ed il benedetto Gesù mi ha detto:
“ Figlia mia, quante
cose dice questo mistero! Io volli
andare a chiedere la benedizione alla mia cara Mamma per darle occasione che
anche Essa Mi chiedesse la benedizione;
erano troppi i dolori che doveva sopportare ed era giusto che la mia benedizione
la rafforzasse; è mio solito che quando
voglio dare chiedo. E la mia Mamma Mi
comprese subito, tanto vero che non Mi benedisse se non quando Mi chiese la mia
benedizione, e dopo benedetta da Me Mi benedisse Lei.
Ma questo non è tutto:
per creare l’universo dissi un Fiat e col solo Fiat riordinai ed
abbellii cielo e terra; nel creare
l’uomo il mio alito onnipotente gl’infuse la vita. Nel dar principio alla mia Passione volli, con la mia parola
onnipotente e creatrice, benedire la mia Mamma, ma non era solo Lei che
benedicevo. Nella mia Mamma benedicevo
tutte le creature; era Lei che teneva
il primato su tutto, ed in Lei benedivo tutti e ciascun pensiero, atto, parola
ecc. Benedivo ciascuna cosa che doveva
servire alla creatura, come quando il mio Fiat onnipotente creò il sole e
questo sole che, senza diminuire né di luce né di calore, sta per tutti e per
ciascun mortale facendo il suo corso;
così la mia parola creatrice benedicendo, restava in atto di benedire
sempre, sempre, senza mai cessare di benedire, come mai cesserà di dare la sua
luce il sole a tutte le creature.
Ma non è tutto ancora:
con la mia benedizione volli rinnovare i pregi della Creazione, volli
chiamare il mio Celeste Padre a benedire per comunicare alla creatura la
potenza, volli benedire a nome mio e dello Spirito Santo per comunicare la
Sapienza e l’Amore, e così rinnovare la memoria, l’intelletto e la volontà
della creatura restituendola sovrana di tutto.
Sappi però che nel dare voglio, e la mia cara Mamma comprese, e subito
Mi benedisse, non solo per Sé, ma a nome di tutti.
Oh! Se tutti potessero vedere questa mia benedizione, la
sentirebbero nell’acqua che bevono, nel fuoco che li riscalda, nel cibo che
prendono, nel dolore che li affligge, nei gemiti della preghiera, nei rimorsi
della colpa, nell’abbandono delle creature, in tutto sentirebbero la mia parola
creatrice che loro dice (ma sventuratamente non sentito): “ Ti benedico nel nome del Padre, di Me
Figlio e dello Spirito Santo; ti
benedico per aiutarti, per difenderti, per perdonarti, per consolarti; ti benedico per farti santo ”. E la creatura farebbe eco alle mie
benedizioni col benedirmi anche essa in tutto;
questi sono gli effetti della mia benedizione, in cui la mia Chiesa
ammaestrata da Me Mi fa eco, e quasi in tutte le circostanze, nelle
amministrazioni dei Sacramenti ed altro, dà la sua benedizione ”.
PRIMA
ORA
( Preghiera di Preparazione )
O Celeste Mamma, l’ora del distacco già s’appressa,
ed io da Te vengo. O Madre, dammi il
tuo amore e le tue riparazioni, dammi il tuo dolore, perché insieme con Te
voglio seguire passo passo l’adorato Gesù.
Ed ecco che Gesù viene e Tu, coll’animo
traboccante d’amo-re, Gli corri incontro, e nel vederlo sì pallido e triste, il
Cuore Ti si stringe per il dolore, le forze Ti vengono meno e sei già per cadergli
ai piedi.
O dolce Mamma mia, sai Tu perché è venuto da Te
l’adora-bile Gesù? Ah, Egli è venuto
per darti l’ultimo addio, per dirti l’ultima parola, per ricevere l’ultimo
abbraccio! O Madre, a Te mi stringo con
tutta la tenerezza di cui è capace questo mio povero cuore, affinché stretta e
avvinta a Te, anch’io possa ricevere gli abbracci dell’adorato Gesù. Mi disdegnerai tu forse, o piuttosto non è
un conforto per il tuo Cuore avere un’anima a Te vicina che ne divida le pene,
gli affetti, le riparazioni?
O Gesù, in quest’ora sì straziante per il tuo
tenerissimo Cuore, quale ammaestramento non ci dai Tu di filiale ed amorosa obbedienza
verso la Mamma tua! Qual dolce armonia
non passa fra Te e Maria! Che incanto
soave di amore che sale fino al trono dell’Eterno, e si dilata a salvezza di
tutte le creature della terra!
O Celeste Mamma mia, sai Tu che vuole da Te
l’adorato Gesù? Non altro che l’ultima
benedizione. È vero che da tutte le
particelle del tuo essere altro non escono che benedizioni e lodi al tuo
Creatore; ma Gesù, nel congedarsi da
Te, vuol sentire la dol-ce parola: Ti
benedico, o Figlio; e quel Ti benedico storna tutte le bestemmie dal
suo udito, e dolce e soave scende al suo Cuore; e, quasi a mettere un riparo a tutte le offese delle creature,
Gesù vuole il tuo Ti benedico.
Anch’io mi unisco con Te, o dolce Mamma: sulle ali dei venti voglio girare il Cielo
per chiedere al Padre, allo Spirito Santo, agli Angeli tutti, un Ti benedico a Gesù, affinché, andando a
Lui, Gli possa portare le loro benedizioni.
E qui in terra voglio andare da tutte le creature e chiedere da ogni
labbro, da ogni palpito, da ogni passo, da ogni respiro, da ogni sguardo, da
ogni pensiero, benedizioni e lodi a Gesù;
e se nessuno me le vorrà dare, intendo io darle per loro.
O dolce Mamma, dopo aver girato e rigirato per
chiedere alla Triade Sacrosanta, agli Angeli, alle creature tutte, alla luce
del sole, al profumo dei fiori, alle onde del mare, ad ogni alito di vento, ad
ogni favilla di fuoco, ad ogni foglia che si muove, al luccicar delle stelle,
ad ogni movimento della natura, un Ti
benedico, vengo da Te, e insieme alle tue metto le mie benedizioni.
Dolce Mamma mia, vedo che Tu ne ricevi conforto
e sollievo, e tutte le offri a Gesù le mie benedizioni, a riparazione delle
bestemmie e maledizioni che egli riceve dalle creature. Ma mentre io tutto a te offro, sento la tua
voce tremante che dice: “ Figlio, benedici
me pure! ”.
O dolce mio Amore, benedici anche me insieme
alla Mamma tua: benedici i miei
pensieri, il mio cuore, le mie mani, i miei passi, le mie opere, e con la Madre
tua tutte le creature.
O Madre mia, nel mirare il Volto
dell’addolorato Gesù, pallido e triste, straziante, si risveglia in Te il
ricordo dei dolori che tra poco dovrà Egli soffrire. Prevedi il Volto di Lui coperto di sputi, e Lo benedici; il Capo trapassato dalle spine, gli occhi
bendati, il Corpo straziato dai flagelli, le mani e i piedi forati dai chiodi, e dovunque Egli
sta per andare Tu lo segui con le tue benedizioni; ed insieme a Te Lo seguo anch’io. Quando Gesù sarà colpito dai flagelli, trapassato dai chiodi,
schiaffeggiato, coronato di spine, dovunque troverà insieme al tuo il mio Ti benedico.
O Gesù, o Madre, Vi compatisco; immenso è il vostro dolore in questi ultimi
momenti; il Cuore dell’Uno pare che
strappi il Cuore dell’Altra. O Madre,
strappa il mio cuore dalla terra e legalo forte a Gesù, affinché stretto a Lui,
possa prendere parte ai tuoi dolori. E
mentre Vi stringete, Vi abbracciate, Vi gettate gli ultimi sguardi, gli ultimi
baci, stando io in mezzo ai vostri due Cuori, possa ricevere i vostri ultimi
baci, gli ultimi vostri abbracci. Non
vedete che io non posso stare senza di Voi, malgrado la mia miseria e la mia
freddezza?
Gesù, Mamma, tenetemi stretta a Voi; datemi il vostro amore, il vostro
Volere; saettate il povero mio cuore,
stringetemi fra le vostre braccia. E
insieme con Te, o dolce Madre, voglio seguire passo passo l’adorato Gesù, con
l’intenzione di dargli conforto, sollievo, amore e riparazione per tutti.
O Gesù,
insieme alla Mamma tua Ti bacio il piede sinistro, pregandoti di voler
perdonare a me e a tutte le creature le quante volte non abbiamo camminato
verso Dio.
Bacio il tuo piede destro: perdona a me e a tutti le quante volte non
abbiamo seguito la perfezione che Tu volevi da noi.
Ti bacio la mano sinistra: comunicaci la tua purità.
Bacio la tua mano destra: benedicimi tutti i miei palpiti, pensieri,
affetti, affinché avvalorati dalla tua benedizione, tutti si santifichino; e con me benedici anche tutte le creature e
suggella la salvezza delle loro anime con la tua benedizione.
O Gesù, insieme alla Mamma tua Ti abbraccio e,
baciandoti il Cuore, Ti prego di mettere in mezzo ai vostri due Cuori il mio,affinché si alimenti
continuamente dei vostri amori, dei vostri dolori, dei vostri stessi affetti e
desideri, della vostra stessa Vita.
Riflessioni e
Pratiche
Gesù, prima di dar principio alla sua passione,
va da sua Madre per chiederle la benedizione.
In quest’atto Gesù c’insegna l’ubbidienza, non solo esterna, ma anche
interna, che dobbiamo avere per corrispondere alle ispirazioni della grazia. Alle volte noi non siamo pronti ad eseguire una
buona ispirazione, o perché trattenuti dall’amor proprio a cui si unisce la
tentazione, o per rispetto umano, o per non fare santa violenza a noi stessi.
Ma il respingere la buona ispirazione di
esercitare una virtù, di compiere un atto virtuoso, di fare una buona opera, di
praticare una devozione, fa ritirare il Signore, che ci priva di nuove ispirazioni. Invece la pronta corrispondenza pia e
prudente alle sante ispirazioni ci attira maggiori lumi e grazie.
Nei casi dubbi si ricorre prontamente e con retta
intenzione, al gran mezzo della preghiera e al retto e probo consiglio. Così il buon Dio non lascia d’illuminare
l’anima ad eseguire la salutare ispirazione e ad accrescergliele con sempre
maggior profitto della medesima.
Le nostre azioni, i nostri atti, le nostre
preghiere, le Ore della Passione,
dobbiamo farle con le stesse intenzioni di Gesù, nella sua Volontà, e
sacrificando noi stessi come Lui, per la gloria del Padre e per il bene delle
anime.
Dobbiamo metterci nella disposizione di
sacrificarci in tutto per amore del nostro amabile Gesù, uniformandoci al suo
spirito, operando con gli stessi suoi sentimenti e abbandonandoci in Lui, non
solo in tutti i dolori e contrarietà esterni, ma molto più in tut-to ciò che potrà
disporre nel nostro interno; e così,
all’occasione, ci troveremo pronti ad accettare qualunque pena. Così facendo noi daremo al nostro Gesù
piccoli sorsi dolci; se poi tutto ciò
lo faremo nella Volontà di Dio, che contiene tutte le dolcezze, tutti i
contenti ed in modo immenso, noi daremo a Gesù dei larghi sorsi dolci, in modo
da mitigare l’attossicamento che Gli arrecano le creature, e consolare il suo
Divin Cuore.
Prima di cominciare qualunque azione invochiamo
sempre la benedizione di Dio, per fare che le nostre azioni abbiano il tocco della
divinità e attirino su di noi, non solo, ma su tutte le creature, le sue
benedizioni.
*
Mio Gesù, la tua benedizione mi preceda, mi
accompagni e mi segua, affinché tutto ciò che faccio porti l’impronta del tuo Ti benedico.
( Preghiera di Ringraziamento)
SECONDA
ORA
( Preghiera di Preparazione)
Mio adorabile Gesù, mentre insieme con Te ho
preso parte ai tuoi dolori e a quelli dell’afflitta Mamma, vedo che Ti decidi a
partire per andare dove il Voler del Padre Ti chiama. E’ tanto l’a-more tra Figlio e Madre che Vi rende inseparabili,
per cui Tu Ti lasci nel Cuore della Mamma, e la Regina e dolce Mamma si depone
nel tuo, altrimenti Vi sarebbe stato impossibile il separarvi. Ma poi, benedicendovi a vicenda, Tu Le dai
l’ultimo bacio per rafforzarla negli acerbi dolori che sta per sostenere, Le
dai l’ul-timo addio, e Te ne parti.
Ma la pallidezza del tuo Volto, le tue labbra
tremanti, la tua voce soffocata come se volesse dare in pianto nel dirle addio,
ah, tutto mi dice quanto l’ami e soffri nel lasciarla! Ma per adempiere la Volontà del Padre, coi
vostri Cuori fusi uno nell’altro, a tutto Vi sottoponete, volendo riparare per
quelli che, per non vincere le tenerezze dei parenti ed amici, ed i vincoli e
gli attaccamenti anche leciti e santi, non si curano di adempiere il Voler
Santo di Dio e di corrispondere allo stato di santità a cui Dio li chiama. Qual dolore non Ti danno queste anime nel
respingere dal loro cuore l’amore che vuoi dar loro, per contentarsi dell’amore
delle creature!
Amabile Amor mio, mentre con Te riparo,
permettimi che rimanga con la tua Mamma per consolarla e sostenerla mentre Tu
parti; poi accelererò i passi per
venirti a raggiungere. Ma con sommo mio
dolore vedo che la mia angosciata Mamma trema, ed è tanto il dolore che,
mentre fa per dire al Figlio: ‘Addio’,
la voce le muore sulle labbra e non può articolar parola, quasi viene meno, e
nel suo deliquio d’amore dice:
“Figlio mio, Figlio mio, Ti benedico! Che amara separazione, crudele più d’ogni
morte!”.
Ma il dolore le impedisce ancora di parlare e
la rende muta.
Sconsolata Regina, lasciami che Ti sostenga, Ti
asciughi le lacrime e Ti compatisca nel tuo amaro dolore. Mamma mia, io non Ti lascerò sola, e Tu
prendimi con Te; insegnami in questo
periodo sì doloroso per Te e per Gesù ciò che devo fare, come devo difenderlo,
come ripararlo e consolarlo, e se devo mettere la mia vita per difendere la
sua. No, non mi sposterò da sotto il
tuo manto; ai tuoi cenni volerò da Gesù
e Gli porgerò il tuo amore, i tuoi affetti, i tuoi baci insieme ai miei, e li
metterò in ogni piaga, in ogni goccia del suo Sangue, in ogni pena ed insulto,
affinché, sentendosi in ogni pena i baci e l’amore della Mamma, le sue pene
restino raddolcite. Poi ritornerò sotto
il tuo manto, portandoti i suoi baci per raddolcire il tuo Cuore trafitto.
Mamma mia, il cuore mi batte, voglio andare da
Gesù; e mentre io bacio le tue mani
materne, Tu benedicimi come hai benedetto Gesù e permettimi che vada da Lui.
Mio dolce Gesù, l’amore mi addita i tuoi passi,
e Ti raggiungo mentre percorri le vie di Gerusalemme insieme ai tuoi amati
discepoli. Ti guardo e Ti vedo ancora
pallido, sento la tua voce dolce sì, ma mesta, tanto da spezzare il cuore dei
tuoi discepoli che ne sono conturbati.
“È l’ultima volta”, Tu dici, “che percorro
queste vie da Me solo; domani le
percorrerò legato, trascinato, tra mille insulti”.
E additando i punti dove sarai più vituperato e
straziato, segui a dire:
“La mia vita sta per tramontare quaggiù, come
sta per tra-montare il sole, e domani a quest’ora non ci sarò più. Ma come sole risorgerò il terzo giorno”.
Al tuo dire, gli apostoli divengono mesti e
taciturni e non sanno che rispondere.
Ma Tu soggiungi:
“Coraggio, non vi abbattete, Io non vi lascio,
sarò sempre con voi; però è necessario
che Io muoia per il bene di voi tutti”.
Sì dicendo, sei commosso, ma con voce tremula
continui ad istruirli. E prima che Ti
chiudi nel Cenacolo, guardi il sole che tramonta, come sta per tramontare la
tua vita, offri i tuoi passi per quelli che si trovano al tramonto della vita,
e dai loro la grazia che la facciano tramontare in Te, riparando per quelli
che, ad onta dei dispiaceri e disinganni della vita, si ostinano a non
arrendersi a Te.
Poscia guardi di nuovo Gerusalemme, il centro
dei tuoi prodigi e predilezioni del tuo Cuore che, per contraccambio, già Ti
sta preparando la croce, aguzzando i chiodi per compiere il deicidio, e Tu fremi,
Ti si schianta il Cuore e piangi la sua distruzione. Con ciò ripari per tante anime a Te consacrate che, con tanta
cura, cercavi di formarne portenti del tuo amore, ed esse, ingrate ed incorrispondenti,
Ti fanno patire più amarezze. Voglio
riparare insieme con Te, per raddolcire lo schianto del tuo Cuore.
Ma vedo che resti inorridito alla vista di
Gerusalemme e, ritirando lo sguardo, entri nel Cenacolo. Amor mio, stringimi al tuo Cuore, affinché
faccia mie le sue amarezze, per offrirle insieme con Te, e Tu guarda pietoso
l’anima mia, e versando in essa il tuo amore, benedicimi.
Riflessioni e
Pratiche
Gesù, con prontezza, si
separa dalla sua Santissima Madre, sebbene il suo Cuore tenerissimo ne subisca
uno schianto. Siamo noi così pronti a
sacrificare, per adempiere i divini voleri, anche gli affetti più legittimi e
santi? (Esaminiamoci specialmente nei
casi di allontanamento della divina presenza sensibile, o della sensibile devozione).
Gesù, facendo gli ultimi passi, non li faceva a
vuoto; in questi glorificava il Padre e
chiedeva la salvezza delle anime. Nei
nostri passi dobbiamo mettere le stesse intenzioni che metteva Gesù, cioè, di
sacrificarci per la gloria del Padre e per il bene delle anime. Dobbiamo inoltre immaginarci di mettere i
nostri passi in quelli di Gesù Cristo.
E come Gesù Cristo non li metteva a vuoto, ma racchiudeva nei suoi tutti
quelli delle creature, riparando tutti i passi cattivi, per dare al Padre la
gloria dovuta, e vita a tutti i passi cattivi delle creature perché potessero
camminare per la via del bene, così faremo ancora noi, mettendo i nostri passi
in quelli di Gesù Cristo, con le sue stesse intenzioni. Per la strada andiamo modesti, raccolti, in
modo da essere di esempio agli altri?
Mentre l’afflitto Gesù camminava, rivolgeva di
tanto in tanto qualche parola agli apostoli, parlando loro della sua imminente
Passione. E nei nostri discorsi, che
diciamo? Facciamo noi, quando si offre
l’occasione, argomento dei nostri discorsi la Passione del Divino Redentore?
L’amante Gesù, vedendo gli apostoli tristi e
scoraggiati, cer-cava di confortarli.
Nei nostri discorsi, mettiamo noi l’intenzione di sollevare Gesù
Cristo? Cerchiamo noi di farli nella
Volontà di Dio con l’infondere negli altri lo spirito di Gesù Cristo?
Gesù va al Cenacolo. I pensieri, gli affetti, i palpiti, le preghiere, le azioni, il
cibo, il lavoro, dobbiamo racchiuderli nel Cuore di Gesù Cristo nell’atto di
operare, e così facendo, le nostre azioni prenderanno l’attitudine divina. Ma essendo difficile poter tenere sempre
quest’attitudine divina, perché l’anima difficilmente può fondere continuamente
in Lui i suoi atti, può supplire allora con l’attitudine della sua buona
volontà, e Gesù lo gradirà tanto che si farà vigile sentinella d’ogni suo
pensiero, d’ogni parola, d’ogni palpito;
e se li metterà in corteggio dentro e fuori di Sé, guardandoli con
grande amore come frutto del buon volere della creatura.
Quando poi l’anima, fondendosi in Lui, fa i
suoi atti imme-diati con Gesù, il buon Gesù Si sentirà tanto tirato verso
quest’a-nima, che farà insieme ciò che essa fa, e trasmuterà in divino
l’operato della creatura. Tutto questo
è effetto della bontà di Dio, che fa conto di tutto e premia tutto, anche un
piccolo atto nella Volontà di Dio, per fare che la creatura non resti
defraudata in nulla.
*
O mia Vita e mio Tutto, i tuoi passi dirigano i
miei, e mentre calpesto la terra, fa’ che i miei pensieri siano nel Cielo.
( Preghiera di Ringraziamento)
TERZA
ORA
Dalle 7 alle 8 della sera
La Cena Legale
( Preghiera di Preparazione )
O Gesù, già arrivi al Cenacolo insieme con gli
amati discepoli e Ti metti a cena con loro.
Quanta dolcezza, quanta affabilità non mostri in tutta la tua Persona,
nell’abbassarti a prendere l’ultima volta il cibo materiale! Tutto è amore in Te. Anche in questo Tu non ripari solo i peccati
di gola, ma impetri anche la santificazione del cibo, e come questo si converte
in forza, così impetri per noi la santità anche nelle cose più basse e più comuni.
Gesù, mia Vita, il tuo sguardo dolce e
penetrante pare che scruti tutti gli Apostoli, ed anche in quell’atto di
prendere il cibo, il tuo Cuore rimane trafitto nel vedere i tuoi cari Apostoli
deboli e fiacchi ancora, specie il perfido Giuda, che già ha messo piede
nell’inferno. E Tu, dal fondo del
Cuore, amaramente dici: “Qual è
l’utilità del mio Sangue? Ecco un’anima
da Me tanto beneficata, è perduta!”.
E con i tuoi occhi sfavillanti di luce e di
amore lo guardi, come a volergli far comprendere il gran male che si accinge a
fare. Ma la tua suprema carità Ti fa
sopportare questo dolore e non lo fai manifesto neppure ai tuoi amati discepoli.
E mentre Ti addolori per Giuda, il tuo Cuore si
riempie di gioia nel vederti alla sinistra il tuo amato discepolo Giovanni, tanto
che, non potendo più contenere l’amore, dolcemente attirandolo a Te, fai a lui
posare il capo sul tuo Cuore, facendogli provare il paradiso anticipato. Ed è in quest’ora solenne che nei due discepoli
vengono raffigurati i due popoli, il reprobo e l’eletto: il reprobo in Giuda, che sente già l’inferno
nel cuore; l’eletto in Giovanni, che in
Te riposa e gode.
O dolce mio Bene, anch’io mi metto a te vicino,
e insieme al tuo amato discepolo voglio poggiare il mio capo stanco sul tuo
Cuore adorabile, e Ti prego di far sentire a me, anche su questa terra, le
delizie del Cielo, onde la terra non sia per me più terra, ma Cielo, rapita
dalle dolci armonie del tuo Cuore. Ma
in quelle armonie dolcissime e divine, sento che Ti sfuggono dolorosi palpiti; sono per le anime perdute! O Gesù, deh, non permettere che nuove anime
si perdano! Fa’ che il tuo palpito,
scorrendo nel loro, faccia sentire i palpiti della vita del Cielo, come li
sentì il tuo amato discepolo Giovanni e, attratte esse dalla soavità e dolcezza
del tuo amore, possano tutte arrendersi a Te.
O Gesù, mentre rimango nel tuo Cuore, dà anche
a me il cibo, come lo desti agli apostoli:
il cibo dell’amore, il cibo della tua divina parola, il cibo della tua
Divina Volontà. O mio Gesù, non mi
negare mai questo cibo che tanto Tu stesso desideri darmi, perché si formi in
me la tua stessa vita.
Dolce mio Bene, mentre me ne sto a Te vicino,
vedo che il cibo che Tu prendi insieme ai tuoi cari discepoli, non è altro che
un agnello. E’ questo l’agnello
figurativo; e come in questo agnello
non rimane umore vitale per la forza del fuoco, così Tu, Agnello mistico, che
tutto devi consumarti per le creature per forza d’amore, neppure una goccia di
Sangue serberai per Te, versandolo tutto per amore nostro. Sicché, o Gesù, niente Tu fai che non
raffiguri al vivo la tua dolorosissima Passione, che hai sempre presente nella
mente, nel Cuore, in tutto; e ciò
m’insegna che, se anch’io avessi innanzi alla mente e nel cuore il pensiero della
tua Passione, mai mi negheresti il cibo dell’amor tuo. Quanto Te ne ringrazio!
O mio Gesù, nessun atto Ti sfugge che non abbia
me presente e che non intenda farmi un bene speciale. Perciò ti prego che la tua Passione sia sempre nella mia mente,
nel mio cuore, nei miei sguardi, nei miei passi, nelle mie pene, affinché
dovunque mi vol-ga dentro e fuori di
me, trovi Te sempre a me presente; e Tu
fammi la grazia che mai io dimentichi ciò che hai fatto e patito per me. Questa sia la mia calamita, che attirando
tutto il mio essere in Te, non mi faccia più allontanare da Te.
Riflessioni e Pratiche
Prima di prendere il cibo, uniamo le nostre
intenzioni a quelle del nostro amabile e buon Gesù, immaginandoci di avere
nella nostra bocca, la bocca di Gesù, e muoviamo la nostra lingua e le nostre
guance insieme con le sue. Così
facendo, non solo attireremo in noi la vita di Gesù Cristo, ma ci uniremo con
Lui, per dare al Padre la gloria, la lode, l’amore, il ringraziamento, la riparazione
completa dovuta dalle creature, e che il buon Gesù faceva in quest’atto di
prendere il cibo.
Immaginiamoci anche di stare a tavola vicino a
Gesù Cristo, ed ora di dargli uno sguardo, ora di pregarlo a dividere con noi
un boccone, ora di baciare un lembo del suo manto, ora di contemplare il
muoversi delle sue labbra, dei suoi celesti occhi, ora di notare il subitaneo
annuvolarsi del suo amabilissimo Volto, quando prevede tante umane ingratitudini.
Come l’amante Gesù durante la cena parlava
della sua Pas-sione, così noi, prendendo il cibo, faremo qualche riflessione
sul modo come abbiamo fatto Le Ore della
Passione. Gli Angeli pendono dalle
nostre labbra per raccogliere le nostre preghiere, le nostre riparazioni, e
portarle innanzi al Padre per mitigare, in qualche modo, il suo giusto sdegno
per le tante offese che riceve dalle creature, come le portavano quando il
nostro Gesù stava sulla terra. E noi,
quando preghiamo, possiamo dire che gli Angeli sono stati contenti, che siamo
stati raccolti, riverenti, in modo da poter essi portare in Cielo con gioia, le
nostre preghiere come portavano quelle del nostro Gesù, ovvero ne sono stati
contristati?
Mentre l’afflitto Gesù prendeva il cibo,
restava trafitto alla vista della perdita di Giuda, e in Giuda, vedeva tutte le
anime che dovevano andare perdute; ed
essendo la perdita delle anime il più grande dei suoi dolori, non potendo
contenerlo, tirò a Sé Giovanni per averne ristoro. Così noi Gli staremo come Giovanni, sempre d’appresso,
compatendolo nei suoi dolori, sollevandolo e dandogli riposo nel nostro
cuore. Faremo nostra la sua pena,
c’immede-simeremo in Lui, e così sentiremo i palpiti di quel Cuore Divino,
trafitto dalla perdita delle anime. E
noi Gli daremo i nostri palpiti per togliere quelle trafitture, e al posto di
quelle trafitture Gli metteremo le anime che vogliono andare perdute, perché si
convertano e si salvino.
Ogni palpito del Cuore di Gesù è un ti amo, che si ripercuote in tutti i
palpiti delle creature, che vorrebbe racchiudere tutte nel suo Cuore, per avere
in ricambio il palpito di esse; ma
l’amante Gesù, da molti non lo ha, e perciò il suo palpito resta come soffocato
ed amareggiato. E noi, preghiamo Gesù
che segni il nostro palpito col suo ti
amo, affinché anche il nostro cuore possa fare la vita del suo Cuore che,
ripercuotendosi nel palpito delle creature, le costringa a dire Ti amo, Gesù! Anzi ci fonderemo in Lui, e l’amabile Gesù ci farà sentire il suo
ti amo. E’ tanto immenso questo ti
amo, che riempie Cielo e terra, circola nei Santi, scende in Purgatorio. Tutti i cuori delle creature sono toccati da
questo ti amo; gli stessi elementi sentono nuova vita, in
modo che tutti ne provano gli effetti.
Gesù, anche nel suo respiro, Si sente come
soffocare per la perdita delle anime; e
noi Gli daremo il nostro respiro d’amore a suo sollievo; e prendendo il suo respiro toccheremo le
anime che si distaccano dalle sue braccia per dar loro vita del respiro divino,
affinché invece di fuggire, possano ritornargli, e stringersi di più a Lui.
E quando ci troviamo in pena e sentiamo che
quasi il nostro respiro non esce libero, pensiamo allora a Gesù che nel suo
respi-ro contiene il respiro
delle creature. Anch’egli, come le
anime vanno perdute, Si sente togliere un respiro; e noi mettiamo allora il nostro respiro dolente e affannato nel
respiro di Gesù per sollevarlo, e con la nostra pena corriamo appresso al
peccatore per costringerlo a rinchiudersi nel Cuore di Gesù.
*
Amato mio Bene, il mio respiro sia grido
continuo ad ogni respiro di creatura, che la costringa a rinchiudersi nel tuo
respiro.
La prima parola che l’amante Gesù disse sulla
croce, fu la parola del perdono, per scusare innanzi al Padre tutte le anime e
cambiar la Giustizia in Misericordia. E
noi Gli daremo i nostri atti come scusare il peccatore, affinché intenerito
dalle nostre scuse, nessun’anima possa andare all’inferno. Ci uniremo con Lui per fare la sentinella ai
cuori delle creature, affinché nessuna l’offen-da. Lo faremo sfogare nell’amore, accettando di buon animo tutto ciò
che disporrà di noi: freddezze,
durezze, oscurità, oppressioni, tentazioni, distrazioni, calunnie, malattie ed
altro, per rinfrancarlo di ciò che riceve dalle creature. Non è col solo amore che Gesù Si sfoga con
le anime, ma molte volte, quando sente il freddo delle creature, se ne va
dall’anima e le fa sentire il suo freddo per sfogare con lei; e se l’anima l’accetta, Gesù Si sentirà
rinfrancato di tutte le freddezze delle creature, e questo freddo sarà di
sentinella al cuore altrui per fare amare l’amante Gesù.
Altre volte, Gesù sente la durezza dei cuori
nel suo, e non potendola contenere, vuole sfogare e viene da noi. Fa toccare il suo Cuore al nostro, facendoci
parte della sua pena; e noi facendo
nostra la sua pena, la metteremo intorno al cuore del peccatore per sciogliere
la sua durezza e ricondurlo a Lui.
Amato mio Bene, tu soffri tanto per la perdita
delle anime, ed io per compassione, metto a tua disposizione l’essere mio; prenderò su di me le tue pene e le pene dei
peccatori, e lascerò Te sollevato, e il peccatore avvinto a Te.
*
O mio Gesù, deh! Fa’ che tutto il mio essere si
sciolga in amore, affinché possa essere di continuo sollievo per raddolcire
tutte le tue amarezze.
( Preghiera di Ringraziamento, )
Gesù comunicò Se stesso
Dal Volume 11 del 8 Settembre
1916
[Luisa dice:]
Questa mattina, dopo la
Comunione, sentivo che il mio amabile Gesù in modo speciale mi assorbiva tutta
nel suo Volere, ed io nuotavo dentro di Esso.
Ma chi può dire ciò che provavo? Non ho parole per esprimermi. E Gesù mi ha detto:
“ Figlia mia, per quanto tempo l’anima sta nella mia
Volontà, tanto di vita divina può dire che fa sulla terra. Come Mi piace quando vedo che l’anima entra
nella mia Volontà per farvi vita divina!
Molto Mi piace vedere le anime che ripetono nella mia Volontà ciò che
faceva la mia Umanità in Essa.
Quando Io istituii il
Sacramento Eucaristico e comunicai gli Apostoli, Io comunicai Me stesso nella
Volontà del Padre; e con ciò non solo
riparavo tutto, ma trovando nella Divina Volontà l’immensità, l’onniveggenza di
tutto e di tutti, quindi abbracciavo tutti, comunicavo tutti. E vedendo che molti non avrebbero preso
parte al Sacramento, ed il Padre offeso che non volevano ricevere la vita, Io
davo al Padre la soddisfazione, la gloria, come se tutti avessero fatto la
santa Comunione, dando al Padre per ciascuno la soddisfazione e la gloria di
una vita divina.
Anche tu, fa’ la
Comunione nella mia Volontà, ripeti ciò che feci Io, e così non solo riparerai
tutto, ma darai Me stesso a tutti com’Io intendevo di darmi a tutti, e Mi darai
gloria come se tutti si fossero comunicati.
Il mio Cuore si sente
intenerito nel vedere che la creatura, non potendo darmi nulla da sé che sia
degno di Me, prende le cose mie, le fa sue, imita come l’ho fatto Io, e, per
piacermi Me le dà. Ed Io, nel mio
compiacimento, vo ripetendo: Brava alla
figlia mia, hai fatto proprio ciò che facevo Io ”.
QUARTA
ORA
Dalle 8 alle 9 della sera
La Cena Eucaristica
( Preghiera di Preparazione )
Dolce Amor mio, incontentabile sempre nel tuo
amore, vedo che, mentre finisci la cena legale insieme coi tuoi amati
discepoli, Ti alzi da tavola e, unito a loro, innalzi l’inno di ringraziamento
al Padre, per avervi dato il cibo, volendo riparare con ciò le mancanze di
ringraziamento delle creature per i tanti mezzi che Dio ci dà per il
sostentamento della vita corporale.
Perciò, o Gesù, in tutto ciò che Tu fai, che tocchi e vedi, hai sempre
le parole sul labbro Grazie Ti sian rese,
o Padre.
Anch’io, Gesù, unita a Te, prendo le parole
dalle tue labbra e sempre ed in tutto dirò:
Grazie per me e per tutti, per
continuare la riparazione per le mancanze di ringraziamento.
O mio Gesù, sembra che il tuo amore non ha
posa. Vedo che fai sedere di nuovo i
tuoi amati discepoli; prendi un catino
di acqua, Ti cingi di bianca tovaglia e Ti prostri ai piedi degli Apostoli in
atto così umile, da attirare l’attenzione di tutto il Cielo e farlo rimanere
estatico. Gli stessi Apostoli rimangono
quasi senza moto nel vederti prostrato ai loro piedi. Ma dimmi, Amor mio, che vuoi?
Che intendi con quest’atto così umile?
Umiltà non mai vista e che mai si vedrà!
“Ah, figlia mia! Voglio tutte le anime e, prostrato ai loro piedi come povero
mendico, le chiedo, le importuno e, piangendo, tramo insidie d’amore per
averle.
Voglio, prostrato ai loro piedi, con questo
catino d’acqua mescolata con le mie lacrime, purificarle da qualunque imperfezione
e prepararle a ricevere Me nel Sacramento.
Mi sta tanto a cuore quest’atto di ricevermi nell’Eucaristia, che non
voglio affidare questo ufficio agli Angeli e neppure alla mia cara Mamma; Io stesso voglio purificarne anche le fibre
più intime per disporle a ricevere il frutto del Sacramento; e negli Apostoli intendevo preparare tutte
le anime.
Intendo riparare tutte le opere sante e
l’amministrazione dei Sacramenti, soprattutto fatte dai sacerdoti con spirito
di superbia, vuote di spirito divino e di disinteresse. Ah, quante opere buone Mi giungono più per
farmi disonore che per darmi onore! Più
per amareggiarmi che per compiacermi!
Più per darmi morte che per darmi vita!
Queste sono le offese che più Mi contristano. Ah, sì, figlia mia!
Numera tutte le offese più intime che Mi si fanno, e riparami con le mie
stesse riparazioni; consola il mio
Cuore amareggiato”.
O mio afflitto Bene, faccio mia la tua vita ed
insieme a Te intendo ripararti tutte queste offese. Voglio entrare nei più intimi nascondigli del tuo Cuore divino, e
riparare col tuo stesso Cuore le offese più intime e segrete che ricevi dai
tuoi più cari. Voglio, o mio Gesù,
seguirti in tutto, ed insieme con Te voglio girare per tutte le anime che Ti
devono ricevere nell’Eucaristia, ed entrare nei loro cuori, ed insieme alle
tue, metto le mie mani per purificarle.
O Gesù, con queste tue lacrime ed acqua con cui lavasti i piedi degli
apostoli, laviamo le anime che devono riceverti; purifichiamo i loro cuori, infiammiamoli, scuotiamone la polvere
di cui sono imbrattati, affinché ricevendoti, Tu possa trovare in loro le tue
compiacenze anziché le tue amarezze.
Ma, affettuoso mio Bene, mentre stai tutto
intento a lavare i piedi degli Apostoli, Ti guardo e vedo che un altro dolore
trafigge il tuo Cuore Sacratissimo.
Questi Apostoli rappresentano tutti i futuri figli della
Chiesa, e ciascuno di loro la serie di tutti i mali che nella Chiesa dovranno
esistere, e quindi la serie di tutti i tuoi dolori. In chi le debolezze, in chi gl’inganni, in questo le ipocrisie,
in quello l’amore smodato agl’interessi, in San Pietro le mancanze dei
propositi e tutte le offese dei capi della Chiesa, in San Giovanni le offese
dei tuoi più fidi, in Giuda gli apostati con tutta la serie dei gravi mali che
da questi si commettono. Il tuo Cuore è
soffocato dal dolore e dall’amore, tanto che, non potendo reggere, Ti soffermi
ai piedi di ciascun Apostolo e dai in pianto, e preghi e ripari ciascuna di
queste offese, ed impetri per tutti il rimedio opportuno.
Mio Gesù, anch’io mi unisco a Te; faccio mie le tue preghiere, le tue
riparazioni e i tuoi rimedi opportuni per ciascun’anima. Voglio mescolare le mie lacrime alle tue,
affinché Tu mai sia solo, ma sempre mi abbia con Te per dividere insieme le tue
pene.
Ma mentre T’inoltri, dolce Amor mio, nel lavare
i piedi degli Apostoli, vedo che già sei ai piedi di Giuda. Ti sento il respiro affannoso. Vedo che non solo piangi, ma
singhiozzi; e mentre lavi quei piedi,
Te li baci, Te li stringi al Cuore. E
non potendo parlare con la voce perché soffocata dal pianto, lo guardi con
quegli occhi gonfi di lacrime e gli dici col Cuore:
“Figlio mio, deh, Ti prego con le voci delle
lacrime, non andare all’inferno! Dammi
la tua anima, che prostrato ai tuoi piedi ti chiedo. Dì, che vuoi? Che
pretendi? Tutto ti darò, purché non ti
perda. Deh, risparmia questo dolore a
Me, tuo Dio!”.
E ritorni a stringerti quei piedi al tuo
Cuore; ma vedendo la durezza di Giuda,
il tuo Cuore è messo alle strette, il tuo amore Ti soffoca e stai in atto di
venire meno. Cuor mio e Vita mia, per-mettimi
che Ti sostenga fra le mie braccia.
Capisco che questi so-no i tuoi stratagemmi amorosi che usi con ciascun
peccatore ostinato.
Deh! Ti
prego, Cuor mio, mentre Ti compatisco e Ti riparo le offese che ricevi dalle
anime che si ostinano a non volersi convertire, giriamo insieme la terra e dove
stanno peccatori ostinati, diamo loro le tue lacrime per ammollirli, i tuoi
baci e le tue strette d’amore per incatenarli a Te, in modo da non poterti
sfuggire, e così rinfrancarti del dolore della perdita di Giuda.
Mio Gesù, gioia e delizia mia, vedo che il tuo
amore corre e rapidamente corre. Ti
alzi, dolente come sei, e quasi corri all’al-tare dov’è preparato il pane e il
vino per la consacrazione. Ti vedo,
Cuor mio, che prendi un aspetto tutto nuovo e non mai visto. La tua divina Persona prende un aspetto
tenero, amoroso, affettuoso: i tuoi
occhi sfolgorano luce più che se fossero soli;
il tuo Volto roseo è splendente, le tue labbra sorridenti e brucianti di
amore; le tue mani creatrici si mettono
in atteggiamento di creare. Ti vedo,
Amor mio, tutto trasformato: la
Divinità pare come se traboccasse fuori dell’Umanità.
Cuor mio e Vita mia, Gesù, questo tuo aspetto
non mai visto chiama l’attenzione di tutti gli Apostoli: sono presi da un dolce incanto e non osano
neppure fiatare. La dolce Mamma corre
in spirito ai piedi dell’altare a mirare i portenti del tuo amore. Gli Angeli scendono dal Cielo e si domandano
tra loro: “Che c’è? Che c’è?
Sono vere follie, veri eccessi:
un Dio che crea, non il cielo o la terra, ma Sé stesso. E dove?
Dentro la materia vilissima di poco pane e poco vino!”.
Ma mentre sono tutti intorno a Te, o Amore
insaziabile, vedo che prendi il pane fra le mani, l’offri al Padre e sento la
tua voce dolcissima che dice:
“Padre Santo, grazie Ti sian rese, ché sempre
esaudisci il Figlio tuo. Padre Santo,
concorri meco. Tu, un giorno, Mi mandasti
dal Cielo in terra ad incarnarmi nel seno della Mamma mia,per venire a salvare i
nostri figli; ora permettimi che M’incarni
in ciascun’ostia per continuare la loro salvezza ed essere vita di ciascuno dei
miei figli. Vedi, o Padre: poche ore restano della mia vita. Chi avrà cuore di lasciare i miei figli
orfani e soli? Molti sono i loro
nemici, le tenebre, le passioni, le debolezze cui vanno soggetti. Chi li aiuterà? Deh! Ti supplico che rimanga in ciascun’ostia, per essere vita di
ognuno, e quindi mettere in fuga i nemici, ed essere loro luce, forza, aiuto in
tutto. Altrimenti, dove andranno? Chi li aiuterà? Le nostre opere sono eterne, il mio amore è irresistibile; non posso, né voglio lasciare i miei figli”.
Il Padre S’intenerisce alla voce tenera ed
affettuosa del Figlio. Scende dal
Cielo; è già sull’altare ed unito con
lo Spirito Santo a concorrere col Figlio.
E Gesù, con voce sonora e commovente, pronunzia le parole della
consacrazione, e senza lasciare Sé stesso, crea Sé stesso in quel pane e vino.
Poi comunichi i tuoi Apostoli; e credo che la nostra Celeste Mamma non
restò priva dal riceverti. Ah, Gesù! I Cieli s’inchi-nano e tutti T’inviano un
atto di adorazione nel tuo nuovo stato di profondo annichilimento.
Ma, o dolce Gesù, mentre il tuo amore resta
contentato e soddisfatto non avendo altro che fare, vedo, o mio Bene, su questo
altare, tutte le Ostie consacrate che si perpetueranno sino alla fine dei secoli,
ed in ciascuna Ostia, schierata tutta la tua dolorosa Passione, perché le
creature, agli eccessi del tuo amore, Ti preparano eccessi d’ingratitudine e di
enormi delitti. Ed io, Cuore del mio cuore,
voglio trovarmi sempre con Te in ogni tabernacolo, in tutte le pissidi ed in
ciascun’Ostia consacrata che si troverà sino alla fine del mondo, ad emettere i
miei atti di riparazione, a seconda delle offese che ricevi.
O Gesù, Ti contemplo nell’Ostia santa e, come
se Ti vedessi nella tua adorabile Persona, bacio la tua fronte maestosa ma, baciandoti,
sento le punture delle tue spine. O mio
Gesù, in que-st’Ostia santa quante creature non Ti risparmiano le spine! Esse si portano innanzi a Te
e, invece di mandarti l’omaggio dei loro buoni pensieri, Ti mandano i loro
pensieri cattivi, e Tu di nuovo abbassi la Testa come nella Passione, e ricevi
e tolleri le spine di questi pensieri cattivi.
O mio Amore, insieme con Te, abbasso la testa anch’io, per dividere le
tue pene. Metto tutti i miei pensieri
nella tua mente per spingere fuori queste spine che tanto Ti addolorano, ed
ogni mio pensiero scorra in ogni tuo pensiero per farti l’atto di riparazione
per ogni pensiero cattivo, e così consolare la tua mesta mente.
Gesù, mio Bene, bacio i tuoi begli occhi: Ti vedo in questa Ostia santa con i tuoi
occhi amorosi in atto di aspettare tutti quelli che si portano alla tua
presenza, per guardarli con i tuoi sguardi d’amore e per avere il ricambio dei
loro sguardi d’amore. Ma quanti vengono
innanzi a Te e, invece di guardare e cercare Te, guardano cose che li
distraggono e così privano Te del gusto che provi nello scambio degli sguardi
d’amore! Tu piangi; ed io, baciandoti, sento le mie labbra
bagnate dalle tue lacrime. Mio Gesù,
non piangere. Voglio mettere i miei
occhi nei tuoi per dividere insieme queste tue pene e piangere con Te; e volendo riparare tutti gli sguardi
distratti delle creature, Ti offro i miei sguardi sempre fissi in Te.
Gesù, mio Amore, bacio le tue santissime
orecchie. Già Ti vedo intento ad
ascoltare ciò che vogliono da Te le creature, per consolarle. Ma queste invece, Ti fanno giungere alle
orecchie preghiere malamente recitate, piene di diffidenze, preghiere fatte per
abito; ed il tuo udito in quest’Ostia
santa è molestato più che nella tua stessa Passione. O mio Gesù, voglio prendere tutte le armonie del Cielo e metterle
nelle tue orecchie per ripararti, e voglio mettere le mie orecchie nelle tue,
non solo per dividere insieme queste pene, ma per stare sempre attenta a ciò
che Tu vuoi e soffri, per fare subito il mio atto continuo di riparazione e per
consolarti.
Gesù, mia Vita, bacio il tuo santissimo
Volto. Lo vedo insanguinato, livido e
gonfio. Le creature, o Gesù, vengono
innanzi a quest’Ostia santa, e con le loro posizioni indecenti, e con i discorsi
cattivi che fanno innanzi a Te, invece di darti onore, esse Ti danno schiaffi e
sputi. E Tu, come nella Passione, in
tutta pace e pazienza li ricevi e tutto sopporti. O Gesù, voglio mettere il mio volto non solo vicino al tuo, per
carezzarti e baciarti mentre ricevi questi schiaffi e per toglierti gli sputi,
ma nel tuo stesso Volto per condividere queste pene. Inoltre intendo del mio essere, fare tanti minutissimi brani, per
metterli innanzi a Te come tante statue inginocchiate, che, genuflesse
continuamente, Ti riparino tutti i disonori che vengono fatti innanzi a Te.
Gesù, mio Tutto, bacio la tua dolcissima bocca.
Vedo che nello scendere nei cuori delle creature, il primo poggio che fai è
sulla loro lingua. Oh, come ne resti
amareggiato, trovando molte lingue mordaci, impure, cattive! Ah, Ti senti come attossicare da queste
lingue, e peggio quando scendi nei loro cuori!
O Gesù, se fosse possibile, vorrei trovarmi nella bocca di ciascuna
creatura, per addolcirti e per ripararti qualunque offesa che da esse ricevi.
Affaticato mio Bene, bacio il tuo santissimo
collo. Ti vedo stanco, sfinito e tutto
occupato nel tuo lavorio d’amore.
Dimmi, che fai? E Gesù:
“Figlia mia, in quest’Ostia lavoro da mane a
sera, formando continue catene d’amore, cosicché come le anime vengono da Me,
faccio loro trovare pronte le mie catene d’amore per incatenarle al mio
Cuore. Ma sai tu che Mi fanno
esse? Molte hanno a male queste mie
catene e a via di sforzi si svincolano, mettendole in frantumi, e siccome
queste catene sono legate al mio Cuore, Io ne resto torturato e vado in
delirio. Esse poi, nello spezzare le
mie catene, mandano a vuoto il mio lavorio, cercando le catene delle creature,
e questo lo fanno anche alla mia presenza, servendosi di Me per raggiungere i
loro intenti. Ciò Mi addolora tanto,
che Mi dà febbre violenta da farmi venir meno e delirare”.
Quanto Ti compatisco, o Gesù! Il tuo amore è messo alle strette. Deh, Ti prego! Per rinfrancarti del tuo lavoro e per ripararti quando le tue
catene amorose vengono messe in frantumi, di incatenare il mio cuore con tutte
queste catene, per poterti dare per loro il mio ricambio d’amore.
Mio Gesù, Freccero divino, bacio il tuo
petto. E’ tale e tanto il fuoco che in
esso contieni che, per dare un po’ di sfogo alle tue fiamme (che troppo in alto
si elevano), e volendo fare un po’ di sosta nel tuo lavoro, vuoi anche giocare
in questo Sacramento. Il tuo gioco è
formare frecce, dardi, saette; cosicché
come le creature vengono innanzi a Te, Ti metti a giocare con esse, tirando
loro frecce d’amore che escono dal tuo petto per ferirle. Quando queste le ricevono, Tu vai in festa e
così il tuo gioco viene formato. Ma
molti, o Gesù, Te le respingono, mandandoti per ricambio frecce di freddezza,
dardi di tiepidezza e saette d’ingratitudine, e Tu ne resti così afflitto, che
piangi, perché le creature fanno fallire il tuo gioco d’amore. O Gesù, ecco il mio petto pronto a ricevere
non solo le tue frecce destinate per me, ma anche quelle che Ti respingono gli
altri; e così non falliranno più i tuoi
giochi, e per contraccambio voglio ripararti le freddezze, le tiepidezze e le ingratitudini
che ricevi.
O Gesù, bacio la tua mano sinistra, e intendo
riparare tutti i tocchi illeciti o non santi fatti alla tua presenza; e Ti prego, con questa mano, di tenermi
sempre stretta al tuo Cuore.
O Gesù, bacio la tua mano destra, e intendo
riparare tutti i sacrilegi, specie le Messe malamente celebrate. Quante volte, Amor mio, Tu sei costretto a
scendere dal Cielo nelle mani dei sacerdoti che, in virtù della potestà data
loro, Ti chiamano, ma trovi quelle mani piene di fango che scolano
marciume. E sebbene senti la nausea di
quelle mani, tuttavia il tuo amore Ti costringe a rimanervi. Anzi in certi tuoi ministri c’è di
peggio: in questi Tu trovi i sacerdoti
della tua Passione che, con i loro enormi delit-ti e sacrilegi,
rinnovano il deicidio. Mio Gesù, mi fa
spavento solo a pensarlo: un’altra
volta, come nella Passione, Tu Te ne stai in quelle mani indegne, quale
agnellino mansueto, aspettando di nuovo la tua morte. Oh, Gesù, quanto soffri, e quanto vorresti una mano amante per
liberarti da quelle mani sanguinarie!
Deh, Ti prego! Quando Ti trovi
in queste mani, di farmi essere presente per ripararti. Voglio coprirti con la purità degli Angeli e
profumarti con le tue virtù, per attutire la puzza di quelle mani e offrirti il
mio cuore per scampo e rifugio. Mentre
starai in me, io Ti pregherò per i sacerdoti, acciocché siano degni tuoi
ministri e non mettano più in pericolo la tua Vita Sacramentale.
O Gesù, bacio il tuo piede sinistro, ed intendo
ripararti per quelli che Ti ricevono per abitudine e senza le dovute disposizioni.
O Gesù, bacio il tuo piede destro, e intendo
riparare per quelli che Ti ricevono per oltraggiarti. Deh, Ti prego! Quando
ardiranno di fare ciò, di rinnovare il miracolo che operasti quando Longino Ti
trapassò il Cuore con la lancia: al
flusso di quel Sangue che, sgorgando, gli toccò gli occhi, Tu lo convertisti e
lo risanasti; così al tuo tocco
sacramentale converti le offese in amore.
O Gesù, bacio il tuo Cuore, centro dove si
riversano tutte le offese; ed io
intendo ripararti per tutto e per tutti, darti un contraccambio d’amore, e sempre
insieme con Te dividere le tue pene.
Deh, o Celeste Freccero d’amore! Se qualche offesa sfugge alla mia
riparazione, Ti prego di imprigionarmi nel tuo Cuore e nella tua Volontà,
affinché nulla mi possa sfuggire.
Pregherò la dolce Mamma che mi tenga sempre all’erta, ed insieme con Lei
Ti ripareremo per tutto e per tutti; Ti
baceremo insieme, e facendoti riparo, Ti allontaneremo le onde delle amarezze
che purtroppo ricevi dalle creature. O
Gesù, ricordati che anch’io sono una povera prigioniera.[1] È vero che le tue prigioni, essendo il
piccolo spazio d’un’Ostia, sono più strette della mia. Perciò rinchiudimi nel tuo Cuore e, con le
catene del tuo amore, non solo imprigionami, ma lega uno per uno i miei
pensieri, gli affetti, i desideri, incatena le mie mani e i miei piedi al tuo
Cuore, perché io non abbia altre mani e altri piedi che i tuoi.
Sicché, Amor mio, il mio carcere sarà il tuo
Cuore; le mie catene, l’amore; i cancelli che mi impediranno di uscire menomamente
dal tuo Cuore, la tua Santissima Volontà;
le tue fiamme saranno il mio cibo, il mio respiro, il mio tutto, e così
non vedrò che fiamme, non toccherò che fuoco, che mi daranno vita e morte come
quelli che subisci Tu nell’Ostia, e così Ti darò la mia vita. E mentre io resterò imprigionata in Te, Tu
resterai sprigionato in me. Non è
questo il tuo intento nel carcerarti nell’Ostia, per essere scarcerato dalle anime
che Ti ricevono, prendendo vita in loro?
Ed ora, in segno d’amore, benedicimi e dammi un
bacio, mentre io Ti abbraccio e resto in Te.
O dolce Cuor mio, vedo che dopo che hai
istituito il Santissimo Sacramento ed hai visto l’enorme ingratitudine e le
offese delle creature agli eccessi del tuo amore, sebbene ne resti ferito ed
amareggiato, pure non indietreggi, anzi vuoi tutto affogare nell’immensità del
tuo amore.
Ti vedo, o Gesù, che amministri Te stesso ai
tuoi Apostoli, e dopo soggiungi che, ciò che hai fatto Tu, devono fare loro,
dando loro la potestà di consacrare, e perciò li ordini sacerdoti ed istituisci
altri Sacramenti. Sicché, o Gesù, a
tutto ci pensi, e tutto ripari: le
prediche fatte malamente; i Sacramenti
amministrati e ricevuti senza disposizione e perciò senza effetti; le vocazioni sbagliate dei sacerdoti da
parte loro e da parte di chi li ordina, non usando tutti i mezzi per
conoscere le vere vocazioni. Ah, niente
Ti sfugge, o Gesù! Ed io intendo
seguirti e ripararti tutte queste offese.
Onde, dopo che hai dato adempimento a tutto,
prendi i tuoi Apostoli e Ti incammini verso l’Orto di Getsemani, per dar principio
alla tua dolorosa Passione. Ti seguirò
in tutto per tenerti fedele compagnia.
Riflessioni e Pratiche
Gesù è nascosto nell’Ostia per dare vita a
tutti. Nel suo nascondimento abbraccia
tutti i secoli e dà luce a tutti. Così
noi, nascondendoci in Lui, con le nostre preghiere e riparazioni daremo luce e
vita a tutti, ed anche agli stessi eretici ed infedeli, perché Gesù non esclude
nessuno.
Che fare in questo nascondimento? Per farci simili a Gesù Cristo dobbiamo
nascondere tutto in Lui, cioè pensieri, sguardi, parole, palpiti, affetti,
desideri, passi ed opere, e fin le stesse preghiere nasconderle nelle preghiere
di Gesù. E come l’amante Gesù
nell’Eucaristia abbraccia tutti i secoli, così li abbracceremo insieme, e
stretti a Lui saremo pensiero di ogni mente, parola di ogni lingua, desiderio
d’ogni cuore, passo d’ogni piede, opera d’o-gni braccio. Così facendo storneremo dal Cuor di Gesù il
male che vorrebbero fargli tutte le creature, cercando di sostituire a tutto
questo male, tutto il bene che ci sarà possibile fare, e in tal modo pressare
Gesù a dare a tutte le anime salvezza, santità, amore.
La vita nostra, per corrispondere a quella di
Gesù, dev’essere tutta uniformata alla sua.
L’anima deve, con l’intenzione, trovarsi in tutti i tabernacoli del
mondo, per fargli continua compagnia e dargli sollievo e riparazione continua,
e con questa intenzione fare tutte le azioni della giornata. Il primo tabernacolo è in noi, nel nostro
cuore, bisogna quindi prestare grande attenzione a tutto ciò che il buon Gesù vuole
fare in noi. Molte volte Gesù, stando
nel nostro cuore, ci fa sentire il bisogno della preghiera. Ah! E’ Gesù che vuol pregare e ci vuole con
Lui, quasi immedesimandosi con la nostra voce, coi nostri affetti, con tutto il
nostro cuore, per fare che la nostra preghiera sia una sola con la sua. E così, per fare onore alla preghiera di
Gesù, staremo attenti a prestargli tutto il nostro essere, in modo che l’amante
Gesù innalzi al Cielo la sua preghiera, per parlare al Padre e per rinnovare
nel mondo gli effetti della sua stessa preghiera.
Bisogna stare attenti a tutti i nostri moti
interni, perché il buon Gesù ora ci fa soffrire, ora ci vuole alla preghiera,
ora ci mette in uno stato d’animo, ora in un altro, per poter ripetere in noi
la sua stessa vita.
Supponiamo che Gesù ci metta nell’occasione di
esercitare la pazienza. Egli riceve
tali e tante offese dalle creature, che Si sente spinto a mettere mano ai
flagelli per colpire le creature, ed ecco che dà a noi l’occasione di
esercitare la pazienza. E noi dobbiamo
fargli onore, sopportando tutto con pace come lo sopporta Gesù, e la nostra
pazienza Gli strapperà di mano i flagelli che da Lui attirano le altre
creature, perché in noi Egli eserciterà la stessa sua divina pazienza. E come della pazienza, così di tutte le
altre virtù. L’amante Gesù, nel
Sacramento, esercita tutte le virtù, e noi da Lui attingeremo la fortezza, la
mansuetudine, la pazienza, la tolleranza, l’umiltà, l’ubbidienza.
Il buon Gesù, dà a noi le sue carni in cibo, e
noi per alimento Gli daremo l’amore, la volontà, i desideri, i pensieri, gli
affetti, così gareggeremo con l’amore di Gesù.
Non faremo entrare nulla in noi che non sia Lui, sicché tutto ciò che
faremo, tutto deve servire per alimento al nostro amato Gesù. Il pensiero nostro deve alimentare il
pensiero divino, cioè pensare che Gesù è nascosto in noi e vuole l’alimento del
nostro pensiero, così pensando santamente alimentiamo il pensiero divino; la parola, i palpiti, gli af-fetti, i desideri, i
passi, le opere, tutto deve servire per alimentare Gesù, e dobbiamo mettere
l’intenzione di alimentare in Gesù tutte le creature.
O dolce Amor mio, Tu in quest’ora
transustanziasti Te stesso nel pane e nel vino. Deh! Fa’, o Gesù, che tutto ciò che dico e faccio, sia una continua
consacrazione di Te in me e nelle anime.
Dolce mia Vita, quando vieni in me, fa’ che ogni mio palpito, ogni desiderio,
ogni affetto, pensiero, parola, possa sentire la potenza della consacrazione
sacramentale, in modo che, consacrato tutto il mio piccolo essere, divenga
tante Ostie per poter dare Te alle anime.
*
O Gesù, dolce Amor mio, sia io la tua piccola
Ostia per poter racchiudere in me, come Ostia vivente, tutto Te stesso.
( Preghiera di Ringraziamento)
Gesù schierò attorno a ciascuna Ostia tutta
la sua Vita
Dal Volume 12 -
24 Ottobre 1918
“Figlia mia, per fare che la
creatura potesse avere tutti i mezzi necessari per ricevermi, volli istituire
questo Sacramento, l’ultimo della mia Vita, per poter schierare intorno a
ciascuna Ostia tutta la mia Vita, come preparativo per ciascuna creatura che Mi
avrebbe ricevuto. Mai la creatura
avrebbe potuto ricevermi, se non avesse avuto un Dio preparatore che preso solo
da eccesso d’amore di volersi dare alla creatura, e non potendo essa ricevermi,
lo stesso eccesso Mi portava a dare tutta la mia Vita per prepararla, sicché
mettevo i passi miei, le opere mie, il mio amore accanto ai suoi; e siccome in Me c’era anche la mia Passione,
ci mettevo anche le mie pene per prepararla”.
[1] Qui Luisa si
riferisce a se stessa, ad una intera esistenza di sessantaquattro anni, passata
in un letto circondato da una tendina, come in una prigione, soffrendo nel suo
ufficio di vittima insieme con Gesù, e come Gesù nel tabernacolo.
Le sei ore di agonia di Gesù
[Dice
Luisa nel Volume 9, il 4 luglio 1913:]
Continuando il mio solito
stato pieno di privazioni e d’amarezza, stavo pensando all’agonia di Nostro
Signore, ed il Signore mi disse:
“Figlia mia, volli
soffrire in modo speciale l’agonia dell’Orto per dare aiuto a tutti i moribondi
a ben morire. Vedi bene come si combina la mia agonia con l’agonia dei cristiani:
tedi, tristezze, angosce, sudore di Sangue. Sentivo le morti di tutti e di
ciascuno, come se realmente morissi per ciascuno in particolare; quindi sentivo
in Me i tedi, le tristezze, le angosce di ciascuno, ed a tutti prestavo con i
miei aiuti, conforti, speranza, per fare che come Io sentivo le loro morti in
Me, così loro potessero aver grazia di morire tutti in Me, come dentro d’un sol
fiato col mio fiato, e subito beatificarli con la mia divinità. Se l’agonia
dell’Orto fu in modo speciale per i moribondi, l’agonia della croce fu per
aiuto nell’ultimo punto, proprio per l’ultimo respiro; sono tutte e due agonie,
ma una diversa dall’altra. L’agonia dell’Orto piena di tristezze, di timori, di
affanni, di spaventi; l’agonia della croce piena di pace, di calma imperturbabile.
E se gridai: “Ho sete”, era sete insaziabile che tutti potessero spirare nel
mio ultimo respiro; e vedendo che molti se ne uscivano da dentro il mio ultimo
respiro, per il dolore gridai: “Sitio”.
E questo “Sitio” continua ancora a
gridare a tutti ed a ciascuno come campanello alla porta d’ogni cuore: “Ho sete
di te, o anima, deh! Non uscire da Me, ma entra in Me e spira con Me”.
Sicché sono sei ore della
mia Passione che diedi agli uomini per ben morire. Le tre dell’Orto furono per aiuto dell’agonia, le tre della croce
per aiuto all’ultimo anelito della morte.
Dopo questo chi non deve guardare la morte con sorriso? Molto più per chi Mi ama, per chi cerca di
sacrificarsi sulla mia stessa croce.
Vedi come è bella la
morte? E come le cose si cambiano? In vita fui disprezzato, gli stessi miracoli
non fecero gli effetti della mia morte, fin sulla croce ci furono insulti. Ma non appena spirato, la morte ebbe la
forza di cambiare le cose: tutti si
percuotevano il petto confessandomi per vero Figlio di Dio. Gli stessi miei discepoli presero coraggio,
ed anche quelli occulti si fecero arditi e domandarono il mio Corpo, dandomi
onorevole sepoltura; cielo e terra a
piena voce mi confessarono Figlio di Dio.
La morte è qualche cosa di
grande, di sublime. E questo succede
anche per i miei stessi figli, in vita disprezzati, conculcati. Quelle stesse virtù che come luce dovrebbero
guizzare in chi li circondano, restano mezze velate; i loro eroismi nel patire, le loro abnegazioni, il loro zelo per
le anime, gettano chiarezze e dubbi nei circostanti, ed Io stesso li permetto
questi veli, per conservare con più sicurezza la virtù dei miei cari figli. Ma non appena muoiono, questi veli, non
essendo più necessari, Io li ritiro e i dubbi si fanno favorevoli certezze, la
luce si fa chiara, e questa luce fa apprezzare i loro eroismi; si fa allora stima di tutto ed anche delle
cose più piccole. Sicché ciò che non si
può fare in vita, supplisce la morte. E
questo per quello che succede di qua, e per quello che succede di là è proprio
così sorprendente ed invidiabile a tutti i mortali”.
Gesù fu
confortato da un Angelo. E noi, possiamo
dire
che siamo l’angelo di Gesù con lo starci intorno a Lui
per confortarlo e prendere parte alle sue amarezze?
Ma, per poter fare da vero angelo a Gesù, è necessario prendere le pene come mandateci da Lui, perciò
come pene divine; solo allora possiamo osare
di confortare un Dio tanto amareggiato.
che siamo l’angelo di Gesù con lo starci intorno a Lui
per confortarlo e prendere parte alle sue amarezze?
Ma, per poter fare da vero angelo a Gesù, è necessario prendere le pene come mandateci da Lui, perciò
come pene divine; solo allora possiamo osare
di confortare un Dio tanto amareggiato.
( Cfr.
Settima Ora - dalle 11 a mezzanotte )
Le tre ore di agonia
nell’Orto di Getsemani
O mio divino Redentore Gesù, deh! Conducimi con
Te, insieme ai tuoi tre cari Apostoli, per assistere alla tua agonia nel-l’Orto
degli Ulivi. Ammonita dal dolce
rimprovero che Tu facesti a Pietro e agli altri due dormienti discepoli, io
voglio vegliare almeno un’ora con Te nel Getsemani; voglio sentire almeno una trafittura del tuo Cuore agonizzante,
un alito del tuo affannoso respiro.
Voglio fissare il mio sguardo sul tuo divin Volto e contemplare come
s’impallidisce, come si turba, come trambascia, come si curva fino alla polvere.
Già vedo, o penante mio Gesù, come la tua
Persona vacilla e cade, or da un lato, or dall’altro, come le tue amorose mani
irrigidite s’intrecciano. Comincio a
sentire i gemiti, le grida di amore e d’incomprensibile dolore che levi al
Cielo. O mio Gesù, agonizzante nel tetro
Orto di Getsemani, fa’ scorrere su di me, in quest’ora che Ti terrò compagnia,
un rivolo, uno spruzzo di quel-l’adorabilissimo Sangue che scorre come torrenti
da tutte le tue a-dorabili membra. Oh,
lavacro preziosissimo del mio Sommo Bene che per me agonizza! Deh! Che io Ti succhi, Ti beva fino
al-l’ultima stilla, e con Te succhi e beva un sorso almeno dell’amaro calice
del Diletto, e senta dentro di me le pene del suo Divin Cuore, anzi senta
spezzarmi il cuore per il pentimento di aver offeso il mio Signore, che per me
si riduce all’agonia di morte.
Ah, mio Gesù!
Dammi grazia, dammi aiuto di penare, sospirare e piangere con Te, almeno
un’ora sola nell’Orto degli Ulivi!
O Addolorata Madre Maria, fammi sentire la
compassione del tuo trafitto Cuore per Gesù agonizzante nel Getsemani.
Così sia.
Orazione di ringraziamento
dopo ogni ora di agonia nell’Orto
dopo ogni ora di agonia nell’Orto
Grazie Ti rendo, o dolcissimo mio Signore, che
Ti sei degnato di tenermi in tua compagnia per un’ora almeno, nella tremenda
tua agonia nell’Orto. Ahi, che troppo
scarso conforto hai potuto trovare in me, o mio buon Gesù! Ma il tuo infinito amore e la sovrabbondante
carità del pietoso tuo Cuore, Ti fanno trovare sollievo anche nel minimo atto
di compassione che la creatura Ti dimostra.
Ah! Non mi uscirà più dalla mente la vista della tua adorabile Persona
tremante, abbattuta, affranta, umiliata nella polvere e tutta sparsa di sudore
di Sangue nel cupo orrore del Getsemani.
Io ho provato, o Gesù, che lo stare con Te penante, il sentire anche una
stilla del-l’angosciosa amarezza del tuo Divin Cuore è la sorte più grande che
può aversi su questa terra.
O Gesù, generosamente rinunzio alle terrene e
fallaci cose; voglio Te solo, oppresso,
penante, afflitto mio Signore.
Dall’Orto al Calvario voglio farti sempre fedele e dolce compagnia.
O Gesù, fammi catturare con Te, trascinare con
Te ai tribunali; fammi parte degli
oltraggi, degli insulti, degli sputi, degli schiaffi con cui i tuoi nemici Ti
copriranno. Conducimi con Te da Pilato
ad Erode, da Erode a Pilato. Legami con
Te alla colonna e fammi sentire una parte dei tuoi flagelli; dammi alquanto delle tue spine, Gesù, che mi
trafiggano. Fa’ che con Te io sia
condannata a morire crocifissa: Tu come
vittima di amore per me, ed io come tua vittima espiatrice per i miei peccati.
Dammi la sorte del Cireneo per seguirti al
Calvario, e lì fa’ che con Te io sia inchiodata sulla croce e con Te agonizzi e
muoia.
O Addolorata Madre, che mi hai dato aiuto per
compassionare Gesù agonizzante nell’Orto, dammi aiuto per stare con Te
crocifissa sulla stessa croce di Gesù, e di sapergli offrire le più degne riparazioni
coi meriti stessi della sua Passione e Morte di Croce.
Così sia.
QUINTA
ORA
Dalle 9 alle 10 della notte
La
prima ora di agonia nell’Orto
di Getsemani: l’agonia dell’Amore
di Getsemani: l’agonia dell’Amore
( Preghiera di Preparazione prima di ogni ora )
( Orazione Preparatoria
prima di ogni ora di agonia nell’Orto)
prima di ogni ora di agonia nell’Orto)
Mio afflitto Gesù, come da corrente elettrica
mi sento attirata in quest’Orto.
Comprendo che Tu, calamita potente del mio ferito cuore, mi chiami; ed io corro, pensando tra me: ‘Che sono queste attrattive d’amore che
sento in me? Ah, forse il mio perseguitato
Gesù Si trova in stato di tale amarezza, che sente il bisogno della mia compagnia!’ Ed io volo.
Macché!
Mi sento raccapricciare nell’entrare in quest’Orto: l’oscurità della notte, l’intensità del
freddo, il lento muoversi delle foglie, che, come flebili voci, annunziano
pene, tristezze e morte per il mio addolorato Gesù. Il dolce scintillio delle stelle che, come occhi piangenti, sono
tutte intente a guardare, e facendo eco alle lacrime di Gesù, rimproverano me
delle mie ingratitudini. Ed io tremo,
ed a tentoni Lo vado cercando e Lo chiamo:
“Gesù, dove sei? Mi attiri a Te
e non Ti fai vedere? Mi chiami e Ti nascondi?”
Tutto è terrore, tutto è spavento e silenzio
profondo. Ma faccio per tendere le
orecchie, sento un respiro affannoso ed è proprio Gesù che trovo, ma che
cambiamento funesto! Non è più il dolce
Gesù della Cena Eucaristica, cui splendeva nel Volto una bellezza smagliante e
rapitrice, ma è triste, di una tristezza mortale da sfigurare la sua natia
beltà. Già agonizza, e mi sento turbare
pensando che forse non ascolterò più la sua voce perché pare che muoia. Perciò mi abbraccio ai suoi piedi, mi faccio
più ardita, mi avvicino alle sue
braccia, Gli metto la mia mano alla fronte per sostenerlo, e sottovoce lo
chiamo: “Gesù, Gesù”.
E Lui, scosso dalla mia voce, mi guarda e mi
dice:
“Figlia, sei qui? Ti stavo aspettando, ed era questa la tristezza che più Mi
opprimeva: il totale abbandono di
tutti. Aspettavo te per farti essere
spettatrice delle mie pene, e farti bere insieme con Me il calice delle
amarezze, che tra poco il mio Padre Celeste Mi manderà per mezzo dell’Angelo. Lo sorseggeremo insieme, perché non sarà
calice di conforto ma di amarezze intense, e sento il bisogno che qualche anima
amante ne beva qualche goccia al-meno.
Perciò ti ho chiamata, perché tu l’accetti e divida con Me le mie pene,
e Mi assicuri di non lasciarmi solo in tanto abbandono”.
Ah, sì, mio affannato Gesù, berremo insieme il
calice delle tue amarezze, soffriremo le tue pene e non mi sposterò giammai dal
tuo fianco!
Intanto l’afflitto Gesù, assicurato da me,
entra in agonia mortale, soffre pene mai viste né intese. Ed io, non potendo reggere, e volendo
compatirlo e sollevarlo, Gli dico:
“Dimmi:
Perché sei così mesto ed afflitto e solo in que-st’Orto e in questa
notte? È l’ultima notte della tua vita
mortale: poche ore Ti rimangono per dar
principio alla tua Passione. Qui
credevo di trovare almeno la Celeste Mamma, l’amante Maddalena, i fidi
Apostoli. Ed invece Ti trovo solo ed in
preda ad una mestizia che Ti dà morte spietata senza farti morire. Oh! Mio Bene e mio Tutto, non mi rispondi? Parlami!”.
Ma pare che Ti manchi la parola, tanta è la
tristezza che Ti opprime. Quel tuo
sguardo, pieno di luce sì, ma afflitto ed indagatore, che pare che cerchi aiuto,
il tuo Volto pallido, le tue labbra riarse dall’amore, la tua divina Persona,
che da capo a piè trema tutta, il tuo Cuore che forte forte batte, e quei
battiti cercano anime e Ti danno un affanno da sembrare che da un momento al-l’altro Tu spiri, mi
dicono che Tu sei solo e perciò vuoi la mia compagnia.
Eccomi, o Gesù, tutta a Te, insieme con Te,
anzi non mi dà il cuore di vederti gettato per terra. Ti prendo fra le mie braccia, Ti stringo al mio cuore. Voglio numerare uno per uno i tuoi affanni,
una per una le offese che Ti si fanno avanti, per darti per tutto sollievo, per
tutto riparazione, e per tutto darti almeno un compatimento.
Ma, o mio Gesù, mentre Ti tengo fra le mie
braccia, le tue sofferenze si accrescono.
Sento, Vita mia, scorrere nelle tue vene un fuoco, e sento che il Sangue
Ti bolle e vuole rompere le vene per uscire fuori. Dimmi, Amore mio, che hai?
Non vedo flagelli, né spine, né chiodi, né croce. Eppure, poggiando la testa sul tuo Cuore,
sento che spine crudeli Ti trafiggono la Testa, che flagelli spietati non Ti
risparmiano alcuna particella dentro e fuori della tua divina Persona, e che le
tue mani sono paralizzate e contorte più che dai chiodi. Dimmi, dolce mio Bene, chi è che ha tanto potere
anche nel tuo interno, che Ti tormenta e Ti fa subire tante morti per quanti
tormenti Ti dà?
Ah! Pare che Gesù benedetto schiuda le sue
labbra fioche e moribonde e mi dica:
“Figlia mia, vuoi sapere chi è che Mi tormenta
più degli stessi carnefici, anzi, quelli sono nulla a paragone di questo? E’ l’Amore eterno che, volendo il primato in
tutto, Mi sta facendo soffrire tutto insieme e nelle parti più intime, ciò che
i carnefici Mi faranno soffrire a poco a poco.
Ah! Figlia mia, è l’amore che tutto prevale su di Me ed in Me: l’Amore Mi è chiodo, l’Amore Mi è flagello,
l’Amore Mi è corona di spine, l’Amore Mi è tutto. L’Amore è la mia Passione perenne, mentre quella degli uomini è
del tempo. Ah! Figlia mia, entra nel
mio Cuore, vieni a perderti nel mio Amore, e solo nel mio Amore comprenderai
quanto ho sofferto e quanto ti ho
amato, e imparerai ad amarmi ed a soffrire solo per amore”.
Mio Gesù, giacché Tu mi chiami nel tuo Cuore
per farmi vedere ciò che l’Amore Ti ha fatto soffrire, io vi entro. Ma mentre vi entro, vedo i portenti
dell’Amore, che non di spine materiali Ti corona la Testa, ma di spine di
fuoco, che Ti flagella non con flagelli di funi ma con flagelli di fuoco, che
Ti crocifigge con chiodi non di ferro ma di fuoco. Tutto è fuoco che penetra fin nelle ossa e nelle stesse midolla,
e, distillando tutta la tua santissima Umanità in fuoco, Ti dà pene mortali,
certo più della stessa Passione, e prepara un bagno d’amore a tutte le anime
che vorranno lavarsi da qualunque macchia ed acquistare il diritto di figlie
dell’amore.
O Amore senza termine, io mi sento
indietreggiare innanzi a tanta immensità d’Amore, e vedo che, per poter entrare
nell’Amo-re e comprenderlo, dovrei essere tutta amore. O mio Gesù, non lo sono. Ma, giacché Tu vuoi la mia compagnia e vuoi
che entri in Te, Ti prego di farmi diventare tutta amore.
Perciò Ti supplico di coronare la mia testa ed
ogni mio pensiero con la corona dell’Amore.
Ti scongiuro, o Gesù, di flagellare col flagello dell’Amore la mia
anima, il mio corpo, le mie potenze, i miei sentimenti, i desideri, gli
affetti, tutto, ed in tutto resti flagellata e suggellata dall’Amore. Fa’, o Amore interminabile, che non ci sia
cosa in me che non prenda vita dall’Amore.
O Gesù, centro di tutti gli amori, Ti supplico
d’inchiodare le mie mani, i miei piedi coi chiodi dell’Amore, affinché tutta inchiodata
dall’Amore, amore diventi, l’amore intenda, d’amore mi vesta, d’amore mi
nutra. L’Amore mi tenga tutta
inchiodata in Te, affinché nessuna cosa dentro e fuori di me abbia ardire di torcermi
e distogliermi dall’Amore, o Gesù.
Riflessioni e Pratiche
Gesù Cristo, in quest’ora, abbandonato
dall’Eterno suo Padre, soffrì tale incendio d’infuocato amore, da poter
distruggere tutti i peccati anche immaginabili e possibili, da poter infiammare
del suo amore tutte le creature anche di milioni e milioni di mondi, tutti i reprobi
dell’inferno se non fossero eternamente ostinati nella loro pravità.
Entriamo in Gesù, e dopo esserci penetrati in
tutto il suo in-terno, nelle sue più intime fibre, in quei palpiti di fuoco,
nella sua intelligenza, che era come incendiata, prendiamo questo amore, e
rivestiamoci dentro e fuori del fuoco che incendiava Gesù. Poi uscendo fuori da Lui e riversandoci
nella sua Volontà, vi troveremo tutte le creature. Diamo ad ognuna l’amore di Gesù, e, ritoccando i loro cuori, le
loro menti con questo amore, cerchiamo di trasformarle tutte in amore. E poi coi desideri, coi palpiti, coi pensieri
di Gesù, formiamo Gesù nel cuore di ogni creatura.
Indi Gli porteremo tutte le creature, che
tengono Gesù nel proprio cuore, e le metteremo intorno a Lui, dicendogli: “O Gesù, Ti portiamo tutte le creature con
altrettanti Gesù nel cuore per darti ristoro.
Non abbiamo altri modi per poter dare ristoro al tuo amore, che portarti
ogni creatura nel Cuore”.
Ciò facendo, daremo i veri sollievi a Gesù, ché
son tante le fiamme che Lo bruciano che va ripetendo: “Son bruciato e non v’è chi prenda il mio amore. Deh! Datemi ristoro, prendete il mio Amore e
datemi amore”.
Per conformarci in tutto a Gesù, dobbiamo
rientrare in noi stessi, applicando a noi queste riflessioni: In tutto ciò che facciamo, possiamo dire che
è un continuo flusso di amore che corre tra noi e Dio? La nostra vita è un continuo flusso d’amore
che riceviamo da Dio: se pensiamo è un
flusso d’amore; se operiamo è un flusso
d’amore; la parola è amore, il palpito
è amore: tutto ri-ceviamo da Dio. Ma tutte queste nostre azioni corrono verso
Dio con amore? Gesù trova in noi il
dolce incanto del suo Amore che corre a Lui, affinché, rapito da questo
incanto, sovrabbondi con noi di più abbondante amore?
Se in tutto ciò che abbiamo fatto, non abbiamo
messo l’in-tenzione di correre insieme nell’Amore di Gesù, entreremo in noi
stessi e Gli chiederemo perdono di avergli fatto perdere il dolce incanto del
suo Amore verso di noi.
Ci facciamo lavorare dalle mani divine come si
fece lavorare l’Umanità di Gesù Cristo?
Tutto ciò che succede in noi, che non sia il peccato, dobbiamo prenderlo
come lavorio divino. Facendo il contrario,
neghiamo la gloria al Padre, facciamo sfuggire la vita divina e perdiamo la
santità. Tutto ciò che sentiamo in
noi: ispirazioni, mortificazioni,
grazie, non è altro che lavorio d’amore.
E noi le prendiamo in quel modo da Dio voluto? Diamo la libertà di far lavorare Gesù? Oppure col prendere il tutto in senso umano e come cose
indifferenti, respingiamo il lavorio divino, e lo costringiamo a piegarsi le
mani? Ci abbandoniamo nelle sue braccia
come morti per ricevere tutti quei colpi che il Signore disporrà per la nostra
santificazione?
*
Amor mio e mio Tutto, il tuo Amore m’inondi
dappertutto e mi bruci tutto ciò che non è tuo, e fa’ che il mio corra sempre
verso di Te, per bruciare tutto ciò che possa contristare il tuo Cuore.
( Orazione di Ringraziamento
dopo ogni ora di agonia nell’Orto)
dopo ogni ora di agonia nell’Orto)
( Preghiera di Ringraziamento dopo ogni ora)
Ciò che
fece soffrire la Divinità all’Umanità di Gesù
(
Dal Volume 12 - 4 Febbraio 1919 )
“Figlia mia, neppure una
spina fu risparmiata alla mia gemente Umanità, né un chiodo, ma non come le
spine, i chiodi, i flagelli che soffrii nella Passione che Mi diedero le
creature, che non si moltiplicavano, quanti Me ne mettevano, tanti ne
restavano; invece, quelli della mia
Divinità si moltiplicavano ad ogni offesa, sicché tante spine per quanti
pensieri cattivi, tanti chiodi per quante opere indegne, tanti colpi per quanti
piaceri, tante pene per quanta diversità di offese; perciò erano mari di pene, spine, chiodi e colpi innumerevoli.
La Passione che Mi diedero
le creature nell’ultimo dei miei giorni non fu altro che ombra, immagine di ciò
che Mi fece soffrire la mia Divinità alla mia Umanità nel corso della mia
Vita”.
Ciò che l’Amore eterno fece
soffrire a Gesù
nel suo interno
nel suo interno
( Dal Volume 9 -
25 Novembre 1909 )
“Figlia mia, gli uomini non
fecero altro che lavorare la scorza della mia Umanità, e l’Amore eterno Mi
lavorò tutto al di dentro, sicché nella mia agonia, non gli uomini, ma l’Amore
eterno, l’Amore immenso, l’Amore incalcolabile, l’Amore nascosto Mi aprì larghe
ferite, Mi trafisse con chiodi infuocati, Mi coronò con spine ardenti, Mi
abbeverò con fiele bollente; sicché la
mia povera Umanità, non potendo contenere tante specie di martirii in un
medesimo tempo, sboccò fuori larghi rivi di Sangue, si contorceva e giunse a
dire: ‘Padre, se è possibile togliete
da Me questo calice, però non la mia, ma la tua Volontà sia fatta’. Ciò che non feci nel resto della Passione”.
SESTA
ORA
Dalle 10 alle 11 della notte
La seconda ora di agonia nell’Orto
di Getsemani: l’agonia del dolore
di Getsemani: l’agonia del dolore
( Preghiera di Preparazione prima di ogni ora )
( Orazione Preparatoria
prima di ogni ora di agonia nell’Orto)
prima di ogni ora di agonia nell’Orto)
O mio dolce Gesù, è già passata un’ora che Ti
trovi in quest’Orto. L’Amore ha preso
il primato in tutto, facendoti soffrire tutto insieme ciò che i carnefici Ti
faranno soffrire in tutto il corso della tua amarissima passione, anzi
supplisce e giunge a farti soffrire ciò che loro non possono farti, nelle parti
più interne della tua divina Persona.
O mio Gesù, già Ti vedo vacillante nei passi,
eppure vuoi camminare. Dimmi, o mio
Bene, dove vuoi andare? Ah, ho capito! A trovare i tuoi amati discepoli. Anch’io voglio accompa-gnarti, affinché, se
Tu vacilli, io Ti sostenga.
Ma, o mio Gesù, un’altra amarezza per il tuo
Cuore: già essi dormono, e Tu, sempre
pietoso, li chiami, li svegli e con amore tutto paterno li ammonisci e
raccomandi loro la veglia e la pre-ghiera.
E torni nell’Orto. Ma Ti porti
un’altra trafittura nel Cuore. In
quella trafittura vedo, o Amore mio, tutte le trafitture delle anime a te consacrate
che, o per tentazione, o per stato d’animo, o per mancanza di mortificazione,
invece di stringersi a Te, di vegliare e pregare, si abbandonano a sé stesse, e
sonnacchiose, invece di progredire nell’amore e nell’unione con Te,
indietreggiano. Quanto Ti compatisco, o
Amante appassionato! E Ti riparo tutte
le ingratitudini dei tuoi più fidi.
Sono queste le offese che più contristano il tuo Cuore adorabile, ed è
tale e tanta l’amarezza che Ti fanno andare in delirio.
Ma, o Amore senza confini, il tuo Sangue che
già bolle nelle vene, vince tutto e tutto dimentica. Ti vedo prostrato per terra e preghi, Ti offri, ripari e per
tutti cerchi di glorificare il Padre per le offese fatte a Lui dalle
creature. Anch’io, o mio Gesù, mi prostro
con Te, ed insieme con Te intendo fare ciò che fai Tu.
Ma, o Gesù, delizia del mio cuore, vedo che a
turbe a turbe tutti i peccati, le nostre miserie, le nostre debolezze, i
delitti più enormi, le ingratitudini più nere Ti si fanno incontro, Ti si
gettano addosso, Ti schiacciano, Ti feriscono, Ti mordono. E Tu, che fai? Il Sangue che Ti bolle nelle vene fa fronte a tutte queste
offese, rompe le vene ed a larghi rivi esce fuori, Ti bagna tutto, scorre a
terra, e dai Sangue per offese, vita per morte. Ah, Amore, in che stato Ti vedo ridotto! Già Tu spiri! O mio Bene, dolce mia Vita, deh, non morire! Solleva la faccia da questa terra che hai
bagnata col tuo santissimo Sangue.
Vieni fra le mie braccia. Fa’
che io muoia in vece tua.
Ma allora sento la voce tremola e moribonda del
mio dolce Gesù, che dice:
“Padre, se è possibile, passi da Me questo
calice, però non la mia, ma la tua Volontà sia fatta”.
E’già la seconda volta che sento ciò dal mio
dolce Gesù! Ma che cosa mi fai
intendere con questo Padre, se è possibile, passi da me questo calice? O Gesù, Ti si fanno avanti tutte le
ribellioni delle creature; quel Fiat Voluntas tua[1], che
doveva essere la vita di ogni creatura, lo vedi respinto da quasi tutti, ed
invece di trovare la vita trovano la morte.
E Tu, volendo dar la vita a tutti e fare una solenne riparazione al
Padre per le ribellioni delle creature, per ben tre volte ripeti:
“Padre, se è possibile passi da Me questo
calice, cioè, che le anime, sottraendosi alla nostra Volontà, vadano
perdute. Questo calice per Me è molto
amaro, però, non la mia volontà, ma la Tua sia fatta”.
Ma mentre dici questo, è tale e tanta la tua
amarezza che Ti riduci agli estremi, agonizzi e stai in atto di dare l’ultimo
anelito.
O mio Gesù, mio Bene, giacché sei nelle mie
braccia, voglio anch’io unirmi a Te;
voglio ripararti e compatirti tutte le mancanze e i peccati che si fanno
contro il tuo Santissimo Volere, ed insieme pregarti che in tutto io faccia
sempre la tua Santissima Volontà. La
tua Volontà sia il mio respiro, la mia aria;
la tua Volontà sia il mio palpito, il mio cuore, il mio pensiero, la mia
vita e la mia morte.
Ma, deh, non morire! Dove andrò senza di Te? A
chi mi rivolgerò? Chi mi darà più
aiuto? Tutto finirà per me. Deh, non mi lasciare! Tienimi come vuoi, come più Ti piace, ma
tienimi con Te, sempre con Te. Non sia
mai che anche per un istante resti separata da Te. Lasciami piuttosto raddolcirti, ripararti e compatirti per tutti,
perché vedo che tutti i peccati di qualunque specie siano, Ti pesano sopra.
Perciò mio Amore, bacio la tua santissima Testa. Ma che vedo? Tutti i pensieri cattivi.
E Tu senti ribrezzo per loro.
Alla tua sacratissima Testa ogni pensiero cattivo è una spina che Ti
punge acerbamente. Ah, non ha a che
farci la corona di spine che i giudei Ti metteranno! Quante corone di spine Ti mettono sul Capo adorabile i pensieri
cattivi delle creature, tanto che il Sangue Ti gronda dappertutto, dalla fronte
e dai capelli. Gesù, Ti compatisco, e
vorrei metterti altrettante corone di gloria.
E per addolcirti Ti offro tutte le intelligenze angeliche e la tua
stessa intelligenza, per darti un compatimento e una riparazione per tutti.
O Gesù, bacio i tuoi occhi pietosi, e in essi
vedo tutti gli sguardi cattivi delle creature, che fanno scorrere sul tuo Volto
lacrime di Sangue. Ti compatisco, e
vorrei raddolcire la tua vista col metterti davanti
tutti i piaceri che si possono trovare in cielo ed in terra.
Gesù, mio Bene, bacio le tue santissime
orecchie. Ma, che sento? Sento in esse l’eco delle bestemmie orrende,
le grida di vendetta e di maldicenza.
Non vi è voce che non risuoni nel tuo castissimo udito. Oh, Amore insaziabile, Ti compatisco! E voglio consolarti col fare risuonare in
esso tutte le armonie del Cielo, la voce dolcissima della cara Mamma, gli
infuocati accenti della Maddalena e di tutte le anime amanti!
Gesù, Vita mia, un bacio più fervido voglio
stampare sul tuo Volto, la cui bellezza non ha pari. Ah, questo è il Volto innanzi al quale gli Angeli non osano
levare lo sguardo, poiché è tale e tanta la bellezza che li rapisce! Eppure le creature lo insozzano con sputi,
lo percuotono con schiaffi e lo calpestano sotto i piedi. Amor mio, che ardire! Vorrei tanto gridare da metterle in
fuga. Ti compatisco, e per riparare
questi insulti vado dalla Triade Sacrosanta a chiedere il bacio del Padre e
dello Spirito Santo, le inimitabili carezze delle loro mani creatrici. Vado pure dalla Celeste Mamma, acciocché mi
dia i suoi baci, le carezze delle sue mani materne, le sue adorazioni
profonde. Vado poi da tutte le anime a
Te consacrate, e tutto Ti offro per ripararti le offese che si fanno al tuo
santissimo Volto.
Dolce mio Bene, bacio la tua dolcissima bocca
amareggiata da orribili bestemmie, dalla nausea delle ubriachezze e golosità,
dai discorsi osceni, dalle preghiere malfatte, dagli insegnamenti cattivi, da
tutto ciò che di male fa l’uomo con la lingua.
Gesù, Ti compatisco, e voglio addolcire la tua bocca coll’offrirti tutte
le lodi angeliche e il buon uso che si fa con la lingua da tanti cristiani.
Oppresso Amor mio, bacio il tuo collo, e lo
vedo carico di funi e catene per gli attaccamenti e i peccati delle
creature. Ti compatisco, e per
sollevarti Ti offro l’unione indissolubile delle Divine Persone. Ed io, fondendomi in questa unione, Ti
stendo le mie braccia e, formando dolce catena d’amore al tuo collo, voglio
allontanarti le funi degli attaccamenti che quasi Ti soffocano e, per consolarti,
Ti stringo forte al mio cuore.
Fortezza Divina, bacio le tue santissime
spalle. Le vedo lacerate e quasi a
brani strappate le carni dagli scandali e dai cattivi esempi delle
creature. Ti compatisco e, per
sollevarti, Ti offro i tuoi santissimi esempi, gli esempi della Regina Mamma e
quelli di tutti i Santi. Ed io, o mio
Gesù, facendo scorrere i miei baci su ciascuna di queste piaghe, voglio
racchiudervi le anime che a via di scandali Ti sono state strappate dal tuo
Cuore, e così rinsaldare le carni della tua santissima Umanità.
Mio affannato Gesù, bacio il tuo petto che vedo
ferito dalle freddezze, tiepidezze, incorrispondenze ed ingratitudini delle creature. Ti compatisco e, per sollevarti, Ti offro
l’amore vicende-vole del Padre e dello Spirito Santo, la corrispondenza
perfetta delle Tre Divine Persone. Ed
io, o mio Gesù, immergendomi nel tuo amore, voglio farti riparo per respingere
i nuovi colpi che le creature Ti lanciano coi loro peccati e, prendendo il tuo
amore, voglio ferirle con questo, perché non ardiscano più offenderti, e voglio
versarlo sul tuo petto per raddolcirti e risanarti.
Mio Gesù, bacio le tue mani creatrici. Vedo tutte le azioni cattive delle creature
che, come altrettanti chiodi, trafiggono le tue santissime mani. Sicché non con tre chiodi, come sulla croce,
Tu resti trafitto, ma con tanti chiodi per quante opere cattive com-mettono le
creature. Ti compatisco, e per darti
sollievo Ti offro tutte le opere sante, il coraggio dei martiri nel dare il
Sangue e la vita per amor tuo. Vorrei
insomma, o Gesù mio, offrirti tutte le opere buone per toglierti i tanti chiodi
delle opere cattive.
O Gesù, bacio i tuoi piedi santissimi, sempre
instancabili nel cercare anime. In essi
racchiudi tutti i passi delle creature, ma molte di queste Te le senti sfuggire
e Tu vorresti afferrarle. Ad ogni
loro passo cattivo Ti senti mettere un chiodo, e Tu vuoi servirti degli stessi
loro chiodi per inchiodarle al tuo amore.
Ed è tale e tanto il dolore che senti e lo sforzo che fai per
inchiodarle al tuo amore, che tremi tutto.
Mio Dio e mio Bene, Ti compatisco;
e per consolarti Ti offro i passi dei buoni religiosi e di tutte le anime
fedeli, che espongono la loro vita per salvare le anime.
O Gesù, bacio il
tuo Cuore. Tu continui ad agonizzare,
non per quello che Ti faranno soffrire i giudei, ma per il dolore che Ti arrecano
tutte le offese delle creature.
In queste ore Tu
vuoi dare il primato all’Amore, il secondo posto a tutti i peccati, per i quali
Tu espii, ripari, glorifichi il Padre e plachi la Divina Giustizia, e il terzo
ai giudei. Così mostri che la Passione
che Ti faranno soffrire i giudei non sarà altro che la rappresentazione della
doppia amarissima passione che Ti fanno soffrire l’Amore e il peccato. Ed è perciò che io vedo nel tuo Cuore tutto
riconcentrato: la lancia dell’Amore, la
lancia del peccato, ed aspetti la terza, la lancia dei giudei. Ed il tuo Cuore, soffocato dall’amore,
soffre moti violenti, affetti impazienti di amore, desideri che Ti consumano,
palpiti infocati che vorrebbero dar vita ad ogni cuore. Ed è proprio qui, nel Cuore, che senti tutto
il dolore che Ti arrecano le creature, le quali, con i loro desideri cattivi,
affetti disordinati, palpiti profanati, invece di volere il tuo Amore cercano
altri amori.
Gesù, quanto
soffri! Ti vedo venir meno, sommerso
dalle onde delle nostre iniquità. Ti
compatisco, e voglio raddolcire l’a-marezza del tuo Cuore triplicatamente
trafitto, con l’offrirti le dolcezze eternali e l’amore dolcissimo della cara
Mamma Maria e quello di tutti i tuoi veri amanti.
Ed
ora, o mio Gesù, fa’ che da questo tuo Cuore prenda vita il povero mio cuore,
affinché non viva più che col solo tuo Cuore.
Ed in ogni offesa che riceverai, fa’ che io sia sempre pronta ad offrirti
un sollievo, un conforto, una riparazione, un atto di amore non mai interrotto.
Riflessioni
e Pratiche
Nella seconda ora del Getsemani, innanzi a Gesù
si presentano tutti i peccati di tutti i tempi, passati, presenti e futuri, ed Egli
addossa sopra di Sé tutti questi peccati, per dare al Padre la gloria completa. Gesù Cristo quindi espiò, pregò, e nel suo
Cuore provò tutti i nostri stati d’animo senza mai smettere la preghiera. E noi, in qualunque stato d’animo ci
troviamo, freddi, duri, tentati, preghiamo sempre? Siamo noi costanti nella preghiera? Diamo a Gesù le pene dell’anima nostra come riparazione e come
sollievo per poterlo tutto ricopiare in noi, pensando che ogni stato d’animo è
una pena di Lui? Come pena di Gesù,
dobbiamo metterla intorno a Lui per compatirlo e sollevarlo, e se fosse
possibile dobbiamo dirgli: Tu hai
sofferto troppo, prendi riposo, soffriremo noi in vece tua.
Ci abbattiamo, oppure stiamo con coraggio ai
piedi di Gesù, dandogli tutto ciò che soffriamo per fare che Gesù trovi in noi
la sua stessa Umanità? Cioè siamo noi
di umanità a Gesù? L’Uma-nità di Gesù,
che faceva? Glorificava il Padre suo,
espiava, impetrava la salvezza delle anime.
E noi, in tutto ciò che facciamo, racchiudiamo in noi queste tre
intenzioni di Gesù, in modo da poter dire che racchiudiamo in noi tutta
l’Umanità di Gesù Cristo?
Nelle nostre oscurità, mettiamo l’intenzione di
far splendere negli altri la luce della verità? E quando preghiamo con fervore, mettiamo l’intenzione di
sciogliere il ghiaccio di tanti cuori induriti nella colpa?
Mio Gesù, per compatirti e poterti sollevare
dall’abbattimen-to totale in cui Ti trovi, m’innalzo fino al Cielo e faccio mia
la tua stessa Divinità, e mettendola intorno a Te, voglio allontanarti tutte le
offese delle creature. Voglio offrirti
la tua bellezza per allontanare da te la bruttezza del peccato; la tua santità per allontanare l’orrore di
tutte quelle anime che Ti fanno provare tanto ribrezzo, perché morte alla
grazia; la tua pace per allontanare da
Te le di-scordie, le ribellioni
e i turbamenti di tutte le creature; le
tue armonie per rinfrancare l’udito tuo dalle onde di tante voci cattive. Mio Gesù, intendo offrirti tanti atti divini
riparatori per quante offese Ti assaltano, come se volessero darti morte, ed io
coi tuoi stessi atti voglio darti vita.
E poi, o mio Gesù, voglio gettare un’onda della tua Divinità su tutte le
creature, affinché, al tuo contatto divino, non più ardiscano offenderti. Così solo, o Gesù, potrò compatirti per
tutte le offese che ricevi dalle creature.
*
O Gesù, dolce mia
Vita, le mie preghiere e le mie pene s’in-nalzino sempre verso il Cielo per far
piovere su tutti la luce della grazia, e assorbire in me la tua stessa Vita.
( Orazione di Ringraziamento
dopo ogni ora di agonia nell’Orto)
dopo ogni ora di agonia nell’Orto)
( Preghiera di Ringraziamento dopo ogni ora)
Dura e penosa fu l’agonia
di Gesù nell’Orto
( Dal Volume 13
- 19 Novembre 1921 )
“Figlia mia, dura e
penosa fu la mia agonia nell’orto, forse più penosa di quella della croce,
perché se questa fu compimento e trionfo su tutti, qui nell’orto fu principio
ed i mali si sentono più prima che quando sono finiti, ma in questa agonia la
pena più straziante fu quando Mi si fecero innanzi uno per uno tutti i peccati,
la mia Umanità ne comprese tutta l’enormità, ed ogni delitto portava l’impronta
‘morte ad un Dio’, armato di spada per uccidermi. Innanzi alla Divinità la colpa Mi compariva
così orrida e più orribile della stessa morte;
nel capire solo che significa peccato, Io Mi sentivo morire e ne morivo
davvero, gridai al Padre e fu inesorabile;
non ci fu almeno uno che Mi desse un aiuto per non farmi morire, gridai
a tutte le creature che avessero pietà di Me, ma invano, sicché la mia Umanità
languiva e stava per ricevere l’ultimo colpo della morte”.
SETTIMA
ORA
Dalle 11 alla mezzanotte
La terza ora di agonia nell’Orto
di Getsemani: l’agonia dei Giudei
di Getsemani: l’agonia dei Giudei
( Preghiera di Preparazione prima di ogni ora)
( Orazione Preparatoria
prima di ogni ora di agonia nell’Orto)
prima di ogni ora di agonia nell’Orto)
Dolce mio bene, il cuore più non mi regge: Ti guardo e vedo che continui ad
agonizzare. Il Sangue a rivi Ti scorre
da tutto il Corpo ed in tanta copia che, non reggendo più in piedi, ne sei
caduto in un lago. O mio Amore, mi si
spezza il cuore nel vederti sì debole e sfinito! Il tuo adorabile Volto e le tue mani creatrici poggiano in terra
e s’imbrattano di Sangue. Parmi che ai
fiumi di iniquità che le creature Ti mandano, Tu voglia dare fiumi di Sangue
per fare che queste colpe restino affogate in esso, e così con esso dare a
ciascuno il rescritto del tuo perdono.
Ma, deh, o mio Gesù, sollevati!
È troppo ciò che soffri! Basti
fin qui al tuo Amore. E mentre pare che
il mio amabile Gesù muoia nel proprio Sangue, l’Amore Gli dà nuova vita. Lo vedo muoversi stentatamente, Si alza e,
così intriso di Sangue e di fango, par che voglia camminare, e, non avendo
forza, a stento Si trascina.
Dolce mia Vita, lascia che Ti porti fra le mie
braccia. Vai forse dai cari
discepoli? Ma quale non è il dolore del
tuo adorabile Cuore nel trovarli di nuovo addormentati! E Tu, con voce tremula e fioca li chiami:
“Figli miei, non dormite. L’ora è vicina. Non vedete come Mi sono ridotto?
Deh, aiutatemi, non Mi abbandonate in queste ore estreme!”.
E quasi vacillante, stai per cadere vicino a
loro, mentre Giovanni stende le braccia per sorreggerti. Sei tanto irriconoscibile che, se non fosse
stato per la soavità e dolcezza della tua voce, non Ti avrebbero
riconosciuto. Poi, raccomandando loro
la veglia e la preghiera, ritorni nell’orto, ma con una seconda trafittura nel
cuore. In questa trafittura vedo, mio
Bene, tutte le colpe di quelle anime che, nonostante le manifestazioni dei tuoi
favori in doni, baci e carezze, nelle notti della prova, dimenticando il tuo
amore e i tuoi doni, sono rimaste come assopite ed assonnate, perdendo così lo
spirito di continua preghiera e di veglia.
Mio Gesù, è pur vero che dopo aver visto Te, dopo
aver gustato i tuoi doni, rimanerne privi e resistere, ci vuol gran forza. Solo
un miracolo può far che tali anime reggano alla prova. Perciò, mentre Ti compatisco per queste
anime, le cui negligenze, leggerezze e offese sono le più amare al tuo Cuore,
Ti prego che, qualora esse giungessero a dare un solo passo che possa menomamente
dispiacerti, Tu le circondi di tanta grazia, da arrestarle, perché non perdano
lo spirito di continua preghiera.
Mio dolce Gesù, mentre ritorni nell’orto, pare
che Tu non ne possa più: alzi al Cielo
la faccia intrisa di Sangue e di terra, e ripeti la terza volta:
“Padre, se è possibile, passi da Me questo
calice. Padre Santo, aiutami! Ho bisogno di conforto. E’ vero che per le colpe addossatemi sono
nauseante, ributtante, l’ultimo fra gli uomini innanzi alla tua Maestà
infinita. La tua Giustizia è sdegnata
verso di Me. Ma guardami, o Padre, son
sempre tuo Figlio, che formo una sola cosa con Te. Deh, aiuto, pietà, o Padre!
Non Mi lasciare senza conforto!”.
Poi mi pare di sentire, o dolce mio Bene, che
chiami in aiuto la cara Mamma:
“Dolce Mamma, stringimi fra le tue braccia come
Mi stringevi Bambino. Dammi quel latte
che succhiai da Te, per risto-rarmi e raddolcire le
amarezze della mia agonia. Dammi il tuo
Cuore, che formava tutto il mio contento.
Mamma mia, Maddalena, cari Apostoli, voi tutti che Mi amate, aiutatemi,
confortatemi, non Mi lasciate solo in questi momenti estremi. Fate tutti corona a Me d’intorno, datemi per
conforto la vostra compagnia, il vostro amore!”.
Gesù, Amore mio, chi può resistere nel vederti
in questi e-stremi? Qual cuore sarà mai
sì duro, che non si spezzi nel vederti così affogato nel Sangue? Chi non verserà a torrenti lacrime amare nel
sentire gli accenti tuoi dolorosi che cercano aiuto e conforto? Mio Gesù, consolati: già vedo il Padre che
Ti spedisce un Angelo per conforto ed aiuto, onde uscire da questo stato di agonia
e poterti dare in mano ai giudei. E
mentre starai con l’Angelo, io girerò cielo e terra. Tu mi permetterai di prendere questo Sangue che hai versato,
affinché possa darlo a tutti gli uomini come pegno della salvezza di ciascuno,
e portarti per conforto ed in ricambio i loro affetti, palpiti, pensieri, passi
ed opere.
Celeste Mamma mia, vengo da Te per andare
insieme da tutte le anime, dando loro il Sangue di Gesù. Dolce Mamma, Gesù vuol conforto, e il
maggior conforto che Gli possiamo dare è portargli anime. Maddalena, accompagnaci. Angeli tutti, venite a vedere come è ridotto
Gesù. Egli vuole da tutti conforto, ed
è tale e tanto l’abbattimento in cui Si trova, che non rifiuta nessuno.
Mio Gesù, mentre bevi il calice pieno d’intense
amarezze che il Celeste Padre Ti ha mandato, sento che più sospiri, gemi,
deliri, e con voce soffocata dici:
“Anime, anime, venite, sollevatemi. Prendete
posto nella mia Umanità: vi voglio, vi
sospiro. Deh, non siate sorde alle mie
voci, non rendete vani i miei desideri ardenti, il mio Sangue, il mio amore, le
mie pene! Venite, anime, venite!”.
Delirante Gesù, ogni tuo gemito e sospiro è una
ferita al mio cuore che non mi dà pace, per cui faccio mio il tuo Sangue, il
tuo Volere, l’ardente tuo
zelo, il tuo amore e, girando cielo e terra, voglio andare per tutte le anime
per dar loro il tuo Sangue come pegno della loro salvezza, e portarle a Te per
calmare le tue smanie, i tuoi deliri e raddolcire le amarezze della tua
agonia. E mentre ciò farò, Tu
accompagnami col tuo sguardo.
Mamma mia, vengo da Te, perché Gesù vuole
anime, vuol conforto. Dunque, dammi la
tua mano materna e giriamo insieme per tutto il mondo in cerca di anime. Racchiudiamo nel suo Sangue gli affetti, i
desideri, i pensieri, le opere, i passi di tutte le creature, e gettiamo nelle
loro anime le fiamme del suo Cuore, affinché si arrendano. E così chiuse nel suo Sangue e trasformate
nelle sue fiamme, le condurremo intorno a Gesù, per raddolcire le pene della
sua amarissima agonia.
Angelo mio custode, precedici tu, va’
disponendo le anime che devono ricevere questo Sangue, affinché nessuna goccia
resti senza il suo copioso effetto.
Mamma mia, presto, giriamo! Vedo lo sguardo di Gesù che ci segue, sento
i suoi singhiozzi ripetuti che ci spingono ad affrettare il nostro compito.
Ed ecco, o Mamma, ai primi passi già siamo alle
porte delle case dove giacciono gli infermi.
Quante membra straziate! Quanti, sotto l’atrocità degli spasimi,
prorompono in bestemmie e tentano togliersi la vita! Altri sono abbandonati da tutti e non hanno chi presti loro una
parola di conforto, i più necessari soccorsi, e perciò maggiormente imprecano e
si disperano.
Ah, Mamma!
Sento i singhiozzi di Gesù che Si vede ricambiate in offese le sue più
care predilezioni d’amore che fan patire le anime per renderle simili a
Sé. Deh! Diamo loro il suo Sangue,
affinché somministri ad esse gli aiuti necessari e con la sua luce faccia
comprendere il bene che c’è nel patire e la somiglianza che acquistano di Gesù.
E tu, Mamma mia, mettiti vicino a loro e, come
Madre affettuosa, tocca con le tue mani materne le loro membra addolorate,
lenisci i loro dolori, prendile fra le tue braccia, e dal tuo Cuore versa
torrenti di grazie su tutte le loro pene.
Fa’ compagnia agli abbandonati, consola gli afflitti, a chi manca di
mezzi necessari disponi Tu anime generose per soccorrerli; a chi si trova sotto l’atrocità degli
spasimi impetra tregua e riposo, onde, rinfrancati, possano con più pazienza
sopportare quanto Gesù dispone per loro.
Giriamo ancora ed entriamo nelle stanze dei
moribondi. Mamma mia, che terrore! Quante anime stanno per cadere
nell’inferno! Quanti, dopo una vita di
peccato, vogliono dare l’ulti-mo dolore a quel Cuore ripetutamente trafitto,
coronando l’ultimo anelito con un atto di disperazione! Molti demoni stanno intorno ad essi,
gettando nei loro cuori terrore e spavento dei divini giudizi, e così dar
l’ultimo assalto per condurli all’inferno.
Vorrebbero sprigionare le fiamme infernali per avvolgerli in esse e così
non dar luogo alla speranza. Altri,
allacciati dai vincoli della terra, non sanno rassegnarsi a dare l’ultimo passo.
Deh, o Mamma, i momenti sono estremi, essi
hanno molto bisogno di aiuto! Non vedi
come tremano, come si dibattono tra gli spasimi dell’agonia, come chiedono
aiuto e pietà? Già la terra è sparita
per loro. Mamma Santa, metti la tua
mano materna sulla loro gelida fronte, accogli tu gli ultimi loro aneliti,
diamo a ciascun moribondo il Sangue di Gesù, e così mettendo in fuga i demoni,
li disponga tutti a ricevere gli ultimi Sacramenti e ad una buona e santa morte. Per conforto diamo loro le agonie di Gesù, i
suoi baci, le sue lacrime, le sue piaghe;
rompiamo i lacci che li tengono avvinti, facciamo sentire a tutti la
parola del perdono e gettiamo tale fiducia nel cuore, da farli slanciare nelle
braccia di Gesù. Gesù, quando li
giudicherà, li troverà coperti col suo Sangue, abbandonati nelle sue braccia e
a tutti darà il suo perdono.
Giriamo ancora, o Mamma. Il tuo sguardo materno guardi con amore la
terra e si muova a compassione di tante povere creature che hanno bisogno di
questo Sangue. Mamma mia, mi sento
spingere dallo sguardo indagatore di Gesù a correre perché vuole anime; sento i suoi gemiti nel fondo del mio cuore
che mi ripetono:
“Figlia mia, aiutami, dammi le anime!”.
Ma vedi, o Mamma, come la terra è piena di
anime che stanno per cadere nel peccato, e Gesù erompe in pianto nel vedere il
suo Sangue subire nuove profanazioni.
Ci vorrebbe un miracolo che ne impedisse la caduta. Perciò diamo loro il Sangue di Gesù onde
trovino in esso la forza e la grazia per non cadere nel peccato.
Un altro passo ancora, o Mamma, ed ecco anime
già cadute nella colpa, le quali vorrebbero una mano per rialzarsi. Gesù le ama, ma le guarda inorridito perché
infangate, e la sua agonia si fa più intensa.
Diamo loro il Sangue di Gesù, onde trovino la mano che le rialzi. Vedi, o Mamma, sono anime che hanno bisogno
di questo Sangue, anime morte alla grazia.
Oh, com’è deplorevole il loro stato!
Il Cielo le guarda e piange con dolore, la terra le mira con ribrezzo,
tutti gli elementi son contro di loro e le vorrebbero distruggere, perché
nemiche del Creatore. Deh, o Mamma, il
Sangue di Gesù contiene la vita!
Diamolo adunque, affinché al tocco di esso, queste anime risorgano e
risorgano più belle da far sorridere tutto il Cielo e tutta la terra.
Giriamo ancora, o Mamma. Vedi, ci sono anime che portano l’impronta
della perdizione, anime che peccano e fuggono da Gesù, che L’offendono e disperano
del suo perdono. Sono queste i nuovi
Giuda sparsi sulla terra e che trafiggono quel Cuore tanto amareggiato. Diamo loro il Sangue di Gesù, affinché
questo Sangue cancelli l’impronta della perdizione e vi imprima quella della
salvezza, vi getti nei loro cuori tale fiducia e amore dopo la colpa, da farle correre ai
piedi di Gesù e stringersi a quei piedi divini, per non distaccarsene mai più.
Vedi, o Mamma, vi sono anime che corrono
all’impazzata verso la perdizione e non vi è chi arresti la loro corsa. Deh! Mettiamo questo Sangue avanti ai loro
piedi, affinché al tocco e alla luce di esso, alle sue voci supplichevoli che
le vuol salve, possano indietreggiare e mettersi sulla via della salvezza.
Continuiamo, o Mamma, a girare. Vedi, vi sono anime buone, anime innocenti
in cui Gesù trova le sue compiacenze ed il riposo nella creazione, ma le
creature stanno intorno a loro con tante insidie e scandali, per strappare
questa innocenza e cambiare le compiacenze ed il riposo di Gesù in pianto e
amarezze, come se non avessero altra mira se non quella di dare continui dolori
a quel Cuore divino. Suggelliamo e
circondiamo dunque la loro innocenza col Sangue di Gesù come un muro di difesa,
affinché non entri in esse la colpa.
Con esso metti in fuga chi vorrebbe contaminarle e conservale illibate e
pure, affinché Gesù trovi il suo riposo nella creazione e tutte le sue
compiacenze, e per amor loro si muova a pietà di tante altre povere
creature. Mamma mia, mettiamo queste
anime nel Sangue di Gesù, leghiamole e rileghiamole col santo Voler di Dio,
portiamole nelle sue braccia e, con le dolci catene del suo amore, leghiamole
al suo Cuore per raddolcire le amarezze della sua mortale agonia.
Ma senti, o Mamma, questo Sangue grida e vuole
altre anime ancora. Corriamo insieme, e
portiamoci nelle regioni degli eretici e degli infedeli. Quanto dolore non sente Gesù in queste
regioni! Egli, che è vita di tutti, non
ha in contraccambio neppure un piccolo atto d’amore, non è conosciuto dalle sue
stesse creature. Deh! O Mamma, diamo
loro questo Sangue, affinché fughi le tenebre dell’ignoranza e dell’eresia,
faccia comprendere che hanno un’anima ed apra ad esse il Cielo. Poi mettiamole tutte nel Sangue di Gesù,
conduciamole intorno a Lui come tanti figli or-fani ed esiliati che
trovano il loro Padre, e così Gesù Si sentirà confortato nella sua amarissima
agonia.
Ma Gesù sembra che non sia ancora contento,
perché vuole altre anime ancora. Le
anime moribonde di queste regioni se le sente strappare dalle sue braccia per
andare a cadere nell’inferno. Già
queste anime stanno per spirare e precipitare nell’abisso; nessuno è vicino a loro per salvarle; il tempo manca, i momenti sono estremi, si
perderanno certo! No, Mamma, questo
Sangue non sarà sparso inutilmente per esse!
Perciò voliamo subito da loro, versiamo il Sangue di Gesù sul loro capo
onde serva loro da battesimo ed infonda in esse fede, speranza ed amore. Mettiti, o Mamma, vicino a loro, supplisci a
tutto quello che loro manca. Anzi fatti
vedere: sul tuo Volto splende la
bellezza di Gesù, i tuoi modi sono tutti simili ai suoi, e così, vedendo Te,
con certezza potranno conoscere Gesù.
Poi stringile al tuo Cuore materno, infondi in esse la vita di Gesù che
Tu possiedi, dì che come loro madre le vuoi felici per sempre con Te in Cielo e
così, mentre spirano, ricevile nelle tue braccia e fa’ che dalle tue passino in
quelle di Gesù. E se Gesù, secondo i
diritti di Giustizia, mostrerà di non volerle ricevere, ricordagli l’amore con
cui te le affidò sotto la croce, reclama i tuoi diritti di madre, così che al
tuo amore ed alle tue preghiere, egli non saprà resistere, e, mentre contenterà
il tuo cuore, contenterà anche i suoi ardenti desideri.
Ed ora, o Mamma, prendiamo questo Sangue e
diamolo a tutti: agli afflitti, perché
ne ricevano conforto; ai poveri, perché
soffrano rassegnati la loro povertà; ai
tentati, perché ottengano la vittoria;
agli increduli, perché trionfi in loro la virtù della fede; ai bestemmiatori, perché cambino le
bestemmie in benedizioni; ai sacerdoti,
acciocché comprendano la loro missione e siano degni ministri di Gesù. Con questo Sangue tocca le loro labbra, affinché
non dicano parole che non siano di gloria a Dio, tocca i loro piedi, affinché
li mettano in volo per andare in cerca di anime da condurre a Gesù.
Diamo questo Sangue ai reggitori dei popoli,
perché siano uniti fra loro e sentano mitezza ed amore verso i propri sudditi.
Voliamo ora nel Purgatorio e diamolo anche alle
anime purganti, perché esse tanto piangono, e reclamano questo Sangue per la
loro liberazione. Non senti, o Mamma, i
loro gemiti, le smanie d’amore, le torture, come continuamente si sentono
attratte verso il Sommo Bene? Vedi come
Gesù stesso vuole purgarle più subito per averle a Sé: le attira col suo amore, ed esse ne
contraccambiano con continui slanci verso di Lui. E mentre si trovano alla sua presenza, non potendo ancora
sostenere la purità dello sguardo divino, sono costrette ad indietreggiare ed a
piombare di nuovo nelle fiamme.
Mamma mia, scendiamo in questo carcere profondo
e, ver-sando su di esse questo Sangue, portiamo loro la luce, quietiamo le loro
smanie d’amore, smorziamo il fuoco che le brucia, purifichiamo le loro macchie,
e così, libere da ogni pena, voleranno tra le braccia del Sommo Bene. Diamo questo Sangue alle anime più
abbandonate, affinché trovino in esso tutti i suffragi che le creature negano
loro. A tutte, o Mamma, diamo questo Sangue,
né priviamone nessuna, affinché tutte in virtù di esso trovino sollievo e
liberazione. Fa’ da regina in queste
regioni di pianto e di lamenti, stendi le tue mani materne, e ad una ad una
mettile fuori da queste fiamme ardenti, e fa’ che tutte prendano il volo verso
il Cielo.
Ed ora facciamo anche noi un volo verso il
Cielo. Mettiamoci alle porte eternali e
permetti, o Mamma, che dia anche a Te questo Sangue per tua gloria
maggiore. Questo Sangue Ti inondi di
nuova luce e di nuovi contenti, e fa’ che questa luce scenda a prò di tutte le
creature, per dare a tutti grazie di salvezza.
Mamma mia, dà anche a me questo Sangue. Tu conosci quanto ne ho bisogno. Con le tue stesse mani materne ritoccami
tutta con questo Sangue e, ritoccandomi, purifica le mie macchie, sana le mie
piaghe, arricchisci la mia povertà. Fa’
che questo Sangue circoli nelle mie vene e mi ridoni tutta la vita di Gesù,
scenda nel mio cuore e
me lo trasformi nel Cuore stesso di Lui, mi abbellisca tanto che Gesù possa
trovare tutti i suoi contenti in me.
Infine, o Mamma, entriamo nelle Regioni Celesti
e diamo questo Sangue a tutti i Santi, a tutti gli Angeli, affinché possano
ricevere gloria maggiore, prorompere in ringraziamenti a Gesù e pregare per
noi, onde in virtù di questo Sangue li possiamo rag-giungere.
E dopo aver dato a tutti questo Sangue,
portiamoci di nuovo da Gesù. Angeli,
Santi, venite con noi. Ah, Lui sospira
le anime! Vuol farle rientrare tutte
nella sua Umanità per dare a tutte i frutti del suo Sangue. Mettiamole intorno a Lui e Si sentirà
ritornare la vita e ricompensare dell’amarissima agonia che ha patito.
Ed ora, Mamma Santa, chiamiamo tutti gli
elementi a fargli compagnia, affinché anche loro diano onore a Gesù.
O luce del sole, vieni a diradare le tenebre di
questa notte per dare conforto a Gesù.
O stelle, coi vostri tremuli raggi, scendete giù dal cielo, venite a dar
conforto a Gesù. Fiori della terra, venite
con i vostri profumi; uccelli, venite
coi vostri gorgheggi; elementi tutti
della terra, venite a confortare Gesù.
Vieni, o mare, a rinfrescare e a lavare Gesù. Egli è il nostro Creatore, la nostra vita, il nostro tutto. Venite tutti a confortarlo, a prestargli
omaggio come a nostro sovrano Signore.
Ma, ahi, ché Gesù non cerca luce, stelle, fiori, uccelli. Egli vuole anime, anime!
Ecco, o dolce mio Bene, tutti insieme con
me: Ti è vicina la cara Mamma, riposati
pure fra le sue braccia, ne avrà conforto anch’Essa, stringendoti al seno,
perché molta parte ha preso alla tua dolorosa agonia. E’ qui anche Maddalena, è qui Maria e tutte le anime amanti di
tutti i secoli. Deh! O Gesù, accettale,
e dì a tutte una parola di perdono e di amore, nel tuo amore legale tutte, affinché
nessun’anima più Ti sfugga.
Ma, ahi!
A me sembra che Tu dica:
“O figlia, quante anime a forza Mi sfuggono e
piombano nell’eterna rovina! Come potrà
dunque calmarsi il mio dolore se un’anima sola Io amo tanto, quanto amo tutte
le anime insieme?”.
Agonizzante Gesù, pare che stia per spegnersi
la tua vita: già sento il rantolo
dell’agonia, i tuoi begli occhi sono eclissati dalla vicina morte, tutte le tue
membra sono abbandonate e spesso parmi che non più respiri. Mi sento scoppiare il cuore dal dolore. Ti abbraccio e Ti sento gelido, Ti scuoto e
non dai segno di vita. Gesù, sei
morto? Afflitta Mamma, Angeli del
Cielo, venite a piangere Gesù e non permettete che io continui a vivere senza
di Lui, ché già non posso. Me Lo
stringo più forte e sento che dà un altro respiro, e poi di nuovo non dà segni
di vita. Lo chiamo: “Gesù, Gesù, Vita mia, non morire!”.
Ma già sento lo strepito dei tuoi nemici che
vengono a prenderti. Chi Ti difenderà
nello stato in cui Ti trovi?
E Lui, scosso, pare che risorge da morte a
vita, mi guarda e mi dice:
“Figlia, sei qui? Sei stata dunque spettatrice delle mie pene e delle tante morti
che ho subito. Or sappi, o figlia, che
in queste tre ore d’amarissima agonia nell’orto, ho racchiuso in Me tutte le
vite delle creature, ed ho sofferto tutte le loro pene e la stessa loro morte,
dando a ciascuna la mia stessa vita. Le
mie agonie sosterranno le loro, le mie amarezze e la mia morte si cambieranno
per loro in fonte di dolcezza e di vita.
Quanto Mi costano le anime! Ne
fossi almeno contraccambiato! Tu hai
visto che mentre morivo, ritornavo a respirare: erano le morti delle creature che sentivo in Me”.
Mio affannato Gesù, giacché hai voluto
racchiudere in Te anche la mia vita e quindi anche la mia morte, Ti prego, per
questa tua amarissima agonia, di venirmi ad assistere nel punto della mia morte. Io Ti ho dato il mio cuore per rifugio e
riposo, le mie braccia per sostenerti e tutto il mio essere a tua disposizione,
ed, oh, quanto volentieri mi darei nelle mani dei tuoi nemici per poter morire
io in vece tua!
Vieni, o Vita del mio cuore, in quel punto a
ridarmi ciò che Ti ho dato: la tua
compagnia, il tuo Cuore per letto e riposo, le tue braccia per sostegno, il tuo
respiro affannoso per alleviare i miei affanni, in modo che io, respirando,
respirerò per mezzo del tuo respiro che, come aria purificatrice, mi
purificherà da qualunque macchia e mi disporrà all’ingresso della eterna beatitudine.
Anzi, mio dolce Gesù, applicherai all’anima mia
la tua stessa santissima Umanità, in modo che Tu, guardandomi, mi guardi attraverso
Te stesso e, guardando Te stesso, non trovi nulla di che giudicarmi. Poi mi bagnerai nel tuo Sangue, mi vestirai
con la candida veste della tua Santissima Volontà, mi fregerai col tuo amore e,
dandomi l’ultimo bacio, mi farai spiccare il volo dalla terra al Cielo.
E ciò che voglio per me, fallo a tutti gli
agonizzanti; stringili tutti nel tuo
amplesso d’amore e, dando loro il bacio dell’unione con Te, salvali tutti e non
permettere che alcuno si perda.
Afflitto mio Bene, Ti offro quest’ora in
memoria della tua Passione e Morte, per disarmare la giusta collera di Dio per
i tanti peccati, per la conversione di tutti i peccatori, per la pace dei popoli,
per la nostra santificazione ed in suffragio delle anime purganti.
Ma vedo che i tuoi nemici sono vicini e Tu vuoi
lasciarmi per andare loro incontro.
Gesù, permettimi di darti un bacio sulle labbra, che Giuda ardirà
baciare col suo bacio infernale, e di asciugarti il Volto bagnato di Sangue su
cui ora pioveranno schiaffi e sputi.
Stringimi forte al tuo Cuore e non permettere che io mi separi mai da
Te. Ti seguo e Tu benedicimi.
Riflessioni e Pratiche
Gesù, in questa terz’ora del Getsemani, chiese
dal Cielo aiuto, ed erano tante le sue pene, che chiese conforto anche dai suoi
discepoli. E noi, in qualunque
circostanza, dolore, sventura, chie-diamo sempre aiuto dal Cielo? E se anche ci rivolgiamo alle creature,
facciamo ciò ordinatamente, presso chi può santamente confortarci? Siamo rassegnati almeno, se non abbiamo quei
conforti che speravamo, servendoci della noncuranza delle creature per
abbandonarci di più nelle braccia di Gesù?
Gesù fu confortato da un Angelo. E noi, possiamo dire che siamo l’angelo di
Gesù con lo starci intorno a Lui per confortarlo e prendere parte alle sue
amarezze? Ma, per poter fare da vero
angelo a Gesù, è necessario prendere le pene come mandateci da Lui, perciò come
pene divine; solo allora possiamo osare
di confortare un Dio tanto amareggiato.
Altrimenti, se le pene le prendiamo in senso umano, non possiamo
servircene per confortare quest’Uomo-Dio, e quindi non possiamo fare da angeli.
Nelle pene che Gesù ci invia, pare ci mandi il
calice dove noi dobbiamo mettere il frutto delle medesime; e queste pene, sofferte con amore e
rassegnazione, si convertiranno in dolcissimo nettare per Gesù. In ogni pena diremo: “Gesù ci chiama a fare l’angelo intorno a
Lui; vuole i nostri conforti, e perciò
ci fa parte delle sue pene”.
*
Amor mio, Gesù, nelle mie pene cerco il tuo
Cuore per riposo, e nelle tue intendo darti riparo con le mie pene, per scambiarcele
insieme, ed io sia [così] il tuo angelo consolatore.
(Orazione di Ringraziamento
dopo ogni ora di agonia nell’Orto)
dopo ogni ora di agonia nell’Orto)
(Preghiera di Ringraziamento dopo ogni ora)
OTTAVA
ORA
Dalla mezzanotte all’1
La cattura di Gesù
( Preghiera di Preparazione)
O mio Gesù, già siamo a mezzanotte. Senti che i nemici si avvicinano, e Tu,
rassettandoti e rasciugandoti il Sangue, raffor-zato dai conforti ricevuti, vai
di nuovo dai tuoi discepoli, li chiami, li ammonisci, Te li porti insieme con
Te e vai incontro ai nemici, volendo riparare con la tua prontezza, la mia
lentezza, svogliatezza e pigrizia nell’operare e patire per amore tuo.
Ma, o dolce Gesù, mio Bene, che scena
commovente io vedo! Incontri per primo
il perfido Giuda, il quale, avvicinandosi a Te e gettandoti le braccia al
collo, Ti saluta e Ti bacia. E Tu,
A-more svisceratissimo, non disdegni di baciare quelle labbra infernali, lo
abbracci e Te lo stringi al Cuore, volendolo strappare dal-l’inferno, dandogli
segni di nuovo amore.
Mio Gesù, com’è possibile non amarti? E’ tanta la tenerezza del tuo amore, che
dovrebbe strappare ogni cuore ad amarti.
Eppure non Ti amano. Mio Gesù,
in questo bacio di Giuda, ripari i tradimenti, le finzioni, gli inganni sotto
aspetto di amicizia e di santità, specialmente dei sacerdoti. Il tuo bacio poi, manifesta che a nessun
peccatore, purché venga a Te umiliato, rifiuteresti il tuo perdono.
Tenerissimo mio Gesù, già Ti dai in mano ai
nemici, dando loro potere di farti soffrire ciò che loro vogliono. Anch’io, o mio Gesù, mi do nelle tue mani,
affinché liberamente Tu possa fare di me ciò che più Ti piaccia, ed insieme con
Te voglio seguire la tua Volontà, le tue riparazioni e soffrire le tue
pene. Voglio stare
sempre a Te d’intorno,
per fare che non ci sia offesa che io non ripari, amarezza che io non
raddolcisca, sputi e schiaffi che Tu ricevi che non siano seguiti da un mio
bacio e carezza. Nelle cadute che
farai, le mie mani saranno sempre pronte ad aiutarti per alzarti.
Sicché sempre con Te voglio stare, o mio Gesù,
nemmeno un minuto voglio lasciarti solo.
E per essere più sicura, mettimi dentro di Te ed io starò nella tua
mente, nei tuoi sguardi, nel tuo Cuore ed in tutto Te stesso, per fare che ciò
che fai Tu possa farlo anch’io. Così
potrò tenerti fedele compagnia e nulla potrà sfuggirmi delle tue pene, per
darti per tutto, il mio ricambio d’amore.
Dolce mio Bene, starò al tuo fianco per difenderti, per imparare i tuoi
insegnamenti, per numerare una ad una tutte le tue parole.
Ah!
Come mi scende dolce al cuore la parola che rivolgesti a Giuda:
“Amice, ad quid venisti?”. [1]
E sento che anche a me rivolgi la stessa
parola, non chiamandomi amica, ma col dolce nome di figlia, [dicendomi:] Filia,
ad quid venisti?[2] per
sentirti rispondere: “Gesù, vengo ad
amarti”. Ad quid venisti?, mi ripeti, se mi sveglio al mattino. Ad
quid venisti?, se prego. Ad quid venisti?, mi ripeti dall’Ostia
Santa, quando lavoro, quando prendo cibo, quando soffro, quando dormo. Che bel richiamo per me e per tutti!
Ma quanti, al tuo Ad quid venisti?, rispondono:
“Vengo per offenderti!”. Altri,
fingendo di non sentirti, si danno ad ogni sorta di peccati e rispondono al tuo
Ad quid venisti? coll’andare
all’inferno. Quanto Ti compatisco, o
mio Gesù! Vorrei prendere le stesse
funi con cui stanno per legarti i tuoi nemici, per legare queste anime e risparmiarti
questo dolore.
Ma di nuovo sento la tua voce tenerissima che
dice, mentre vai incontro ai tuoi nemici:
“Chi cercate?”.
E quelli rispondono: “Gesù Nazareno”.
E Tu a loro:
“Ego sum”. [3]
Con questa sola parola Tu dici tutto e Ti dai a
conoscere per quello che sei, tanto che i nemici tremano e cadono come morti
per terra. E Tu, o Amore che non ha
pari, con un altro Ego sum, li richiami
a vita e da Te stesso Ti dai in potere dei nemici.
Oh, che perfidia e ingratitudine! Invece di cadere umili e palpitanti ai tuoi
piedi a chiederti perdono, abusando della tua bontà e disprezzando grazie e
prodigi, Ti mettono le mani addosso, e con funi e catene Ti legano, Ti
stringono, Ti gettano per terra, Ti mettono sotto i piedi, Ti strappano i
capelli. E Tu, con pazienza inaudita,
taci, soffri e ripari le offese di coloro che, malgrado i miracoli, non si arrendono
alla tua grazia e si ostinano di più.
Con le funi e le catene impetri dal Padre la grazia di spezzare le
catene delle nostre colpe e ci leghi con la dolce catena del-l’amore.
E correggi amorosamente Pietro che vuole
difenderti, persino tagliando l’orecchio a Malco. Intendi riparare con ciò le opere buone non fatte con santa
prudenza, o che, per troppo zelo, cadono nella colpa.
Mio pazientissimo Gesù, queste funi e queste
catene pare che mettano qualche cosa di più bello alla tua Divina Persona: la tua fronte si fa più maestosa, tanto da
attirare l’attenzione dei tuoi stessi nemici;
i tuoi occhi sfolgorano più luce;
il tuo Volto divino si atteggia ad una pace e dolcezza suprema, da
innamorare i
tuoi stessi
carnefici. Coi tuoi accenti soavi e
penetranti, sebbene pochi, li fai tremare, tanto che, se ardiscono offenderti,
è perché Tu stesso lo permetti.
O Amore incatenato e legato, potrai mai
permettere che Tu sia legato per me, facendo più sfoggio d’amore verso di me,
ed io, la piccola figlia tua, sia senza catene? No, no. Anzi legami con
le tue stesse funi e catene, con le tue mani santissime. Perciò Ti prego di legare, mentre bacio la
tua fronte divina, tutti i miei pensieri, gli occhi, le orecchie, la lingua, il
cuore, i miei affetti e tutta me stessa, ed insieme lega tutte le creature,
affinché, sentendo le dolcezze delle tue amorose catene, non più ardiscano offenderti.
Dolce mio Bene, siamo già all’una. La mente incomincia ad assopirsi. Farò il possibile per mantenermi
sveglia. Ma se il sonno mi sorprende, mi
lascio in Te per seguirti in ciò che fai Tu, anzi lo farai Tu stesso per
me. In Te lascio i miei pensieri a difenderti
dai tuoi nemici, il mio respiro per corteggio e compagnia, il mio palpito a
dirti sempre Ti amo e a rifarti
dell’amore che gli altri non Ti danno, le gocce del mio sangue a ripararti e a
restituirti gli onori e la stima che Ti toglieranno con gli insulti, sputi e
schiaffi.
Mio Gesù, dammi un bacio, abbracciami e
benedicimi; e, se vuoi che prenda
sonno, fammi dormire nel tuo adorabile Cuore, affinché dai tuoi palpiti accelerati
dall’amore, o sofferenti, possa venir svegliata spesso, per non interrompere
mai la nostra compagnia. Così restiamo
intesi, o Gesù.
Riflessioni e Pratiche
Gesù prontamente si diede nelle mani dei
nemici, guardando nei suoi nemici la Volontà del Padre.
Negli inganni delle creature, nei tradimenti,
siamo noi pronti a perdonare come ha perdonato Gesù? Tutto il male che ricevia-
mo dalle creature, lo
prendiamo tutto dalle mani di Dio?
Siamo noi pronti a fare tutto ciò che Gesù vuole da noi? Nelle croci, negli strapazzi, possiamo dire
che la nostra pazienza imiti quella di Gesù?
*
Incatenato mio Gesù, le tue catene leghino il
mio cuore e me lo tengano fermo per farlo pronto a soffrire ciò che vuoi Tu.
( Preghiera di Ringraziamento)
Gesù si lascia gettare
nelle acque putride del Cedron
per ridonare alle anime la veste di luce
tolta loro dal peccato
per ridonare alle anime la veste di luce
tolta loro dal peccato
( Dal Volume 11
- 22 Gennaio 1913 )
[Scrive Luisa:]
Passai a pensare quando il
mio amabile Gesù, fu gettato dai nemici nel torrente Cedron. Il benedetto Gesù si faceva vedere in un
aspetto che muoveva a pietà, tutto bagnato di quelle acque sporche e mi ha
detto:
“Figlia mia, nel creare
l’anima l’ammantai d’un manto di luce e di bellezza, il peccato toglie questo
manto e vi mette un manto di tenebre e bruttezza, rendendola schifosa e
nauseante; ed Io per togliere questo
manto così lurido che il peccato mette all’anima, permisi che i Giudei Mi
gettassero in questo torrente, ove restai come ammantato dentro e fuori di Me,
perché queste acque putride Mi entrarono fin nelle orecchie, nelle narici,
nella bocca, tanto, che i Giudei facevano schifo a toccarmi. Ah, quanto Mi costò l’amore delle creature,
fino a rendermi nauseante anche a Me stesso!”
NONA
ORA
Dall’1 alle 2 di notte
Gesù, sbalzato da una rupe,
cade nel torrente Cedron
cade nel torrente Cedron
( Preghiera di Preparazione)
Amato mio Bene, la mia povera mente tra la
veglia ed il sonno Ti segue. Come posso
darmi in preda del sonno, se vedo che tutti Ti lasciano e fuggono da Te? Gli stessi Apostoli, il fervente Pietro, che
poco fa ha detto di voler dare la vita per Te, il prediletto discepolo che con
tanto amore hai fatto riposare sul tuo Cuore, ah, tutti Ti abbandonano e Ti
lasciano in balia dei tuoi crudeli nemici!
Mio Gesù, sei solo. I tuoi purissimi occhi guardano d’intor-no per vedere se almeno
uno dei tuoi beneficati Ti segua per attestarti il suo amore e per
difenderti. E mentre scorgi che
nessuno, nessuno Ti è rimasto fedele, il Cuore Ti si stringe e dai in dirotto
pianto, sentendo più dolore per l’abbandono dei tuoi più fidi, che per quello
che Ti stanno facendo gli stessi nemici.
Mio Gesù, non piangere, o piuttosto fa’ che pianga io insieme con
Te. E l’ama-bile Gesù par che [mi] dica:
“Ah, figlia!
Piangiamo insieme la sorte di tante anime a Me consacrate che, per
piccole prove, per incidenti della vita, non più si prendono cura di Me e Mi
lasciano solo; per tante altre, timide
e vili, che, per mancanza di coraggio e di fiducia, Mi abbandonano; per tanti e tanti, che, non trovando il loro
tornaconto nelle cose sante, non si curano di Me; per tanti sacerdoti che predicano, che celebrano, che confessano
per amore d’interesse e di propria gloria.
Costoro fan vedere che sono intorno a Me, ma Io rimango
sempre solo. Ah, figlia, quanto M’è duro
quest’abbandono! Non solo Mi piangono
gli occhi, ma Mi sanguina il Cuore.
Deh! Ti prego di riparare il mio acerbo dolore col promettermi di non lasciarmi
mai solo”.
Sì, o mio Gesù, lo prometto, aiutata dalla tua grazia
e nella fermezza della tua Divina Volontà.
Ma, mentre, o Gesù, Tu piangi l’abbandono dei
tuoi cari, i nemici non Ti risparmiano nessun oltraggio che Ti possano
fare. Stretto e legato come stai, o mio
Bene, tanto che da Te stesso neppure puoi dare un passo, Ti calpestano, Ti
trascinano per quelle vie piene di pietre e di spine, sicché non c’è movimento
che non Ti faccia urtare nelle pietre e pungere dalle spine.
Ah, mio Gesù!
Vedo che mentre Ti trascinano, Tu lasci dietro di Te il Sangue tuo
prezioso, i dorati capelli che dal Capo Ti strappano. Mia Vita e mio Tutto, permettimi che li raccolga, affinché possa
legare tutti i passi delle creature, le quali anche di notte non Ti
risparmiano, anzi si servono della notte per offenderti maggiormente: chi per ritrovi, chi per piaceri, chi per
teatri, chi per compiere furti sacrileghi.
Mio Gesù, mi unisco a Te per riparare tutte queste offese.
Ma, o mio Gesù, siamo già al torrente Cedron,
ed i perfidi giudei Ti gettano dentro, Ti fanno urtare contro un sasso che ivi
è, con tanto impeto, da farti versare dalla bocca Sangue preziosissimo di cui
lasciasti segnato quel sasso. Poi,
tirandoti, Ti menano[4] giù
in fondo a quelle acque putride, in modo che esse Ti entrano nelle orecchie, nella
bocca, nelle narici. Oh, Amore
inarrivabile! Tu resti inondato e come
ammantato da quelle acque putride, nauseanti e fredde, e in questo stato mi
rappresenti al vivo lo stato lacrimevole delle creature quando commettono il
peccato. Oh, co-
me restano coperte e
dentro e fuori di un manto di luridezze, da fare schifo al Cielo e a chiunque
potesse vederle, attirandosi così i fulmini della Divina Giustizia!
Oh, Vita della mia vita! Può darsi mai amore più grande? Per toglierci questo manto di luridezze, Tu
permetti che i nemici Ti menino giù in questo torrente, e tutto soffri per
riparare i sacrilegi e le freddezze delle anime che Ti ricevono sacrilegamente
e che Ti costringono di più che il torrente, a farti entrare nei loro cuori, e
a farti sentire tutta la nausea di esse.
Tu permetti ancora che queste acque Ti penetrino fin nelle viscere,
tanto che i nemici, temendo che rimanessi affogato, per riserbarti a maggiori
tormenti, Ti tirano su. Ma fai tanto
schifo, che essi stessi sentono nausea a toccarti.
Mio tenero Gesù, sei già fuori dal
torrente. Il cuore non mi regge a
vederti così bagnato da queste acque nauseanti. Vedo che Tu tremi da capo a piè per il freddo. Guardi intorno, cercando cogli occhi ciò che
non fai con la voce: uno almeno che Ti
rasciughi, Ti pulisca e Ti riscaldi, ma indarno. Nessuno si muove a pietà di Te:
i nemici Ti beffano e Ti deridono, i tuoi Ti hanno abbandonato, la dolce
Mamma è lontana perché così il Padre dispone.
Eccomi, o Gesù: vieni nelle mie braccia.
Voglio tanto piangere da formarti un bagno per lavarti, pulirti, ed
aggiustarti con le mie mani i tuoi capelli tutti scarmigliati. Mio Amore, voglio chiuderti nel mio cuore
per riscaldarti col calore dei miei affetti, voglio profumarti coi miei
desideri santi, voglio riparare tutte queste offese e mettere la mia vita
insieme alla tua per salvare tutte le anime.
Il mio cuore, voglio offrirtelo come luogo di riposo, per poterti
rinfrancare in qualche modo delle pene sofferte fin qui, e poi riprenderemo
insieme la via della tua Passione.
Riflessioni e Pratiche
In quest’ora Gesù si diede in balia dei suoi
nemici, i quali giunsero fino a gettarlo nel torrente Cedron; ma l’amante Gesù li guardava tutti con
amore, sopportando tutto per amor loro.
E noi, ci diamo in balia della Volontà di Dio? Nelle nostre debolezze e cadute siamo noi pronti a rialzarci per
gettarci nelle braccia di Gesù?
Il tormentato Gesù fu gettato nel torrente
Cedron, provando soffocazione, nausea e ribrezzo. E noi, abborriamo qualunque macchia ed ombra di peccato? Siamo noi pronti a dare un ricetto a Gesù
nel nostro cuore, per non fargli sentire la nausea che le altre anime Gli danno
col peccato, e per compensarlo di quella che Gli abbiamo dato tante volte noi
stessi?
*
Mio tormentato Gesù, non mi risparmiare in
nulla, e fa’ che possa essere oggetto delle tue mire divine ed amorose.
( Preghiera di Ringraziamento )
DECIMA
ORA
Dalle 2 alle 3 di notte
Gesù è presentato ad Anna
( Preghiera di Preparazione)
Gesù, sii sempre insieme con me. Dolce Mamma, seguiamo insieme Gesù.
Mio Gesù, Sentinella divina, vegliandomi Tu nel
cuore e non volendo restare solo senza di me, mi desti e mi fai trovare insieme
con Te nella casa di Anna.
Già Ti trovi a quel punto in cui Anna Ti
interroga sulla tua dottrina e sui tuoi discepoli. E Tu, o Gesù, per difendere la gloria del Padre, apri la tua
sacratissima bocca, e con voce sonora e dignitosa rispondi:
“Io ho parlato in pubblico, e tutti quelli che
qui stanno Mi hanno ascoltato”.
Ai tuoi cenni dignitosi tutti tremano, ma la
perfidia è tanta che un servo, volendo far onore ad Anna, si avvicina a Te e
con mano ferrata Ti dà uno schiaffo, ma tanto forte da farti barcollare ed
illividire il tuo santissimo Volto.
Ora capisco, dolce Vita mia, perché mi hai
destato: Tu avevi ragione! Chi doveva sostenerti in questo momento in
cui stai per cadere? I tuoi nemici
rompono in risa sataniche, in fischi ed in battimani, applaudendo ad un atto
così ingiusto, e Tu, barcollando, non hai a chi appoggiarti. Mio Gesù, Ti abbraccio, anzi voglio farti
muro col mio essere, e Ti offro la mia guancia con coraggio, pronta a
sopportare qualsiasi pena per amor tuo.
Ti compatisco per questo oltraggio, ed insieme con Te riparo per le timidezze
di tante anime che facilmente si scoraggiano, per quelle che
per timore non dicono
la verità, per le mancanze di rispetto dovuto ai sacerdoti e per le mormorazioni.
Ma vedo, afflitto mio Gesù, che Anna Ti manda a
Caifa. I tuoi nemici Ti precipitano per
le scale, e Tu, Amor mio, in questa dolorosa caduta, ripari per quelli che di
notte tempo precipitano nella colpa col favore delle tenebre, e chiami alla
luce della fede gli eretici e gli infedeli.
Anch’io voglio seguirti in queste riparazioni
e, finché giungi a Caifa, Ti mando i miei sospiri per difenderti dai tuoi
nemici. E mentre io dormirò, continua a
farmi da sentinella, destandomi quando ne avrai bisogno. Perciò dammi un bacio e benedicimi, ed io Ti
bacio il Cuore ed in esso continuo il mio sonno.
Riflessioni e Pratiche
Gesù, presentato innanzi ad Anna, è da questi
interrogato sulla sua dottrina e sui suoi discepoli; per glorificare il Padre, risponde circa la sua dottrina, ma non
tocca i discepoli per non mancare alla carità.
E noi, quando si tratta di glorificare il
Signore, siamo intrepidi e coraggiosi, oppure ci facciamo vincere dal rispetto
umano? Dobbiamo sempre dire la verità,
fosse pure innanzi a persone di riguardo.
Nel nostro dire cerchiamo sempre la gloria di
Dio? Per esaltare la gloria di Dio,
sopportiamo tutto con pazienza come Gesù?
Evitiamo sempre di parlare male del prossimo, e lo scusiamo se sentiamo
che altri ne sparlano?
Gesù vigila il nostro cuore. E noi, vigiliamo il Cuore di Gesù, affinché
nessuna offesa riceva che non sia da noi riparata? Vigiliamo noi stessi in tutto, affinché ogni nostro pensiero,
sguardo, parola, affetto, palpito, desiderio siano tante sentinelle intorno
a Gesù, per vigilare il
suo Cuore e ripararlo da tutte le offese?
E per poter far ciò, preghiamo Gesù che vigili ogni nostro atto e ci
aiuti Egli stesso a vigilare il nostro cuore?
Ogni atto che facciamo in Dio è una vita divina
che prendiamo in noi, e, siccome noi siamo molto ristretti e Dio è immenso, non
possiamo rinchiudere un Dio nel nostro semplice atto; quindi moltiplichiamoli quanto più è possibile, per potere così
almeno allargare la nostra capacità di intendere e di amare.
E quando il nostro Gesù ci chiama, siamo pronti
a rispondere? La chiamata di Dio si può
far sentire in tanti modi: con le ispirazioni,
con la lettura dei libri buoni, con l’esempio;
si può far sentire sensibilmente con le attrattive della grazia, ed
anche con le stesse intemperie dell’aria.
*
Mio dolce Gesù, la tua voce risuoni sempre nel
mio cuore; e tutto ciò che mi circonda,
dentro e fuori, sia la voce continua che mi chiami sempre ad amarti, e
l’armonia della tua voce divina mi impedisca di sentire qualunque altra voce
umana dissipatrice.
( Preghiera di Ringraziamento)
UNDICESIMA
ORA
Dalle 3 alle 4 del mattino
Gesù in casa di Caifa
( Preghiera di Preparazione)
Afflitto ed abbandonato mio Bene, mentre dorme
la mia debole natura nel tuo addolorato Cuore, il mio sonno viene spesso interrotto
dalle strette d’amore e di dolore nel tuo Cuore divino. Tra la veglia e il sonno sento gli urti che
Ti danno, e mi sveglio e dico:
“Povero mio Gesù, abbandonato da tutti, non c’è
chi di Te prenda difesa. Ma da dentro
il tuo Cuore io Ti offro la mia vita per farti d’appoggio nell’atto che Ti
fanno urtare”.
E mi assopisco di nuovo, ma un’altra stretta
d’amore del tuo Cuore divino mi sveglia, e mi sento assordare le orecchie dagli
insulti che Ti fanno, dai bisbigli, dalle grida e dal correre di gente.
Amor mio, perché sono tutti contro di Te? Perché come tanti lupi arrabbiati Ti
vogliono sbranare? Mi sento gelare il
sangue nel sentire i preparativi dei tuoi nemici, ed io tremo e sono angosciata,
pensando come fare per difenderti.
Ma il mio afflitto Gesù, tenendomi nel suo
Cuore, mi stringe più forte e mi dice:
“Figlia mia, non ho fatto nulla di male, e ho
fatto tutto: ho il ‘delitto’
dell’amore, che contiene tutti i sacrifici;
l’amore, di costo immensurabile.
Siamo ancora al principio; tu
sta’ nel mio Cuore, osserva tutto, amami, taci ed impara. Fa’ che il tuo sangue gelato scorra nelle
mie vene per dare ristoro al mio Sangue che va tutto in fiamme; fa’ che il tuo tremito scorra nelle mie
membra,
affinché immedesimata
in Me, possa raffermarti e riscaldarti, per sentire parte delle mie pene, ed
insieme possa acquistare forza nel vedermi tanto soffrire: questa sarà la più bella difesa che Mi farai; siimi fedele ed attenta”.
Dolce Amor mio, è tale e tanto lo strepito dei
tuoi nemici, che non mi lasciano prendere più sonno. Gli urti si fanno più violenti;
sento i rumori delle catene con cui Ti hanno legato, e tanto stretto,
che Ti fanno uscire dai polsi vivo Sangue, con cui Tu segni quelle vie. Ricordati che il mio sangue è nel tuo, e Tu,
come lo versi, il mio lo bacia, lo adora e ripara. Il tuo Sangue sia luce a tutti quelli che di notte Ti offendono,
e calamita per attirare tutti i cuori intorno a Te.
Amor mio e mio Tutto, mentre Ti trascinano,
l’aria pare assordare di grida e fischi.
Già arrivi davanti a Caifa. Tu
sei tutto mansueto, modesto, umile; la
tua dolcezza e pazienza è tanta da terrorizzare gli stessi nemici; e Caifa, tutto furore, vorrebbe divorarti. Ah, come si distinguono bene l’innocenza ed
il peccato!
Amor mio, Tu sei dinanzi a Caifa come il più
colpevole, in atto di essere condannato.
Già Caifa domanda ai testimoni quali sono i tuoi delitti. Ah, avrebbe fatto meglio a domandare qual è
il tuo amore! E chi Ti accusa di una
cosa e chi di un’altra, spropositando e contraddicendosi tra loro. E, come Ti accusano, i soldati che Ti stanno
accanto Ti tirano i capelli, Ti scaricano sul Volto santissimo orribili
schiaffi, da far rimbombare tutta la sala.
Ti torcono le labbra, Ti battono, e Tu taci, soffri; e se li guardi, la luce dei tuoi occhi
scende nei loro cuori, e non potendo sopportarla, si allontanano da Te, ma altri
subentrano per fare di Te maggiore scempio.
Ma in tante accuse ed oltraggi, Ti vedo tendere
l’orecchio, e il tuo Cuore batte forte, in atto di scoppiare per il
dolore. Dimmi, afflitto mio Bene, che
c’è di nuovo? Perché, di quello che Ti
stanno facendo i nemici, vedo che è tanto il tuo amore, che ansioso lo aspetti
e lo offri per la nostra salvezza. Ed
il tuo Cuore ripara con tutta calma le calunnie, gli odi, le false
testimonianze, il male che si fa agli innocenti con premeditazione; e ripara per quelli che Ti offendono per
istigazione dei capi e le offese degli ecclesiastici.
E mentre unita a Te, seguo le tue stesse
riparazioni, sento in Te un cambiamento di un nuovo dolore non mai inteso
finora. Dimmi, dimmi, che c’è? Fammi parte di tutto, o Gesù.
“Figlia, vuoi saperlo? Sento la voce di Pietro che dice di non
conoscermi, poi ha giurato e poi ancora ha spergiurato e anatematizzato di non
conoscermi.
O Pietro, come! Non Mi conosci? Non ti ricordi di quanti beni ti ho colmato? Ah, se gli altri Mi fanno morire di pene, tu
Mi fai morire di dolore! Ah, quanto
male hai fatto col seguirmi da lontano, esponendoti poi alle occasioni!”.
Negato mio Bene, come subito si conoscono le
offese dei tuoi più cari! O Gesù,
voglio far scorrere il mio palpito nel tuo, per raddolcire lo spasimo atroce
che soffri, e questo mio palpito Ti giura fedeltà, amore, e ripete e giura le
mille e mille volte di conoscerti. Ma
il tuo Cuore non si calma ancora, e cerchi di vedere Pietro. Ai tuoi sguardi amorosi, grondanti lacrime
per la sua negazione, Pietro s’intenerisce, piange e si allontana, e Tu, avendolo
messo in salvo, Ti calmi e ripari le offese dei papi e dei capi della Chiesa,
specialmente di quelli che si espongono alle occasioni.
Intanto i tuoi nemici seguono ad
accusarti; e vedendo Caifa che niente
rispondi alle loro accuse, Ti dice:
“Ti scongiuro per il Dio vivente, dimmi: Veramente sei Tu il vero Figlio di Dio?”.
E Tu, Amor mio, avendo sempre sul tuo labbro la
parola della verità, atteggiandoti a Maestà suprema, con voce sonora e soave
(tanto che tutti restano colpiti e gli stessi demoni sprofondano nell’abisso),
rispondi:
“Tu lo dici.
Sì, Io sono il vero Figlio di Dio, e un giorno scenderò sulle nubi del
cielo a giudicare tutte le nazioni”.
Alle tue parole creatrici tutti fanno
silenzio; si sentono rabbrividire e
spaventare. Ma Caifa, dopo pochi attimi
di spavento, riavendosi e tutto furibondo più che belva feroce, dice a
tutti: “Che bisogno abbiamo più di
testimoni? Ha detto già una grande
bestemmia! Che più aspettiamo per
condannarlo? Già è reo di morte!”. E per dare più forza alle sue parole, si
straccia le vesti con tanta rabbia e furore che tutti, come se fossero uno
solo, si avventano contro di Te, mio Bene;
e chi Ti dà pugni sulla Testa, chi Ti tira i capelli, chi Ti dà
schiaffi, chi Ti sputa sul Volto, chi Ti calpesta sotto i piedi. Sono tali e tanti i tormenti che Ti danno,
che la terra trema e i Cieli ne restano scossi.
Amor mio e Vita mia, come questi Ti tormentano,
così il mio povero cuore è lacerato dal dolore. Deh! Permettimi che esca dal tuo addolorato Cuore e che in vece
tua affronti tutti questi oltraggi. Ah!
Se mi fosse possibile, vorrei fugarti dalle mani dei tuoi nemici, ma Tu non
vuoi poiché lo richiede la salvezza di tutti, ed io sono costretta a
rassegnarmi.
Ma dolce Amor mio, lasciami che Ti rassetti,
che Ti aggiusti i capelli, che Ti tolga gli sputi, che Ti rasciughi il Sangue e
mi chiuda nel tuo Cuore, perché vedo che Caifa, stanco, vuol ritirarsi, consegnandoti
in mano ai soldati.
Perciò Ti benedico, e Tu benedicimi e dammi il
bacio del tuo amore; ed io mi chiudo
nella fornace del tuo Cuore Divino per prendere sonno. Metto sul tuo Cuore la mia bocca, affinché,
respirando, Ti baci, e dalla diversità dei tuoi palpiti più o meno sofferenti
possa avvertire se Tu soffri o riposi.
Perciò, facendoti ale con le mie braccia per tenerti difeso, Ti
abbraccio, mi stringo forte al tuo Cuore e prendo sonno.
Riflessioni e Pratiche
Gesù, presentato a Caifa, è accusato
ingiustamente e sottoposto a torture inaudite.
Interrogato, Egli dice sempre la verità. E noi, quando il Signore permette che ci calunnino o ci accusino
ingiustamente, cerchiamo solo Iddio che conosce la nostra innocenza, oppure
mendichiamo la stima e l’onore delle creature?
Sul nostro labbro spunta sempre la verità? Siamo noi nemici di qualunque artifizio e bugia? Sopportiamo con pazienza i dileggi e le
confusioni che ci danno le creature?
Siamo pronti a dare la vita per la loro salvezza?
*
O mio dolce Gesù, quanto diversa da Te io
sono! Deh! Fa’ che il mio labbro dica sempre la verità in modo da ferire il
cuore di chi mi ascolta, per condurre tutti a Te.
( Preghiera di Ringraziamento )
DODICESIMA
ORA
Dalle 4 alle 5 del mattino
Gesù in mezzo ai soldati
( Preghiera di Preparazione )
Vita mia dolcissima, Gesù, mentre dormivo
stretta al tuo Cuore, spesso spesso mi sentivo pungere dalle spine che pungono
il tuo santissimo Cuore. E volendo
svegliarmi perché Tu abbia una almeno che noti tutte le tue pene e Ti
compatisca, mi stringo più forte al tuo Cuore, e, sentendo più al vivo le tue
punture, mi sveglio. Ma che vedo? Che sento?
Vorrei nasconderti nel mio cuore per espormi in vece tua e ricevere su
di me pene così dolorose, insulti ed umiliazioni così indicibili. Ma solo il tuo amore poteva sostenere tanti
oltraggi. Mio pazientissimo Gesù, che
cosa potevi sperare da gente così inumana?
Già vedo che si prendono gioco di Te. Ti coprono il Volto di densi sputi, la luce
dei tuoi begli occhi resta coperta di sputi;
e Tu, mandando fiumi di lacrime per la nostra salvezza, spingi dai tuoi
occhi quegli sputi. E i tuoi nemici,
non essendo il loro cuore capace di vedere la luce dei tuoi occhi, tornano di
nuovo a coprirli di sputi.
Altri, facendosi più bravi nel male, Ti aprono
la dolcissima bocca e Te la riempiono di sputi fetenti, tanto che loro stessi
ne sentono la nausea. E siccome quegli
sputi scendono e mostrano in parte la maestà del tuo Volto e la tua sovrumana dolcezza,
si sentono rabbrividire e si vergognano di sé stessi; e per essere più liberi Ti bendano gli occhi con uno straccio
vilissimo, in modo da potersi del tutto sfrenare sulla tua adorabile
Persona. Sicché Ti battono senza pietà,
Ti trascinano, Ti pestano sotto i piedi e ripetono i pugni, gli schiaffi sul
tuo Volto e sulla Testa, graffiandoti e tirandoti per i capelli, e Ti sbalzano
da un punto all’altro.
Gesù, Amor mio, il cuore non regge vedendoti in
tante pene. Tu vuoi che noti tutto, ma
io mi sento che vorrei coprirmi gli occhi per non vedere scene così dolorose
che fanno strappare il cuore da ogni petto, ma l’amore per Te mi costringe a
guardare che ne è di Te. E vedo che non
fiati, che non dici una parola per difenderti, che stai in mano a questi
soldati come uno straccio e possono fare di Te quello che vogliono, e,
vedendoli saltare sopra di Te, temo che Tu muoia sotto i loro piedi.
Mio Bene e mio Tutto, è tanto il dolore che
sento per le tue pene, che vorrei dare grida così forti da farmi sentire su nel
Cielo, e chiamare il Padre, lo Spirito Santo e gli Angeli tutti, e qui in terra,
da un punto all’altro, chiamare per prima la dolce Mamma e tutte le anime che
Ti amano, in modo che, formando cerchio attorno a Te, impediamo a questi
insolenti soldati di avvicinarsi a Te per insultarti e tormentarti ancora. Ed insieme con Te ripariamo tutte le specie
di peccati notturni, soprattutto quelli commessi dai settari sulla tua sacramentale
persona durante la notte, e tutte le offese delle anime che non si mantengono
fedeli nella notte della prova.
Ma vedo, insultato mio Bene, che i soldati,
stanchi e ubriachi, vorrebbero riposarsi;
ed il povero mio cuore, oppresso e lacerato da tante tue pene, non vuol
restare solo insieme con Te, sente il bisogno di un’altra compagnia.
Deh!
Dolce Mamma mia, sii Tu la mia inseparabile compagnia, abbracciamo
insieme Gesù per consolarlo. O Gesù,
insieme con la Mamma Ti bacio e benedico, e con Lei prenderò il sonno
dell’amore sul tuo adorabile Cuore.
Riflessioni e Pratiche
Gesù in quest’ora è in mezzo ai soldati con
animo imper-turbabile, con costanza ferrea.
Da quel Dio che è, soffre tutti gli strapazzi che i soldati
Gli fanno, e li guarda con tanto amore, da sembrare che li inviti a dargli più
pene.
E noi, nelle ripetute sofferenze, siamo
costanti, oppure ci lamentiamo, c’infastidiamo, perdiamo la pace, quella pace
del cuore necessaria per fare che Gesù possa trovare in noi una felice dimora?
La fermezza è quella virtù che fa conoscere se
Dio regna ve-ramente in noi. Se è vera
virtù la nostra, saremo fermi nella prova con una fermezza, non a periodi, ma
sempre eguale a sé stessa, ed è questa sola fermezza che ci dà la pace. Come più ci rendiamo fermi nel bene, nel
patire e nell’operare, così veniamo ad allarga-re il campo intorno a noi, dove
Gesù allargherà le sue grazie. Sic-ché,
se noi saremo incostanti, piccolo sarà il nostro campo, e Gesù poco o nulla
potrà spaziarsi. Se invece noi saremo
fermi e costanti, trovando Gesù il campo molto esteso, troverà in noi il suo
appoggio e sostegno, e dove distendere le sue grazie.
Se vogliamo che il nostro amato Gesù riposi in
noi, circondiamolo della stessa fermezza con cui operava per la salvezza delle
anime nostre. Egli così difeso starà
nel nostro cuore in dolce riposo.
Gesù guardava con amore quelli che lo
maltrattavano. E noi, guardiamo con lo stesso amore quelli che ci
offendono? E l’amo-re che mostriamo
loro è tanto, da far che sia voce così potente per i loro cuori da convertirli
a Gesù?
*
Mio Gesù, Amore senza confine, dammi questo
amore e fa’ che ogni pena chiami anime a Te.
( Preghiera di Ringraziamento)
[1] Amico,
perché sei venuto?
[2] Figlia,
perché sei venuta?
[3] Io Sono
[4] minare
(tardo latino): spingere
Gesù,
nell’oscurità della prigione
( Dal Volume 13 - 29
Ottobre 1921 )
[Scrive
Luisa:]
Questa notte l’ho
passata in veglia e la mia mente spesso volava al mio Gesù, legato nella
prigione.
“Figlia, i nemici Mi
lasciarono solo in prigione, legato orribilmente e all’oscuro, sicché d’intorno
tutto era fitte tenebre. Oh, come Mi
affliggeva questa oscurità! Avevo le
vesti bagnate dalle acque sporche del torrente, sentivo la puzza della prigione
e degli sputi di cui ero imbrattato;
avevo i capelli in disordine, senza una mano pietosa che Me li togliesse
davanti agli occhi e alla bocca; le
mani avvinte dalle catene e l’oscurità non Mi permetteva di vedere il mio
stato, ahimè, troppo doloroso ed umiliante.
Oh, quante cose diceva questo mio stato sì doloroso in questa prigione!”
Gesù volle soffrire la prigione
per liberarci dalla colpa
(
Dal Volume 12 - 4 dicembre 1918 )
[Scrive Luisa:]
Questa notte l’ho passata
insieme con Gesù in prigione, lo compativo, mi stringevo alle sue ginocchia per
sostenerlo, e Gesù mi ha detto:
“ Figlia mia, nella mia Passione volli soffrire anche la
prigione per liberare la creatura della prigione della colpa. Oh, che prigione orrida è per l’uomo il
peccato! Le sue passioni lo incatenano da vile schiavo e la mia prigionia e le
mie catene lo sprigionavano e lo scioglievano.
Per le anime amanti, la
mia prigionia formava loro la prigionia d’amore dove starsi al sicuro e difese
da tutti e da tutto, e le sceglievo per tenerle come prigioni e tabernacoli viventi
che Mi dovevano riscaldare dalle freddezze dei tabernacoli di pietra, molto più
dalle freddezze delle creature che, imprigionandomi in loro, Mi fanno morire di
freddo e di fame.
Ecco perciò molte volte
lascio le prigioni dei tabernacoli e vengo nel tuo cuore per riscaldarmi dal
freddo, per ristorarmi col tuo amore, e quando ti veggo andare in cerca di Me,
nei tabernacoli delle chiese Io ti dico:
“Non sei tu la mia vera prigione d’amore per Me? Cercami nel tuo cuore ed amami ”.
TREDICESIMA
ORA
Dalle 5 alle 6 del mattino
Prigionia di Gesù
( Preghiera di Preparazione)
Mio prigioniero Gesù, mi son destata e non Ti
trovo. Il cuore mi batte forte forte,
smania d’amore. Dimmi, dove sei? Angelo mio, portami alla casa di Caifa. Ma, giro e rigiro, frugo dappertutto e non
Ti trovo. Amor mio, presto, con le tue
mani muovi le catene con cui tieni legato il mio cuore al tuo e tirami a Te, affinché
possa prendere il volo per venirmi a gettare nelle tue braccia. E Tu, Amor mio, ferito dalla mia voce e
volendo la mia compagnia già mi attiri e vedo che Ti hanno messo in
prigione. Il mio cuore, mentre esulta
di gioia nel trovarti, sento che è ferito dal dolore, vedendo lo stato in cui
Ti hanno ridotto. Ti vedo con le mani
legate all’indietro ad una colonna, stretti e legati i piedi; il Volto santissimo contuso, gonfio e
sanguinante per gli orribili schiaffi ricevuti. I tuoi santissimi occhi sono lividi, la tua pupilla è stanca e
mesta per la veglia, i tuoi capelli sono tutti in disordine, la tua santissima
Persona è tutta pesta e, per giunta, Tu non puoi aiutarti e pulirti perché sei
legato. Ed io, o mio Gesù, in un singhiozzo
di pianto, abbracciandomi ai tuoi piedi, Ti dico: “Ahimè, come sei ridotto, o Gesù!”.
E Gesù, guardandomi, mi risponde:
“Vieni, o figlia mia, e stai attenta a tutto
ciò che vedi fare da Me, per farlo insieme con Me, onde poter continuare la mia
vita in te”.
Ed ecco, con mio stupore vedo che invece d’occuparti
delle tue pene, con un amore indescrivibile pensi a glorificare il Padre, per
rifarlo di ciò che siamo obbligati, e chiami tutte le anime in-torno a Te, per
prendere tutti i loro mali su di Te e dare a loro tutti i beni. E siccome siamo già all’albeggiare del
giorno, sento la tua voce dolcissima che dice:
“Padre santo, grazie Ti rendo di tutto
ciò che
ho sofferto e di quello che Mi resta da soffrire. E come quest’alba
chiama il giorno ed il giorno fa sorgere il
sole, così l’alba della grazia spunti in tutti i cuori, e facendosi
giorno, Io,
Sole divino, possa sorgere in tutti i cuori e regnare su tutti. Vedi, o
Padre, queste anime? Ed Io voglio risponderti per tutti, per i
loro pensieri, parole, opere e passi, a costo di Sangue e di morte”.
Mio Gesù, Amore senza confini, a Te mi unisco e
anch’io Ti ringrazio di quanto mi hai fatto soffrire e per quello che mi rimane
da soffrire, e Ti prego di far spuntare in tutti i cuori l’alba della grazia,
perché Tu, Sole divino, possa risorgere in tutti i cuori e regnare su tutti.
Mio dolce Gesù, vedo ancora che Tu ripari tutte
le primizie dei pensieri, degli affetti e delle parole che al principio del
giorno non sono offerti a Te per darti onore, e richiami in Te, come in
rassegna, i pensieri, gli affetti e le parole delle creature, per riparare e
dare al Padre la gloria che Gli devono.
Mio Gesù, Maestro divino, giacché in questa
prigione abbiamo un’ora libera, ed essendo soli, voglio fare non solo ciò che
fai Tu, ma ripulirti, aggiustarti i capelli e fondermi tutta in Te. Perciò mi avvicino alla tua santissima
Testa, e, riordinandoti i capelli, voglio ripararti per tante menti stravolte e
piene di terra, che non hanno un pensiero per Te, e, fondendomi nella tua
mente, voglio riunire in Te tutti i pensieri delle creature e fonderli nei tuoi
pensieri, per trovare sufficiente riparazione per tutti i pensieri cattivi, per
tanti lumi e ispirazioni soffocate.
Vorrei fare di tutti i pensieri uno solo coi tuoi, per darti vera riparazione
e perfetta gloria.
Mio afflitto Gesù, bacio i tuoi occhi mesti e
pregni di lacrime, che avendo le mani legate alla colonna non puoi asciugarli
né toglierti gli sputi con cui Ti hanno imbrattato; e siccome la posizione in cui Ti hanno legato è straziante, non
puoi chiudere i tuoi occhi stanchi per prendere riposo. Amor mio, quanto volentieri vorrei farti da
letto con le mie braccia per darti riposo, e voglio asciugarti gli occhi, e
chiederti perdono e ripararti le quante volte non abbiamo avuto la mira di
piacerti e di guardarti per vedere che volevi da noi, che cosa dovevamo fare e
dove volevi che andassimo. E voglio
fondere i miei occhi e quelli di tutte le creature nei tuoi, per poter riparare
coi tuoi stessi occhi tutto il male che abbiamo fatto con la vista.
Mio pietoso Gesù, bacio le tue santissime
orecchie stanche dagli insulti di tutta la notte e, molto più dall’eco di tutte
le offese delle creature, che si ripercuote nel tuo udito. Ti chiedo perdono e riparo per quante volte
ci hai chiamato e siamo stati sordi o abbiamo fatto finta di non ascoltarti, e
Tu, stanco mio Bene, hai ripetute le chiamate, ma invano. Voglio fondere le mie orecchie e quelle di
tutte le creature nelle tue, per fare una continua e completa riparazione.
Innamorato mio Gesù, bacio il tuo Volto
santissimo, tutto il-lividito dagli schiaffi.
Ti domando perdono, e riparo per quante volte Tu ci hai chiamato per tue
vittime di riparazione, e noi, unendoci coi tuoi nemici, Ti abbiamo dato
schiaffi e sputi. Mio Gesù, voglio
fondere il mio volto nel tuo, per restituirti la tua natia bellezza e darti intera
riparazione per tutti i disprezzi che si fanno alla tua santissima Maestà.
Amareggiato mio Bene, bacio la tua dolcissima
bocca, addo-lorata dai pugni e riarsa dall’amore. Voglio fondere la mia lingua e quelle di tutte le creature nella
tua, per riparare con la tua stessa lingua tutti i peccati e discorsi cattivi
che si fanno. E voglio, assetato mio
Gesù, unire tutte le voci in una con la tua, per fare che,
quando stanno per
offenderti, scorrendo la tua voce in quelle delle creature, possa soffocare le
voci del peccato e cambiarle in voci di lode e di amore.
Incatenato Gesù, bacio il tuo collo, oppresso
da pesanti catene e da funi, che, scorrendo dal petto fin dietro le spalle e
passando dalle braccia, Ti tengono stretto stretto legato alla colonna. Già le tue mani sono gonfie ed annerite
dalla strettezza delle legature, e da più parti sprizzano Sangue. Permettimi, legato mio Gesù, che Ti sciolga
e, se ami di essere legato, che Ti leghi con le catene dell’amore, che essendo
dolci, invece di farti soffrire, Ti raddolciranno. E, mentre Ti sciolgo, voglio fondermi nel tuo collo, per poter
riparare insieme con Te tutti gli attaccamenti e dare a tutti le catene del tuo
amore.
Voglio fondermi nel tuo petto, per poter
riparare tutte le freddezze e così riempire il petto di tutte le creature del
tuo fuoco, che vedo che ne contieni tanto che non puoi contenerlo. Voglio fondermi nelle tue spalle, per poter
riparare tutti i piaceri illeciti e l’amore alle comodità, per dare a tutti lo
spirito di sacrificio e l’a-more al patire.
Voglio fondermi nelle tue mani, per riparare tutte le opere cattive e il
bene fatto malamente e con presunzione, per dare a tutti il profumo delle tue
opere. Fondendomi nei tuoi piedi,
chiudo tutti i passi delle creature per ripararli e dare a tutti i tuoi passi
per farli camminare santamente.
Ed ora, dolce Vita mia, permettimi che,
fondendomi nel tuo Cuore, racchiuda tutti gli affetti, i palpiti e i desideri,
per ripararli insieme con Te, e a tutti dia i tuoi affetti, palpiti e desideri,
affinché nessuno più Ti offenda.
Ma ora sento nelle mie orecchie lo scricchiolio
della chiave: sono i tuoi nemici che
vengono a scarcerarti. Gesù, io tremo,
mi sento agghiacciare. Tu sarai di
nuovo nelle mani dei tuoi nemici. Che
ne sarà di Te?
Mi pare di sentire anche lo scricchiolio delle
chiavi dei tabernacoli: quante mani
profanatrici vengono ad aprirli, e forse per farti scendere in cuori
sacrileghi! In quante mani indegne sei
costretto a trovarti! Mio prigioniero
Gesù, voglio trovarmi in tutte le tue prigioni d’amore, per essere spettatrice
quando i tuoi ministri Ti sprigionano e per farti compagnia e ripararti le
offese che puoi ricevere.
Vedo che i tuoi nemici son vicini, e Tu stai
salutando il sole nascente, l’ultimo dei tuoi giorni; ed essi, sciogliendoti e vedendoti tutto maestà e che li guardi
con tanto amore, per ricambio Ti scaricano sul Volto schiaffi sì forti da farlo
arrossare col tuo preziosissimo Sangue.
Amor mio, prima di uscire dalla prigione, nel
mio dolore Ti prego di benedirmi, per ricevere forza per seguirti nel resto
della tua Passione.
Riflessioni e Pratiche
Gesù in prigione, legato ad una colonna
ed
immobilizzato, è imbrattato di sputi e di fango. Egli cerca l’anima
nostra perché Gli faccia compagnia. E noi, siamo contenti di starci
soli con Gesù,
oppure cerchiamo la compagnia delle creature?
L’unico nostro respiro, l’unico nostro palpito non è Gesù solo?
L’amante Gesù, per averci somiglianti a Lui,
lega le anime nostre con le aridità, con le oppressioni, con i dolori e con qualunque
altra specie di mortificazione. E noi,
siamo contenti di farci legare da Gesù in quella prigione in cui il suo amore
ci mette, cioè oscurità, oppressioni ed altro?
Gesù è in prigione. Sentiamo in
noi la forza e la prontezza d’imprigionarci in Gesù per amor suo?
L’afflitto Gesù sospirava l’anima nostra per
essere slegato e sostenuto nella dolorosa posizione in cui Si trovava. E noi, sospi-riamo che solo Gesù venga a
farci compagnia, a scioglierci dalle catene di ogni passione e farci legare con
catene più forti nel suo Cuore? E le
nostre pene le mettiamo in corteggio intorno al penante Gesù, per allontanargli
gli sputi e il fango che i peccatori gli mandano? Gesù, in prigione, prega.
E la nostra preghiera è costante con Gesù?
*
Incatenato mio Gesù, Tu Ti sei fatto
prigioniero per amor mio, ed io Ti prego d’imprigionare in Te la mente, la
lingua, il cuore, tutta me stessa, perché io non abbia libertà alcuna e Tu abbia
assoluta padronanza su di me.
( Preghiera di Ringraziamento)
QUATTORDICESIMA
ORA
Dalle 6 alle 7 del mattino
Gesù di nuovo innanzi a Caifa
e poi è condotto da Pilato
e poi è condotto da Pilato
( Preghiera di Preparazione )
Mio addolorato Gesù, già sei fuori dalla prigione,
sei tanto sfinito che vacilli ad ogni passo.
Voglio mettermi al tuo fianco per sorreggerti quando vedrò che stai per
cadere.
Vedo che i soldati Ti portano innanzi a Caifa,
e Tu, o mio Gesù, come sole ricomparisci in mezzo a loro, e, sebbene sfigurato,
spandi luce dappertutto. Già vedo che
Caifa gongola di gioia nel vederti sì malamente ridotto. Ai riflessi della tua luce si acceca
maggiormente e, nel suo furore, torna ad interrogarti:
“Sicché, sei Tu veramente il vero Figlio di
Dio?”.
E Tu, Amor mio, con Maestà suprema, con la
grazia del tuo dire e col tuo solito accento dolce e commovente da rapire i
cuori, rispondi:
“Sì, Io sono il vero Figlio di Dio”.
E i tuoi nemici, sebbene sentano in loro tutta
la forza della tua parola, soffocando tutto, senza voler sapere altro, ad
unanime voce gridano:
“È reo di morte, è reo di morte!”.
Caifa conferma la sentenza di morte e T’invia a
Pilato. E Tu, mio condannato Gesù,
accetti questa sentenza con tanto amore e rassegnazione, quasi da strapparla
all’iniquo pontefice, e ripari tutti i peccati fatti deliberatamente e con
tutta malizia, e per quelli che, invece di affliggersi del male, ne gongolano
ed esulta-
no dello stesso
peccato, e ciò li porta alla cecità ed a soffocare ogni lume e grazia. Vita mia, le tue riparazioni e preghiere
fanno eco nel mio cuore, e riparo e prego insieme con Te.
Dolce mio Amore, vedo che i soldati, avendo
perduto quel poco di stima di Te, nel vederti condannato a morte, Ti prendono,
aggiungono funi e catene, Ti stringono tanto forte da togliere quasi il moto
alla tua divina Persona e, spingendoti e trascinandoti, Ti mettono fuori dal
palazzo di Caifa.
Turbe di popolo Ti attendono, ma nessuno per
difenderti. E Tu, mio Sole divino, esci
in mezzo a loro, volendo con la tua luce ravvolgere tutti.
E come muovi i primi passi, volendo racchiudere
tutti i passi delle creature nei tuoi, preghi e ripari per quelli che muovono i
primi passi per operare con fini cattivi:
chi per vendicarsi, chi per uccidere, chi per tradire, chi per rubare o
per altro. Oh, come Ti feriscono il
Cuore tutte queste colpe! E, per
impedire tanto male, preghi, ripari ed offri tutto Te stesso.
Ma, mentre Ti seguo, vedo che Tu, mio Sole
Gesù, T’in-contri al primo scendere dal palazzo di Caifa con la bella Maria, la
nostra dolce Mamma. I vostri sguardi
s’incontrano, si feriscono e, sebbene ne restiate sollevati nel vedervi,
nascono pure nuovi dolori: per Te, nel
vedere la bella Madre trafitta, pallida ed ammantata di lutto; per la cara Mamma, nel vedere Te, Sole divino,
eclissato e coperto di tanti obbrobri, piangente ed ammantato di Sangue. Ma non potete godere a lungo lo scambio
degli sguardi, e, col dolore di non potervi dire neppure una parola, i vostri
cuori si dicono tutto, e, fusi l’uno nell’altro, cessate di guardarvi perché i
soldati Ti spingono; e, così calpestato
e trascinato, giungi a Pi-lato.
Mio Gesù, mi unisco con la trafitta Mamma nel
seguirti, per fondermi in Te insieme con Lei;
e Tu, dandomi un tuo sguardo d’amore, benedicimi.
Riflessioni e Pratiche
Gesù esce alla luce del giorno ed è portato
innanzi a Caifa, e con animo fermo conferma che Egli è Figlio di Dio. E noi, quando usciamo, ci facciamo dirigere
da Gesù? Il nostro contegno è di
esempio agli altri, e i nostri passi, come calamita, chiamano le anime intorno
a Gesù? Tutta la vita di Gesù è un
richiamo continuo di anime. Se noi ci
uniformeremo alla sua Volontà, cioè se i nostri piedi come camminano chiamano
le anime; se i nostri palpiti, facendo
eco ai palpiti divini, si armonizzano insieme e chiedono anime; e così di tutto il resto, noi, a seconda che
operiamo così, formeremo in noi la stessa Umanità di Gesù. Sicché, ogni richiamo di anime in più che
facciamo, è un’impronta di più che dal nostro Gesù riceviamo. La nostra vita è sempre uguale, oppure la
cambiamo in peggio a seconda degl’incontri che ci vengono?
*
Mio Gesù, santità che non ha pari, guidami Tu,
e fa’ che anche il mio portamento esterno manifesti tutta la tua vita divina.
( Preghiera di Ringraziamento )
QUINDICESIMA
ORA
Dalle 7 alle 8 del mattino
Gesù innanzi a Pilato.
Pilato lo manda da Erode
Pilato lo manda da Erode
( Preghiera di Preparazione )
Legato mio Bene, i tuoi nemici uniti ai
sacerdoti Ti presentano a Pilato e, affettando santità e scrupolosità, dovendo
festeggiare la Pasqua, restano fuori nell’atrio. E Tu, mio Amore, vedendo il fondo della loro malizia, ripari
tutte le ipocrisie del corpo religioso.
Anch’io riparo insieme con Te.
Ma mentre Tu Ti occupi per il loro bene, essi
invece inco-minciano ad accusarti presso Pilato, vomitando tutto il veleno che
hanno contro di Te. Pilato, mostrandosi
non soddisfatto delle accuse che Ti fanno, per poterti con ragione condannare,
Ti chiama in disparte e, da solo, Ti esamina e Ti domanda: “Sei Tu il Re dei giudei?”.
E Tu, vero mio Re Gesù, rispondi:
“Il mio regno non è di questo mondo,
altrimenti, migliaia di legioni di Angeli Mi difenderebbero”.
E Pilato, commosso dalla soavità e dignità del
tuo dire, sor-preso, Ti dice: “Come, re
sei Tu?”.
E Tu:
“Tu lo dici.
Io lo sono, e son venuto nel mondo ad insegnare la verità”.
Pilato, senza voler sapere altro, convinto
della tua innocenza, esce alla terrazza e dice: “Io non trovo colpa alcuna in quest’uo-mo”.
I giudei, arrabbiati, Ti accusano di tante
altre cose, e Tu taci e non Ti difendi, e ripari le debolezze dei giudici,
quando si trovano di fronte ai prepotenti e le loro ingiustizie, e preghi per
gli innocenti, oppressi ed abbandonati.
Onde Pilato, vedendo il furore dei tuoi nemici e per sbarazzarsi di Te,
T’invia da Erode.
Mio Re divino, voglio ripetere le tue preghiere
e riparazioni, e accompagnarti fino ad Erode.
Vedo che i nemici, infuriati, vorrebbero divorarti, e Ti conducono tra
insulti, scherni e derisioni, e così Ti fanno giungere innanzi ad Erode, il
quale, gonfiandosi, Ti fa molte domande.
Tu non rispondi e nemmeno lo guardi.
Ed Erode, irritato perché non si vede soddisfatto nelle sue curiosità, e
sentendosi umiliato dal tuo lungo silenzio, proclama a tutti che sei pazzo e senza
senno, e come tale ordina che sia trattato.
E, per burlarti, Ti fa vestire di bianca veste e Ti consegna in mano ai
soldati, affinché Ti facciano il peggio che possano.
Mio innocente Gesù, nessuno trova colpa in Te,
solo i giudei, perché la loro affettata religiosità non merita che splenda nelle
loro menti la luce della verità.
Mio Gesù, Sapienza infinita, quanto Ti costa
l’essere stato dichiarato pazzo! I
soldati, abusando di Te, Ti gettano per terra, Ti calpestano, T’imbrattano di
sputi, Ti vilipendono, Ti battono con bastoni, e sono tanti i colpi, che Ti
senti morire. Sono tali e tante le
pene, gli obbrobri, le umiliazioni che Ti fanno, che gli Angeli piangono e si
coprono il volto con le loro ali per non vederle.
Mio pazzo Gesù, anch’io voglio chiamarti pazzo,
ma pazzo d’amore. Ed è tanta la tua
pazzia d’amore, che, invece di adontarti, Tu preghi e ripari per le ambizioni
dei re, che ambiscono regni per la rovina dei popoli, per tante stragi che
fanno, per tanto san-gue che fanno spargere per
loro capriccio, per tutti i peccati di curiosità e per le colpe commesse nelle
corti e nelle milizie.
Mio Gesù, com’è tenero vederti in mezzo a tanti
oltraggi pregare e riparare. Le tue
voci si ripercuotono nel mio cuore, e seguo ciò che fai Tu. Ed ora lascia che mi metta a Te vicino,
prenda parte alle tue pene e Ti consoli col mio amore, ed allontanandoti i
nemici, Ti prenda fra le mie braccia per ristorarti e baciarti la fronte.
Dolce mio Amore, vedo che non Ti danno pace, ed Erode T’invia a Pilato. Se doloroso è stato il venire, più tragico
sarà il ritorno, perché vedo che i giudei sono più arrabbiati di prima, ed a
qualunque costo sono risoluti a farti morire.
Perciò, prima che Tu esca dal palazzo di Erode,
voglio baciarti per attestarti il mio amore in mezzo a tante pene. E Tu, fortificami col tuo bacio e con la tua
benedizione, ed io Ti seguirò dinanzi a Pilato.
Riflessioni e Pratiche
Gesù presentato a Pilato, in mezzo a tanti
insulti e disprezzi, è sempre dolce, non disdegna nessuno, e in tutti cerca di
far splendere la luce della verità. E
noi, ci sentiamo uguali con tutti?
Cerchiamo di vincere il nostro cattivo naturale se qualche persona non
ci simpatizza? Trattando con le
creature, cerchiamo sempre di far conoscere Gesù e far risplendere in loro la
luce della verità?
*
O Gesù, dolce mia Vita, metti sulle mie labbra
la tua parola e fa’ che parli sempre con la tua lingua.
Gesù innanzi ad Erode tace vestito da pazzo e
soffre pene inaudite. E noi, quando
siamo calunniati, scherniti, insultati, deri-si, pensiamo che il
Signore vuol darci una somiglianza divina?
Nelle nostre pene, nei disprezzi e in tutto ciò che il nostro povero
cuore potrà sentire, pensiamo che è Gesù che col suo tocco ci dà dolore, che
col suo tocco ci trasforma in Sé e ci dà la sua somiglianza? E tornando a noi il patire, pensiamo che
Gesù, rimirandoci, non è contento di noi, e quindi ci dà un’altra stretta per poterci
del tutto rassomigliare a Lui? Ad
esempio di Gesù, possiamo dire che abbiamo il dominio di noi stessi, che invece
di rispondere nelle contrarietà, preferiamo tacere? Ci facciamo mai vincere dalle curiosità?
In ogni pena che si può soffrire, bisogna
mettere l’intenzione che essa è una vita che si dà a Gesù, per impetrare
anime; e met-tendo le anime nella Volontà
di Dio, il nostro dolore fa cerchio, e racchiudiamo in esso Dio e le anime per
congiungerle a Gesù.
*
Amor mio e mio Tutto, prendi Tu solo il dominio
di questo mio cuore e tienilo nelle tue mani, affinché negl’incontri possa ri-copiare
in me la tua grande pazienza.
( Preghiera di Ringraziamento )
Gesù nel palazzo d’Erode,
vestito da pazzo e burlato
( Dal Volume 13
- 16 Settembre 1921 )
[Scrive Luisa:]
Stavo facendo l’Ora
della Passione quando il mio dolce Gesù si trovava nel palazzo d’Erode,
vestito da pazzo e burlato. Il mio
sempre amabile Gesù, facendosi vedere, mi ha detto:
“Figlia mia, non fui
solo allora vestito da pazzo, schernito e burlato, ma le creature continuano a
darmi queste pene, anzi, sono in continue burle da tutte le specie di
persone. Se una persona si confessa e
non mantiene i suoi propositi di non offendermi, è una burla che Mi fa. Se un sacerdote confessa, predica,
amministra Sacramenti, e la sua vita non corrisponde alle parole che dice e
alla dignità dei Sacramenti che amministra, tante burle Mi fa per quante parole
dice, per quanti Sacramenti amministra.
E mentre Io nei Sacramenti ridavo loro la vita novella, loro Mi danno
scherni, burle, e col profanarli Mi preparano la veste per vestirmi da pazzo. Se i superiori comandano il sacrifizio ai
sudditi, le virtù, la preghiera, il disinteresse, e loro menano la vita comoda,
viziosa, interessata, sono tante burle che Mi fanno. Se i capi civili ed ecclesiastici vogliono l’osservanza delle
leggi, e loro sono i primi trasgressori, sono burle che Mi fanno.
Oh, quante burle Mi
fanno! Sono tante che ne sono stanco,
specie quando sotto il bene vi mettono il veleno del male. Oh, come si prendono giuoco di Me, come se
Io fossi il loro trastullo ed il loro passatempo! Ma la mia Giustizia presto o tardi si burlerà di loro col punirli
severamente. Tu prega e riparami queste
burle che tanto Mi addolorano, che sono causa di non farmi conoscere chi Io
sia”.
Dopo, essendo
ritornato di nuovo [Gesù], siccome io stavo tutta fondendomi nel Divino Volere,
mi ha detto:
“Figlia carissima del
mio Volere, Io sto con ansia aspettando queste tue fusioni nella mia
Volontà. Tu devi sapere che come Io
pensavo nella mia Volontà, così venivo informando i tuoi pensieri nella mia Volontà,
preparandone il posto; come operavo,
[venivo] informando le tue opere nel mio Volere, e così di tutto il resto. Ora, ciò che facevo non lo facevo per Me,
che non avevo bisogno, ma per te;
perciò ti aspetto nella mia Volontà, che venga a prendere i posti che ti preparò la mia Umanità, e sopra
le mie informazioni venga a fare le tue;
allora sono contento e ne ricevo completa gloria, quando ti veggo fare
ciò che feci Io”.
Gesù innanzi ad Erode
( Dal Volume 14 - 24
Novembre 1922 )
[Scrive
Luisa:]
Stavo pensando al mio dolce Gesù quando fu
presentato ad Erode, e dicevo tra me:
“Com’è possibile che Gesù, tanto buono, non si benignò di dirgli una
parola e dargli uno sguardo? Chi sa se
quel perfido cuore, alla potenza del suo sguardo non si fosse
convertito?”. E Gesù, facendosi vedere,
mi ha detto:
“Figlia mia, era tanta la sua perversità ed
indisposizione d’animo che non meritò che lo guardassi e gli dicessi neppure
una parola; se ciò avessi fatto l’avrei
reso maggiormente colpevole, perché ogni mia parola o sguardo sono vincoli di
più che si formano tra Me e la creatura.
Ogni parola è un’unione maggiore, una strettezza di più; e come l’anima si sente guardata, la grazia
incomincia il suo lavorio”.
Le riparazioni di Gesù flagellato
( Dal Volume 17 - 1
Luglio 1924 )
[Scrive
Luisa:]
Stavo accompagnando Gesù nel doloroso mistero
della flagellazione. Si faceva vedere
diluviante Sangue e sentivo che diceva:
“Padre mio, Ti offro questo mio Sangue. Deh, fa’ che copra tutte le intelligenze
delle creature e renda vani tutti i loro cattivi pensieri, attutisca il fuoco
delle loro passioni e faccia risorgere intelligenze sante. Questo Sangue copra i loro occhi e faccia
velo alla loro vista, affinché non vi entri il gusto dei piaceri cattivi e non
s’insozzino del fango della terra.
Questo mio Sangue copra e riempia la bocca e renda morte le loro labbra
alle bestemmie, alle imprecazioni, a tutte le loro parole cattive. Padre mio, questo mio Sangue copra le loro
mani e gli dia il terrore delle tante azioni nefande. Questo Sangue circoli nella nostra Volontà Eterna per coprire
tutti, per difendere e per essere arma difenditrice a pro delle creature presso
i diritti della nostra Giustizia”.
SEDICESIMA
ORA
Dalle 8 alle 9 del mattino
Gesù è riportato innanzi a Pilato e posposto
a Barabba. Gesù è flagellato
a Barabba. Gesù è flagellato
( Preghiera di Preparazione)
Mio tormentato Gesù, il mio povero cuore tra
ansie e pene Ti segue e, nel vederti vestito da pazzo, conoscendo chi sei Tu,
Sapienza infinita che dai il senno a tutti, vado in delirio e dico: Come!
Gesù pazzo? Gesù
malfattore? E ora sarai posposto al più
grande malfattore, a Barabba.
Mio Gesù, santità che non ha pari, già sei di
nuovo innanzi a Pilato. Egli, nel
vederti così malamente ridotto e vestito da pazzo e che neppure Erode Ti ha
condannato, resta più indignato contro i giudei e si convince maggiormente
della tua innocenza, e non vorrebbe condannarti. Ma volendo pure dare qualche soddisfazione ai giudei, quasi per
smorzare l’odio, il furore, la rabbia e la sete ardente che essi hanno del tuo
Sangue, Ti presenta insieme con Barabba.
Ma i giudei gridano:
“Non vogliamo libero Gesù, ma Barabba!”.
E allora Pilato, non sapendo che fare per
calmarli, Ti condanna alla flagellazione.
Mio posposto Gesù, mi si spezza il cuore nel
vedere che, mentre i giudei si occupano di Te per farti morire, Tu, racchiuso
in Te stesso, pensi a dare a tutti la vita, e tendendo l’orecchio, Ti sento dire:
“Padre Santo, guarda il Figlio tuo vestito da
pazzo; questo Ti ripara la pazzia di
tante creature cadute nel peccato.
Questa veste bianca sia dinanzi a Te come discolpa per tante anime che
si vestono della lugubre veste della colpa.
Vedi, o Padre, l’odio, il furore, la rabbia che
hanno contro di Me, che quasi fa loro perdere la luce della ragione per la sete
del mio Sangue. Ed Io voglio ripararti
tutti gli odi, le vendette, le ire, gli omicidi, ed impetrare a tutti la luce
della ragione.
Guardami ancora, Padre mio: si può dare insulto maggiore? Mi hanno posposto al più grande
malfattore. Ed Io voglio ripararti
tutte le posposizioni che si fanno. Ah,
tutto il mondo è pieno di posposizioni!
Chi Ci pospone ad un vile interesse, chi agli onori, chi alle vanità,
chi ai piaceri, agli attaccamenti, alle dignità, alle crapule e perfino allo
stesso peccato. All’unanimità tutte le
creature Ci pospongono, anche ad ogni piccola sciocchezza; ed Io sono pronto ad accettare la mia
posposizione a Barabba per riparare le posposizioni delle creature”.
Mio Gesù, mi sento morire di dolore e di
confusione nel ve-dere il tuo grande amore in mezzo a tante pene, e l’eroismo
delle tue virtù in mezzo a tante pene ed insulti. Le tue parole e le riparazioni, come tante ferite, si
ripercuotono nel mio povero cuore, e nel mio dolore ripeto le tue preghiere e
le tue riparazioni. Neppure un istante
voglio distaccarmi da Te, altrimenti molte cose mi sfuggiranno di ciò che fai
Tu.
Ed ecco, che vedo? I soldati Ti conducono ad una colonna per flagellarti. Amor mio, Ti seguo, e Tu, col tuo sguardo
d’amo-re, guardami e dammi la forza di assistere alla tua dolorosa carne-ficina.
Mio purissimo Gesù, già sei vicino alla
colonna. I soldati, inferociti, Ti
sciolgono per legarti ad essa. Ma non
basta: Ti spo-gliano delle tue vesti
per fare crudele carneficina del tuo santissimo Corpo. Amor mio, Vita mia, mi sento venir meno per
il dolore nel vederti nudo. Tu tremi da
capo a piè, ed il tuo santissimo Volto si tinge di verginal rossore. Ed è tanta la confusione e il tuo sfinimento che, non
reggendoti in piedi, stai per cadere ai piedi della colonna, ma i soldati,
sostenendoti, non per aiutarti, ma per poterti legare, non Ti fanno cadere.
Già prendono le funi e Ti legano le braccia,
tanto strette, che subito si gonfiano e dalla punta delle dita sprizza
Sangue. Poi, dall’anello della colonna
passano le funi e catene intorno alla tua santissima Persona, fino ai piedi, e
Ti legano alla colonna tanto stretto da non poter fare nemmeno un movimento,
per poter così liberamente sfrenarsi su di Te.
Mio spogliato Gesù, permettimi che mi sfoghi,
altrimenti non posso più continuare a vederti tanto soffrire. Come?
Tu che vesti tutte le cose create, il sole di luce, il cielo di stelle,
le piante di foglie, gli uccelli di piume, Tu spogliato? Che ardire!
Ma il mio amante Gesù, con la luce che tramanda dagli occhi, mi dice:
“Taci, o figlia. Era necessario che fossi spogliato, per riparare per tanti che si
spogliano di ogni pudore, di candore e di innocenza, che si spogliano di ogni
bene e virtù e della mia grazia, e si vestono di ogni brutalità, vivendo a modo
di bruti. Nel mio verginal rossore
volli riparare le tante disonestà, mollezze e piaceri brutali. Perciò fa’ attenzione a ciò che faccio, e
prega e ripara con Me, e quietati”.
Flagellato Gesù, il tuo amore passa di eccesso
in eccesso. Vedo che i carnefici
prendono le funi e Ti battono senza pietà, tanto da illividire tutto il tuo
santissimo Corpo, ed è tanta la ferocia, il furore nel batterti, che sono già
stanchi. Ma altri due sottentrano. Prendono verghe spinose e Ti battono tanto
che subito dal tuo Corpo santissimo incomincia a scorrere a rivi il
Sangue. Poi lo pestano tutto, formano
dei solchi e lo riempiono di piaghe. Ma
non basta: altri due sottentrano
ancora, e con catene di ferro uncinate continuano la dolorosa carneficina. Ai primi colpi quelle carni peste e piagate
si squarciano di più e cadono a brandelli per terra; restano scoperte le ossa, il Sangue diluvia tanto, da for-mare un
lago intorno alla colonna.
Mio Gesù, denudato Amor mio, mentre Tu sei
sotto questa tempesta di colpi, io mi abbraccio ai tuoi piedi, affinché possa
prendere parte alle tue pene e resti tutta coperta del tuo preziosissimo
Sangue. Ogni colpo che ricevi è una
ferita al mio cuore, molto più che, tendendo l’orecchio, sento i tuoi gemiti
che non sono uditi, perché la tempesta dei colpi assorda l’aria intorno a
Te. Ed in quei gemiti Tu dici:
“Voi tutti che Mi amate, venite ad imparare
l’eroismo del vero amore. Venite a
smorzare nel mio Sangue la sete delle vostre passioni, la sete di tante
ambizioni, di tanti fumi e piaceri, di tante sensualità. In questo mio Sangue troverete il rimedio a
tutti i vostri mali”.
I tuoi gemiti continuano a dire:
“Guardami, o Padre, tutto piagato sotto questa
tempesta di colpi. Ma non basta: voglio formare tante piaghe nel mio Corpo,
da dare sufficienti stanze nel cielo della mia Umanità a tutte le anime, in
modo da formare in Me stesso la loro salvezza, e poi farle passare nel Cielo
della divinità. Padre mio, ogni colpo di
questi flagelli ripari innanzi a Te ogni specie di peccato, a uno a uno, e,
come colpiscono Me, così scusino quelli che li commettono. Questi colpi colpiscano i cuori delle
creature e parlino loro del mio amore, tanto da forzarle ad arrendersi a Me”.
E mentre ciò dici, è tanto grande il tuo amore,
anche se con sommo dolore, che quasi aizzi i carnefici a batterti di più. Mio scarnificato Gesù, il tuo amore mi
schiaccia, mi sento impazzire. Il tuo
amore non è stanco, mentre i carnefici sono sfiniti di forze e non possono più
continuare la dolorosa carneficina. Già
Ti tagliano le funi e Tu cadi quasi morto nel tuo stesso Sangue. E nel vedere i brandelli delle tue carni, Ti
senti morire di dolore, veden-do in quelle carni separate da Te le anime
riprovate. Ed è tanto il dolore che
stai boccheggiando nel tuo proprio Sangue.
Mio Gesù, lasciami che Ti prenda fra le mie
braccia per ri-storarti un po’ col mio amore.
Ti bacio, e col mio bacio chiudo tutte le anime in Te, così nessuna più
si perderà. E Tu benedicimi.
Riflessioni e Pratiche
Dalle 8 alle 9 Gesù è spogliato nudo e
sottoposto a crudeli battiture. E noi,
siamo spogliati di tutto? Gesù è legato
alla colonna, e noi, ci facciamo legare dall’amore? Gesù è legato alla colonna mentre noi, coi nostri peccati ed
attaccamenti, alle volte anche a cose indifferenti o buone in sé stesse,
aggiungiamo le nostre funi, non contenti delle funi con cui Lo hanno legato i
giudei. Intanto Gesù, col suo sguardo
pietoso, ci chiama per farsi slegare.
Non vediamo in quello sguardo che c’è anche un rimprovero per noi,
avendo contribuito anche noi a legarlo?
Per sollevare l’af-flitto Gesù, dobbiamo togliere prima le nostre
catene, per poter giungere poi a togliere le catene delle altre creature. Queste nostre piccole catene molte volte non
sono altro che piccoli attaccamenti alla nostra volontà, al nostro amor proprio
un po’ risentito, alle nostre piccole vanità che, formando intreccio, legano dolorosamente
l’amabile Gesù.
Talvolta poi, Gesù, preso d’amore per la nostra
povera anima, vuol toglierci Lui queste catene per non farsi ripetere da noi il
doloroso legamento. Ah! Quando ci lamentiamo, perché non vogliamo
stare legati soli con Gesù, Lo costringiamo, quasi contristato, a ritirarsi da
noi.
Il nostro straziato Gesù, mentre soffre, ripara
tutti i peccati contro la modestia. E
noi, siamo puri nella mente, nello sguardo, nelle parole, negli affetti, in
modo da non aggiungere altri colpi su quel Corpo innocente? Siamo sempre legati a Gesù, in modo da
trovarci pronti a difenderlo quando le creature Lo colpiscono con le loro offese?
*
Mio incatenato Gesù, le tue catene siano le mie
in modo che io senta sempre Te in me, e Tu sempre me in Te.
( Preghiera di Ringraziamento)
Gesù, coronato di spine
( Dal Volume 11
- 24 Aprile 1915 )
[Scrive
Luisa:]
Trovandomi nel solito mio
stato stavo pensando quanto soffrì il benedetto Gesù nell’essere coronato di
spine, e Gesù facendosi vedere mi ha detto:
“Figlia mia, i dolori che
soffrii furono incomprensibili a mente creata;
molto più dolorosi ché quelle spine inchiodavano nella mia mente tutti i
pensieri cattivi delle creature, in modo che di tutti questi pensieri delle
creature nessuno Mi sfuggiva, tutti li sentivo in Me, sicché non solo sentivo
le spine, ma anche il ribrezzo delle colpe che quelle spine infliggevano in
Me”.
Onde, ho guardato l’amabile
Gesù e ho visto la sua santissima Testa circondata da una raggiera di spine che
Gli usciva da dentro. Tutti i pensieri
delle creature stavano in Gesù, da Gesù passavano in loro e da loro a Gesù e vi
restavano come concatenati insieme. Oh,
come soffriva Gesù!
DICIASSETTESIMA
ORA
Dalle 9 alle 10 del mattino
Gesù è coronato di spine.
Gesù è presentato come Ecce Homo.[1]
Gesù è condannato a morte
Gesù è presentato come Ecce Homo.[1]
Gesù è condannato a morte
( Preghiera di Preparazione)
Mio Gesù, Amore infinito, più Ti guardo e più
comprendo quanto soffri. Già sei tutto
lacerato, non c’è parte sana in Te. I
carnefici, inferociti nel vedere che in tante pene li guardi con tanto amore e,
nel vedere che il tuo sguardo amoroso, formando un dolce incanto, quasi come
tante voci prega e supplica più pene e nuove pene, non solo perché inumani, ma
pur forzati dal tuo amore, Ti mettono in piedi. Tu, non reggendoti, cadi di nuovo nel tuo proprio Sangue, e
questi, irritati, con calci e con spinte Ti fanno giungere al posto dove Ti
coroneranno di spine.
Amor mio, se Tu non mi sorreggi col tuo sguardo
di amore, io non posso continuare vedendoti soffrire. Già sento il brivido nelle ossa, il cuore mi batte, mi sento
morire. Gesù, Gesù, aiutami!
Il mio amabile Gesù mi dice:
“Figlia mia, coraggio! Non perdere nulla di quanto ho sofferto, sii
attenta ai miei insegnamenti. Io devo
rifare l’uomo in tutto. La colpa gli ha
tolto la corona e lo ha coronato di obbrobri e di confusione, sicché innanzi
alla mia maestà non può comparire. La
colpa lo ha disonorato, facendogli perdere qualunque dirit-
to agli onori ed alla
gloria. Perciò voglio essere coronato
di spine, per rimettere sulla fronte dell’uomo la corona e restituirgli tutti i
diritti a qualunque onore e gloria. Le
mie spine saranno, innanzi al mio Padre, riparazioni e voci di discolpa per i
tanti peccati di pensieri, specie di superbia;
e ad ogni mente creata saranno voci e luce, e di supplica perché non Mi
offendano. Perciò tu unisciti a Me, e
prega e ripara insieme con Me”.
Coronato Gesù, i tuoi nemici incrudeliti Ti
fanno sedere, Ti mettono uno straccio di porpora, prendono la corona di spine,
e con furia infernale la mettono sul Capo adorabile. Poi a colpi di bastone Ti fanno penetrare le spine nella fronte,
e parte Ti giungono negli occhi, nelle orecchie, nel cranio e fin dietro la
nuca.
Amor mio, che strazio, che pene
inenarrabili! Quante morti crudeli
subisci! Già il Sangue Ti scorre sul
Volto in modo che non si vede che Sangue, ma sotto quelle spine e quel Sangue
si vede il tuo santissimo Volto raggiante di dolcezza, di pace e di amore. Ed i carnefici, volendo finire la tragedia,
Ti mettono una canna in mano per scettro ed incominciano le loro burle. Ti salutano Re dei giudei!, Ti
battono la corona, Ti danno schiaffi e Ti dicono: “Indovina, chi Ti ha percosso!”.
E Tu taci e rispondi col riparare l’ambizione
di chi aspira ai regni, alle dignità, agli onori, e di coloro che, trovandosi
in tali posti di autorità e non comportandosi bene, formano la rovina dei
popoli e delle anime a loro affidate;
ed i loro cattivi esempi sono causa di spinta al male e di perdita di
anime.
Con questa canna che stringi in mano, Tu ripari
tante opere buone, ma vuote di spirito interno e fatte anche con intenzioni
cattive. Negli insulti e nelle bende,
Tu ripari per quelli che mettono in ridicolo le cose più sante, screditandole e
profanandole, e ripari per quelli che si bendano la vista dell’intelligenza per
non vedere la luce della verità. Con
questa tua benda impetri per noi che ci siano tolte le
bende delle passioni, delle ricchezze e dei piaceri.
Mio Re Gesù, i tuoi nemici continuano i loro
insulti; il Sangue che scorre dal tuo
santissimo Capo è tanto che, giungendoti fino alla bocca, T’impedisce di farmi
sentire chiaramente la tua dolcissima voce, e quindi non posso fare ciò che fai
Tu. Perciò vengo nelle tue braccia,
voglio sostenere il tuo Capo trafitto e addolorato, voglio mettere la testa sotto
queste spine per sentire le loro punture.
Ma mentre dico ciò, il mio Gesù mi chiama col
suo sguardo di amore ed io corro, abbraccio il suo Cuore e cerco di sostenere
la sua Testa. Oh, come è bello stare
con Gesù anche in mezzo a mille tormenti!
E Lui mi dice:
“Figlia mia, queste spine dicono che voglio essere costituito Re di ogni
cuore; a Me spetta ogni dominio. Tu prendi queste spine e pungi il tuo cuore,
fanne uscire tutto ciò che a Me non appartiene e lascia una spina dentro il tuo
cuore come suggello che Io sono il tuo Re e per impedire che nessun’altra cosa
entri in te. Poi gira per tutti i cuori
e, pungendoli, fanne uscire tutti i fumi di superbia e il marciume che
contengono, e costituiscimi Re di tutti”.
Amor mio, mi si stringe il cuore nel
lasciarti. Perciò Ti prego di assordare
le mie orecchie con le tue spine, perché senta solo la tua voce; copri i miei occhi con le tue spine, per
poter guardare te solo; riempi la mia
bocca con le tue spine, perché la mia lingua resti muta a tutto ciò che possa
offenderti e sia libera per lodarti e benedirti in tutti. O mio Re Gesù, circondami di spine, e queste
spine mi custodiscano, mi difendano e mi tengano tutta intenta in Te.
Ed ora voglio asciugarti il Sangue e baciarti,
perché vedo che i tuoi nemici Ti conducono da Pilato, il quale Ti condannerà a morte. Amor mio, aiutami a continuare la tua via
dolorosa, e benedicimi.
Mio coronato Gesù, il povero mio cuore, ferito
dal tuo amore e trafitto dalle tue pene, non può vivere senza di Te, perciò Ti
cerco e Ti trovo di nuovo innanzi a Pilato.
Ma quale spettacolo commovente! I Cieli
inorridiscono e l’inferno trema di
paura e di rabbia. Vita del mio cuore,
il mio sguardo non può sostenere la tua vista senza sentirmi morire; ma
la forza rapitrice del tuo amore mi
costringe a guardarti per farmi ben comprendere le tue pene. Ed io, fra
lacrime e sospiri, Ti contemplo: mio Gesù, sei nudo, ed invece di
vesti Ti
vedo vestito di Sangue, le carni squarciate, le ossa denudate, il tuo
Volto
santissimo irriconoscibile; le spine
infisse nella tua santissima Testa Ti giungono negli occhi, nel Volto,
ed io
non vedo che Sangue, che scorrendo fino a terra, forma un sanguigno
ruscello
dietro i tuoi piedi.
Mio Gesù, non Ti riconosco più. Come sei ridotto! Il tuo stato è giunto agli eccessi più profondi delle umiliazioni
e degli spasimi. Ah! Io non posso più sostenere la tua vista sì
dolorosa, mi sento morire; vorrei
strapparti dalla presenza di Pilato per chiuderti nel mio cuore e darti
riposo. Vorrei sanare le tue piaghe col
mio amore, e col tuo Sangue vorrei allagare tutto il mondo per chiudervi tutte
le anime e condurle a Te come conquista delle tue pene.
E Tu, o paziente Gesù, a stento par che mi
guardi attraverso le spine, e mi dici:
“Figlia mia, vieni fra queste mie braccia
legate, poggia il tuo capo sul mio seno e vedrai dolori più intensi ed acerbi,
perché quello che vedi al di fuori della mia Umanità non è altro che lo sbocco
delle mie pene interne. Fa’ attenzione
ai palpiti del mio Cuore, e sentirai che
riparo le ingiustizie di chi comanda;
le oppressioni dei poveri, degli innocenti posposti ai rei; la superbia di quelli che, per sostenere le
dignità, le cariche, le ricchezze, non si curano di rompere qualunque legge e
di far male al prossimo, chiudendo gli occhi alla luce della verità.
Con queste spine voglio frantumare lo spirito
di superbia delle loro signorie, e coi fori che formano nella mia Testa, voglio
farmi via nelle loro menti, per riordinare in esse tutte le cose secondo la
luce della verità. Con lo starmi così
umiliato innanzi a questo ingiusto giudice, voglio fare a tutti comprendere che
la sola virtù è quella che costituisce l’uomo re di sé stesso, e insegno a chi
comanda che la sola virtù, unita al retto sapere, è sola degna e capace di
governare e di reggere gli altri, mentre tutte le altre dignità, senza la
virtù, sono cose pericolose e da deplorarsi.
Figlia mia, fa’ eco alle mie riparazioni, e segui a far attenzione alle
mie pene”.
Amor mio, vedo che Pilato, nel vederti sì
malamente ridotto, si sente rabbrividire, e tutto impressionato esclama:
“Possibile tanta crudeltà in petti umani? Ah, non era questa la mia volontà nel
condannarlo alle battiture!”.
E volendo liberarti dalle mani dei tuoi nemici,
per poter trovare ragioni più convenienti, tutto dimesso, distogliendo il suo
sguardo, perché non può sostenere la tua vista troppo dolorosa, torna ad interrogarti:
“Ma dimmi, che hai fatto? La tua gente mi Ti ha dato nelle mani. Dimmi, sei Tu re? Qual è il tuo regno?”.
Alle domande tempestose di Pilato, Tu, o mio
Gesù, non rispondi e, racchiuso in Te stesso, pensi a salvare la povera anima
mia a costo di tante pene.
E Pilato, non vedendosi rispondere, soggiunge:
“Non sai Tu che sta in mio potere il liberarti
o il condannarti?”.
Ma Tu, o Amor mio, volendo fare splendere nella
mente di Pilato la luce della verità, rispondi:
“Non avresti nessun potere su di Me se non ti
venisse dal-l’alto; però quelli che Mi
hanno dato nelle tue mani hanno commesso un peccato più grave del tuo”.
Allora Pilato, mosso dalla dolcezza della tua
voce, irrisoluto come sta, col cuore in tempesta, credendo che i cuori dei
giudei fossero più pietosi, si decide di mostrarti dalla loggia, sperando che
[essi] si muovessero a compassione nel vederti sì straziato, e così poterti liberare.
Addolorato Gesù, il cuor mi vien meno nel
vederti seguir Pilato; a stento cammini
e curvo sotto quella orribile corona di spine.
Il Sangue segna i tuoi passi e, come esci fuori, senti la folla
tumultuante che ansiosa aspetta la tua condanna. Pilato, imponendo silenzio, per richiamare l’attenzione di tutti
e farsi da tutti ascoltare, prende con ribrezzo i due lembi della porpora che
Ti copre il petto e le spalle, la solleva per farti da tutti vedere come sei
ridotto, e ad alta voce dice:
“Ecce
homo! Guardatelo, non ha più figura
di uomo; osservate le sue piaghe, non
più si riconosce. Se male ha fatto, ha
già sofferto abbastanza, anzi troppo;
io son già pentito d’averlo fatto tanto soffrire, lasciamolo perciò libero”.
Gesù, Amor mio, lascia che Ti sostenga, perché
vedo che non reggendoti in piedi sotto il peso di tante pene, vacilli. Ah!
In questo momento solenne si decide la tua sorte. Alle parole di Pilato si fa silenzio
profondo in Cielo, in terra e nell’inferno.
E poi, come in una sola voce sento il grido di tutti:
“Crocifiggilo, crocifiggilo, a qualunque costo
lo vogliamo morto!”.
Vita mia, Gesù, vedo che tremi. Il grido di morte scende nel tuo cuore, ed
in queste voci scorgi la voce del tuo caro Padre che dice:
“Figlio mio, Ti voglio morto, e morto
crocifisso!”.
Ah!
Senti pure la tua Mamma che, sebbene trafitta, desolata, fa eco al tuo
caro Padre:
“Figlio, Ti voglio morto!”.
Gli Angeli, i Santi, l’inferno, tutti ad
unanime voce gridano:
“Crocifiggilo, crocifiggilo!”.
Sicché non c’è anima che Ti voglia vivo. Ed ahi, ahi! Con sommo mio rossore, dolore e raccapriccio, anch’io mi sento costretta
da una forza suprema a gridare:
“Crocifiggilo!”.
Mio Gesù, perdonami se io pure, misera anima
peccatrice, Ti voglio morto! Però Ti
prego di far morire me insieme con Te.
E Tu intanto, o mio straziato Gesù, mosso dal
mio dolore par che mi dica:
“Figlia mia, stringiti al mio Cuore, e prendi
parte alle mie pene ed alle mie riparazioni.
Il momento è solenne: si deve
decidere o la mia morte o la morte di tutte le creature. In questo momento due correnti si riversano
nel mio Cuore. In una vi sono le anime
che, se Mi vogliono morto, è perché vogliono trovare in Me la vita; e così coll’accettare Io per loro la morte,
vengono sciolte dalla condanna eterna, e le porte del Cielo si schiudono per
riceverle. Nell’altra corrente vi sono
quelle che Mi vogliono morto per odio e per conferma della loro condanna, ed il
mio Cuore è
lacerato, e sente la
morte di ciascuna e le stesse pene dell’inferno! Ah!, il mio Cuore non
regge a questi dolori acerbi; sento la morte ad ogni palpito, ad ogni
respiro,
e vò ripetendo: Perché tanto Sangue
sarà sparso invano? Perché le mie pene
saranno inutili per tanti?
Ah, figlia!
Sorreggimi che più non ne posso, prendi parte alle mie pene: la tua vita sia una continua offerta per
salvare le anime, per lenirmi pene sì strazianti”.
Cuor mio, Gesù, le tue pene sono le mie, e
faccio eco alle tue riparazioni.
Ma vedo che Pilato rimane sbalordito, e si
affretta a dire:
“Come, debbo crocifiggere il vostro Re? Io non trovo colpa in Lui per condannarlo!”.
E i giudei gridano, assordando l’aria:
“Non abbiamo altro re che Cesare, e, se tu non
lo condanni, non sei amico di Cesare! Tolle, tolle![2] Crocifiggilo, crocifiggilo!”.
Pilato, non sapendo più che fare, per timore di
essere spodestato, si fa portare un catino d’acqua e, lavandosi le mani, dice:
“Io sono innocente del Sangue di questo
Giusto”.
E Ti condanna a morte.
Ma i Giudei gridano: “Il suo Sangue cada su di noi e sui figli nostri!”.
E nel vederti condannato vanno in festa,
battono le mani, fischiano, urlano, mentre Tu, o Gesù, ripari per quelli che,
trovan-dosi in alto, per vano
timore e per non perdere i posti, rompono le leggi più sacre, non curando la
ruina di popoli interi, favorendo gli empi e condannando gli innocenti. Ripari anche per quelli che, dopo la colpa,
istigano l’ira divina a punirli.
Ma mentre ciò ripari, il Cuore Ti sanguina per
il dolore nel vedere il popolo da Te eletto fulminato dalla maledizione del Cielo,
che loro stessi con piena volontà hanno voluto, suggellandola col tuo Sangue
che hanno imprecato. Ah, il Cuore Ti
vien meno! Lasciami che lo sostenga fra
le mie mani, facendo mie le tue riparazioni e le tue pene. Ma il tuo amore Ti spinge più in alto, ed
impaziente, già cerchi la croce.
Riflessioni e Pratiche
Gesù coronato di spine è trattato da re da
burla e, sottoposto ad insulti e pene inaudite, ripara in modo speciale i
peccati di superbia. E noi, evitiamo i
sentimenti di orgoglio? Attribuiamo a
Dio il bene che facciamo? Ci stimiamo
inferiori agli altri? La nostra mente è
sempre vuota d’altri pensieri per poter dar luogo alla grazia? Molte volte non diamo luogo alla grazia col
tenere la mente ripiena d’altri pensieri.
Allora non essendo la nostra mente tutta piena di Dio, siamo noi stessi
causa che il demonio ci molesti, e quasi quasi noi stessi fomentiamo le
tentazioni. Sicché, quando la nostra
mente è piena di Dio, il demonio, avvicinandosi a noi, non trovando il posto
dove dirigere le sue tentazioni, confuso si allontana, perché i pensieri santi
hanno tanta forza contro il demonio, che, mentre questi si fa per avvicinare,
quelli come tante spade lo feriscono e lo allontanano.
A torto quindi ci lamentiamo quando la nostra
mente è molestata e tentata dal nemico;
è la nostra poca vigilanza che spinge il nemico ad assalirci, il quale
sta quasi spiando nella nostra mente per poter trovare i piccoli vuoti e darci
l’assalto. Allora invece di sollevare
Gesù coi nostri santi pensieri, e togliergli le spine, in-
grati gliele calchiamo
sulla Testa, e gliene facciamo sentire più acerbamente le punture. La grazia così resta frustrata e non può svolgere
nella nostra mente il lavorio delle sante ispirazioni.
Molte volte facciamo peggio ancora: mentre sentiamo il peso delle tentazioni,
invece di portarle a Gesù, facendone un fascio per farle bruciare dal fuoco del
suo amore, c’impensieriamo, ci rattristiamo, facciamo calcoli sulle stesse
tentazioni; sicché non solo la nostra
povera mente resta occupata dai cattivi pensieri, ma anche tutto il nostro
povero essere ne resta come inzuppato, per cui ci vorrebbe quasi un miracolo di
Gesù per svincolarci. E Gesù,
attraverso quelle spine, ci guarda e, chiamandoci, par che dica:
“Ah, figlio mio, sei tu stesso che non vuoi
stare stretto con Me! Se tu fossi
venuto subito a Me, ti avrei aiutato a liberarti dalle molestie che il nemico
ha portato nella tua mente, e non Mi a-vresti fatto sospirare tanto il tuo
ritorno. Ho cercato un aiuto da te per
liberarmi da spine così pungenti;
invano aspettai perché tu te ne stavi occupato nel lavorio che il tuo
nemico ti aveva dato. Oh, quanto
saresti meno tentato se subito venissi nelle mie braccia! Allora il nemico, temendo non te ma Me,
subito ti lascerebbe”.
*
Mio Gesù, le tue spine suggellino i miei
pensieri nella tua mente ed impediscano al nemico ogni sorta di tentazione.
Quando Gesù si fa sentire nella nostra mente e
nel nostro cuore, corrispondiamo alle sue ispirazioni o le mettiamo in
oblio? Gesù è trattato da re da burla,
e noi rispettiamo tutte le cose sante?
Usiamo tutta quella riverenza che si conviene come se toccassimo Gesù Cristo
stesso?
*
Coronato mio Gesù, fa’ ch’io senta le tue
spine, affinché dalle loro punture possa comprendere quanto Tu soffri, e Ti
costituisca Re di tutta me stessa.
Gesù, esposto dalla loggia, è condannato
a
morte da quel popolo da Lui tanto amato e beneficato. L’amante Gesù,
per darci la vita, accetta per noi la morte. E noi, siamo pronti ad
accettare qualunque
pena perché Gesù non sia offeso e non soffra?
La nostra pena dev’essere accettata per non far soffrire Gesù, e, perché
Gesù nella sua umanità soffrì infinitamente, noi, dovendo continuare la
sua
vita sulla terra, dobbiamo contraccambiare con le nostre pene le pene
dell’Umanità di Gesù Cristo.
Come compatiamo le pene che Gesù soffre nel
vedere le tante anime strappate dal suo Cuore?
Facciamo nostre le sue pene per rinfrancarlo di tutto ciò che
soffre? I giudei lo vogliono crocifisso
per far che egli muoia come un infame ed il suo nome venga cancellato dalla
faccia della terra. E noi, cerchiamo
che Gesù viva sulla terra? Coi nostri
atti, coi nostri esempi, coi nostri passi dobbiamo mettere un’impronta divina
nel mondo per far che Gesù venga da tutti conosciuto e, col nostro operare, la
sua vita abbia un’eco divina da sentirsi da un estremo all’altro del
mondo. Siamo pronti a dar la nostra
vita per far che l’amato Gesù sia rinfrancato di tutte le offese, oppure
imitiamo i giudei, popolo tanto favorito (quasi a somiglianza della povera
anima nostra tanto amata da Gesù), e gridiamo come loro “Crucifigatur![3] ”?
*
Mio condannato Gesù, la tua condanna sia la mia
che accetto per amor tuo, e per consolarti mi riverserò continuamente in Te,
per portarti nei cuori di tutte le creature, farti conoscere da tutti e dare la
tua vita a tutti.
( Preghiera di Ringraziamento
)
La croce di Gesù furono le
anime
( Dal Volume 15
- 16 Febbraio 1923 )
[Scrive
Luisa:]
Stavo facendo la mia
solita adorazione al Crocifisso ed abbandonandomi tutta nel suo amabile Volere,
ma mentre ciò facevo ho sentito che il mio amabile Gesù Si muoveva nel mio
interno e mi diceva:
“… Figlia mia, quante
cose farà conoscere la mia Volontà di ciò che operò la mia Umanità in questa
Volontà Divina! La mia Umanità, per
operare la Redenzione perfetta e completa, doveva farla nell’ambito
dell’eternità: ecco la necessità d’una
Volontà Eterna. Se la mia volontà umana
non avesse con sé una Volontà Eterna, tutti i miei atti sarebbero atti limitati
e finiti; invece con Questa sono interminabili
ed infiniti, e la mia Volontà Divina faceva trovare alla mia Umanità tutte
queste pene e croci, tanto che Essa Mi distendeva su tutta l’umana famiglia,
dal primo fino all’ultimo uomo, ed Io assorbivo tutte le specie di pene in Me,
ed ogni creatura formava la mia croce.
Sicché la mia croce fu
tanto lunga quanto è e sarà la lunghezza di tutti i secoli, e larga quanto sono
le umane generazioni. Non fu la sola
piccola croce del Calvario dove Mi crocifissero gli ebrei; questa non era altro che una immagine della
lunga croce in cui Mi teneva crocifisso la Suprema Volontà. Sicché ogni creatura formava la lunghezza e
la larghezza della croce, e come la formavano restavano innestate nella stessa
croce; ed il Volere Divino,
distendendomi su di essa e crocifiggendomi, non solo Lui formava la mia croce,
ma tutti quelli che formavano detta croce.
Ecco, perciò avevo bisogno dell’ambito dell’eternità, dove dovevo tenere
questa croce; lo spazio terrestre non
basterebbe per contenerla.
Oh, quanto Mi ameranno
le creature, quando conosceranno ciò che fece la mia Umanità nella Divina
Volontà, e ciò che Mi fece soffrire per amor loro! La mia croce non fu di legno, no:
furono le anime. Erano loro che
Me le sentivo palpitanti nella croce su cui Mi distendeva la Divina Volontà, e
nessuna Mi faceva sfuggire; a tutti
davo il posto, e per dare posto a tutti Mi distendeva in modo sì straziante e
con pene sì atroci, che le pene della Passione potrei chiamarle piccoli
sollievi.
Perciò affrettati,
affinché il mio Volere faccia correre tutto ciò che questo Volere Eterno operò
nella mia Umanità. Questa conoscenza
riscuoterà tanto amore, che le creature si piegheranno a farlo regnare in mezzo
a loro”.
DICIOTTESIMA
ORA
Dalle 10 alle 11 del mattino
Gesù prende la croce e si avvia al Calvario,
dove è spogliato
dove è spogliato
( Preghiera di Preparazione)
Mio Gesù, amore insaziabile, vedo che non Ti
dai pace, sento le tue smanie d’amore, i tuoi dolori; il cuore Ti batte forte, ed in ogni palpito sento scoppi,
torture, violenze d’amore. E Tu, non
potendo contenere il fuoco che Ti divora, Ti affanni, gemi, sospiri, ed in ogni
gemito Ti sento dire: Croce!
Ogni goccia del tuo Sangue ripete:
Croce! Tutte le tue pene, nelle quali come in un
mare interminabile Tu nuoti dentro, ripetono fra loro: Croce! E Tu esclami:
“O croce diletta e sospirata, tu sola salverai
i miei figli, ed Io in te concentro tutto il mio amore”.
Intanto i tuoi nemici Ti fanno rientrare
nel
pretorio, Ti tolgono la porpora, volendoti rivestire delle tue vesti.
Ma, ahi, quanto dolore! Mi sarebbe più dolce il morire che vederti
tanto
soffrire! La veste si attacca alla
corona e non possono tirarla su; quindi,
con crudeltà non mai vista, Ti strappano tutto insieme e vesti e
corona. Allo strappo crudele molte spine si spezzano
e restano infisse nella tua santissima Testa;
il Sangue a ruscelli Ti piove, ed è tanto il tuo dolore che Tu gemi. Ma
i nemici, non curando le tue torture, Ti
mettono la veste di nuovo, ritornano a metterti la corona, e, premendola
fortemente sul tuo Capo, le spine giungono negli occhi, nelle orecchie;
sicché non c’è parte della tua santis-sima Testa che non
senta le trafitture di esse. E’ tanto
il tuo dolo-re, che vacilli sotto quelle mani crudeli, tremi da capo a piè, tra
spasimi atroci stai per morire; e con i
tuoi occhi languidi e ripieni di Sangue a stento mi guardi, per chiedermi aiuto
in tanto dolore.
Mio Gesù, Re di dolori, lascia che Ti sostenga
e Ti stringa al mio cuore. Vorrei
prendere il fuoco che Ti divora per incenerire i tuoi nemici e metterti in
salvo, ma Tu non vuoi perché le ansie della croce si fanno più ardenti e vuoi
su di essa subito immolarti, anche per i tuoi stessi nemici. Ma mentre Ti stringo al mio cuore, Tu,
stringendomi al tuo, mi dici:
“Figlia mia, fammi sfogare il mio amore,
ed
insieme con Me ripara per quelli che fanno il bene e Mi disonorano.
Questi giudei Mi vestono delle mie vesti per
screditarmi maggiormente innanzi al popolo, per convincerlo che Io sia
un
malfattore. Apparente-mente l’azione di
vestirmi era buona, ma in sé stessa era cattiva. Ah! Quanti fanno
opere
buone, amministrano Sacramenti, li frequentano, con fini umani ed anche
cattivi. Ma il bene, fatto malamente,
porta alla durezza. Ed Io voglio essere
coronato una seconda volta, con dolori più acerbi della prima, per
frangere
questa durezza e così, con le mie spine, attirarli a Me. Ah, figlia
mia! Questa seconda coronazione Mi è ben più dolorosa. Mi sento la
Testa come nuotare dentro le
spine e, ad ogni movimento che faccio, o urto che Mi danno, tante morti
crudeli
Io subisco. Riparo così la malizia
delle offese; riparo per quelli che in
qualunque stato di animo si trovano, invece di pensare alla propria
santificazione,
si dissipano e rigettano la mia grazia, ritornando a darmi spine più
pungenti,
mentre Io sono costretto a gemere, a piangere con lacrime di Sangue e a
sospirare la loro salvezza.
Ah, Io faccio di tutto per amarle, e le
creature fanno di tutto per offendermi!
Almeno tu non lasciarmi solo nelle mie pene e nelle mie riparazioni”.
Straziato mio Bene, con Te riparo, con Te
soffro. Ma vedo che i tuoi nemici Ti
precipitano dalle scale, il popolo con furore ed ansie Ti aspetta; già Ti fanno trovare pronta la croce che con
tanti sospiri Tu cerchi, e Tu con amore la guardi e con passo franco Ti
avvicini ad abbracciarla. Ma prima la
baci, e correndoti un brivido di gioia per la tua santissima Umanità, con sommo
tuo contento ritorni a guardarla e ne misuri la lunghezza e la larghezza. In essa già stabilisci la porzione per tutte
le creature; le doti sufficientemente
per vincolarle alla Divinità con nodo di sposalizio e renderle eredi del Regno
dei Cieli. Poi non potendo contenere
l’amore con cui le ami, ritorni a baciare la croce e le dici:
“Croce adorata, finalmente ti abbraccio! Eri tu il sospiro del mio Cuore, il martirio
del mio amore; ma tu, o croce, tardasti
finora, mentre i miei passi sempre verso di te si dirigevano. Croce santa, eri tu meta dei miei desideri,
lo scopo della mia esistenza quaggiù.
In te concentro tutto l’essere mio, in te metto tutti i miei figli, e tu
sarai la loro vita e la loro luce, la difesa, la custodia, la forza; tu li sovverrai in tutto, e gloriosi Me li
condurrai nel Cielo. Oh, croce,
cattedra di sapienza! Tu sola
insegnerai la vera santità; tu sola
formerai gli eroi, gli atleti, i martiri, i santi. Croce bella, tu sei il mio trono, e dovendo Io partire dalla
terra, tu rimarrai in vece mia; a te do
in dote tutte le anime: custodiscimele,
salvamele, a te le affido”.
Così dicendo, ansioso, Ti fai mettere la croce
sulle tue san-tissime spalle. Ah, mio
Gesù! La croce per il tuo amore è
troppo leggera, ma al peso della croce si unisce quello delle nostre colpe,
enormi ed immense quanto la distesa dei cieli.
E Tu, affranto mio Bene, Ti senti schiacciare sotto il peso di tante colpe; la tua anima inorridisce alla vista di esse
e sente la pena di ogni colpa, la tua Santità resta scossa di fronte a tanta
bruttezza e perciò, addossando la croce sulle tue spalle, vacilli, affanni, e
dalla tua santissima Umanità trafila un sudore mortale.
Deh, Amor mio!
Non mi regge l’animo di lasciarti solo, voglio dividere insieme con Te
il peso della croce, e per sollevarti il peso delle colpe mi stringo ai tuoi
piedi. Voglio darti, a nome di tutte le
creature, amore per chi non Ti ama, lodi per chi Ti disprezza, benedizioni,
ringraziamenti, ubbidienza per tutti.
Protesto che in qualunque offesa che riceverai, io intendo offrirti
tutta me stessa per ripararti, fare l’atto opposto alle offese che le creature
Ti fanno e consolarti coi miei baci e continui atti di amore.
Ma vedo che sono troppo misera, ho bisogno di
Te per po-terti riparare davvero.
Perciò mi unisco alla tua santissima Umanità, ed insieme con Te unisco i
miei pensieri ai tuoi, per riparare i pensieri cattivi miei e di tutti; i miei occhi ai tuoi, per riparare gli
sguardi cattivi; la mia bocca alla tua,
per riparare le bestemmie e i discorsi cattivi; il mio cuore al tuo, per riparare le tendenze, i desideri e gli
affetti cattivi. In una parola, voglio
riparare tutto ciò che ripara la tua santissima Umanità, unendomi
all’im-mensità del tuo amore per tutti, ed al bene immenso che fai a tutti.
Ma non son contenta ancora; voglio
unirmi alla tua Divinità, e questo
mio nulla lo sperdo in Essa, e così Ti do il Tutto. Ti do il tuo amore
per ristorare le tue amarezze; Ti do il tuo Cuore per ristorarti delle
nostre freddezze, incorrispondenze, ingratitudini e poco amore delle
creature. Ti do le tue armonie per
rinfrancarti l’udito dagli assordamenti che ricevi con le bestemmie. Ti
do la tua bellezza per rinfrancarti delle
bruttezze delle anime nostre quando ci infanghiamo nella colpa. Ti do
la tua purità per rinfrancarti delle
mancanze di rettitudine d’intenzione e del fango e del marciume che vedi
in
tante anime. Ti do la tua immensità per
rinfrancarti delle volontarie strettezze in cui si mettono le anime. Ti
do il tuo ardore per bruciare tutti i
peccati e tutti i cuori, affinché tutti Ti amino e nessuno più Ti
offenda. Insomma Ti do tutto ciò che sei Tu per darti
soddisfazione infinita, amore eterno, immenso ed infinito.
[La
salita al Calvario]
Mio pazientissimo Gesù, vedo che fai i primi
passi sotto il peso enorme della croce, ed io unisco i miei passi ai tuoi; e quando Tu, debole, svenato e vacillante
starai per cadere, io sarò al tuo fianco per sorreggerti, presterò le mie
spalle sotto di essa per dividerne insieme con Te il peso. Tu non disdegnarmi, ma accettami per tua fedele
compagna.
O Gesù, Tu mi guardi, e vedo che ripari per
quelli che non portano con rassegnazione la propria croce, anzi imprecano,
s’ir-ritano, si suicidano e fanno omicidi;
e Tu impetri a tutti amore e rassegnazione alla propria croce.
Ma è tanto il tuo dolore, che Ti senti come
stritolare sotto la croce. Sono appena
i primi passi che muovi, e già Tu cadi sotto di essa, e mentre cadi, urti nelle
pietre: le spine si conficcano di più
nel tuo Capo, mentre tutte le piaghe s’inaspriscono e danno nuovo Sangue; e siccome non hai forza per alzarti, i tuoi
nemici, irritati, con calci e con spinte cercano di metterti in piedi.
Caduto Amor mio, lascia che Ti aiuti a metterti
in piedi, Ti baci, Ti rasciughi il Sangue, ed insieme con Te ripari per quelli
che peccano per ignoranza, per fragilità e debolezza; e Ti prego di dare aiuto a queste anime.
Vita mia, Gesù, i tuoi nemici, facendoti
soffrire spasimi inauditi, sono giunti a metterti in piedi, e mentre
barcollando Tu cammini, sento il tuo respiro affannoso. Il tuo Cuore batte più forte, e nuove pene
Te lo trafiggono intensamente; già
scuoti la Testa per sgombrare i tuoi occhi dal Sangue che li riempie e ansioso
guardi. Ah, mio Gesù! Ho capito tutto: la tua Mamma che,
come gemebonda colomba
va in cerca di Te, vuol dirti un’ultima parola e ricevere un tuo ultimo
sguardo; e Tu senti le sue pene, il suo
Cuore lacerato nel tuo ed intenerito e ferito dal suo e dal tuo amore. Già la scorgi che, spingendosi attraverso la
folla, a qualunque costo vuol vederti, abbracciarti e darti l’ultimo
addio. Ma Tu resti più trafitto nel
vedere la sua pallidezza mortale, tutte le tue pene per forza di amore
riprodotte in lei; se essa vive, è solo
miracolo della tua onnipotenza. Già Tu
muovi i passi incontro ai suoi, ma a stento Vi potete scambiare gli
sguardi. Oh, schianto di cuori d’ambo
le parti! I soldati avvertono e, con
urti e spinte, impediscono che Mamma e Figlio Vi diate l’ultimo addio.
È tanta l’ambascia d’entrambi, che la tua Mamma
resta im-pietrita dal dolore e quasi sta per soccombere. Il fedele Giovanni e le pie donne la
sorreggono, mentre Tu di nuovo cadi sotto la croce. Allora la tua dolente Mamma, ciò che non fa col corpo, perché
impedita, lo fa con l’anima: entra in
Te, fa suo il Volere dell’Eterno e, associandosi in tutte le tue pene, Ti fa
l’ufficio di mamma, Ti bacia, Ti ripara, Ti lenisce ed in tutte le tue piaghe
versa il balsamo del suo doloroso amore.
Mio penante Gesù, anch’io mi unisco con la
trafitta Mamma. Faccio mie tutte le tue
pene ed in ogni goccia del tuo Sangue, in ogni piaga voglio farti da
mamma; ed insieme con Lei e con Te,
riparo per tutti gli incontri pericolosi, e per quelli che si espongono alle
occasioni di peccare, o, costretti dalla necessità ad esporsi, restano allacciati
nel peccato.
Tu intanto gemi, caduto sotto la croce. I soldati temono che Tu muoia sotto il peso
di tanti martìri e per lo spargimento di tanto Sangue. Ciò non pertanto a via di frustate e calci,
stentatamente giungono a metterti di nuovo in piedi. Così ripari le ripetute cadute
nel peccato, i peccati gravi commessi da ogni classe di per-sone, e preghi per i
peccatori ostinati e piangi con lacrime di Sangue per la loro conversione.
Affranto Amor mio, mentre Ti seguo nelle
riparazioni, vedo che non reggi sotto il peso enorme della croce. Già
tremi tutto; le spine, ai continui urti che ricevi, penetrano sempre
più
dentro la tua santissima Testa; la
croce per il suo grave peso si addentra nella spalla, tanto da formare
una
piaga così profonda da scoprire le ossa, e ad ogni passo mi sembra che
muori e
quindi impossi-bilitato di andare più avanti.
Ma il tuo amore che tutto può, ti dà forza; e come Ti senti penetrare
la croce nella spalla, ripari per i peccati
nascosti che, non essendo riparati, accrescono l’acerbità dei tuoi
spasimi. Mio Gesù, lascia che metta la
mia spalla sotto la croce per sollevarti, e con Te ripari tutti i
peccati
occulti.
Ma i tuoi nemici, per timore che Tu muoia sotto
di essa, costringono il Cireneo ad aiutarti a portare la croce, il quale, mal volentieri
e brontolando, non per amore Ti aiuta, ma per forza. E nel tuo Cuore allora fanno eco tutti i lamenti di chi soffre,
le mancanze di rassegnazione, le ribellioni, le ire e i disprezzi nel soffrire. Ma molto più resti trafitto nel vedere che
le anime a Te consacrate, che chiami a compagne ed aiuto nel tuo dolore, Ti sfuggono; e se Tu le stringi a Te col dolore, ah!,
esse si svincolano dalle tue braccia per andare in cerca di godimenti, e così
lasciano Te solo a dolorare.
Mio Gesù, mentre riparo con Te, Ti prego di
stringermi fra le tue braccia, e tanto forte, che non ci sia pena che Tu soffra
di cui non prenda parte anch’io, per trasformarmi in esse e per rifarti
dell’abbandono di tutte le creature.
Affranto mio Gesù, a stento cammini e
tutto
incurvato. Ma vedo che Ti soffermi, e
cerchi di guardare. Cuor mio, che c’è,
che vuoi? Ah! È la Veronica che nulla temendo, coraggiosamente con un
panno Ti
rasciuga il Volto tutto coperto di Sangue, e Tu ve lo lasci impresso in
segno
di gradimento. Mio generoso Gesù,
anch’io voglio asciugarti, e non con un panno, ma voglio esibire tutta
me stessa
per sollevarti. Voglio entrare nel tuo
interno e darti, o Gesù, palpiti per palpiti, respiri per respiri,
affetti per
affetti, desideri per desideri. Intendo
tuffarmi nella tua santissima Intelligenza e, facendo scorrere tutti
questi
palpiti, respiri, affetti e desideri nell’immensità della tua Volontà,
intendo
moltiplicarli al-l’infinito. Voglio, o
mio Gesù, formare onde di palpiti per fare che nessun palpito cattivo si
ripercuota nel tuo Cuore, e così lenire tutte le sue interne amarezze.
Intendo formare onde di affetti e di
desideri, per allontanare tutti gli affetti e i desideri cattivi che
potrebbero
menomamente contristare il tuo Cuore.
Intendo ancora, o mio Gesù, formare onde di respiri e di pensieri, per
allontanare qualunque respiro e pensiero che potrebbe menomamente
dispiacerti. Starò bene in guardia, o Gesù, affinché
nulla più [Ti] affligga e aggiunga alle tue pene interne altre
amarezze. O mio Gesù, deh! Fa’ che tutto il mio interno nuoti
nell’immensità del tuo; così potrò ritrovare amore sufficiente e
Volontà sufficiente per far che non entri nel tuo interno amore cattivo,
né
volontà che potrebbe dispiacerti.
Intanto i nemici, mal vedendo quest’atto della Veronica, Ti frustano, Ti
spingono e Ti mettono in via.
Altri pochi passi e Ti fermi ancora. Il tuo amore, sotto il peso di tante pene
non si arresta e, vedendo le pie donne che piangono per causa delle tue pene,
Tu dimentichi Te stesso e le consoli col dir loro:
“Figlie, non piangete sulle mie pene, ma sopra
i peccati vostri e sopra i figli vostri”.
Che insegnamento sublime! Come dolce è la tua parola! O Gesù, con Te riparo le mancanze di carità,
e Ti chiedo grazia di farmi dimenticare me stessa, perché non ricordi altro che
Te solo.
Ma i tuoi nemici, sentendoti parlare, vanno in
furia: Ti tirano per le funi, Ti
spingono con tanta rabbia che Ti fanno cadere e, mentre cadi, urti nelle
pietre. Il peso della croce Ti crucia[4],
e Tu Ti senti morire. Lascia che Ti
sostenga e faccia riparo con le mie mani al tuo santissimo Volto. Vedo che tocchi la terra e boccheggi nel
Sangue. Ma i tuoi nemici Ti vogliono
mettere in piedi: Ti tirano con le
funi, Ti alzano per i capelli, Ti danno calci, ma tutto invano. Tu muori, mio Gesù! Che pena!
Mi si spezza il cuore per il dolore!
E quasi trascinandoti, Ti conducono al monte Calvario. Mentre Ti trascinano, sento che ripari tutte
le offese delle anime a Te consacrate, che Ti danno tanto peso che, per quanto
Tu Ti sforzi per alzarti, Ti riesce inutile.
E così trascinato e calpestato, giungi al Calvario, lasciando da dove
passi, rossa traccia del tuo Sangue prezioso.
Ma qui nuovi dolori Ti aspettano: Ti spogliano di nuovo e Ti strappano vesti e
corona di spine. Ah! Tu gemi nel sentire strappare da dentro la
tua Testa le spine. E mentre Ti
strappano la veste, Ti strappano pure le carni lacere attaccate ad essa. Le piaghe si squarciano, il Sangue a rivi
scorre fino a terra, ed è tanto il dolore, che, quasi morto, Tu cadi.
Ma nessuno si muove a compassione di Te, mio
Bene. Anzi con bestiale furore di nuovo
Ti mettono la corona di spine, Te la battono ben bene, ed è tanto lo strazio
per i laceramenti e per lo strappo che fanno ai tuoi capelli ammassati nel
Sangue coagulato, che solo gli Angeli potrebbero dire ciò che Tu soffri,
mentre, inorriditi, ritorcono i loro sguardi celesti e piangono.
Spogliato mio Gesù, permettimi che Ti stringa
al mio cuore per riscaldarti, perché vedo che tremi, ed un sudore gelido di morte
invade la tua santissima Umanità.
Quanto vorrei darti la mia vita, il mio sangue per sostituire il tuo,
che hai perduto per darmi vita.
Gesù intanto, quasi guardandomi con i suoi
occhi languidi e moribondi, par che mi dica:
“Figlia mia, quanto Mi costano le
anime! Qui è il luogo dove tutti aspetto per
salvarli, dove voglio riparare i peccati di quelli che giungono a
degradarsi al
di sotto delle bestie, e si ostinano tanto nell’offendermi, che giungono
a non
saper vivere senza fare peccati. La
loro ragione resta cieca e peccano all’impazzata; ecco perché una terza
volta Mi coronano di spine. E con lo spogliarmi, riparo per quelli che
indossano vesti di lusso e indecenti, per i peccati contro la modestia, e
per
quelli che sono tanto legati alle ricchezze, agli onori, ai piaceri, che
ne
formano un dio per i loro cuori.
Ah, sì!,
ognuna di queste offese è una morte che sento e, se non muoio, è perché
il Volere dell’Eterno mio Padre non ha decretato ancora il momento della mia
morte”.
Denudato mio Bene, mentre con Te riparo, Ti
prego di spo-gliarmi di tutto con le tue santissime mani, e non permettere che
nessun affetto cattivo entri nel mio cuore;
Tu vigilamelo, circondamelo con le tue pene, riempimelo del tuo amore. La mia vita non sia altro che la ripetizione
della tua, e rafferma con la tua be-
nedizione il mio
spogliamento. Benedicimi di cuore e
dammi la forza d’assistere alla tua dolorosa crocifissione, per rimanere crocifissa
insieme a Te.
Riflessioni e Pratiche
Gesù porta la croce. L’amore di Gesù alla croce, il suo ansioso ardore di morire sulla
stessa per salvare le anime, sono immensi.
E noi, amiamo come Gesù il patire?
Possiamo dire che i nostri palpiti fanno eco ai suoi palpiti divini, e
che anche noi chiediamo la nostra croce?
Quando soffriamo, abbiamo noi
l’intenzione di
farci compagni a Gesù, per alleggerirgli il peso della sua croce? Come
lo accompagniamo? E negli insulti che riceve, siamo sempre
pronti a dargli il nostro piccolo patire per sollievo delle sue pene?
Nell’operare, nel pregare, e quando sotto il
peso di pene interne sentiamo lo stento nel nostro patire, facciamo volare la nostra
pena a Gesù, che come velo, asciugandogli i sudori, lo rinfranchi, facendo
nostro il suo stento?
*
O mio Gesù, chiamami sempre a Te vicino, e fa’ che Tu sia sempre presso
di me, perché Ti conforti sempre con le mie pene.
DICIANNOVESIMA
ORA
Dalle 11 a mezzogiorno
La crocifissione[1]
( Preghiera di Preparazione )
Gesù, Amor mio, già sei stato spogliato delle
tue vesti, ed hai il tuo santissimo Corpo tanto lacero che mi sembri un agnello
scorticato. Ti vedo tremare tutto,
mentre i nemici Ti preparano la croce e, non reggendoti in piedi, cadi a terra
su questo monte. Mio Bene e mio Tutto,
il cuore mi si stringe per il dolore nel guardarti, vedendo che il Sangue
diluvia da tutte le parti del tuo santissimo Corpo, tutto piagato da capo a
piè.
I tuoi nemici, stanchi ma non sazi, nello
spogliarti hanno strappato con indicibile dolore dal tuo Capo la corona di
spine, e poi di nuovo Te l’hanno conficcata con spasimi inauditi, forando la
tua sacratissima Testa con nuove ferite.
Ah! Tu ripari la perfidia
dell’uomo e l’ostinazione del peccato, specialmente di superbia.
Gesù, vedo che se l’amore non Ti spingesse più
in alto, saresti morto per l’acerbità del dolore che hai sofferto in questa
terza coronazione di spine. Ma vedo che
non puoi più reggere al dolore e, con gli occhi velati di Sangue, guardi se uno
almeno si avvicini a Te per sorreggerti in tanto dolore e confusione.
Dolce mio Bene,
cara mia Vita, qui non sei solo come nella notte della passione: c’è la dolente Mamma che, lacerata nel Cuore,
tante morti subisce per quante pene Tu soffri;
c’è l’aman-te Maddalena, che pare impazzita per le tue pene; c’è il fido Giovanni, ammutolito per la
forza del dolore della tua Passione.
Questo è il monte di chi ama.
Non puoi essere solo. Dimmi,
Amor mio, chi vorresti per sorreggerti in tanto dolore? Deh!
Permettimi che venga io a sorreggerti, sono io che ho più bisogno di
tutti.
La cara Mamma e gli
altri mi cedono il posto. Ed ecco, o
Gesù, mi avvicino a Te, Ti abbraccio e Ti prego di poggiare la tua Testa sulla
mia spalla e di farmi sentire le tue spine nella mia. Voglio mettere la mia testa vicina alla tua, non solo per sentire
le tue spine, ma anche per lavare col tuo preziosissimo Sangue, che dal Capo Ti
scorre, tutti i miei pensieri, perché possano stare in atto di ripararti ogni
offesa che le creature commettono col pensiero. Deh! Amor mio, stringiti
a me. Voglio baciare una ad una le
gocce di Sangue che scorrono sul tuo santissimo Volto, e Ti prego, mentre le
adoro, che ogni goccia sia luce ad ogni mente di creatura, affinché nessuna Ti
offenda con pensieri cattivi.
Ma mentre Ti tengo
stretto e poggiato a me, Ti guardo, o Gesù, e vedo che tu guardi la croce che i
nemici Ti preparano; senti i colpi che
danno, per fare i fori dove T’inchioderanno.
O mio Gesù, sento che il tuo Cuore batte forte forte e dà in sussulto,
agognando questo letto, da Te il più desiderato, sebbene con dolore indescrivibile,
in cui suggelli la salvezza delle anime nostre in te. Già Ti sento dire:
“Amor mio, cara croce, letto mio
prezioso, tu
sei stata il mio martirio in vita, ed ora sei il mio riposo. Deh, o
croce! Ricevimi presto nelle tue braccia, Io sono impaziente di
aspettare. Croce santa, in te darò
compimento a tutto. Presto, croce! Adempi i desideri ardenti che Mi
consumano
di dare vita alle anime, e queste vite saranno suggellate da te, o
croce. Oh, non più indugiare! Con ansia aspetto di stendermi su di te
per
aprire il Cielo a tutti i miei figli e chiudere l’inferno.
O croce, è vero che tu sei la mia battaglia, ma
sei pure la mia vittoria ed il mio trionfo completo, ed in te darò grandi
eredità, vittorie, trionfi e corone ai figli miei”.
Ma, chi può dire tutto ciò che il mio dolce
Gesù dice alla croce?
Ma, mentre Gesù si sfoga con la croce, i nemici
gli comandano di stendersi su di essa, e Lui subito ubbidisce al loro volere
per riparare le nostre disubbidienze.
Amor mio, prima che Ti distenda sulla croce, permettimi che Ti stringa
più forte al mio cuore e di baciarti; e
Tu, dammi un bacio. Senti, o Gesù, non
voglio lasciarti: voglio venire a
distendermi insieme con Te sulla croce e restare insieme con Te
inchiodato. Il vero amore non soffre nessuna
separazione. Perdonami l’arditezza del
mio amore e concedimi di rimanere con Te crocifissa.
Vedi, tenero Amor mio, non solo io Ti
chiedo
questo, ma pure la dolente Mamma, l’inseparabile Maddalena, il
prediletto
Giovanni; tutti Ti dicono che sarebbe
più sopportabile rimanere crocifissi con Te, che assistere e vedere Te
solo crocifisso. Perciò insieme con Te mi offro all’Eterno
Padre, immedesimata con la tua Volontà, col tuo Amore, con le tue
riparazioni,
col tuo stesso Cuore e con tutte le tue pene.
Ah!
Pare come se il mio addolorato Gesù mi dicesse:
“Figlia mia, hai prevenuto il mio amore, questa
è la mia Volontà: che tutti quelli che
Mi amano restino con Me crocifissi. Ah,
sì! Vieni pure a distenderti con Me
sulla croce: ti farò vita della mia vita
e ti terrò come la prediletta del mio Cuore”.
Ed ecco, dolce mio Bene, che Ti distendi sulla
croce e guardi i carnefici con tanto amore e con tanta dolcezza, che già
tengono nelle mani chiodi e martelli per inchiodarti, da far loro dolce invito
a che presto Ti crocifiggano. E quelli,
sebbene ne sentano ri-brezzo, con ferocia
inumana prendono la tua mano destra, fermano il chiodo e a colpi di martello lo
fanno uscire dalla parte opposta della croce.
È tale e tanto il dolore che soffri, o mio Gesù, che tremi; la luce dei tuoi begli occhi si eclissa, ed
il tuo Volto santissimo impallidisce e diventa livido.
Destra benedetta del mio Gesù, ti bacio, ti
compatisco, ti adoro e ti ringrazio per me e per tutti. [Per] quanti colpi ricevesti, tante anime Ti
chiedo di liberare in questo momento dalla condanna all’inferno; per quante gocce di Sangue hai versato,
tante anime Ti prego di lavare in questo tuo Sangue preziosissimo. E per il dolore acerbo che soffristi
specialmente quando inchiodarono la mano alla croce e nello stiramento dei
nervi delle braccia, Ti prego di aprire a tutti il Cielo e di benedire tutti. Possa la tua benedizione chiamare i
peccatori alla conversione, e gli eretici e gli infedeli alla luce della fede.
O Gesù, dolce Vita mia, appena finiscono
d’inchiodare la destra, i nemici prendono con crudeltà la sinistra e, per farla
giungere al foro segnato, Te la tirano tanto che Ti senti slogare le giunture
delle braccia e delle spalle, e per la forza del dolore, le gambe, convulse, si
contraggono. Poi con ferocia
instancabile, come la destra, la inchiodano sulla croce.
Sinistra mano del mio Gesù, ti bacio, ti
compatisco, ti adoro e ti ringrazio.
Per i colpi e i dolori che soffristi quando Te la inchiodarono, tante
anime Ti prego di concedermi in questo momento, di far volare dal Purgatorio in
Cielo. E per il Sangue che spargesti,
Ti prego di smorzare le fiamme che le bruciano, e di fare che a tutte sia
refrigerio e bagno salutare che le purifichi da ogni macchia e le disponga alla
visione beatifica.
Amor mio e mio Tutto, per l’acuto dolore
sofferto quando T’inchiodarono la mano sinistra, Ti prego di chiudere l’inferno
a tutte le anime e di non lasciar cadere i fulmini della Divina Giustizia,
purtroppo irritata dalle nostre colpe.
Fa’, o Gesù, che que-sto chiodo nella tua
sinistra benedetta sia chiave che serri la Divina Giustizia, perché non faccia
piovere i flagelli sulla terra e che apra i tesori della divina Misericordia a
pro di tutti.
Già pare che [Tu] sia rimasto immobile a tutto
e che noi siamo liberi di poterti far tutto.
Quindi, nelle tue braccia metto il mondo e tutte le generazioni; e Ti prego, Amore mio, con le voci dello
stesso tuo Sangue, di non negare il perdono a nessuno, e per i meriti di questo
tuo preziosissimo Sangue, Ti chiedo la salvezza e la grazia per tutti. Non escludere nessuno, o mio Gesù.
Amor mio, Gesù, i tuoi nemici non sono
contenti
ancora. Con ferocia diabolica Ti
prendono i tuoi santissimi piedi (sempre instancabili in cerca di
anime), e,
contratti come stavano per la forza del dolore delle mani, li tirano
tanto che
restano slogate le ginocchia, le costole e tutte le ossa del petto. Il
cuore non mi regge, mio Bene. Per la forza del dolore, vedo che i tuoi
begli occhi, eclissati e velati di Sangue, stralunano; le tue labbra
livide e gonfie dai pugni si
contorcono, le tue guance si affossano, i denti sbattono, il petto si
affanna
ed il Cuore resta tutto sconquassato per la forza delle stirature delle
mani e
dei piedi. Amor mio, quanto volentieri
prenderei il tuo posto per risparmiarti tanto dolore! Voglio
distendermi su tutte le tue membra per lenirti, baciarti,
confortarti e ripararti per tutti.
Mio Gesù, vedo che mettono un piede
sull’altro
e Te li trapassano con un chiodo, per giunta spuntato. Deh, o mio
Gesù! Mentre il chiodo Te li trapassa, permettimi che nel piede destro
Ti metta tutti i sacerdoti, affinché siano luce alle genti, specialmente
quelli
che non vivono una vita buona e santa;
e che nel sinistro metta tutte le genti, affinché ricevano luce dai
sacerdoti, li rispettino e siano loro ubbidienti. E come il chiodo
trapassa i tuoi piedi, così trapassi i sacerdoti
e le genti, affinché gli uni e gli altri non possano spostarsi da Te.
Piedi benedetti del mio Gesù, vi bacio, vi
compatisco, vi adoro e vi ringrazio.
Per gli acerbissimi dolori che soffristi, per le stirature con cui Ti
slogarono tutte le ossa e per il Sangue che spargesti, Ti chiedo di rinchiudere
tutte le anime nelle tue piaghe, non disdegnare nessuno, o Gesù.
I tuoi chiodi inchiodino le nostre potenze,
affinché non si spostino da Te;
inchiodino il nostro cuore, affinché si fissi sempre e solamente in
Te; e tutti i nostri sentimenti restino
inchiodati dai tuoi chiodi, affinché non prendano nessun gusto che non venga da
Te.
O mio Gesù crocifisso, Ti vedo tutto
insanguinato, nuotare in un bagno di Sangue.
Queste gocce di Sangue altro non dicono che anime. In ogni goccia vedo brulicare anime di tutti
i secoli, sicché tutti in Te ci contenevi, o Gesù. Ebbene, per la potenza di questo Sangue, Ti chiedo che nessuna
più sfugga da Te.
O mio Gesù, i carnefici finiscono d’inchiodarti
i piedi ed io mi avvicino al tuo Cuore.
Vedo che non ne puoi più, ma l’amore grida più forte:
“Più pene ancora!”.
Mio Gesù, mi abbraccio al tuo Cuore, Ti
bacio,
Ti compatisco, Ti adoro e Ti ringrazio per me e per tutti. O Gesù,
voglio poggiare la testa sul tuo
Cuore, per sentire ciò che soffri in questa dolorosa crocifissione.
Ah!
Sento che ogni colpo di martello rimbomba nel tuo Cuore. Il tuo Cuore è
il centro di tutto: da esso incominciano i dolori ed in esso
finiscono. E se non fosse che aspetti
una lancia per essere trafitto, le fiamme del tuo amore ed il Sangue che
rigurgita all’interno, si sarebbero fatti via e Ti avrebbero squarciato
il
Cuore. Questo Sangue e queste fiamme
chiamano le anime che Ti amano a far felice soggiorno nel tuo Cuore. Ed
io, per amore del tuo Cuore e del tuo
preziosissimo Sangue, Ti chiedo, o Gesù, la santità delle anime che Ti
amano. O Gesù, non farle uscire giammai
dal tuo Cuore, e con la tua grazia moltiplica le vocazioni delle anime
vittime,
che continuino la tua vita sulla terra.
Tu hai voluto dare un posto distinto nel tuo Cuore alle ani-me che Ti amano, fa’
che questo posto non lo perdano mai. O
Gesù, le fiamme del tuo Cuore mi brucino e mi consumino, il tuo Sangue mi
abbellisca, il tuo amore mi tenga sempre inchiodata al-l’amore col dolore e con
la riparazione.
O mio Gesù, già i carnefici hanno inchiodato le
tue mani e i tuoi piedi alla croce, e voltando questa per ribattere i chiodi, costringono
il tuo Volto adorabile a toccare la terra insanguinata dallo stesso tuo
Sangue. E Tu, con la tua bocca divina,
la baci. Con questo bacio, o dolce Amor
mio, Tu intendi baciare tutte le anime e vincolarle al tuo amore, suggellandone
la loro salvezza. O Gesù, lascia che
prenda io il tuo posto, e mentre i carnefici ribattono i chiodi, fa’ che questi
colpi feriscano me pure e m’in-chiodino tutta al tuo amore.
Mio Gesù, metto la mia testa nella tua. Mentre le spine si addentrano sempre più
nella tua Testa, voglio offrirti, o dolce mio Bene, tutti i miei pensieri che
come baci affettuosi Ti consolino e leniscano l’amarezza delle tue spine.
O Gesù, metto i miei occhi nei tuoi, e vedo che
i tuoi nemici non sono ancora sazi d’insultarti e deriderti, ed io voglio
confortare i tuoi sguardi divini coi miei sguardi di amore.
Metto la mia bocca nella tua, o Gesù. La tua lingua è quasi attaccata al palato
per l’amarezza del fiele e per la sete ardente. Per ristoro alla tua sete, o mio Gesù, Tu vorresti tutti i cuori
delle creature traboccanti d’amore, e non avendoli, bruci sempre più per
loro. Dolce Amor mio, intendo mandarti
fiumi d’amore, per mitigarti in qualche modo l’amarezza del fiele e la tua sete
ardente.
O Gesù, metto le mie mani nelle tue. Ad ogni movimento che fai, le piaghe delle
tue mani più si squarciano, e il dolore si fa più intenso e acerbo. Caro mio Bene, per ristorarti e raddolcire
questo dolore, Ti offro le opere sante di tutte le creature.
O Gesù, metto i miei piedi nei tuoi. Quanto soffri nei tuoi santissimi piedi! Tutti i movimenti del sacratissimo tuo Corpo pare che si ripercuotono in essi, e nessuno è a Te vicino per sorreggerti e lenire un po’ l’acerbità dei tuoi dolori. Vita mia dolcissima, vorrei riunire i passi delle creature di tutte le generazioni, passate, presenti e future, ed indirizzarli tutti a Te, per venirti a consolare nelle tue dure pene.
Mio Gesù, metto il mio cuore nel tuo povero
Cuore. Com’è straziato! Se muovi i piedi, i nervi della punta del
Cuore li senti strapparsi; se muovi le
mani, i nervi d’ambo le parti del Cuore restano tirati più che da chiodi; se muovi la Testa, la bocca del Cuore dà
Sangue e soffre la completa crocifissione.
O mio Gesù, come confortare tanto dolore? Mi diffonderò in Te, metterò il mio cuore nel tuo, i miei ardenti
desideri nei tuoi, perché sia distrutto qualunque desiderio cattivo. Diffonderò il mio amore nel tuo, perché col
tuo fuoco siano bruciati i cuori di tutte le creature e distrutti gli amori
profani. Il tuo Cuore sacratissimo
rimarrà confortato ed io, fin d’ora, prometto, o Gesù, di tenermi sempre
inchiodata a questo Cuore amorosissimo con i chiodi dei tuoi desideri, del tuo
amore e della tua Volontà.
O mio Gesù, crocifisso Tu, crocifissa io in
Te. Tu non permettere che mi schiodi
menomamente da Te, ma vi resti sempre inchiodata per poterti amare e riparare
per tutti, e lenire il dolore che Ti arrecano le creature con le loro colpe.
Mio buon Gesù, vedo che i tuoi nemici innalzano
il pesante legno della croce e lo lasciano cadere nella fossa da essi preparata; e Tu, dolce Amor mio, resti sospeso fra
cielo e terra. In questo solenne
momento Ti volgi al Padre, e con voce debole e fioca, Gli dici:
“Padre Santo, eccomi qui, carico di
tutti i
peccati del mondo. Non vi è colpa che
non si riversi su di Me, perciò non più scaricare sugli uomini i
flagelli della
tua Divina Giustizia, ma su di Me, tuo Figlio.
O Padre, permettimi di legare tutte le anime a questa croce, e che per
loro implori perdono con le voci del mio Sangue e delle mie piaghe. O
Padre, non vedi come Mi son ridotto? Per questa croce, in virtù di
questi dolori,
concedi a tutti vera conversione, pace, perdono e santità”.
[Preghiera per disarmare la Divina
Giustizia[2]]
Gesù, mentre sei sulla croce trafitto, la tua
Anima non è più in terra, ma nei Cieli con il tuo Divino Padre, per difendere e
perorare la causa delle anime nostre.
Crocifisso Amor mio, anch’io voglio seguirti
innanzi al trono dell’Eterno e disarmare insieme a Te la Divina Giustizia. La tua santissima Umanità la faccio
mia: unita con la tua Volontà, ed insieme
con Te, voglio fare ciò che fai Tu.
Permetti, Vita mia, che scorrano i miei pensieri nei tuoi; il mio amore, la mia volontà ed i miei
desideri nei tuoi, che scorra il mio palpito nel tuo Cuore e tutto il mio
essere in Te, affinché nulla mi possa sfuggire, e possa ripetere, atto per atto,
parola per parola, tutto ciò che fai Tu.[3]
Vedo, crocifisso mio Bene, che Tu, vedendo
grandemente sdegnato il Divino tuo Padre contro le creature, Ti prostri innanzi
a Lui e nascondi tutte le creature dentro la tua santissima Umanità, mettendoci
al sicuro, affinché il Padre, guardandoci in Te, per amore tuo, non scacci la
creatura da Sé. E se Egli la guarda sdegnato,
è perché tante anime hanno contraffatto la bella immagine da Lui creata, hanno
pensieri soltanto per offenderlo. E
della loro intelligenza che doveva occuparsi di comprenderlo, ne fanno ricettacolo
dove annidano tutte le colpe. E Tu, o
mio Gesù, per placarlo, chiami l’attenzione del Divino Padre a guardare la tua
santissima Testa, trafitta di spine tra spasimi atroci. Così tieni come inchiodate nella tua mente
tutte le intelligenze delle creature, per ognuna delle quali offri una
espiazione per soddisfare la Divina Giustizia.
Oh, come queste spine scusano tutti i pensieri cattivi delle creature,
come voci pietose innanzi alla Maestà Divina!
Mio Gesù, i miei pensieri sono una
sola cosa
con i tuoi; perciò insieme con Te
prego, imploro, scuso e riparo innanzi alla Maestà Divina tutto il male
commesso dalle creature con la loro intelligenza. Permettimi che prenda
le tue spine e la tua stessa intelligenza e
che vada con Te da tutte le creature, ad attaccare la tua intelligenza
alla
loro. Voglio restituire loro
l’intelligenza, come Tu la creasti all’origine, con la santità della
tua. [Voglio] riordinare con la santità dei tuoi
pensieri tutti i pensieri delle creature in Te, e trafiggere con le tue
spine
tutte le menti delle creature, per restituirti il dominio ed il regime
di
tutti. O Gesù, Tu solo sii il
dominatore di ogni pensiero, di ogni affetto e di tutti i popoli. Reggi
Tu solo ogni cosa; solo così la faccia della terra, che fa
orrore e spavento, si cambierà.
Crocifisso Gesù, continui a vedere che il
Divino Padre, sdegnato, guarda le povere creature e le trova tutte insozzate di
colpe e coperte delle più brutte luridezze, da far schifo a tutto il
Cielo. Oh, come resta colpita la purità
dello sguardo divino, quasi non più riconoscendo la povera creatura come opera
delle sue mani santissime! Anzi, le
creature pare che siano tanti mostri che occupano la terra, che attirano lo sdegno
dello sguardo paterno.
Ma Tu, o mio Gesù, per placarlo cerchi di
addolcirlo, scambiando i suoi occhi con i tuoi, e facendoglieli vedere coperti
di Sangue e gonfi di lacrime. Dinanzi
alla Maestà Divina piangi, per muoverla a compassione per la sventura di tante
povere creature. E sento la tua voce
che dice:
“Padre mio, è vero che la creatura
ingrata si
va sempre più lordando di colpe da non meritare più il tuo sguardo
paterno. Ma guardami, o Padre, innanzi
a Te voglio tanto piangere, da formare un bagno di lacrime e di Sangue,
per
lavare queste luridezze di cui si sono coperte le creature. Padre mio,
vuoi Tu forse rigettarmi? No, non puoi, sono tuo Figlio; e mentre sono
tuo Figlio, sono anche il capo
di tutte le creature ed esse sono mie membra.
Salviamole, o Padre, salviamole”.
Mio Gesù, Amore sconfinato, vorrei avere i tuoi occhi per piangere innanzi alla Maestà Suprema per la perdita di tante povere creature e per questi tempi così tristi. Permettimi che prenda le tue lacrime e i tuoi stessi sguardi, che sono una sola cosa con i miei, e vada da tutte le creature. Per muovere a compassione le loro anime del tuo amore, farò loro vedere che Tu piangi per causa loro e che, mentre si vanno lordando, Tu hai pronte le tue lacrime ed il tuo Sangue per lavarle; e vedendoti piangere, si arrenderanno. Sì, permettimi di lavare con queste lacrime tutte le sozzure delle creature: scendano nei loro cuori, rammolliscano tante anime indurite nella colpa e vincano l’ostinatezza di tutti i cuori.
Con i tuoi sguardi, permettimi che penetri le
creature in modo da fare innalzare tutti i loro sguardi al Cielo per amarti,
invece che smarrirsi sulla terra per offenderti; così il Divino Padre non avrà più sdegno nel guardare la povera
umanità.
Crocifisso Gesù, vedo che il Divino Padre non
Si placa ancora nel suo sdegno, perché mentre la sua paterna bontà, presa da
tanto amore per la povera creatura, ha riempito il cielo e la terra di attestati
di amore e di benefici per essa che, quasi ad ogni passo e ad ogni atto, sente
scorrere l’amore e le grazie di quel Cuore paterno, la creatura, sempre
ingrata, disprezzando questo amore, non lo vuole riconoscere. Anzi contrasta tanto amore, riempiendo il
cielo e la terra di insulti, disprezzi ed oltraggi, fino a metterlo sotto i
suoi immondi piedi, volendo quasi distruggerlo, idolatrando se stessa. Ah, tutte queste offese penetrano fin nei
Cieli e giungono innanzi alla Maestà Divina!
Oh, come Si sdegna nel vedere che la vile creatura giunge ad insultarla
e ad offenderla in tutti i modi!
Ma Tu, o mio Gesù, sempre intento a difenderci,
con la forza rapitrice del tuo amore, costringi il Padre a guardare il tuo
santissimo Volto, coperto di tutti questi insulti e disprezzi, e dici:
“Padre mio, non disdegnare le povere
creature: se disdegni loro disdegni
Me. Deh, placati! Tutte queste offese le porto sul mio Volto,
che Ti risponde per tutti. Padre mio,
arresta il tuo furore contro la povera umanità: sono ciechi e non sanno
quello che fanno. Perciò guardami bene come sono ridotto per
causa loro. Se non Ti muovi a
compassione per la misera umanità, Ti intenerisca questo mio Volto
insozzato di
sputi, coperto di Sangue, illividito e gonfio per i tanti schiaffi e
colpi
ricevuti. Pietà, Padre mio! Ero Io il più bello di tutti, ed ora sono
tutto sfigurato, tanto che non Mi riconosco più; son diventato
l’abiezione di tutti. Perciò, a qualunque costo voglio salva la povera
creatura”.
Mio Gesù, possibile che ci ami tanto? Il tuo amore stritola questo mio povero
cuore. Volendo seguirti in tutto,
permettimi che prenda il tuo santissimo Volto per averlo in mio potere, per
mostrarlo così sfigurato continuamente al Padre per muoverlo a compassione
della povera umanità, che è tanto oppressa sotto la sferza della Divina
Giustizia che giace quasi morente.
Permettimi che vada in mezzo alle creature, e
faccia loro ve-dere questo tuo Volto così sfigurato per causa loro, per
muoverle a compassione delle loro anime e del tuo amore. E con la luce che tramanda il tuo Volto e
con la forza rapitrice del tuo amore, faccia loro comprendere chi sei Tu e chi
sono esse che ardiscono offenderti, e faccia risorgere le loro anime da tante
colpe in cui vivono morte alla grazia, perché tutte si prostrino innanzi a Te
in atto di adorarti e glorificarti.
Mio Gesù, Crocifisso adorabile, la creatura va
sempre irritando la Divina Giustizia, e dalla sua lingua risuona l’eco di bestemmie
orrende, voci di imprecazioni e di maledizioni, discorsi cattivi, intese di
come meglio uccidere e fare carneficine.
Ah! Tutte queste voci assordano
la terra e penetrano fin nei Cieli, assordando l’udito divino, il quale, stanco
di questa eco velenosa che Gli manda la creatura, vorrebbe disfarsi di essa,
cacciandola da Sé lontana, perché tutte queste voci velenose imprecano e
Ma Tu, o mio Gesù, amandoci di amore sommo, fai
fronte a queste voci micidiali con la tua voce onnipotente e creatrice, in cui
raccogli tutte queste voci, e fai sentire all’udito del Padre la tua voce
dolcissima per rinfrancarlo delle molestie che le creature Gli danno, con altrettante
voci di benedizioni e lodi, e gridi misericordia, grazie, amore per la povera
creatura.
E per placarlo di più, Gli mostri la tua
santissima bocca, e dici:
“Padre mio, tornami a guardare; non
sentire le voci delle creature, ma senti
la mia. Sono Io che soddisfo per
tutti. Perciò ti prego di guardare la
creatura e di guardarla in me. Se la
guardi fuori di me, che sarà di essa? È
debole, ignorante, capace solo di far male, piena di tutte le miserie.
Pietà, pietà della povera creatura. Rispondo Io per essa con questa mia
lingua
amareggiata dal fiele, inaridita dalla sete, arsa e riarsa dall’amore”.
Mio amareggiato Gesù, la mia voce nella tua
vuole far fronte a tutte queste offese.
Permettimi che prenda la tua lingua, le tue labbra, e giri per tutte le
creature, toccando le loro lingue con la tua, affinché sentendo l’amarezza
della tua nell’atto di offenderti, se non per amore, almeno per l’amarezza che
sentono, non bestemmino più; che tocchi
le loro labbra con le tue, affinché facendo sentire il fuoco della colpa sulle
labbra di tutti e facendo risuonare la tua voce onnipotente in ogni petto,
possa arrestare la corrente di tutte le voci cattive e cambiare tutte le voci
umane in voci di benedizioni e lodi.
Mio Crocifisso Gesù, la creatura, a tanto tuo
amore e dolore, non si arrende ancora, anzi disprezzandoti, va aggiungendo
colpe a colpe, commettendo sacrilegi enormi, omicidi, suicidi, duelli,frodi, inganni,
crudeltà e tradimenti. Ah, tutte queste
opere cattive appesantiscono le braccia paterne! E il Padre, non potendo so-stenere il peso, sta per abbassarle,
per riversare sulla terra furore e distruzione. E Tu, o mio Gesù, per strappare la creatura dal furore divino,
temendo di vederla distrutta, stendi le tue braccia al Padre, affinché non le abbassi
per distruggere la creatura. E aiutando
con le tue braccia a sostenere il peso, Lo disarmi e impedisci che la Giustizia
faccia il suo corso. E per muoverlo a
compassione della misera umanità ed intenerirlo, Gli dici con la voce più insinuante:
“Padre mio, guarda queste mani
squarciate e
questi chiodi che Me le trafiggono, che Mi inchiodano insieme a tutte
queste
opere cattive. Ah, è in queste mani che
sento tutti gli spasimi che Mi danno queste opere cattive! Non sei
contento, o Padre mio, dei miei dolori? Non sono forse capaci di
soddisfarti? Sì, queste mie braccia slogate saranno
sempre catene che terranno strette le povere creature, affinché non Mi
sfuggano, tranne quelle che volessero strapparsi a viva forza. E queste
mie braccia saranno catene amorose
che Ti legheranno, Padre mio, per impedirti di distruggere la povera
creatura. Anzi Ti attirerò sempre
vicino ad essa, perché versi su di lei le tue grazie e misericordie”.
Mio Gesù, il tuo amore è un dolce incanto per
me, e mi spinge a fare ciò che fai Tu.
Perciò dammi le tue braccia, ché insieme con Te voglio impedire, a costo
di qualunque pena, che la Divina Giustizia faccia il suo corso contro la povera
umanità. E per muovere il Padre a pietà
delle creature, permettimi che metta nelle tue braccia le tante membra
straziate, i gemiti di tanti poveri feriti, i tanti cuori addolorati ed
oppressi. Permettimi che vada da tutte
le creature e le stringa tutte nelle tue braccia, affinché tutte ritornino al
tuo Cuore. Permettimi che con la potenza
delle tue mani creatrici arresti la corrente di tante opere malvagie e ritragga
tutti dall’operare il male.
Mio amabile crocifisso Gesù, la creatura non è ancora contenta di offenderti. Vuol bere fino in fondo tutta la feccia della colpa, e corre quasi all’impazzata nella via del male. Si precipita di colpa in colpa, disobbedisce alle tue leggi e, disconoscendoti, si ribella a Te e, quasi per farti dispetto, vuole andare all’inferno. Oh, come si sdegna la Maestà Suprema! E Tu, o mio Gesù, trionfando di tutto, anche dell’ostinatezza delle creature, per placare il Divin Padre, Gli fai vedere tutta la tua santissima Umanità lacerata, slogata, straziata in modo orribile. Mostri i tuoi santissimi piedi trafitti, nei quali contieni tutti i passi delle creature, che Ti danno dolori mortali, al punto che sono contorti dall’atrocità degli spasimi.
E sento la tua voce più che mai commovente,
come in atto di spirare, che vuol vincere per forza d’amore e di dolore la
creatura, e trionfare sul Cuore paterno:
“Padre mio, guardami dalla Testa ai piedi: non c’è parte sana in Me, non ho dove farmi
aprire altre piaghe e procurarmi altri dolori.
Se non Ti plachi a questo spettacolo di amore e di dolore, chi mai potrà
placarti?
O creature, se non vi arrenderete a tanto
amore, che speranza vi resta di convertirvi?
Queste mie piaghe e questo Sangue saranno sempre voci che chiameranno
dal Cielo alla terra grazie di pentimento, perdono, compassione per la povera
umanità”.
Mio Gesù, Ti vedo in uno stato di violenza per
placare il Padre e per vincere la povera creatura. Permettimi che prenda i tuoi santissimi piedi e giri per tutte le
creature, per legare i loro passi ai tuoi piedi, e così, se volessero camminare
nella via del male, sentendo le catene che hai messo tra Te e loro, non possano
[farlo]. Deh! Con questi tuoi piedi fa’ che indietreggino dalla via del male,
mettile sulla via del bene, rendendole più docili alle tue leggi. E con i tuoi chiodi serra l’inferno affinché
più nessuno vi cada dentro.
Mio Gesù, Amante crocifisso, vedo che
non ne
puoi più: la tensione terribile che
subisci sulla croce; lo scricchiolio
continuo delle tue ossa, che sempre più si slogano ad ogni piccolo
movimento; le carni che più si squarciano; le ripetute offese che Ti
giungono, ripetendo
passioni e morti più dolorose; la sete
ardente che Ti consuma; le pene interne
che Ti soffocano di amarezza, di dolore e di amore; e l’ingratitudine
umana che in tanti tuoi martìri Ti affronta e
Ti penetra come onda impetuosa, fin dentro il trafitto tuo Cuore, Ti
schiacciano tanto che la tua santissima Umanità, non reggendo sotto il
peso di
tanti martìri, sta per finire e, delirando di amore e di patire, chiede
aiuto e
pietà.
Crocifisso Gesù, possibile? Tu che reggi tutto e dai vita a tutti,
chiedi aiuto? Ah! Come vorrei penetrare in ogni goccia del tuo
Sangue e versare il mio per raddolcirti ogni piaga, per attutire il dolore di
ogni spina, per rendere meno dolorose le loro punture e per raddolcirti in ogni
pena interna del tuo Cuore, per sollevare le intensità delle tue amarezze. Vorrei darti vita per vita, e se mi fosse
possibile vorrei schiodarti dalla croce per sostituirmi in vece tua. Ma vedo che sono nulla e nulla posso, sono
troppo insignificante. Perciò dammi Te
stesso. Prenderò vita in Te e in Te
darò Te a Te stesso. Così contenterai
le mie brame.
Straziato Gesù, vedo che la tua
santissima
Umanità finisce non per Te, ma per compiere in tutto la nostra
Redenzione. Hai bisogno di aiuto divino e perciò Ti
getti nelle braccia paterne, chiedendo aiuto e soccorso. Oh!
Come il Divin Padre S’intene-risce nel guardare l’orrendo strazio della
tua santissima Umanità, il lavorio terribile che la colpa ha fatto sulle
tue
santissime membra. E per contentare le
tue brame d’amore, Ti stringe al suo Cuore paterno e Ti dà gli aiuti
necessari
per compiere la nostra Redenzione. E
mentre Ti stringe, senti nel tuo Cuore più forte ripetere i colpi dei
chiodi,
le sferze dei flagelli, gli squarci delle piaghe, le punture delle
spine. Oh, come il Padre ne resta colpito! Come Si sdegna nel vedere
che tutte queste
pene Te le recano fin nel tuo Cuore anche
anime a Te consacrate! E nel suo dolore
Ti dice:
“Possibile, Figlio mio, che neppure la parte da
Te eletta è tutta con Te? Anzi pare che
queste anime chiedano rifugio e na-scondimento in questo tuo Cuore per
amareggiarti e darti morte più dolorosa;
e quel che è più, tutti questi dolori che Ti danno sono nascosti e
coperti da ipocrisie. Ah, Figlio! Non posso più contenere lo sdegno per
l’ingratitudine di queste anime, le quali Mi addolorano più che le altre
creature tutte insieme”.
Ma Tu, o mio Gesù, trionfando di tutto, difendi
queste anime, e fai riparo con l’amore immenso del tuo Cuore alle onde delle amarezze
e trafitture che queste anime Ti danno.
E per placare il Padre, Gli dici:
“Padre mio, guarda questo mio Cuore: tutti questi dolori Ti soddisfino, e quanto
più acerbi essi sono, altrettanto più potenti siano sul tuo Cuore di Padre, per
impetrare grazie, luce e perdono per queste anime. Padre mio, non li rigettare:
saranno essi i miei difensori che continueranno la mia Vita sulla terra.
O Padre amorosissimo, considera che, se la mia
Umanità è giunta ora al colmo dei suoi patimenti, questo mio Cuore pure scoppia
per le amarezze, le intime pene e gli inauditi strazi che ho sofferto per lo
spazio di trentaquattro anni, a cominciare dal primo istante della mia
Incarnazione. Tu conosci, o Padre,
l’inten-sità di queste interne amarezze, che sarebbero state capaci di farmi
morire ad ogni momento di puro spasimo, se la nostra onnipotenza non Mi avesse
sostenuto, per prolungare il mio patire fino a questa estrema agonia. Ah!
Se finora Ti ho offerto tutte le pene della mia santissima Umanità per
placare la tua Giustizia che pende su tutti, e per attirare su tutti la tua
Misericordia trionfatrice, ora Ti presento questo mio Cuore sconquassato,
premuto e infranto sotto il torchio di tutti i momenti della mia vita mortale,
in modo particolare per i traviamenti delle anime a Noi consacrate.
Osserva, o Padre mio: questo è il Cuore che Ti ha amato di infinito amore, che sempre è stato arso di amore per i miei fratelli, figli tuoi in Me; questo è il Cuore generoso con il quale ho anelato il patire, per darti la completa soddisfazione di tutti i peccati degli uomini. Abbi pietà delle sue desolazioni, dei suoi continui accoramenti, delle sue angosce, dei suoi tedi, delle sue tristezze innanzi alla morte!
O Padre mio, vi è stato forse un solo palpito
del mio Cuore che non abbia cercato la tua gloria, a costo di pene e di Sangue,
e la salvezza dei miei fratelli? Non
sono usciti da questo mio Cuore sempre oppresso, le ardenti suppliche, i
gemiti, i sospiri, i clamori con cui per trentaquattro anni ho pianto e gridato
misericordia al tuo cospetto?
Tu Mi hai esaudito, o Padre mio, per una
infinità di volte e di anime, e Te ne rendo grazie infinite. Ma, guarda, o Padre mio, come non può
calmarsi il mio Cuore nelle sue pene se dovesse sfuggire al suo amore anche
un’anima sola, perché Noi amiamo tanto un’anima sola quanto tutte le anime
insieme. E si dirà che dovrò dare
l’ultimo sospiro su questo doloroso patibolo, vedendo miseramente perire anche
anime a Noi consacrate? Io muoio in un
mare di affanni e di pene per l’iniquità e la perdita eterna del perfido Giuda,
tanto duro ed ingrato, che respinse tutti i miei tratti amorosi e delicati, e
che tanto beneficai, fino a farlo sacerdote, vescovo, come gli altri miei
Apostoli. Ah, Padre mio, basta questo
abisso di pene! Quante anime vedo,
scelte da Noi per il duplice sacro seguito, che vogliono imitare Giuda, chi
più, chi meno!
Aiutami, Padre mio, aiutami! Non posso sopportare tutte queste pene. Vedi se c’è una fibra nel mio Cuore che non
sia tormentata più di tutti gli strazi del mio Corpo divino. Vedi se tutto il Sangue che sto versando non
sgorghi, più che dalle mie piaghe, dal mio Cuore, che si disfa di amore e di
dolore. Pietà, Padre mio, pietà! Non per Me, che voglio patire sino all’infinito per le povere anime, ma
pietà di tutte le anime, specialmente per quelle, di uomini e donne, chiamate
al mio santo servizio e al mio sposalizio di amore. Ascolta, o Padre, il mio Cuore che, vicino a venire meno alla
vita, accelera i suoi palpiti infocati e grida: Per tante mie pene, grazie
efficaci di pentimento e di vera conversione Ti chiedo per tutte queste
infelici anime! Nessuna di esse Ci
sfugga!
Ho sete, Padre mio, ho sete di tutte le anime,
specialmente di queste. Ho sete di
patire di più per ciascuna di queste anime.
Ho sempre fatto la tua Volontà, Padre mio. Ora questa mia Volontà, che è pure la tua, deh! fa’ che sia
compiuta perfettamente per amore di Me, tuo Figlio dilettissimo, nel quale hai
trovato tutte le tue compiacenze”.
O mio Gesù, non resisto più. Mi unisco alle tue suppliche, ai tuoi
patimenti, al tuo amore penante. Dammi
il tuo Cuore, affinché io senta la tua stessa sete per le anime consacrate a Te
e, con i miei palpiti, Ti restituisca l’amore e gli affetti di tutti. Permettimi di andare da tutte e di deporre
il tuo Cuore in loro. Al suo contatto
si riscaldino le fredde, si scuotano le tiepide, si sentano richiamare le fuorviate,
ed in loro ritornino le tante grazie respinte.
Il tuo Cuore è soffocato dal dolore e
dall’amarezza, nel vedere resi vani tanti disegni che avevi su di loro, per la
loro incorrispondenza, e nel vedere che tante altre anime, che dovevano avere
vita e salvezza per mezzo di quelle, ne risentono le tristi con-seguenze. Io mostrerò loro il tuo Cuore tanto
amareggiato per causa loro, lancerò in esse dardi di fuoco dal tuo Cuore,
presenterò tutte le tue suppliche e tutti i tuoi patimenti per loro: non è possibile che non si arrendano a
Te. Così ritorneranno pentite ai tuoi
piedi, ed i tuoi amorosi disegni su di loro saranno ripristinati; staranno in Te ed intorno a Te, non più per
offenderti, ma per ripararti, consolarti e difenderti.
Vita mia, Crocifisso Gesù, vedo che ancora
agonizzi sulla croce, non essendo ancora pago il tuo amore per dare compimento
a tutto. Anch’io, sì, agonizzo insieme
con Te, e chiamo tutti: Angeli, Santi,
venite sul monte Calvario a mirare gli eccessi e le follie di amore di un
Dio! Baciamo le sue piaghe sanguinanti,
adoriamole, sosteniamo quelle membra lacerate, ringraziamo Gesù dell’operata
Redenzione. Diamo uno sguardo alla
trafitta Madre, che tante pene e morti sente nell’Immacolato suo Cuore per
quante pene vede nel suo Figlio Dio. Le
sue stesse vesti sono intrise di Sangue, il monte Calvario n’è cosparso tutto.
Perciò tutti insieme prendiamo questo Sangue,
preghiamo la dolente Madre che si unisca a noi, dividiamoci in tutto il mondo e
andiamo in aiuto di tutti. Aiutiamo i
pericolanti affinché non periscano, i caduti affinché si rialzino, quelli che
stanno per cadere affinché non cadano.
Diamo questo Sangue a tanti poveri ciechi, affinché splenda in essi la
luce della verità. E in modo speciale
portiamoci in mezzo ai poveri combattenti:
facciamo loro da vigili sentinelle, e se stanno per cadere colpiti dal
piombo nemico, riceviamoli nelle nostre braccia per confortarli; e, se vengono abbandonati da tutti, se sono
disperati della loro triste sorte, diamo loro questo Sangue, perché si
rassegnino e venga lenita l’atrocità dei dolori. E se vediamo che vi sono anime che stanno per cadere
nell’inferno, diamo loro questo Sangue divino, che contiene il prezzo della Redenzione,
e strappiamole a satana.
E mentre mi terrò Gesù stretto al mio cuore per
difenderlo e ripararlo da tutto, stringerò tutti a questo cuore, affinché tutti
ottengano grazia efficace di conversione, forza e salvezza.
O Gesù, vedo che il Sangue a rivi scorre dalle
tue mani e dai tuoi piedi. Gli Angeli,
piangenti, facendoti corona, ammirano i portenti dell’immenso tuo amore. Vedo la tua dolce Mamma ai piè della croce,
trafitta dal dolore, la tua cara Maddalena, il prediletto Giovanni, tutti presi
da estasi di stupore, di amore e di dolore.
O Gesù, mi unisco con Te e mi stringo alla tua croce; prendo tutte le gocce del tuo Sangue e le verso nel mio cuore. Quando vedrò la tua Giustizia irritata contro i peccatori, io, per placarti, Ti mostrerò questo Sangue; quando vorrò la conversione di anime ostinate nella colpa, Ti mostrerò questo Sangue e per virtù di esso non rigetterai la mia preghiera, perché ne ho il pegno nelle mani.
Ed ora, crocifisso mio Bene, a nome di tutte le
generazioni, passate, presenti e future, insieme con la tua Mamma e con tutti
gli Angeli mi prostro innanzi a Te e Ti dico:
Ti adoriamo, o Cristo e Ti
benediciamo, perché con la tua santa croce hai redento il mondo.
Riflessioni e Pratiche
Gesù crocifisso ubbidisce ai carnefici, accetta
con amore tutti gl’insulti e pene che Gli danno. Per il grande amore che Gesù sentiva per la povera anima nostra,
trovò nella croce il suo letto di riposo.
E noi, in tutte le pene, ci riposiamo in Lui? Con la nostra pazienza e col nostro amore possiamo dire che
prepariamo un letto nel nostro cuore a Gesù?
Mentre Gesù è crocifisso, non c’è parte interna
ed esterna che non senta uno speciale patire.
E noi, ci teniamo tutti crocifissi a Lui, almeno coi nostri sensi
principali? Quando in una vana
conversazione od altro simile divertimento troviamo il nostro gusto, allora è
Gesù che resta inchiodato alla croce.
Ma se questo medesimo gusto lo sacrifichiamo per amor suo, allora
schiodiamo Gesù e c’inchiodiamo noi.
Teniamo sempre
inchiodati coi chiodi della sua santissima Volontà, la nostra mente, il nostro
cuore, tutto l’essere nostro? Gesù,
mentre è crocifisso, guarda con amore i carnefici. E noi per amor suo guardiamo con amore chi ci offende?
*
Mio crocifisso Gesù, i tuoi chiodi siano fitti
nel mio cuore, affinché non ci sia palpito, affetto, desiderio che non senta le
punture di essi, ed il sangue che verserà questo mio cuore sia il balsamo che
lenisca tutte le tue piaghe.
( Preghiera di Ringraziamento )
Il
poema della Croce (
Dal Volume 3 - 2 Dicembre 1899 )
“La CROCE sofferta da Voi mi liberò dalla
schiavitù del demonio, e mi sposò alla Divinità con nodo indissolubile; la CROCE è feconda, e mi partorisce la
grazia; la CROCE è luce e mi disinganna
del temporale, e mi svela l’eterno; la
CROCE è fuoco e mette in cenere tutto ciò che non è di Dio, fino a svuotarmi il
cuore d’un minimo filo d’erba che possa starci. La CROCE è moneta d’inestimabile prezzo, e se io avrò, Sposo
Santo, la fortuna di possederla mi arricchirò di monete eterne, fino a rendermi
la più ricca in Paradiso, perché la moneta che corre in Cielo è la croce
sofferta in terra.
La CROCE, poi, non solo
mi fa conoscere me stessa, ma mi dà anche la conoscenza di Dio. La
CROCE mi innesta tutte le virtù. La CROCE è la nobile Cattedra
dell’increata
Sapienza, che mi insegna le dottrine più elevate, sottili e sublimi. La
CROCE, da sola, mi svelerà i misteri più
nascosti, le cose più recondite, la perfezione più perfetta, tutto ciò
essendo
nascosto ai dotti ed ai sapienti del mondo.
La CROCE è acqua benefica che non solo mi purifica, ma mi somministra
anche
il nutrimento per le virtù, facendomele crescere, e mi lascia soltanto
quando
sarò ricondotta alla Eterna Vita.
La CROCE è rugiada
celeste che mi conserva ed abbellisce il bel giglio della purità. La
CROCE è l’alimento della Speranza. La CROCE è la fiaccola della Fede
operante. La CROCE è legno asciutto che conserva e
mantiene sempre acceso il fuoco della Carità.
La CROCE è legno
asciutto che fa svanire e mette in fuga tutti i fumi di superbia e di
vanagloria e produce nell’anima l’umile viola dell’umiltà.
La CROCE è l’arma più
potente che offende i demoni e mi difende da tutti i loro artigli. L’anima, che possiede la CROCE, è invidiata
ed ammirata dagli stessi Angeli e Santi e suscita rabbia e sdegno nei
demoni. La CROCE è il mio Paradiso in
terra; se nel Paradiso dei Beati ci
sono i godimenti, nel Paradiso in terra ci sono i patimenti. La CROCE è la catena d’oro purissimo che mi
congiunge con Voi, mio Sommo Bene, formando l’unione più intima possibile, fino
a fare scomparire l’essere mio, tramutandomi in Voi e vivente della stessa Vostra
Vita”.
VENTESIMA
ORA
Da mezzogiorno all’1
Prima ora di agonia sulla croce
( Preghiera di Preparazione)
Crocifisso mio Bene, Ti vedo sulla croce come
sul tuo trono di trionfo, in atto di conquistare tutto e tutti i cuori e di
attirarli tanto a Te, che tutti sentano il tuo sovrumano potere. La natura, inorridita di tanto misfatto, si
prostra innanzi a Te ed in silenzio aspetta un tuo detto, per renderti onore e
far riconoscere il tuo dominio; il sole
piangente ritira la sua luce, non potendo sostenere la vista di Te, troppo dolorosa; l’inferno sente terrore e, silenzioso,
aspetta. Sicché tutto è silenzio. La tua trafitta Mamma, i tuoi fidi, sono
tutti muti e pietrificati alla vista, ahi! troppo dolorosa della tua squarciata
e slogata Umanità e, silenziosi, aspettano una tua parola. La tua stessa Umanità che giace in un mare
di dolori tra gli spasimi atroci dell’agonia, è silenziosa, tanto che si teme
che da un respiro all’altro Tu muoia.
Che più? Gli stessi perfidi
giudei, gli stessi spietati carnefici che sino a poco fa Ti oltraggiavano, Ti
schernivano, Ti chiamavano impostore, malfattore, gli stessi ladroni che Ti
bestemmiavano, tutti tacciono, ammutoliscono;
il rimorso li invade e, se qualche insulto si sforzano di lanciarti,
questo muore sulle loro labbra.
Ma penetrando nel tuo interno, vedo che l’amore
rigurgita, Ti soffoca e non puoi contenerlo e, costretto dal tuo amore, che Ti
tormenta più delle stesse pene, con voce forte e commovente Tu parli. Da quel Dio che sei, levi i morenti tuoi
occhi al cielo ed esclami:
“Padre, perdona loro, ché non sanno quel che fanno!”.
E di nuovo Ti chiudi nel silenzio, immerso in
pene inaudite.
Crocifisso Gesù, possibile tanto amore? Ah!
Dopo tante pene ed insulti, la prima parola è il perdono e ci scusi,
innanzi al Padre, di tanti peccati.
Ah! Questa parola la fai
scendere in ogni cuore dopo la colpa, e sei Tu il primo ad offrire il
perdono. Ma quanti la respingono, e non
l’accettano! Il tuo amore allora va in
follie, perché Tu, smaniando, vuoi dare a tutti il perdono ed il bacio di pace.
A questa tua parola l’inferno trema e Ti
riconosce Dio, la natura e tutti restano attoniti e riconoscono la tua
Divinità, il tuo inestinguibile amore e, silenziosi, aspettano per vedere dove
esso giunge.
E non è solo la tua voce, ma anche il tuo
Sangue, le tue piaghe, che gridano ad ogni cuore dopo il peccato: “Vieni nelle mie braccia, ché ti perdono e
il suggello del perdono è il prezzo del mio Sangue”.
O mio amabile Gesù, ripeti ancora questa parola
a quanti peccatori stanno nel mondo.
Per tutti implora misericordia, per tutti applica i meriti infiniti del
tuo preziosissimo Sangue, per tutti, o buon Gesù, continua a placare la Divina
Giustizia e dà grazia a chi, trovandosi in atto di dover perdonare, non ne
sente la forza.
Mio Gesù, Crocifisso adorato, in queste tre ore
di amarissima agonia Tu vuoi dare compimento a tutto. E mentre, silenzioso, Te ne stai su questa croce, vedo che nel
tuo interno vuoi soddisfare in tutto il Padre.
Lo ringrazi per tutti, soddisfi Tu per tutti, per tutti chiedi perdono e
a tutti impetri grazia che mai più Ti offendano; e per impetrare ciò dal Padre, riepiloghi tutta la tua vita, dal
primo istante del tuo concepimento fino all’ultimo respiro. Mio Gesù, amore interminabile, lascia che
anch’io riepiloghi tutta la tua vita con Te, con l’inconsolabile Mamma, con San
Giovanni e con le pie donne.
Mio dolce Gesù, Ti ringrazio delle tante spine che hanno trafitto la tua adorabile Testa, delle gocce di Sangue da questa versate, dei colpi che su di essa hai ricevuti e dei capelli che Ti hanno strappato. Ti ringrazio di quanto bene hai fatto e hai impetrato a tutti, dei lumi e delle buone ispirazioni che ci hai date e di quante volte hai perdonato tutti i nostri peccati di pensieri, di superbia, di orgoglio e di propria stima.
Ti chiedo perdono a nome di tutti, o mio Gesù,
di quante volte Ti abbiamo coronato di spine, di quante gocce di Sangue Ti
abbiamo fatto versare dal sacratissimo tuo Capo, di quante volte non abbiamo
corrisposto alle tue ispirazioni. Per
tutti questi dolori da Te sofferti Ti prego, o buon Gesù, d’impetrarci la
grazia di non commettere mai più peccati di pensieri. Intendo ancora offrirti tutto ciò che soffristi nella tua
santissima Testa, per darti tutta quella gloria che le creature Ti avrebbero
dato se avessero fatto buon uso della loro intelligenza.
Adoro, o Gesù mio, i tuoi santissimi occhi e Ti
ringrazio di quante lacrime e Sangue han versato, per le punture crudeli delle
spine, per gli insulti, le derisioni e i vilipendi sostenuti in tutta la tua
Passione. Ti chiedo perdono per tutti
quelli che si servono della vista per offenderti e oltraggiarti, pregandoti,
per i dolori sofferti nei tuoi sacratissimi occhi, a compartirci la grazia che
nessuno più Ti offenda con gli sguardi cattivi. Intendo ancora offrirti tutto quello che Tu stesso soffristi nei
tuoi santissimi occhi, per darti tutta quella gloria che le creature Ti
avrebbero dato, se i loro sguardi fossero fissi solo al Cielo, alla Divinità e
a Te, o mio Gesù.
Adoro le tue santissime orecchie. Ti ringrazio di quanto soffristi mentre i
manigoldi sul Calvario Te le assordavano con grida e scherni. Ti chiedo perdono a nome di tutti, per
quanti discorsi cattivi si ascoltano, e Ti prego che si aprano le orecchie di
tutti gli uomini alle verità eterne, alle voci della grazia e che nessuno più
Ti offenda col senso dell’udito. Intendo ancora offrirti tutto ciò che soffristi nel tuo santissimo udito, per darti tutta la gloria che le creature Ti avrebbero dato, se di quest’organo avessero fatto santo uso.
Adoro e bacio, o Gesù mio, il tuo santissimo
Volto e Ti rin-grazio di quanto soffristi, per gli sputi, schiaffi e scherni
ricevuti e per quante volte Ti lasciasti calpestare dai tuoi nemici. Ti domando perdono a nome di tutti, per
quante volte si è avuto l’ardire d’offenderti, pregandoti per questi schiaffi e
per questi sputi di far sì che da tutti venga riconosciuta, lodata, glorificata
la tua Divinità. Anzi, o mio Gesù,
intendo io stessa andare per tutto il mondo, dall’oriente all’occidente, da mezzogiorno
a settentrione, unire tutte le voci delle creature e cambiarle in altrettanti
atti di lode, d’amore e di adorazione.
Intendo ancora, o mio Gesù, portare a Te tutti i cuori delle creature,
affinché in tutti Tu possa gettare luce, verità, amore, compatimento alla tua
Divina Persona. E mentre perdonerai
tutti, io Ti prego di non permettere che nessuno più Ti offenda, se fosse
possibile anche a costo del mio sangue.
Intendo infine offrirti tutto ciò che soffristi nel tuo santissimo Volto,
per darti tutta la gloria che le creature Ti avrebbero dato, se nessuno avesse
ardito offenderti.
Adoro la tua santissima bocca e Ti ringrazio
dei tuoi primi vagiti, di quanto latte succhiasti, di quante parole dicesti,
dei baci infocati che desti alla tua santissima Madre, del cibo che prendesti,
dell’amarezza del fiele e della sete ardente che soffristi sulla croce, delle
preghiere che innalzasti al Padre, e Ti chiedo perdono per quante mormorazioni
e discorsi cattivi e mondani si fanno e per quante bestemmie pronunziano le
creature. Intendo offrire i tuoi santi
discorsi in riparazione dei loro discorsi non buoni, la mortificazione del tuo
gusto per riparare le loro golosità e tutte le offese che Ti hanno arrecato col
cattivo uso della lingua. Intendo
offrirti tutto ciò che soffristi nella tua santissima bocca, per darti io tutta
la gloria che le creature Ti avrebbero dato, se nessuna a-vesse ardito offenderti
col senso del gusto e con l’abuso della lingua.
O Gesù, di tutto Ti ringrazio e, a nome di
tutti, T’innalzo l’inno di un ringraziamento eterno, infinito. Intendo, o mio Gesù, offrirti tutto ciò che
hai sofferto nella tua santissima Persona, per darti tutta la gloria che Ti
avrebbero dato tutte le creature, se avessero uniformata la loro vita alla tua.
Ti ringrazio, o
Gesù, per quanto hai sofferto nelle tue santissime spalle, per quanti colpi hai
ricevuti, per quante piaghe Ti sei lasciato aprire sul tuo sacratissimo Corpo e
per quante gocce di Sangue hai versato.
Ti chiedo perdono a nome di tutti, per quante volte per amore delle
comodità Ti hanno offeso con piaceri illeciti e non buoni. Ti offro la tua dolorosa flagellazione per
riparare tutti i peccati commessi con tutti i sensi, l’amore ai propri gusti,
ai piaceri sensibili, al proprio io, a tutte le soddisfazioni naturali, e
intendo pure offrirti tutto ciò che hai sofferto nelle tue spalle, per darti
tutta la gloria che le creature Ti avrebbero dato, se in tutto avessero cercato
di piacere a Te solo e di rifugiarsi all’ombra della tua divina protezione.
Gesù mio, bacio il
tuo piede sinistro. Ti ringrazio di
quanti passi facesti nella tua vita mortale e di quante volte stancasti le tue
povere membra per andare in cerca di anime da condurre al tuo Cuore. Ti offro perciò, o mio Gesù, tutte le mie
azioni, passi e movimenti, con l’intenzione di darti riparazione per tutto e
per tutti. Ti chiedo perdono per quelli
che non operano con retta intenzione. Unisco
le mie azioni alle tue per divinizzarle, e le offro unite a tutte le opere che
facesti con la tua santissima Umanità, per darti tutta la gloria che Ti
avrebbero dato le creature, se avessero operato santamente e con fini retti.
Ti bacio, o Gesù mio, il piede destro e Ti
ringrazio di quanto hai sofferto e soffri per me, specialmente in quest’ora che
sei pendente dalla croce. Ti ringrazio
per lo straziante lavorio che fanno i chiodi nelle tue piaghe, le quali si
squarciano sempre più al peso del tuo
sacratissimo Corpo. Ti chiedo perdono
di tutte le ribellioni e disobbedienze che commettono le creature, offrendoti i
dolori dei tuoi santissimi piedi in riparazione di queste offese, per darti
tutta la gloria che le creature Ti avrebbero dato, se in tutto fossero state
soggette a Te.
O mio Gesù, bacio la tua santissima mano
sinistra. Ti ringrazio di quanto hai
sofferto per me, di quante volte hai placata la Divina Giustizia, soddisfacendo
per tutti. Bacio la tua mano destra e
Ti ringrazio di quanto bene hai operato e operi per tutti; in modo speciale Ti ringrazio delle opere
della Creazione, della Redenzione e della Santificazione. Ti chiedo perdono a nome di tutti di quante
volte siamo stati ingrati ai tuoi benefici, delle tante nostre opere fatte
senza retta intenzione. In riparazione
di tutte queste offese, intendo offrirti tutta la perfezione e santità delle
tue opere, per darti tutta quella gloria che le creature Ti avrebbero dato, se
avessero corrisposto a tutti questi benefizi.
O Gesù mio, bacio il tuo sacratissimo Cuore e
Ti ringrazio di quanto hai sofferto, desiderato e zelato per amor di tutti e
per o-gnuno in particolare. Ti chiedo
perdono di tanti desideri cattivi, affetti e tendenze non buone. Perdono, o Gesù, per tanti che pospongono il
tuo Amore all’amore delle creature, e per darti tutta la gloria che queste Ti
hanno negato, Ti offro tutto ciò che ha fatto e continua a fare il tuo
adorabilissimo Cuore.
Riflessioni e Pratiche
Gesù innalzato in croce, resta sospeso senza
toccare la terra. E noi, cerchiamo di
vivere distaccati dal mondo, dalle creature e da quanto sa di terra? Tutto deve concorrere a formare la croce
sulla quale dobbiamo distenderci e rimanere sospesi come Gesù, lontani da tutto
ciò che è terra, affinché le creature non si attacchino a noi.
Il penante Gesù non ha altro letto che la
croce, altro refrigerio che le piaghe e gli insulti. Ed il nostro amore giunge a tanto per Gesù, da trovare riposo nel
patire? Tutto ciò che facciamo,
preghiere, sofferenze ed altro, rinchiudiamolo in quelle piaghe, intingiamolo
nel Sangue di Gesù, e non troveremo conforto che nelle sue pene. Sicché le piaghe di Gesù saranno le nostre,
il suo Sangue lavorerà continuamente in noi per lavarci ed abbellirci, e così
attingeremo qualunque grazia per noi e per la salvezza delle anime. Col deposito del Sangue di Gesù nel nostro
cuore, se commetteremo qualche mancanza, pregheremo Gesù che non ci tenga
imbrattati alla sua presenza ma col suo Sangue ci lavi e ci tenga insieme con
Lui. Se ci sentiremo deboli, pregheremo
Gesù che dia un sorso del suo Sangue all’anima nostra, affinché ci dia la forza.
Il dolce Gesù prega per i suoi carnefici, anzi
li scusa. E noi, facciamo nostra la
preghiera di Gesù, per scusare continuamente i peccatori innanzi al Padre e per
impetrare loro misericordia, anche per quelli che ci offendessero?
Mentre preghiamo, operiamo, camminiamo, non
dimentichiamo pure le povere anime che stanno per dare l’ultimo anelito. Portiamo loro in aiuto e conforto le
preghiere e i baci di Gesù, perché il suo preziosissimo Sangue le purifichi e
faccia loro prendere il volo verso il Cielo.
*
Mio Gesù, dalle tue piaghe, dal tuo Sangue,
voglio attingere la forza di poter ripetere in me la tua stessa vita, e così
potrò impetrare a tutti il bene che facesti Tu stesso.
( Preghiera di Ringraziamento )
Il riposo di Gesù sulla
Croce
( Dal Volume 6 -
20 Maggio 1905 )
[Scrive Luisa:]
Questa mattina stavo
pensando quando il benedetto Gesù restò tutto slogato sulla croce, e dicevo tra
me: “Ah, Signore, quanto fosti compenetrato
da questa sì atroce sofferenza, e come l’anima vostra dovette restarne afflitta!”. In questo mentre, quasi ombra, Gesù è venuto
e mi ha detto:
“Figlia mia, Io non Mi
occupavo delle mie sofferenze, ma Mi occu-pavo dello scopo delle mie pene; e siccome nelle mie pene vedevo compiuta la
Volontà del Padre, soffrivo e nel mio stesso soffrire trovavo il più dolce
riposo, perché il fare la Volontà Divina ha questo bene, che mentre si soffre,
vi si trova il più bel riposo. Se si
gode, e questo godere non è voluto da Dio, nello stesso godere vi si trova il
più atroce tormento. Anzi quanto più Mi
avvicinavo al termine delle mie pene, sognavo di compire in tutto la Volontà
del Padre, così Mi sentivo più alleggerito, ed il mio riposo si faceva più
bello.
Oh, quanto è diverso il modo
che tengono le anime! Se soffrono od
operano non hanno né la mira del frutto che possono ricavare, né l’adempimento
della Volontà Divina; si concentrano
tutte nella cosa che fanno e, non vedendo i beni che possono guadagnare né il
dolce riposo che porta la Volontà di Dio, vivono infastidite e tormentate, e fuggono
quanto più possono il patire e l’operare, credendo di trovare riposo, e vi
restano più tormentate di prima”.
VENTUNESIMA
ORA
Dall’1 alle 2 del pomeriggio
Seconda ora di agonia sulla croce
( Preghiera di Preparazione)
Confitto Amor mio, mentre con Te prego, la
forza rapitrice del tuo amore e delle tue pene mantiene fisso il mio sguardo su
di Te, ma il cuore mi si spezza nel vederti tanto soffrire. Tu spasimi d’amore e di dolore e le fiamme
che bruciano il tuo Cuore si elevano tanto in alto, che stanno in atto
d’incenerirti. Il tuo amore contenuto è
più forte della stessa morte, e Tu, volendolo sfogare, guardando il ladrone
alla tua destra, lo rubi all’inferno.
Con la tua grazia gli tocchi il cuore e quel ladro è tutto mutato, Ti
riconosce, Ti confessa per Dio, e tutto contrito dice:
“Signore, ricordati di me quando sarai nel tuo
regno”.
E Tu non esiti a rispondergli:
“Oggi sarai con Me in Paradiso”.
E così ne fai il primo trionfo del tuo
amore. Ma nel tuo amore vedo che non è
al solo ladrone che rubi il cuore, ma anche a tanti morenti. Ah! Tu
metti a loro disposizione il tuo
Sangue, il tuo amore, i tuoi meriti ed usi tutti gli artifizi e
stratagemmi
divini per toccare i loro cuori e rubarli tutti a Te. Ma anche qui il
tuo amore è contrastato. Quante ripulse, quante sconfidenze, quante
disperazioni! È tanto il dolore, che di
nuovo Ti riduce al silenzio.
Intendo, o mio Gesù, riparare per quelli che
disperano della divina Misericordia in punto di morte. Dolce Amor mio, ispira a tutti fiducia e
confidenza illimitata in Te, specialmente a quelli che si trovano fra le
strette dell’agonia, e in virtù di questa tua parola, concedi loro luce, forza
e aiuto per poter morire santamente e volare da questa terra al Cielo. Nel tuo santissimo Corpo, nel tuo Sangue,
nelle tue piaghe, tutte, tutte contieni le anime, o Gesù. Per i meriti dunque di questo tuo
preziosissimo Sangue, non permettere che anche un’anima sola vada perduta. Il tuo Sangue gridi ancora per tutte,
insieme con la tua voce: “Oggi sarete
con Me in Paradiso”.
Mio Gesù, Crocifisso straziato, le tue pene
aumentano sempre di più. Ah, su questa
croce Tu sei il vero Re dei dolori! Fra
tante pene, nessun’anima Ti sfugge, anzi dai a ciascuna la tua propria
vita. Ma il tuo amore si vede
contrastato dalle creature, disprezzato, non curato, e, non potendo sfogare, si
fa più intenso, Ti dà torture indicibili.
In queste torture va investigando che altro può dare all’uomo per
vincerlo, e Ti fa dire:
“Vedi, o anima, quanto ti ho amato! Se non vuoi aver pietà di te stessa, abbi
pietà almeno del mio amore!”.
Intanto, vedendo che non hai più che dargli,
avendogli dato tutto, volgi il tuo languido sguardo alla tua Mamma. Anch’Essa è più che morente per le tue pene,
ed è tanto l’amore che la tortura, che la rende crocifissa al par di Te. Madre e Figlio vi intendete, e Tu sospiri
con soddisfazione e Ti conforti nel vedere che puoi dare alla creatura la tua
Mamma. E, considerando in Giovanni
tutto il genere umano, con voce così tenera da intenerire tutti i cuori, dici:
“Donna, ecco il tuo figlio”,
ed a Giovanni:
La tua voce scende nel suo Cuore materno, ed
unita alle voci del tuo Sangue continua a dire:
“Madre mia, ti affido tutti i miei figli; tutto l’amore che senti per Me, sentilo per
loro. Tutte le tue premure e tenerezze
materne siano per i miei figli, Tu Me li salverai tutti”.
La tua Mamma accetta. Intanto le pene sono così forti che Ti riducono di nuovo al
silenzio.
Intendo, o mio Gesù, riparare le offese che si
fanno alla Santissima Vergine, le bestemmie e le ingratitudini di tanti che non
vogliono riconoscere i benefizi che Tu hai fatto a tutti, dandocela per Madre.
Come possiamo noi ringraziarti di tanto
benefizio? Ricorriamo, o Gesù, alla tua
stessa fonte e Ti offriamo il tuo Sangue, le tue piaghe, l’amore infinito del
tuo Cuore. O Vergine Santissima, quale
non è la tua commozione nell’udire la voce del buon Gesù che Ti lascia a noi
tutti per Madre.
Te ne ringraziamo, o Vergine benedetta, e, per
ringraziarti come meriti, Ti offriamo gli stessi ringraziamenti del tuo
Gesù. O dolce Mamma, sii Tu la nostra
Madre, prendi cura di noi e non permettere mai che Ti offendiamo anche
menomamente. Tienici sempre stretti a
Gesù, con le tue mani legaci tutti, tutti a Lui, in modo da non potergli
sfuggire più mai. Con le tue stesse
intenzioni, intendo per tutti riparare le offese che si fanno al tuo Gesù ed a
Te, dolce Mamma mia.
O mio Gesù, mentre Te ne stai immerso in tante
pene, Tu perori maggiormente la causa della salvezza delle anime. Io però non me ne starò indifferente, ma
come colomba voglio spiccare il mio volo sulle tue piaghe, baciarle, lenirle e
tuffarmi nel tuo Sangue, per poter dire con Te: Anime! Anime! Voglio sostenere il
Regna nella mia mente, o mio Gesù, e risanala
in virtù delle spine che trafiggono la tua Testa, e non permettere che
turbazione alcuna entri in me. Fronte
maestosa del mio Gesù, ti bacio: attira
tutti i miei pensieri a contemplarti, a comprenderti.
Occhi dolcissimi del mio Bene, quantunque coperti
di Sangue, guardatemi: guardate la mia
miseria, guardate la mia debolezza, guardate il povero mio cuore e fate che
possa provare gli effetti mirabili del vostro sguardo divino.
Orecchi del mio Gesù, sebbene assordati dagli
insulti e dalle bestemmie degli empi, ma pure intenti ad ascoltarci, deh!
ascoltate le mie preghiere e non disdegnate le mie riparazioni. Sì, ascolta, o Gesù, il grido del mio
cuore: allora si calmerà quando me lo
avrai riempito del tuo amore.
Volto bellissimo del mio Gesù, mostrati, fa’
che io Ti veda, affinché da tutti e da tutto possa staccare il mio povero
cuore. La tua bellezza m’innamori
continuamente e mi tenga sempre rapita in Te.
Bocca soavissima del mio Gesù, parlami. Risuoni sempre la tua voce in me e la
potenza della tua parola distrugga tutto ciò che non è Volontà di Dio, che non
è amore.
O Gesù, stendo le mie braccia al tuo collo per
abbracciarti, e Tu, stendimi le tue per abbracciarmi. Deh! fa’, o mio Bene, che sia tanto stretto questo amplesso
d’amore, che nessuna forza umana possa svincolarci. E così abbracciati, io poggerò il mio volto sul tuo Cuore, e poi
con fiducia bacerò le tue labbra, e Tu mi darai il tuo bacio di amore. Così mi farai respirare il tuo alito
dolcissimo, il tuo amore, il tuo Volere, le tue pene e tutta la tua Vita
divina.
Spalle santissime del mio Gesù, sempre forti e costanti nel patire per amor mio, date a me fortezza, costanza ed eroismo nel patire per amor suo. O Gesù, non permettere che io sia incostante nell’amore, anzi fammi parte della tua immutabilità.
Petto infiammato del mio Gesù, dammi le tue
fiamme; Tu non puoi più contenerle, ed
il mio cuore con ansia le cerca attraverso quel Sangue e quelle piaghe. Sono le fiamme del tuo amore, o Gesù, che
più Ti tormentano. O mio Bene, fammene
parte. Non Ti muove a compassione
un’anima così fredda e povera del tuo amore?
Mani santissime del mio Gesù, voi che avete
creato il cielo e la terra, già siete ridotte a non potervi più muovere. O mio Gesù, continua la tua creazione, la
creazione dell’amore. Crea in tutto il
mio essere vita nuova, vita divina.
Pronunzia le tue parole sul povero mio cuore e trasformalo tutto nel
tuo.
Piedi santissimi del mio Gesù, non mi lasciate
mai sola, fate che io corra sempre con voi e che io non faccia un sol passo da
voi lontano. Gesù, col mio amore e con
le mie riparazioni, intendo ristorarti delle pene che Tu soffri nei tuoi
santissimi piedi.
O mio Gesù crocifisso, adoro il Sangue tuo
preziosissimo. Bacio una per una le tue
piaghe, intendendo profondere in esse tutto il mio amore, le mie adorazioni, le
riparazioni più sentite. Sia il tuo
Sangue per tutte le anime, luce nelle tenebre, conforto nelle pene, forza nella
debolezza, perdono nella colpa, aiuto nelle tentazioni, difesa nei pericoli,
sostegno in morte e ali per trasportarle da questa terra al Cielo.
O Gesù, a te vengo, e nel tuo Cuore faccio il
mio nido e la mia dimora. Da dentro il
tuo Cuore, o mio dolce Amore, chiamerò tutti a Te; e se qualcuno vorrà avvicinarsi per offenderti, io esporrò il mio
petto e non permetterò che Ti ferisca, anzi lo chiuderò nel tuo Cuore, parlerò del tuo amore e farò convertire le offese
in amore.
O Gesù, non permettere ch’io esca giammai dal tuo Cuore, alimentami con le tue fiamme, dammi vita con la tua vita, per poterti amare come Tu stesso brami essere amato.
Penante Gesù, mentre stretta al tuo Cuore io mi
sto abbandonata, numerando le tue pene, vedo che un tremito convulso invade la
tua santissima Umanità; le tue membra
si dibattono come se uno si volesse distaccare dall’altro, e tra i
contorcimenti per gli atroci spasimi, Tu gridi forte:
“Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”.
A questo grido tutti tremano, le tenebre si
fanno più fitte, la impietrita Mamma impallidisce e sviene. Mia Vita, mio Tutto, mio Gesù, che
vedo? Ah!, Tu sei vicino a morire. Le stesse pene tanto a Te fedeli, stanno per
lasciarti. Ed intanto, dopo tanto patire,
con immenso dolore, vedi le anime non tutte incorporate in Te, anzi scorgi che
molte andranno perdute, e senti la dolorosa separazione di esse che si
distaccano dalle tue membra. E Tu, dovendo
soddisfare la Divina Giustizia anche per loro, senti la morte di ciascuna e le
stesse pene che soffriranno nell’inferno, e gridi forte a tutti i cuori:
“Non Mi abbandonate; se volete più pene sono pronto, ma non vi separate dalla mia
Umanità. Questo è il dolore dei dolori,
è la morte delle morti. Tutto il resto
Mi sarebbe nulla, se non subissi la vostra separazione da Me. Deh! Pietà del mio Sangue, delle mie piaghe,
della mia morte. Questo grido sarà
continuo ai vostri cuori: deh, non Mi
abbandonate!”.
Amor mio, quanto mi dolgo insieme con Te! Tu affanni, la tua santissima Testa cade già
sul tuo petto, la vita Ti abbandona.
Mio Amore, mi sento morire. Anch’io voglio gridare con Te, Anime! Anime! Non mi distaccherò da questa croce, da queste piaghe, per chiederti anime, e se Tu vuoi, scenderò nei cuori delle creature, li circonderò delle tue pene affinché non mi sfuggano. E se mi fosse possibile, mi vorrei mettere sulla porta del-l’inferno, per fare indietreggiare le anime ivi destinate e condurle al tuo Cuore.
Ma Tu agonizzi e taci, ed io piango la tua
vicina morte. O mio Gesù, Ti
compatisco, stringo il tuo Cuore forte al mio, lo bacio e lo guardo con tutta
la tenerezza di cui son capace. E per
darti un sollievo maggiore, faccio mia la tenerezza divina, e con questa
intendo compatirti, cambiare il mio cuore in fiume di dolcezza e versarlo nel
tuo, per raddolcire l’amarezza che provi per la perdita delle anime. E’ doloroso purtroppo questo tuo grido, o
mio Gesù; più che l’abbandono del
Padre, è la perdita delle anime che si allontanano da Te, che fa sfuggire dal
tuo Cuore questo doloroso lamento. O
mio Gesù, aumenta in tutti la grazia, affinché nessuno si perda, e sia la mia
riparazione a pro di quelle anime che si dovrebbero perdere, perché non vadano
perdute.
Ti prego ancora, o mio Gesù, per questo estremo
abbandono, di dare aiuto a tante anime amanti, che per averle compagne nel tuo
abbandono, par che le privi di Te, lasciandole nelle tenebre. Siano o Gesù, le pene di queste come preci
che chiamino le anime a Te vicino e Ti sollevino nel tuo dolore.
Riflessioni e Pratiche
Gesù perdona il buon ladrone, e con tanto
amore, che subito se lo porta con Sé in Paradiso. E noi, preghiamo sempre per le anime dei tanti morenti che hanno
bisogno di una prece, perché si chiuda loro l’inferno e si aprano le porte del
Cielo?
In tutto ciò che facciamo, preghiere, azioni ed
altro, mettiamo sempre l’intenzione di assorbire nuovo amore in noi, per poter
poi ridare tutto a Lui? Dobbiamo
assorbirlo per darlo, affinché tutto ciò che facciamo porti l’impronta
dell’operato di Gesù.
Quando il Signore ci dona fervore, luce, amore,
ce ne serviamo a bene degli altri?
Cerchiamo di rinchiudere le anime in questa luce e in questo fervore per
premurare il Cuore di Gesù a convertirle?
Oppure, egoisti, ci teniamo per noi soli le sue grazie?
*
O mio Gesù, ogni piccola scintilla d’amore che
sento nel mio cuore diventi un incendio che consumi tutti i cuori delle creature
e le rinchiuda nel tuo Cuore.
Che uso facciamo del gran dono che ci fece
della sua Mamma? Facciamo nostro
l’amore di Gesù, le tenerezze di Gesù e tutto ciò che faceva Gesù, per rendere
contenta la Mamma sua? Possiamo dire
che la nostra divina Madre trova in noi il contento che trovava in Gesù? Stiamo sempre a Lei vicini come figli fedeli,
l’ubbidiamo, imitiamo le sue virtù?
Cerchiamo tutti i modi per non sfuggire al suo sguardo materno, affinché
ci tenga sempre stretti a Gesù? In
tutto ciò che facciamo, chiamiamo gli sguardi della Madre Celeste a guidarci,
per poter agire santamente, da veri figli, sotto il suo pietoso sguardo? E per poterle dare il contento come glielo dava
il Figlio suo, chiediamo a Gesù tutto l’amore che portava alla sua santissima
Madre, la gloria che le dava continuamente, la tenerezza e tutte le sue finezze
d’amore. Tutto ciò, facciamolo nostro e
diciamo alla Celeste Mamma:
“Abbiamo in noi Gesù, e per renderti contenta e
per poter trovare in noi ciò che trovavi in Gesù, diamo tutto a Te. Inoltre Mamma bella, vogliamo ancor noi dare
a Gesù tutti i contenti che trovava in Te;
perciò vogliamo entrare nel tuo Cuore e prendere il tuo amore, tutti i
tuoi contenti, tutte le tue tenerezze e premure materne, per darli tutti a
Lui”.
*
Mamma nostra, le tue mani materne siano le
dolci catene che ci tengano legati a Te e a Gesù.
Gesù non si risparmia in nulla. Amandoci con amore sommo, vorrebbe salvarci
tutti e, se fosse possibile, vorrebbe strappare dall’inferno tutte le anime,
anche a subirne tutte le pene. Ciò non
pertanto vede che a via di sforzi le anime vogliono svincolarsi dalle sue
braccia e, non potendo contenere il suo dolore, esclama:
“Dio mio, Dio mio, perché Mi hai abbandonato?”.
E noi, possiamo dire che il nostro amore verso
le anime è simile a quello di Gesù? Le
nostre preghiere, le nostre pene, tutti i nostri più piccoli atti sono uniti
agli atti, alle preghiere di Gesù, per strappare anime dall’inferno? Come compatiamo Gesù in questo suo immenso
dolore? Se la nostra vita si potesse
consumare in olocausto continuo, non sarebbe bastante a compatire questo
dolore. Ogni piccolo atto, pena,
pensiero che facciamo uniti a Gesù, può servire a strappare anime perché non
cadano nell’inferno. Uniti con Gesù
avremo nelle nostre mani il suo stesso potere.
Se invece non faremo i nostri atti uniti con Lui, essi non serviranno a
impedire che neppure un’anima sola vada all’in-ferno.
*
Amor mio e mio Tutto, tienimi stretta al tuo
Cuore, affinché senta subito quanto il peccatore Ti addolora nel distaccarsi da
Te, e così poter far subito la mia parte.
O mio Gesù, il tuo amore leghi il mio cuore,
affinché, bruciato dal tuo fuoco, possa sentire l’amore che Tu stesso avesti per
le anime.
Quando soffro dolori, pene, amarezze, allora, o
Gesù, sfoga la tua Giustizia su di me, e prendi la soddisfazione che vuoi, ma
il peccatore, o Gesù, sia salvo, e le mie pene siano vincolo che leghino Te e
il peccatore, e la mia anima abbia la consolazione di vedere la tua Giustizia
soddisfatta.
( Preghiera di Ringraziamento)
L’agonia della Croce
( Dal Volume 9 -
4 Luglio 1910 )
“Figlia mia, se l’agonia dell’Orto fu
in modo speciale per i moribondi,
l’agonia della Croce fu per aiuto dell’ultimo punto, proprio per
l’ultimo
respiro. Tutte e due sono agonie, ma
una diversa dall’altra: l’agonia
dell’Orto, piena di tristezze, di timori, d’affanni, di spaventi;
l’agonia della Croce, piena di pace, di
calma imperturbabile, e se gridai: ‘Ho
sete’, era sete insaziabile che tutti potessero spirare nel mio ultimo
respiro; e vedendo che molti uscivano
da dentro il mio ultimo respiro, per il dolore gridai: “Sitio”, e
questo ‘sitio’ continuo ancora a
gridare a tutti ed a ciascuno, come campanello alla porta d’ogni cuore:
“Ho sete di te, o anima! Deh, non uscire da Me, ma entra in Me e spira
con Me!”
VENTIDUESIMA
ORA
Dalle 2 alle 3 del pomeriggio
Terza ora di agonia sulla croce
( Preghiera di Preparazione)
O mio Crocifisso moribondo, abbracciata alla
croce, sento il fuoco che brucia tutta la tua santissima Persona; il Cuore Ti batte sì forte che, sollevandoti
le costole, Ti tormenta in modo sì straziante e orribile, che tutta la tua
santissima Umanità subisce una trasformazione da renderti irriconoscibile. L’amore da cui è avvampato il tuo Cuore
tutto Ti dissecca e brucia; e Tu, non
potendo contenerlo, senti forte il tormento, non solo della sete corporale, per
lo spargimento di tutto il tuo Sangue, ma molto più della sete ardente della
salute delle anime nostre. Tu, come
acqua vorresti beverci per metterci tutti in salvo dentro di Te. Perciò raccogliendo le tue affievolite
forze, gridi: “Ho sete!”.
Ah! Questa voce la ripeti ad ogni cuore:
“Ho sete della tua volontà, dei tuoi affetti,
dei tuoi desideri, del tuo amore; acqua
più fresca e dolce non puoi darmi che la tua anima. Deh, non farmi bruciare!
Ho sete ardente, per cui non solo Mi sento bruciare la lingua e la gola,
tanto che non posso più articolare parola, ma Mi sento anche disseccare il
Cuore e le viscere. Pietà della mia
sete, pietà!”. E come delirante per la
gran sete, Ti abbandoni alla Volontà del Padre.
Ah! Il
mio cuore non può più vivere nel vedere l’empietà dei tuoi nemici che, invece
di acqua, Ti danno fiele e aceto, e Tu non li rifiuti. Ah! Comprendo: è il fiele di tante colpe, è l’aceto delle nostre passioni
non domate che vogliono darti e che, invece di ristorarti, Ti bruciano di più.
O mio Gesù, ecco il mio cuore, i miei pensieri,
i miei affetti, ecco tutto il mio essere, affinché Ti disseti e dia un ristoro
alla tua bocca arsa ed amareggiata.
Tutto quello che ho, tutto quello che sono, tutto è per Te, o mio Gesù. Se fossero necessarie le mie pene per poter
salvare anche una sola anima, eccomi, io son pronta a tutto soffrire: a Te io mi offro interamente, fa’ di me ciò
che a Te meglio piacerà.
Intendo riparare il dolore che Tu soffri per
tutte le anime che si perdono e la pena che Ti danno quelle, alle quali, mentre
Tu permetti le tristezze, gli abbandoni, esse invece di offrirli a Te, come
ristoro alla cocente sete che Ti divora, si abbandonano a se stesse e così Ti
fanno penare di più.
Morente mio Bene, il mare interminabile delle
tue pene, il fuoco che Ti consuma e più che tutto il Volere Supremo del Padre,
che vuole che Tu muoia, non ci fanno più sperare che Tu pos-sa continuare a
vivere. Ed io, come potrò vivere senza
di Te? Già le forze Ti mancano, gli
occhi si velano, il Volto si trasforma e si copre di pallore mortale, la bocca
è semiaperta, il respiro af-fannoso ed interrotto, tanto che non vi è più
speranza che Ti possa rianimare. Al
fuoco che Ti brucia, sottentra un gelo ed un sudore freddo che Ti bagna la fronte. I muscoli e i nervi si contraggono sempre di
più per l’acerbità dei dolori e per le trafitture dei chiodi, le piaghe si
squarciano ancora; ed io tremo, mi
sento morire. Ti guardo, o mio Bene, e
vedo scendere dai tuoi occhi le ultime lacrime, foriere della vicina morte,
mentre a stento fai sentire ancora una parola:
“Tutto è consumato!”.
O mio Gesù, già tutto hai esaurito, altro non Ti resta, l’Amo-re è giunto al suo termine. Ed io, mi son consumata tutta del tuo Amore? Qual ringraziamento non dovrò io renderti, qual non dovrà essere la mia gratitudine per Te?
O mio Gesù, intendo riparare per tutti,
riparare le incorrispondenze al tuo Amore, e consolarti degli affronti che
ricevi dalle creature mentre Ti stai consumando d’amore sulla croce.
[Settima parola:
“Nelle tue mani, o Padre,
raccomando lo spirito mio!”]
“Nelle tue mani, o Padre,
raccomando lo spirito mio!”]
Mio Crocifisso spirante Gesù, già stai per dare
gli ultimi aneliti della vita mortale, la tua santissima Umanità è già irrigidita,
il Cuore sembra che più non Ti batte.
Con la Maddalena mi abbraccio ai tuoi piedi, e
vorrei, se fosse possibile, dare la mia vita per animare la tua.
Intanto, o Gesù, vedo che riapri i tuoi occhi
moribondi e guardi intorno alla croce, come se volessi dare l’ultimo addio a
tutti. Guardi la tua morente Mamma che
non ha più moto e voce, tante sono le pene che sente, e dici:
“Addio, Mamma, Io parto, ma Ti terrò nel mio
Cuore; Tu abbi cura dei miei e dei tuoi
figli”.
Guardi la piangente Maddalena, il fido
Giovanni, e con i tuoi sguardi dici loro:
“Addio”.
Con amore guardi gli stessi tuoi nemici, e con
i tuoi sguardi dici loro: “Io vi
perdono, vi do il bacio di pace”.
Al tuo sguardo niente sfugge, da tutti Ti
licenzi e perdoni a tutti. Poi raccogli
tutte le tue forze e con voce forte e tonante gridi: “Padre, nelle tue mani raccomando lo Spirito mio!”.
E chinato il Capo, spiri...
[La morte di Gesù]
Mio Gesù, a questo grido la natura tutta si
sconvolge e piange la tua morte, la morte del suo Creatore. La terra trema forte e, col suo tremito, par
che pianga e voglia scuotere gli animi a riconoscerti per vero Dio. Il velo del tempio si squarcia, i morti risorgono,
il sole, che fin ora ha pianto le tue pene, ha ritirata con orrore la sua
luce. I tuoi nemici a questo grido
s’inginocchiano, si percuotono il petto e dicono:
“Veramente Costui è il Figlio di Dio!”.
E la tua Madre, impietrita e morente, soffre
pene più dure della morte.
Morto mio Gesù, con questo grido Tu metti anche
noi tutti nelle mani del Padre, perché non ci rigetti. Perciò gridi forte non solo con la voce, ma
con tutte le tue pene e con le voci del tuo Sangue:
“Padre, nelle tue mani metto il mio Spirito e
tutte le anime!”.
Mio Gesù, anch’io mi abbandono in Te; dammi grazia di morire tutta nel tuo Amore,
nel tuo Volere, e Ti prego di non per-mettere mai, né in vita né in morte,
ch’io esca dalla tua Santissima Volontà.
Intendo intanto riparare per tutti quelli che
non si abbandonano perfettamente alla tua Santissima Volontà, perdendo così o
menomando il prezioso frutto della tua Redenzione. Qual non è il dolore del tuo Cuore, o mio Gesù, nel vedere tante
creature che sfuggono dalle tue braccia e si abbandonano a se stesse! Pietà per tutti, o mio Gesù, pietà per me!
Bacio la tua Testa coronata di spine e Ti
chiedo perdono di tanti miei pensieri di superbia, di ambizione e di propria
stima. Ti prometto che ogni qual volta
mi verrà un pensiero che non sia tut-to per te, o Gesù, e mi
troverò nelle occasioni di offenderti, griderò subito: “Gesù e Maria, Vi raccomando l’anima mia”.
O Gesù, bacio i tuoi begli occhi, bagnati
ancora di lacrime e coperti di Sangue aggrumito, e Ti chiedo perdono di quante
volte Ti offesi con gli sguardi cattivi e immodesti. Ti prometto che ogni qual volta i miei occhi saranno portati a
guardare cose di terra, griderò subito:
“Gesù e Maria, Vi raccomando l’anima mia”.
O Gesù mio, bacio le tue sacratissime orecchie,
assordate fin negli ultimi momenti da insulti e orribili bestemmie, e Ti chiedo
perdono di quante volte ho ascoltato o ho fatto ascoltare discorsi che ci
allontanano da Te, di tanti discorsi cattivi che si fanno dalle creature. Ti prometto che ogni qual volta mi troverò
nell’occa-sione di udire discorsi che non convengono, griderò subito: “Gesù e Maria, Vi raccomando l’anima mia”.
O Gesù mio, bacio il tuo santissimo Volto,
pallido, livido e sanguinante, e Ti domando perdono dei tanti disprezzi,
affronti e insulti che ricevi da noi, vilissime creature, coi nostri
peccati. Ti prometto che ogni qual
volta mi verrà la tentazione di non dare a Te tutta la gloria, l’amore e l’adorazione
a Te dovuta, griderò subito: “Gesù e
Maria, Vi raccomando l’anima mia”.
O Gesù mio, bacio la tua sacratissima bocca,
arsa e ama-reggiata. Ti chiedo perdono
di quante volte Ti ho offeso coi miei discorsi cattivi, di quante volte ho
concorso ad amareggiarti e ad accrescere la tua sete. Ti prometto che ogni qual volta mi verrà il pensiero di far
discorsi che potrebbero offenderti, griderò subito: “Gesù e Maria, Vi raccomando l’anima mia”.
O Gesù mio, bacio il tuo santissimo collo, e
vedo ancora i segni delle catene e delle funi che Ti hanno oppresso. Ti domando perdono di tanti legami e di
tanti attaccamenti delle creature che hanno accresciuto funi e catene al tuo
sacratissimo collo. E Ti prometto che
ogni qual volta mi sentirò turbata da attaccamen-
Gesù mio, bacio le tue santissime spalle e Ti
chiedo perdono di tante illecite soddisfazioni, perdono di tanti peccati
commessi con tutti i cinque sensi del nostro corpo. Ti prometto che ogni qual volta mi verrà il pensiero di prendermi
qualche piacere o soddisfazione che non sia per la tua gloria, griderò
subito: “Gesù e Maria, Vi raccomando
l’anima mia”.
Gesù mio, bacio il santissimo petto e Ti chiedo
perdono di tante freddezze, indifferenze, tiepidezze e ingratitudini orrende
che ricevi dalle creature. Ti prometto
che ogni qual volta mi sentirò raffreddare nel tuo amore, griderò subito: “Gesù e Maria, Vi raccomando l’anima mia”.
Gesù mio, bacio le tue sacratissime mani. Ti chiedo perdono di tutte le opere cattive
e indifferenti, di tanti atti malignati dall’a-mor proprio e dalla propria
stima. Ti prometto che ogni qual volta
mi verrà il pensiero di non operare per il solo tuo amore, griderò subito: “Gesù e Maria, Vi raccomando l’anima mia”.
O mio Gesù, bacio i tuoi santissimi piedi e Ti
domando perdono di tanti passi, di tante vie battute senza la retta intenzione,
per tanti che si allontanano da Te per andare in cerca dei piaceri della terra. Ti prometto che ogni qual volta mi verrà il
pensiero di scostarmi da Te, griderò subito:
“Gesù e Maria, Vi raccomando l’anima mia”.
O Gesù, bacio il tuo sacratissimo Cuore, ed in
esso con l’ani-ma mia intendo chiudervi tutte le anime da Te redente, perché tutte
siano salve, nessuna esclusa. O Gesù,
serrami nel tuo Cuore e chiudimi in modo le porte, che io non abbia a vedere altro
che Te. Ti prometto che ogni qual volta
mi verrà il pensiero di voler uscire da questo Cuore, io griderò subito: “Gesù e Maria, a Voi dono il cuore e l’anima
mia”.
Riflessioni e Pratiche
Gesù brucia dalla sete. E noi, bruciamo d’amore per Gesù? I nostri pensieri, i nostri affetti hanno
sempre il fine di ristorare la sua sete ardente?
L’assetato Gesù, non potendo sostenere la sete
che lo brucia, soggiunge: “Tutto è consumato!”. Gesù dunque si è consumato
tutto per noi. E noi, in ogni cosa, ci
sforziamo di essere una continua consumazione d’amore per Gesù? Ogni atto, parola e pensiero portavano Gesù
verso la consumazione; ed ogni nostro
atto, parola, pensiero ci spingono a consumarci per amore di Gesù?
*
O Gesù, dolce mia vita, il tuo alito consumato
soffi sempre nel mio povero cuore per poter ricevere l’impronta della tua consumazione.
Gesù sulla croce compie in tutto la
Volontà del
Padre e spira con un atto perfetto d’abbandono nella sua Santissima
Volontà. E noi, compiamo in tutto la
Volontà di Dio? Ci abbandoniamo perfettamente
nel suo Volere, senza guardare se ci viene bene o male, contenti solo di
trovarci abbandonati nelle sue braccia santissime? Il morire a noi
stessi è continuo per amore di Gesù? Possiamo dire che pur vivendo non
viviamo,
che siamo morti a tutto per vivere solo non della nostra vita ma della
vita di
Gesù? Cioè tutto ciò che facciamo, che
pensiamo, che desideriamo, che amiamo, richiama in noi il vivere di
Gesù, per
far morire la nostra parola, il nostro passo, il nostro desiderio, il
nostro
pensiero, tutto, in Gesù?
*
O mio Gesù, la mia morte sia una morte continua per amor tuo, ed ogni
morte che subisco sia una vita che intendo dare a tutte le anime.
[1] Luisa premette a quest’Ora la seguente
preghiera: “Gesù, Mamma mia, venite
insieme con me a scrivere, prestatemi le vostre santissime mani, affinché possa
scrivere ciò che piace a Voi e solo ciò che Voi volete”.
[2] Dopo di aver pubblicato la prima edizione di
queste Ore della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo, Luisa scrisse
all’ormai Santo Annibale Maria Di Francia (essendo lui il responsabile degli
Scritti), avvisandolo che si sentiva spinta ad aggiungere qualche altra cosa in
mezzo alla detta Ora. Ed ecco
come si esprime in una sua lettera:
“Nell’Ora della
Crocifissione, quasi alla fine… dove si dice che Gesù, mentre stava sulla
croce, la sua anima era nei Cieli col suo Divin Padre, io Lo seguo col pensiero
fin nel Cielo e cerco insieme con Lui di disarmare la Divina Giustizia in
questi tempi tanto irritata; e in
questo esercizio v’impegno una mezz’ora circa.
Parmi che Gesù Signor mio mi spinga a scrivere un tale esercizio…”
Ed ecco che essa spiega
l’aggiunta in questi termini:
“In quest’Ora, Gesù
sulla croce, riepiloga tutta la sua vita, dal primo istante del suo
concepimento fino all’ultimo suo anelito, dà compimento a tutto, ringraziando
il Divin Padre per tutto il bene che ha fatto a tutte le creature e anche delle
stesse sue sofferenze. Lo glorifica,
implora, ripara, in una parola compie tutto insieme ciò che aveva fatto nella
sua vita.
Ora l’anima, facendo eco a
tutto ciò che fa Gesù, incomincia anch’essa, dal primo istante in cui Gesù fu
concepito fino all’ultimo istante di vita, a ringraziarlo di ciò che ha fatto. E siccome l’ingratitudine della creatura
generalmente è tanta, e più che mai si mostra ingrata nel ricever i benefici, e
mai ringrazia il Signore, l’anima cerca anch’essa di fare un tutto
completo. Ecco la ragione per cui si ripete
in quest’Ora tutta la vita di Gesù Cristo e si cerca di riunire tutte le
specie di riparazioni.
Fra tante anime, non vi
potrà essere qualcuna che vorrà mostrare questo eroismo di amore a Gesù?”
In un’altra lettera, del 7 ottobre 1915, seguita a
dire:
“Lo scopo di tale Ora
è quello di disarmare la Divina Giustizia.
Se nelle altre Ore si ripara, si benedice e si chiede perdono
ecc., con questa la si disarma e la si placa, e l’anima, elevandosi tra il
Cielo e la terra, proprio come fece Gesù Cristo, guarda cioè la Divina Giustizia
e cerca di placarla, guarda la creatura e cerca di ricondurla al suo seno,
mettendo proprio in atto ciò che fa Gesù.
Ed è tanto il compiacimento divino che Egli l’aspetta quasi con ansia,
perché si sente come rinfrancato che una creatura, elevandosi dalla terra, ha
tutto l’interesse di salvare i propri fratelli; e, mentre la sua Giustizia si accende, cerca un rifugio, un
riparo in quest’anima che, volendo far sue le sue pene e le stesse anime, Lo
invita e Lo costringe a non distruggere la povera umanità”.
VENTITREESIMA
ORA
Dalle 3 alle 4 del pomeriggio
Gesù, morto, è trapassato dalla lancia
e deposto dalla croce
e deposto dalla croce
( Preghiera di Preparazione)
O mio Gesù, già sei morto. Ed io, stando nel tuo Cuore, comincio già a
godere i copiosi frutti della tua Redenzione.
I più in-creduli si piegano riverenti innanzi a Te, percuotendosi il
petto, e ciò che non fecero innanzi al tuo Corpo vivente, lo fanno adesso
innanzi al tuo Corpo esanime. La natura
si scuote, il sole si oscura, la terra freme, gli elementi si risentono e pare
che prendono parte alla tua morte dolorosissima. Gli Angeli, presi da ammirazione e da amore, a mille a mille
scendono dal Cielo, Ti adorano, Ti rendono il tributo della riconoscenza e Ti
confermano vero nostro Dio. O mio Gesù,
anch’io unisco le mie adorazioni alle loro, Ti offro la mia gratitudine e tutto
l’amore del mio povero cuore.
Vedo che il tuo amore non è ancora pago, e per
darci un segno ancora più certo, permetti che un soldato si avvicini a Te e con
una lanciata Ti squarci il Cuore, facendoti versare le ultime stille di Sangue
ed acqua ivi ancora racchiuse. O mio
Gesù, non permetterai che questa lancia ferisca anche il cuore mio? Ah, sì!
Questa sia la lancia che ferisca i miei desideri, i miei pensieri, i
miei palpiti, la mia volontà e che mi dia il tuo Volere, i tuoi pensieri e
tutta la tua vita di amore e di immolazione.
Cuore del mio Gesù, squarciato da questa
lancia, sii tu un la-vacro per tutte le anime, un rifugio per tutti i cuori, un
riposo per tutti gli affranti. E’ da
questa ferita che Tu fai uscire la Chiesa, tua diletta sposa, da qui i
Sacramenti, da qui la vita delle anime.
Ed io, insieme alla tua Santissima Madre, crudelmente ferita nel Cuore, intendo riparare
le offese, gli abusi e le profanazioni che vengono fatte contro la tua
Chiesa. In virtù di questa ferita e di
Maria Santissima, nostra dolcissima Madre, Ti prego di chiudere tutti nel tuo
amabilissimo Cuore, e di proteggere, difendere ed illuminare i reggitori della
tua Chiesa.
O mio Gesù, dopo la tua morte straziante e
dolorosissima, pare che io non dovrei più avere vita propria, ma la mia vita la
devo ritrovare in questo Cuore ferito.
Sicché qualunque cosa starò per fare, l’attingerò sempre da questo Cuore
divino. Non darò più vita ai miei
pensieri, ma se vita vorranno prenderò i tuoi.
Non più avrà vita il mio volere, ma se vita vorrà prenderò la tua Santissima
Volontà. Non più avrà vita il mio
amore, ma se vita vorrà prenderò per vita il tuo Amore. O mio Gesù, tutta la tua Volontà è mia; questa è Volontà tua, questo è il mio volere.
Mio Gesù, l’ultima prova del tuo amore ce l’hai
data: il tuo Cuore è squarciato. Altro non Ti resta da fare per noi. Ed ecco che già si dispongono a deporti
dalla croce. Ed io, dopo aver deposto
tutto in Te, esco fuori e, insieme ai tuoi cari discepoli, voglio togliere i
chiodi dai tuoi santissimi piedi e [dalle tue santissime] mani, e mentre io
schiodo Te, Tu inchiodami tutta in Te.
Mio Gesù, la prima a riceverti nel suo grembo,
dopo che sei stato deposto dalla croce, è la Madre tua addolorata, e fra le sue
braccia il tuo Capo trafitto dolcemente riposa. O dolce Mamma, non disdegnare di avermi in tua compagnia,
affinché insieme a Te anch’io possa prestare gli ultimi uffici al mio amato
Gesù.
Madre mia dolcissima, è vero che Tu mi superi
nell’amore e nella delicatezza nel toccare il mio Gesù, ma io cercherò di imitarti
nel miglior modo possibile, per compiacere in tutto l’adora-bile Gesù.
Perciò metto insieme alle tue santissime mani
le mie, ed estraggo tutte le spine che Gli circondano la sua Testa adorata, con
l’intenzione di unire alle tue profonde adorazioni le mie.
Celeste Mamma, già avvicini le mani agli occhi
del mio Gesù, che un giorno davano luce a tutto il mondo ed ora sono oscurati e
spenti, per toglierne il Sangue aggrumito.
O Mamma, a Te mi unisco;
baciamoli insieme e profondamente adoriamoli.
Vedo le orecchie del mio Gesù intrise di
Sangue, peste dagli schiaffi e lacerate dalle spine. O Mamma, profondiamo le nostre adorazioni su quelle orecchie che
più non odono e che pure hanno tanto sofferto per richiamare tante anime sorde
ed ostinate alle voci della grazia.
O dolce Mamma, vedo il tuo Volto doloroso e
lacrimoso nel mirare il Volto dell’adorato Gesù. Unisco il mio dolore al tuo.
Togliamogli insieme il fango e gli sputi che l’hanno così defor-mato e
adoriamo quel Volto di maestà divina che innamorava Cielo e terra e che ora non
dà più segno di vita.
O dolce Mamma, baciamo insieme la sua bocca,
quella bocca divina, che con la soavità della sua parola tante anime ha attirato
al suo Cuore. O Mamma, con la tua
stessa bocca intendo baciare quelle labbra livide ed insanguinate, e
profondamente le adoro.
O dolce Mamma mia, insieme a Te voglio baciare
e ribaciare il Corpo adorabile del mio Gesù, ridotto tutto una piaga. Metto le mie mani nelle tue per rinsaldare
quei pezzi di carne pendenti da esso, e profondamente adoriamolo.
O Madre, baciamo quelle mani creatrici, che
tanti prodigi hanno fatto per noi, quelle mani traforate, contorte, già
irrigidite dalla morte. Racchiudiamo in
queste sacrosante ferite la sorte di tutte le anime. Gesù, risorgendo, le troverà qui messe da Te e nessuna andrà
perduta. O Mamma, adoriamo insieme
queste profonde ferite, a nome di tutti ed insieme con tutti.
O Celeste Mamma, vedo che Ti avvicini a baciare
i piedi del povero Gesù. Quanto sono
strazianti queste ferite! I chiodi hanno
portato via parte della carne e della pelle, ed il peso del santissimo Corpo li
ha orribilmente squarciati. Baciamoli
insieme, adoriamoli profondamente;
rinchiudiamo in queste ferite tutti i passi dei peccatori, affinché
camminando, sentano i passi di Gesù che li segue da vicino, e non ardiscano di
offenderlo.
Vedo, o dolce Mamma, che volgi lo sguardo al
Cuore del-l’adorato Gesù. Che faremo in
questo Cuore? Tu me lo insegnerai,
Mamma; mi seppellirai in esso, mi
chiuderai e mi suggellerai con la lapide e, depositando qui dentro, il mio
cuore e la mia vita, rimarrò nascosta sino all’eternità. Dammi il tuo amore, o Mamma, per amare Gesù,
dammi il tuo dolore per supplicare per tutti e per riparare qualsiasi offesa
che si farà a questo Cuore.
Ricordati, o Mamma, che, come seppellirai Gesù,
con le tue stesse mani voglio essere seppellita anch’io con Lui, per poter risorgere
con Lui e con tutto ciò che è suo.
E ora, una parola per Te, dolce Mamma mia. Ti compatisco assai e con tutta l’effusione
del mio povero cuore. Vorrei riunire
tutti i palpiti, tutti i desideri, tutte le vite delle creature e prostrarle
innanzi a Te nell’atto più fervente di compassione e di amore. Ti compatisco nell’estremo dolore che hai
sofferto nel vedere Gesù morto, coronato di spine, straziato dai flagelli e dai
chiodi; nel vedere quegli occhi che più
non Ti guardano, quelle orecchie che non ascoltano più la tua voce, quella
bocca che più non Ti parla, quelle mani che più non Ti abbracciano, quei piedi
che mai Ti lasciavano e che anche da lontano seguivano sempre i tuoi
passi. Voglio offrirti il Cuore dello
stesso Gesù, traboccante d’amore, per compatirti come meriti e per dare un
sollievo ai tuoi acerbissimi dolori.
Riflessioni e Pratiche
Gesù, dopo la sua morte, volle che per nostro
amore fosse ferito da una lancia. E
noi, ci facciamo ferire in tutto dall’amore di Gesù? Oppure ci facciamo ferire dall’amore delle creature, dai piaceri
e dall’attaccamento a noi stessi? Anche
le freddezze, le oscurità, le mortificazioni interne ed esterne sono ferite che
il Signore fa all’anima. Se non le
prendiamo dalle mani di Dio, ci feriamo da noi stessi, e le nostre ferite
accrescono le passioni, le debolezze, la propria stima e, in una parola, ogni
male. Invece se le prendiamo come
ferite fatte da Gesù, in queste ferite egli ci metterà il suo amore, le sue
virtù, la sua somiglianza, che ci faranno meritare i suoi baci, le sue carezze
e tutti gli stratagemmi d’un Amore divino.
Queste ferite saranno voci continue che Lo chiameranno e Lo
costringeranno a dimorare con noi continuamente.
*
O mio Gesù, la tua lancia sia la mia guardia
che mi difenda da qualunque ferita delle creature.
Gesù si fa deporre dalla croce nelle braccia
della Mamma. E noi, deponiamo nelle
mani della nostra Mamma tutti i nostri timori, i nostri dubbi, le nostre
ansie? Gesù riposò nel grembo della
divina Madre. E noi, facciamo riposare
Gesù, allontanando i nostri timori, le nostre agitazioni?
*
Mamma mia, con le tue mani materne togli dal
mio cuore tutto ciò che possa impedire che Gesù riposi in me.
( Preghiera di Ringraziamento)
Gesù,
morto, deposto tra le braccia della Madre SS.
( Dal Volume 10 - 21
Giugno 1911 )
[Scrive Luisa:] Stavo
pensando a quando la Celeste Mamma teneva il mio sempre amabile Gesù morto
nelle sue braccia, a cosa faceva e come si occupava di Gesù. Ed una luce accompagnata da una voce nel mio
interno diceva:
“Figlia mia, l’amore
agiva potentemente nella mia Madre.
L’amore La consumava tutta in Me, nelle mie piaghe, nel mio Sangue,
nella mia stessa morte e La faceva morire nel mio Amore ed il mio Amore,
consumando l’amore e tutta mia Madre, La faceva risorgere d’Amor novello, cioè
tutta del mio Amore. Sicché il suo
amore La faceva morire, il mio Amore La faceva risorgere ad una vita tutta in
Me, d’una maggiore santità e tutta divina.
Sicché non c’è santità se l’anima non muore in Me; non c’è vera vita se non si consuma tutta
nel mio Amore”.
VENTIQUATTRESIMA
ORA
Dalle 4 alle 5 del pomeriggio
Sepoltura di Gesù.
Desolazione di Maria Santissima
Desolazione di Maria Santissima
( Preghiera di Preparazione)
Dolente Mamma mia, vedo che Ti disponi
all’ultimo sacrificio di dover dare sepoltura al tuo morto Figlio Gesù. Rassegnatissima al Volere del Cielo, Lo
accompagni e, con le tue stesse mani, Lo deponi nel sepolcro. Ma, mentre componi quelle membra e fai per
dargli l’ultimo addio e l’ultimo bacio, per il dolore Ti senti strappare il
Cuore dal petto. L’amore T’inchioda su
quelle membra, e per forza d’amore e di dolore la tua vita sta per spegnersi
insieme col tuo estinto Figlio.
Povera Mamma, come farai senza Gesù? È la tua Vita, il tuo Tutto. Eppure è il Volere dell’Eterno che così
vuole. Dovrai combattere con due
potenze insormontabili: l’amore e il
Volere Divino. L’amore Ti inchioda, in
modo da non poter separarti; il Volere
Divino Si impone e vuole il sacrificio.
Povera Mamma, come farai? Quanto
Ti compatisco! Deh! Angeli del Cielo,
venite a sollevarla dalle membra irrigidite di Gesù, altrimenti morirà.
Oh, portento!
Mentre pareva estinta insieme con Gesù, sento la sua voce tremante ed
interrotta dai singhiozzi, che dice:
“Figlio, amato Figlio, era questo l’unico
sollievo che mi re-stava e che dimezzava le mie pene: la tua santissima Umanità, sfogarmi su queste piaghe, adorarle,
baciarle. Ora, anche questo mi viene
tolto, perché il Voler Divino così vuole, ed io mi rassegno. Ma sappi, o Figlio, che lo voglio e non
posso. Al solo pensiero di farlo mi
mancano le forze e la vita mi sfugge.
Deh! Permettimi, o Figlio, per poter avere vita e forza di separarmi,
che rimanga sepolta tutta in Te e che prenda per Me la tua vita, le tue pene, le tue
riparazioni e tutto ciò che sei Tu.
Ah! Solo uno scambio di vita tra
Te e Me può darmi forza per compiere il sacri-ficio di separarmi da Te”.
Così decisa, afflitta Mamma mia, vedo che di
nuovo passi su quelle membra e deponi nella Testa di Gesù la tua. Baciandola racchiudi in essa i tuoi pensieri
e prendi per Te le sue spine, i suoi afflitti ed offesi pensieri e tutto ciò
che ha sofferto nella sua santissima Testa.
Oh, come vorresti animare l’intelligenza di Gesù con la tua, per poter
dare vita per vita! Già Ti senti
incominciare a rivivere coll’aver preso nella tua mente i pensieri e le spine
di Gesù.
Addolorata Mamma, Ti vedo baciare gli occhi
spenti di Gesù e mi sento trafitta nel vedere che Gesù più non Ti guarda. Quante volte quegli sguardi divini,
guardandoti, Ti imparadisavano e Ti facevano risorgere da morte a vita! Ed ora, non vedendoti guardata, Ti senti
morire. Perciò negli occhi di Gesù
deponi i tuoi e prendi per Te i suoi, le sue lacrime ed amarezze nel vedere le
offese delle creature, i tanti insulti e disprezzi.
Ma vedo, trafitta Mamma mia, che baci le sue
santissime orecchie, e Lo chiami e richiami, dicendo:
“Figlio mio, possibile che più non mi ascolti,
Tu che ad ogni mio piccolo cenno mi sentivi?
Ed ora piango, Ti chiamo e non mi ascolti? Ah, l’amore è il più crudele tiranno! Tu eri per Me più che la mia stessa vita, ed ora dovrò
sopravvivere a tanto dolore? Perciò, o
Figlio, lascio il mio udito nel tuo e prendo per Me ciò che ha sofferto il tuo
udito santissimo, l’eco di tutte le offese che in esso risuonavano. Solo questo mi può dare vita: le tue pene, i tuoi dolori”.
E mentre dici così, è tanto il dolore e le
strette al Cuore, che perdi la voce e resti senza moto. Povera Mamma mia, povera Mamma mia, quanto
Ti compatisco! Quante morti crudeli non
subisci!
Dolente Mamma, il Volere Divino si impone e Ti
mette in moto. Tu guardi il suo
santissimo Volto, lo baci ed esclami:
“Adorato Figlio, come sei sfigurato! Ah, se l’amore non mi dicesse che sei il
Figlio mio, la mia Vita, il mio Tutto, non più Ti riconoscerei, tanto sei
irriconoscibile! La tua natia bellezza
si è trasformata in deformità, le [tue] purpuree gote sono cambiate in
lividure; la luce e la grazia che
emanava il tuo bel Volto, che vederti e rimanere beatificata era lo stesso, si
è convertita in pallore di morte, o Figlio amato. Figlio, come sei ridotto!
Che brutto lavorio ha fatto il peccato sulle tue santissime membra! Ah, come la tua indivisibile Mamma vorrebbe
restituirti la tua primiera bellezza!
Voglio fondere il mio volto nel tuo e prendere per Me il tuo, e gli
schiaffi, gli sputi, i disprezzi e tutto ciò che hai sofferto nel tuo Volto santissimo. Ah, Figlio, se mi vuoi viva, dammi le tue
pene, altrimenti Io muoio!”.
Ed è tanto il tuo dolore, che Ti soffoca, Ti
tronca la parola e resti come estinta sul Volto di Gesù. Povera Mamma, quanto Ti compatisco! Angeli miei, venite a sollevare la Mamma
mia; il suo dolore è immenso, la
inonda, la soffoca e non le resta più vita né forza. Ma il Volere Divino, infrangendo queste onde, Le ridà la vita.
Già sei sulla sua bocca e, baciandola, Ti senti
amareggiare le labbra per l’amarezza del fiele, che tanto ha amareggiato la
bocca di Gesù. Singhiozzando, continui:
“Figlio mio, dì un’ultima parola alla tua
Mamma. Possibile che non dovrò più
ascoltare la tua voce? Tutte le parole
che mi hai detto in vita, come tante frecce, mi feriscono il Cuore di dolore e
di amore. Ed ora, vedendoti muto, si
rimettono in moto nel mio lacerato Cuore, dandomi innumerevoli morti. Ed a viva forza vorrebbero strappare
un’ultima tua parola, ma non avendola, mi straziano e mi dicono:
“Sicché non più lo ascolterai, non sentirai più
il suo dolce accento, la melodia della sua parola creatrice, che tanti paradisi
creava in Te per quante parole diceva”.
Ah! Il mio paradiso è finito e non avrò altro che amarezze. Ah, Figlio!
Voglio darti la mia lingua per animare la tua. Dammi ciò che Tu hai sofferto nella tua santissima bocca: l’amarezza del fiele, la tua sete ardente,
le tue riparazioni e preghiere. Così,
sentendo la tua voce per mezzo di queste, il mio dolore sarà più sopportabile e
la tua Mamma potrà vivere mediante le tue pene”.
Mamma straziata, vedo che Ti affretti, perché
quelli che Ti stanno intorno vogliono chiudere il sepolcro e, quasi di volata,
prendi le mani di Gesù fra le tue, le baci, Te le stringi al Cuore e, deponendo
le tue mani nelle sue, prendi per Te i dolori e le trafitture di quelle mani
santissime. Poi sorvoli sui piedi di
Gesù, guardando lo strazio crudele che i chiodi hanno fatto in essi; e mentre vi deponi i tuoi, prendi per Te
quelle piaghe e Ti offri a correre al posto di Gesù presso i peccatori, per
strapparli all’in-ferno.
Angosciata Mamma, Ti vedo dare l’ultimo addio
al Cuore trafitto di Gesù. Qui fai
sosta; è l’ultimo assalto al tuo Cuore
materno. Te lo senti strappare dal
petto per la veemenza dell’amore e del dolore e, da solo, fugge a deporsi nel
Cuore sacratissimo di Gesù. E Tu, vedendoti
senza Cuore, Ti affretti a prendere nel tuo il suo Cuore sacratissimo, il suo
amore respinto da tante creature, i tanti suoi desideri ardenti non compiuti
per le loro ingratitudini e i dolori e le trafitture di quel Cuore
sacratissimo, che Ti terranno crocifissa per tutta la vita. E guardando la larga ferita, la baci, ne
lambisci il Sangue e, sentendoti la vita di Gesù, senti la forza di fare
l’amara separazione. Quindi Lo abbracci
e permetti che la pietra sepolcrale Lo rinserri.
Dolente Mamma mia, piangendo, Ti prego di non
permettere per adesso che Gesù sia tolto al nostro sguardo; aspetta che prima mi chiuda in Gesù, per
prendere in me la sua vita. Se Tu, che
sei la Senza Macchia, la
Tutta Santa, la Piena di Grazia, non puoi vivere senza Gesù, molto meno io, che
sono la debolezza, la miseria, la piena di peccati. Come posso vivere senza Gesù?
Mamma dolente, non mi lasciare sola, portami con Te, ma prima deponimi
tutta in Gesù, svuotami di tutto per poter mettere tutto Gesù in me, come Lo
hai messo in Te. Incomincia da me
l’ufficio materno che Gesù Ti ha dato sulla croce e, facendo breccia sul tuo Cuore
materno la mia povertà estrema, con le tue stesse mani chiudimi tutta, tutta in
Gesù.
Chiudi nella mia mente i pensieri di Gesù,
affinché nessun altro pensiero entri in me.
Chiudi gli occhi di Gesù nei miei, affinché mai possa sfuggire dal mio
sguardo; il suo udito nel mio, onde
sempre lo ascolti ed in tutto compia il suo Santissimo Volere. Deponi il suo Volto nel mio, affinché
mirandolo così sfigurato per amor mio, Lo ami, Lo compatisca e ripari; la sua lingua nella mia, onde parli, preghi
ed insegni con la lingua di Gesù; le
sue mani nelle mie, affinché ogni movimento che faccio ed ogni opera che compio
abbia vita dalle opere e dalle azioni di Gesù.
Metti i suoi piedi nei miei, affinché ogni mio passo sia per le altre
creature una vita di salvezza, di forza, di zelo.
Ed ora, afflitta Mamma mia, permettimi di
baciare il suo Cuore e di lambire il suo preziosissimo Sangue e, chiudendo Tu
il suo Cuore nel mio, [fa’ che io] possa vivere del suo amore, dei suoi
desideri, delle sue pene. Ed ora,
prendi la destra irrigidita di Gesù, affinché mi dia l’ultima benedizione.
Ora permetti che la pietra lo rinserri. E Tu, straziata, baci il sepolcro e,
piangendo, gli dai l’ultimo addio e parti dal sepolcro.
Ma è tanto il tuo dolore che ora resti
impietrita e ora agghiacciata. Trafitta
Mamma mia, insieme con Te dico addio a Gesù e, piangendo, voglio compatirti ed
accompagnarti nella tua
amara desolazione.
Voglio mettermi al tuo fianco, per darti ad ogni tuo sospiro, affanno e dolore,
una parola di conforto, uno sguardo di compassione. Raccoglierò le tue lacrime e Ti sosterrò nelle mie braccia, se Ti
vedrò venir meno.
Ma vedo che sei costretta a ritornare a
Gerusalemme dalla via donde venisti.
Appena pochi passi, e già Ti si fa innanzi la croce, sulla quale Gesù
tanto ha sofferto ed è poi morto. Tu
corri, l’abbracci e, vedendola tinta di Sangue, uno per uno, si rinnovano nel
tuo Cuore i dolori che Gesù ha sofferto su di essa. Ma non potendo contenere il dolore, singhiozzando, esclami:
“O croce, come?! Così crudele con mio Figlio?
Ah, in nulla Lo hai risparmiato! Che male ti aveva fatto?
Non hai permesso a Me, dolente Mamma, di dargli neppure un sorso d’acqua
mentre lo chiedeva, e alla bocca riarsa hai dato fiele ed aceto. Il mio Cuore trafitto Me lo son sentito
liquefare ed avrei voluto apprestare a quelle labbra il mio Cuore liquefatto
per dissetarlo, ma ebbi il dolore di vedermi respinta. O croce, crudele sì, ma santa, perché
divinizzata e santificata dal contatto del mio Figlio! Quella crudeltà che usasti con Lui,
ricambiala in compassione per i miseri mortali; e per le pene che ha sofferto su di te, impetra grazia e forza
alle anime che soffrono, affinché nessuna si perda per causa di tribolazioni e
croci. Troppo mi costano le anime, mi costano
la vita d’un Figlio-Dio; ed Io, come
Corredentrice e Madre, le lego a te, o croce”.
E baciandola e ribaciandola, parti. Povera Mamma, quanto Ti compatisco! Ad ogni passo ed incontro sorgono nuovi
dolori che, crescendo nella loro immensità e rendendosi più amari, T’i-nondano,
Ti affogano e ad ogni istante Ti senti morire.
Altri passi ancora e già sei a quel punto dove stamattina Lo incontrasti
sotto il peso enorme della croce, sfinito, grondante Sangue, con un fascio di
spine sulla Testa, le quali, urtando con la croce, penetravano dentro dentro,
dandogli ad ogni urto dolori di morte.
Gli sguardi di Gesù, incrociandosi coi tuoi, cercavano pietà, ma i sol-dati, per impedirvi
questo sollievo, Lo spinsero e Lo fecero cadere, facendogli versare nuovo
Sangue. Ora Tu ne vedi il terreno
inzuppato, Ti getti a terra e, mentre baci quel Sangue, Ti sento dire: “Angeli miei, venite a mettervi a guardia di
questo Sangue, affinché non sia calpestata e profanata nessuna goccia”.
Dolente Mamma, lascia che Ti dia la mano per
alzarti e sollevarti, perché vedo che agonizzi sul Sangue di Gesù. Come cammini, nuovi dolori trovi; dovunque vedi tracce di Sangue, ricordi i
dolori di Gesù, quindi affretti il passo e Ti chiudi nel Cenacolo. Anch’io mi chiudo nel cenacolo, ma il mio
cenacolo è il Cuore Santissimo di Gesù, e da lì voglio venire da Te per tenerti
compagnia in quest’ora di amara desolazione.
Non mi regge il cuore di lasciarti sola in tanto dolore.
Desolata Mamma, guarda questa piccola figlia
tua; sono troppo piccina, da sola né
posso, né voglio vivere. Perciò prendimi
sulle tue ginocchia, stringimi fra le tue braccia e fammi da mamma, perché ho
bisogno di guida, di aiuto, di sostegno.
Guarda la mia miseria, versa una lacrima sulle mie piaghe e, quando mi
vedrai distratta, stringimi al tuo Cuore materno e richiama in me la vita di
Gesù.
Ma mentre Ti prego, sono costretta a fermarmi,
per fare attenzione ai tuoi acerbi dolori.
Mi sento trafiggere nel vedere che, come muovi la Testa, Ti senti
penetrare le spine che hai preso da Gesù, le punture di tutti i nostri peccati
di pensiero che, penetrandoti fin negli occhi, Ti fanno piangere lacrime miste
a sangue. Mentre piangi, avendo nei
tuoi occhi la vista di Gesù, innanzi alla tua vista passano tutte le offese
delle creature. Oh, come ne resti
amareggiata! Come comprendi ciò che ha
sofferto Gesù, avendo in Te le sue stesse pene!
Ma un dolore non aspetta l’altro. Come tendi l’orecchio, Ti senti assordare
dall’eco delle voci delle creature;
ciascuna varietà di voce di creatura Ti penetra dalle orecchie al Cuore,
trafiggendolo, e Tu ripeti il tuo ritornello:
“Figlio, come hai sofferto!”.
Desolata Mamma, quanto Ti compatisco! Permettimi che Ti riasciughi il Volto
bagnato di lacrime e di sangue. Ma mi
sento indietreggiare nel vederlo tutto coperto di lividure, irriconoscibile e
pallido, d’un pallore mortale.
Comprendo: sono i maltrattamenti
di Gesù che hai preso su di Te, che Ti fanno soffrire tanto che, come muovi le
labbra per pregare o per emettere sospiri dal tuo infuocato petto, Ti senti
l’alito amaro e le labbra bruciate dalla sete di Gesù.
Povera Mamma mia, quanto Ti compatisco! I tuoi dolori crescono sempre di più, e pare
che si diano la mano fra di loro. Prendendo
le tue mani nelle mie, le vedo trafitte dai chiodi. E’ in queste stesse mani che senti il dolore e vedi gli omicidi,
i tradimenti, i sacrilegi e tutte le opere cattive che ripetono i colpi, allargando
le piaghe ed inasprendole sempre più.
Quanto Ti compatisco! Tu sei la vera Mamma crocifissa, tanto che nemmeno i piedi
restano senza chiodi, anzi, non solo te li senti inchiodare, ma come strappare
da tanti passi iniqui e dalle anime che vanno all’inferno, e Tu corri appresso
a loro, affinché non cadano nelle fiamme infernali.
Ma non è ancora tutto, trafitta Mamma. Tutte le tue pene, riunendosi insieme, fanno
eco nel tuo Cuore e te lo trafiggono, non con sette spade, ma con mille e mille
spade, molto più che, avendo in Te il Cuore divino di Gesù, che contiene tutti
i cuori e nel cui palpito ravvolge i palpiti di tutti, come palpita dice: Anime!
Amore! E Tu, dal palpito Anime!, nel tuo palpito Ti senti scorrere
tutti i peccati e Ti senti dare morte, e nel palpito Amore!, Ti senti dare vita;
sicché stai in continuo atto di morte e di vita.
Mamma crocifissa, guardandoti, compatisco i
tuoi dolori; sono inenarrabili. Vorrei trasformare il mio essere in lingua e
voce per compatirti, ma innanzi a tanto dolore il mio compatimento è
nulla. Perciò chiamo gli Angeli e la
Trinità Sacrosanta, e prego loro che mettano intorno a Te le loro armonie, i
loro contenti e la loro bellezza, per raddolcire e compatire i tuoi intensi
dolori; che Ti sostengano fra le
loro braccia e Ti ricambino in amore tutte le tue pene.
Ed ora, desolata Mamma, grazie a nome di tutti,
per tutto ciò che hai sofferto; e Ti
prego, per questa tua amara desolazione, di venirmi ad assistere nel momento
della mia morte: quando la mia povera
anima si troverà sola ed abbandonata da tutti, in mezzo a mille ansie e timori,
vieni Tu allora a ridarmi la compagnia che tante volte Ti ho fatto in
vita. Vieni ad assistermi, mettiti al
mio fianco e mettimi in fuga il nemico.
Lava l’anima mia con le tue lacrime, coprimi col Sangue di Gesù, vestimi
coi suoi meriti, abbelliscimi e risanami coi tuoi dolori e con tutte le pene e
le opere di Gesù, ed in virtù di esse, fa’ scomparire tutti i miei peccati,
dandomi il totale perdono. E nello
spirare, ricevimi fra le tue braccia, mettimi sotto il tuo manto, nascondimi
allo sguardo del nemico, portami di volata al Cielo e mettimi nelle braccia di
Gesù. Così restiamo intesi, cara Mamma
mia!
Ed ora Ti prego di ridare la compagnia che Ti
ho fatto oggi a tutti gli agonizzanti.
Fa’ a tutti da mamma. Sono
momenti estremi e ci vogliono grandi aiuti, perciò non negare a nessuno il tuo
ufficio materno.
Un’ultima parola mentre Ti lascio: Ti prego di chiudermi nel Cuore Sacratissimo
di Gesù; e Tu, dolente Mamma mia, fammi
da sentinella, affinché Gesù non mi metta fuori dal suo Cuore ed io, anche a
volerlo, non ne possa uscire. Ti bacio
la mano materna e Tu benedicimi.
Riflessioni e Pratiche
Gesù viene sepolto, una pietra lo rinserra ed
impedisce alla Mamma che più rimiri il Figlio.
E noi, ci nascondiamo agli sguardi delle creature? Siamo indifferenti se tutti ci
dimenticano? Nelle cose sante,
rimaniamo indifferenti, con quella santa indiffe-
renza che non ci fa
trasgredire nulla? Nell’abbandono
totale di Gesù, vinciamo tutto con una santa indifferenza che ci porta continuamente
a Lui? E con la nostra costanza, Gli formiamo dolce catena per attirarlo a
noi? Il nostro sguardo è sepolto nello
sguardo di Gesù, in modo che non guardiamo altro, se non ciò che vuole
Gesù? La nostra voce è sepolta nella
voce di Gesù, in modo che, se vogliamo parlare, non parliamo che con la lingua
di Gesù? I nostri passi sono sepolti
nei suoi, in modo che, come camminiamo, resti l’impronta non dei nostri, ma dei
passi di Gesù? E il nostro cuore è
sepolto nel suo, per poter amare e desiderare come ama e desidera il suo Cuore?
*
Mamma mia, quando Gesù, per il bene della mia
anima, a me si nasconde, dammi la grazia che avesti Tu nella privazione di Lui,
affinché io Gli possa dare tutta la gloria che Tu Gli desti quando Egli fu
deposto nel sepolcro.
O Gesù, Ti voglio pregare con la tua voce; e come la tua voce penetrava i Cieli e si
ripercuoteva nelle voci di tutti, così la mia, facendo onore alla tua stessa
voce, penetri fin nei Cieli per darti la gloria e l’amore della tua stessa parola.
Mio Gesù, il mio cuore palpita, ma non son
contenta se non mi fai palpitare col tuo, e così, col tuo palpito amerò come
ami Tu. Ti darò l’amore di tutte le
creature, ed uno sarà il grido: Amore! Amore!
O mio Gesù, fa’ onore a Te stesso, e in tutto
ciò che faccio, metti l’impronta del tuo stesso potere, del tuo amore e della
tua gloria.
Nos cum Prole pia, benedicat Virgo Maria.
( Preghiera di Ringraziamento)
La vera Risurrezione
( Dal Volume 36
- 20 Aprile 1938 )
[Scrive Luisa:]
Continuavo il mio giro
in tutto ciò che fece Nostro Signore sulla terra e mi son fermata nell’atto
della Resurrezione. Che trionfo! Che gloria!
Il Cielo si riversò sulla terra per essere spettatore di una gloria sì
grande; ed il mio amato Gesù ha ripreso
il suo dire:
“Figlia mia, nella mia
Resurrezione, veniva costituito il diritto di risorgere in Me a novella vita
tutte le creature. Era la conferma, il
suggello di tutta la mia vita, delle mie opere, delle mie parole; e se venni in terra fu per darmi a tutti ed
a ciascuno come vita che loro appartenesse.
La mia Resurrezione era il trionfo di tutti e la nuova conquista che
tutti facevano da Colui che era morto per tutti, per dar loro vita e farli
risorgere nella mia stessa Resurrezione.
Ma vuoi sapere dove
consiste la vera Resurrezione della creatura?
Non alla fine dei giorni, ma mentre vive ancora sulla terra. Chi vive nella mia Volontà, essa risorge
alla luce e può dire: “La mia notte è
finita”. Risorge nell’amore del suo
Creatore in modo che non esiste per lei più il freddo, le nevi, ma sente il
sorriso della primavera celeste.
Risorge alla santità, la quale mette a precipitosa fuga le debolezze, le
miserie, le passioni. Risorge a tutto
ciò che è Cielo; e se guarda la terra,
il cielo, il sole, li guarda per trovare le opere del suo Creatore, per avere occasione
di narrargli la sua gloria e la sua lunga storia d’amore.
Perciò chi vive nel
mio Volere, può dire come disse l’Angelo alle pie donne quando andavano al
sepolcro: “È risorto, non è più
qui”. Chi vive nel mio Volere può dire
lo stesso: “La mia volontà non è più
con me, è risorta nel Fiat”; e se le circostanze della vita, le
occasioni, le pene circondano la creatura, come cercando la sua volontà, può
rispondere: “La mia volontà è risorta,
non l’ho più in mio potere, ho in cambio la Divina Volontà, e con la sua luce
voglio investire tutto ciò che mi circonda:
circostanze, pene, per formarne tante conquiste divine”.