Tu devi sapere che il vivere nella nostra Volontà è un Dono che la nostra magnanimità vuol dare alle creature e con questo Dono la creatura si sentirà trasformata: da povero ricco, da debole forte, da ignorante dotto, da schiavo di vile passione, dolce e volontario prigioniero d’una Volontà tutta Santa che non lo terrà prigioniero, ma re di se stesso, dei domini divini e di tutte le cose create. Il gran Dono della nostra Volontà, dato come dono, cambierà la sorte infelice delle umane generazioni, menoché chi volontariamente vuol restare nella sua infelicità, molto più che questo Dono fu dato all’uomo nel principio della sua Creazione ed, ingrato, lo respinse col fare la sua volontà, sottraendosi dalla Nostra.Ora, chi si dispone a fare il nostro Volere prepara il posto, la decenza, la nobiltà dove poter mettere questo Dono sì grande ed infinito; le nostre conoscenze sul Fiat aiuteranno e prepareranno in modo sorprendente a ricevere questo Dono e, ciò che non hanno ottenuto fin oggi lo potranno ottenere domani.

lunedì 7 gennaio 2013

I Santi Magi Estratto di brani dagli Scritti della Serva di Dio Luisa Piccarreta la PFDV



Alcuni Magi giunsero da Oriente a Gerusalemme
e domandavano:  “Dov’è il re dei Giudei che è nato? 
Abbiamo visto sorgere la sua stella,
e siamo venuti per adorarlo”
(Mt 2,1-2)

Dal LIBRO di CIELO,
della Serva di Dio
Luisa Piccarreta -
Volume 20 - Gennaio 6, 1927
[…]  Stavo pensando ai Santi Magi quando visitarono il Bambinello Gesù nella grotta di Betlemme - scrive la Serva di Dio, Luisa -;  ed il mio sempre amabile Gesù mi ha detto:
“Figlia mia, vedi l’ordine della mia Provvidenza Divina.  Per il gran portento della mia incarnazione scelsi e me ne servii d’una vergine povera;  per custode che mi faceva da padre il vergine S. Giuseppe, tanto povero che aveva bisogno di lavorare per sostenerci la vita.  Vedi come nell’opera più grande, e più grande non poteva essere, il mistero dell’Incarnazione, ce ne serviamo di persone che nell’apparenza non danno all’occhio a nessuno, perché le dignità, gli scettri, le ricchezze, sono sempre fumi che accecano l’anima e gli impediscono di penetrare negli arcani celesti per ricevere un atto grande di Dio, e lo stesso Dio.  Invece per manifestare ai popoli la venuta di Me, Verbo del Padre sulla terra, volli e me ne servii di autorità regia, di uomini dotti e scienziati, perché per la loro autorità potessero diffondere le conoscenze del Dio nato, e volendo, anche imporsi sui popoli.  Ma ad onta di ciò, la stella fu vista da tutti, eppure solo tre si muovono, fanno attenzione e la seguono.  Ciò dice che tra tutti solo loro possedevano un certo dominio di loro stessi che formando un posticino di vuoto nel loro interno, oltre alla vista della stella sentirono la mia chiamata che faceva l’eco nel loro interno,  e non curando né sacrifici, né dicerie, né burle, perché partivano per un punto ignoto e molte ne dovettero sentire!, ma loro nulla curando e dominando loro stessi, seguirono la stella unita alla mia chiamata, che più che stella parlante, risuonava nel loro interno, l’illuminava, l’allettava e diceva tante cose di Colui che dovevano visitare;  ed essi ebbri di gioia seguivano la stella.  Vedi dunque che per dare il gran dono dell’Incarnazione ci voleva una vergine che non avesse volontà umana, che fosse più di Cielo che di terra e che un miracolo continuo la disponesse al gran portento;  quindi nelle cose esterne ed apparenze umane, non aveva bisogno di attirare l’attenzione dei popoli.  Ma con tutto ciò anche per manifestarmi agli uomini ci volevano uomini che avessero il dominio di loro stessi che formassero un poco di vuoto nel loro interno per fare risuonare l’eco della mia chiamata.  Ma qual non fu la loro sorpresa nel vedere fermarsi la stella non sopra di una reggia ma di una vile capanna?  Non sapevano che pensare e si convinsero che c’era un mistero non umano ma divino;  quindi si animarono di fede ed entrarono nella grotta, ed inginocchiandosi Mi adorarono.  Come piegarono le ginocchia Io Mi svelai e feci trasparire dalla mia piccola Umanità la mia Divinità e Mi conobbero che ero il Re dei re, Colui che veniva a salvarli, e loro, pronti si esibirono a servirmi ed a mettere la vita per amor mio;  ma la mia Volontà si fece conoscere e li spedì di nuovo nella loro regione per farli essere in mezzo a quei popoli i banditori della mia venuta sulla terra.  Vedi dunque quanto è necessario il dominio di sé stesso ed il vuoto nel cuore per fare risuonare la mia chiamata ed essere idonei a conoscere la Verità ed a manifestarla agli altri”.


Da “La Vergine Maria nel Regno della Divina Volontà” - 4° Meditazione -  ascoltiamo, dalle stesse parole della Madre SS., il racconto di quanto è avvenuto:
[…]   Figlia mia benedetta, la Divinità, che non sa negare nulla a chi L'ama, fa sorgere sotto l'azzurro cielo una nuova stella più bella e luminosa, e con la sua luce va in cerca di adoratori, per dire col suo muto scintillio a tutto il mondo:  “E' nato Colui che è venuto a salvarvi!  Venite ad adorarlo ed a conoscerlo come vostro Salvatore!”
Ma, ingratitudine umana!  Fra tanti, solo tre Personaggi fecero attenzione e, senza badare ai sacrifici, si misero in via per seguire la stella.  E come una stella guidava nel cammino le loro persone, così le mie preghiere, il mio amore, i miei sospiri, le mie grazie, che volevo far conoscere il Celeste Bambino, l'aspettato di tutti i secoli, come tante stelle scendevano nei loro cuori, illuminavano le loro menti, guidavano il loro interno, in modo che si sentivano che, senza conoscerlo ancora, amavano Colui che cercavano ed affrettavano il passo per raggiungere e vedere Colui che tanto amavano.

Figlia mia carissima, il mio Cuore di Madre gioiva per la fedeltà, corrispondenza e sacrificio di questi Re Magi, per venire a conoscere ed adorare mio Figlio.  Ma non ti posso nascondere un mio segreto dolore:  fra tanti, tre appena;  e nella storia dei secoli, quante volte non mi si ripete questo dolore ed ingratitudine umana!  Io e mio Figlio non facciamo altro che far sorgere stelle, una più bella dell'altra, per chiamare, chi a conoscere il suo Creatore, chi alla santità, chi a risorgere dal peccato;  chi all'eroismo d'un sacrificio...  Ma vuoi sapere tu quali sono queste stelle?  Un incontro doloroso è una stella;  una Verità che si conosce è una stella;  un amore non corrisposto da altre creature è una stella;  un rovescio, una pena, un disinganno, una fortuna inaspettata, sono tante stelle che fanno luce nelle menti delle creature e che, carezzandole, vogliono far loro trovare il Celeste Infante, che spasima d'amore e, intirizzito dal freddo, vuole un rifugio nei loro cuori per farsi conoscere ed amare.  Ma, ahimè, io che Lo tengo nelle mie braccia, aspetto invano che le stelle mi portino le creature per deporlo nei loro cuori e la mia maternità viene ristretta, inceppata;  e mentre son Madre di Gesù, mi viene impedito di far da madre a tutti, perché non sono intorno a me, non cercano Gesù;  le stelle si nascondono e loro restano nelle Gerusalemme del mondo, senza di Gesù.  Qual dolore, figlia mia, qual dolore!  Ci vuol corrispondenza, fedeltà, sacrificio per seguire le stelle, e se sorge il sole della Divina Volontà nell'anima, quale attenzione non si vuole!  Altrimenti si resta nel buio dell'umano volere.
Ora, figlia mia, i santi Re Magi, come entrarono in Gerusalemme, perdettero la stella, ma con tutto ciò non cessarono di cercare Gesù.  Ma come giunsero fuori della città, la stella ricomparve e li condusse festosi nella grotta di Betlemme.  Io li ricevetti con amore di Madre ed il caro Bambino li guardò con tanto amore e maestà, facendo trasparire dalla sua piccola Umanità la sua Divinità, per cui, inchinatisi, si inginocchiarono ai suoi piedi adorando e contemplando quella celeste Beltà, Lo riconobbero per vero Dio e se ne stavano rapiti, estasiati, a goderselo, tanto che il Celeste Bambino dovette ritirare la sua Divinità nella sua Umanità, altrimenti sarebbero restati lì, senza potersi spostare dai suoi piedi divini.  Onde, come si riebbero dal rapimento dove offrirono l'oro delle loro anime, l'incenso della loro credenza ed adorazione, la mirra di tutto l'essere loro e di qualunque sacrificio avesse voluto, aggiunsero l'offerta e i doni esterni, simbolo dei loro atti interni:  oro, incenso e mirra.  Ma il mio amore di Madre non era contento ancora;  volli dare nelle loro braccia il dolce Bambino, ed oh, con quanto amore se Lo baciarono [e] se Lo strinsero al loro petto!  Sentivano in loro il Paradiso anticipato.  Con ciò mio Figlio legava tutte le nazioni gentili alla conoscenza del vero Dio e metteva a tutti in comune i beni della Redenzione, il ritorno della fede a tutti i popoli;  si costituiva Re dei dominanti e, con le armi del suo amore, delle sue pene e delle sue lacrime, imperando su tutto, richiamava il Regno della sua Volontà sulla terra.  Ed io, la tua Mamma, volli fare da prima apostola;  li istruii, dissi loro la storia di mio Figlio, il suo Amore ardente, raccomandai loro che Lo facessero conoscere a tutti e, preso il primo posto di Madre e Regina di tutti gli Apostoli, li benedissi, li feci benedire dal caro Bambino e, felici e con lacrime, ripartirono per [le] loro regioni.  Io non li lasciai;  con affetto materno li accompagnai, e per contraccambiarli li facevo sentire Gesù nei loro cuori.  Come erano contenti!  Tu devi sapere che allora mi sento vera Madre quando vedo che mio Figlio tiene il dominio, il possesso e forma la sua perenne dimora nei cuori che Lo cercano ed amano.  […]

E Gesù, il 21 Ottobre 1929 (Volume 27) parlando a Luisa dice:
[…]   Vennero i Santi Magi a visitarmi, i quali fecero un po’ di rumore col cercarmi:  questa ricerca di Me mise in timore Erode, ed invece d’unirsi insieme per venire a trovarmi, Mi voleva tramare la vita per uccidermi ed Io fui per necessità costretto ad esiliarmi.  Simbolo della mia Divina Volontà:  spesso spesso sembra che fanno rumore, che la vogliono far conoscere col pubblicarla, macché?  chi è preso da timore, chi teme di compromettersi, chi non si sente di sacrificarsi, ora con un pretesto ed ora con un altro tutto finisce in parole;  e la mia Divina Volontà resta esiliata da mezzo le creature…

In “La Vergine Maria nel Regno della Divina Volontà” - Ventiquattresimo giorno - la Madre SS. continua:
[…]   Tu sai la venuta dei Re Magi, i quali fecero rumore in Gerusalemme domandando del nuovo Re.  E l'empio Erode, per timore d'essere rovesciato dal trono, ha già dato il mandato di uccidere il mio dolce Gesù, la mia cara Vita, con tutti gli altri bambini.
Figlia mia, che dolore!  Colui che è venuto a dar la vita a tutti ed a portare nel mondo la nuova era di pace, di felicità, di grazia, me lo vogliono uccidere!  Che ingratitudine!  Che perfidia!  Ah, figlia mia, dove giunge la cecità della volontà umana!  Fino a rendersi feroce, a legare le mani allo stesso Creatore ed a rendersene padrona di Colui che l'aveva creata.  Perciò compatiscimi, figlia mia e cerca di quietare il pianto al dolce Bambino.  Egli piange per l'ingratitudine umana, ché appena nato Lo vogliono morto e, per salvarlo, siamo costretti a fuggire.  Già il caro San Giuseppe è stato avvisato dall'Angelo di partire presto per terra straniera.  […] 

Nel Volume 3, il 6 Gennaio 1900, Luisa scrive:
Questa mattina ho fatto la Comunione ed essendomi trovata insieme con Gesù, ci stava la Mamma Regina;  ed oh, maraviglia!  Guardavo la Madre e vedevo il Cuore di Lei trasmutato in Gesù Bambino;  guardavo il Figlio e vedevo nel Cuore del Bambino la Madre. 
In questo mentre, mi son ricordata che oggi è l’Epifania, ed io, ad esempio dei Santi Magi dovevo offrire qualche cosa al Bambino Gesù, ma mi vedevo che non avevo niente che dargli.  Allora, vedendo la mia miseria, mi è venuto in pensiero di offrire per mirra il mio corpo con tutte le sofferenze dei dodici anni che ero stata nel letto pronta a soffrire e a starvi quant’altro tempo a Lui piacesse;  per oro, la pena che sento quando mi priva della sua presenza, che è la cosa più penosa e dolorosa per me;  per incenso, le mie povere preghiere, unite a quelle della Regina Mamma, acciocché fossero più accettevoli al Bambino Gesù.  Onde ne ho fatto l’offerta, con tutta la confidenza che il Bambino avesse tutto accettato.  Gesù pareva che con molto gusto accettasse le mie povere offerte, ma quello che più gustava era la confidenza con cui l’avevo offerte.  Onde mi ha detto:
“La confidenza ha due braccia, con uno s’abbraccia alla mia Umanità e della mia Umanità se ne serve come scala per salire alla mia Divinità;  coll’altro si abbraccia alla Divinità ed a torrenti vi attinge le grazie celesti, sicché l’anima vi resta tutta inondata nell’Essere Divino.  Quando l’anima è confidente, è certa d’ottenere ciò che domanda.  Io mi faccio legare le braccia, le faccio fare ciò che vuole, la fo’ penetrare fin dentro il mio Cuore e da se stessa faccio prendere quello che Mi ha domandato.  Se ciò non facessi, Mi sentirei in uno stato di violenza”.

(Luisa)  Trovandomi fuori di me stessa, mi pareva di vedere quando i Santi Magi giunsero nella spelonca di Betlemme;  appena giunti alla presenza del Bambino, si compiacque di far rilucere esternamente i raggi della sua Divinità, comunicandosi ai Magi in tre modi:  con l’amore, con la bellezza e con la potenza, in modo che restarono rapiti e sprofondati alla presenza del Bambinello Gesù;  tanto che se il Signore non avesse ritirato un’altra volta internamente i raggi della sua Divinità, sarebbero restati lì per sempre senza potersi più muovere.  Onde, appena il Bambino ritirò la Divinità, ritornarono in se stessi i Santi Magi, si scossero stupefatti nel vedere un eccesso d’amore sì grande, perché in quella luce il Signore aveva loro fatto capire il mistero dell’Incarnazione.  Indi si alzarono ed offrirono i doni alla Regina Madre, ed Essa parlò a lungo con loro, ma non so dire tutto ciò che disse, solo ricordo che loro inculcò forte, non solo la salvezza loro, ma che avessero a cuore la salvezza dei loro popoli, non avendo timore neppure di esporre le loro vite per ottenerne l’intento.
Dopo ciò mi son ritirata in me stessa e mi son trovata insieme con Gesù, e Lui voleva che io Gli dicessi qualche cosa, ma io mi vedevo tanto cattiva e confusa, che non ardivo dirgli niente;  onde, vedendo che non dicevo nulla, Lui stesso ha ripreso a dire sui Santi Magi, dicendomi:
“Con l’avermi comunicato in tre modi ai Magi, ottenni loro tre effetti - perché mai Mi comunico alle anime inutilmente, ma sempre ricevono qualche loro profitto! -  Onde, comunicandomi con l’amore ottennero il distacco da loro stessi, con la bellezza ottennero il disprezzo delle cose terrene, e con la potenza restarono i loro cuori legati tutti a Me ed ottennero prodezza di mettere il sangue e la vita per Me”.
Poi ha soggiunto:  “E tu che vuoi?  Dimmi, Mi vuoi bene?  Come Mi vorresti amare?”  Ed io non sapendo che dire, accrescendo la mia confusione ho detto:  “Signore, non vorrei altro che Voi e, se mi dite:  ‘Mi vuoi bene?’, non ho parole a saperlo manifestare, solo so dire che mi sento questa passione:  che nessuno mi possa prevalere nell’amarvi e che io fossi la prima ad amarvi sopra a tutti e nessuno mi potesse sorpassare;  ma questo non mi contenta ancora.  Per essere contenta vorrei amarvi col vostro medesimo amore e così potervi amare come Voi amate Voi stesso.  Ah, sì, allora solo cesserebbero i miei timori sull’amarvi!”
E Gesù, contento, si può dire, dei miei spropositi, mi ha stretto tanto a Sé, in modo che mi vedevo dentro e fuori trasmutata in Lui, e mi ha comunicato parte del suo amore.  Dopo ciò mi son ritornata in me stessa, e mi pareva che per quanto amor mi viene dato, per tanto posseggo il mio Bene;  e se poco L’amo poco Lo posseggo.   (Volume 4 - Gennaio 6, 1901)

Nel Volume 6, il 6 Gennaio 1904, Gesù spiega a Luisa il significato dell’offerta dei doni che i Magi hanno fatto a Gesù:
[…]   “Figlia mia, essendo la razza umana tutta una famiglia, quando uno fa qualche opera buona e Mi offre qualche cosa, tutta l’umana famiglia partecipa a quell’offerta e Mi è presente come se tutti Me l’offrissero.  Come oggi i Magi, nell’offrirmi i loro doni, Io ebbi nelle loro persone presente tutta l’umana generazione e tutti parteciparono al merito della loro opera buona.  La prima cosa che Mi offrirono fu l’oro, ed Io in contraccambio diedi loro l’intelligenza e la conoscenza della verità;  ma sai tu qual è l’oro che voglio adesso dalle anime?  Non l’oro materiale, no, ma l’oro spirituale, cioè l’oro della loro volontà, l’oro degli affetti, dei desideri, dei propri gusti, l’oro di tutto l’interno dell’uomo;  questo è tutto l’oro che l’anima tiene e lo voglio tutto per Me.
Ora, per darmi questo, all’anima riesce quasi difficile darmelo senza sacrificarsi e mortificarsi, ed ecco la mirra, che qual filo elettrico lega l’interno dell’uomo e lo rende più risplendente e gli dà la tinta di variopinti colori, dandole all’anima tutte le specie di bellezze.
 Ma questo non è tutto, ci vuole chi mantiene sempre vivi i colori, la freschezza che quasi profumo e venticello spira dall’interno dell’anima;  ci vuole chi offre e chi ottiene doni maggiori di quelli che dona, come pure ci vuole ancora chi costringe a dimorare nel proprio interno Colui che riceve e Colui che dona e tenerlo in continua conversazione ed in continuo commercio con lui;  onde chi fa tutto questo?  L’orazione, specie lo spirito d’orazione interiore che sa convertire non solo le opere interne in oro, ma anche le opere esterne:  e questo è l’incenso”.

Maria SS. completa il racconto sulla venuta dei Magi:
[…]   Ora, figlia mia, un'altra sorpresa:  una stella nuova splende sotto la volta del cielo e con la sua luce va cercando adoratori per condurli a riconoscere ed adorare il Bambino Gesù.  Tre personaggi, l'uno lontano dall'altro, ne restano colpiti ed investiti da Luce superna seguono la stella, la quale li conduce nella grotta di Betlemme ai piedi del Bambino Gesù.  Ma quale non fu la meraviglia di questi Re Magi, nel riconoscere in quell'Infante Divino il Re del Cielo e della terra, Colui che veniva ad amare ed a salvare tutti?  Perché nell'atto che i Magi Lo adoravano, rapiti da quella celeste beltà, il nato Bambino fece trasparire fuori dalla sua piccola Umanità la sua Divinità, e la grotta si cambiò in Paradiso, tanto che non sapevano più distaccarsi dai piedi dell'Infante Divino se non quando ebbe ritirata di nuovo nella sua Umanità la Luce della Divinità.  Ed io, mettendo in esercizio l'ufficio di Madre, parlai a lungo della discesa del Verbo e li fortificai nella fede, speranza e carità, simbolo dei loro doni offerti a Gesù;  e pieni di gioia si ritirarono nelle loro regioni, per essere i primi propagatori.   […]   (“La Vergine Maria nel Regno della Divina Volontà” - Ventitreesimo giorno)

    

<< Gesù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode.  Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano:  “Dov’è il re dei Giudei che è nato?  Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo”.  All’udire queste parole, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme.  Riuniti tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo, s’informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Messia.  Gli risposero:  “A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: 
          E tu, Betlemme, terra di Giuda,
            non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda:
            da te uscirà infatti un capo
            che pascerà il mio popolo, Israele.
Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire con esattezza da loro il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme esortandoli:  “Andate e informatevi accuratamente del Bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo”.
Udite le parole del re, essi partirono.  Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il Bambino.  Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia. Entrati nella casa, videro il Bambino con Maria sua Madre, e prostratisi lo adorarono.  Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra.  Avvertiti poi in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese >>.  

                                                         (dal Vangelo di Matteo, 2,1-12)