Tu devi sapere che il vivere nella nostra Volontà è un Dono che la nostra magnanimità vuol dare alle creature e con questo Dono la creatura si sentirà trasformata: da povero ricco, da debole forte, da ignorante dotto, da schiavo di vile passione, dolce e volontario prigioniero d’una Volontà tutta Santa che non lo terrà prigioniero, ma re di se stesso, dei domini divini e di tutte le cose create. Il gran Dono della nostra Volontà, dato come dono, cambierà la sorte infelice delle umane generazioni, menoché chi volontariamente vuol restare nella sua infelicità, molto più che questo Dono fu dato all’uomo nel principio della sua Creazione ed, ingrato, lo respinse col fare la sua volontà, sottraendosi dalla Nostra.Ora, chi si dispone a fare il nostro Volere prepara il posto, la decenza, la nobiltà dove poter mettere questo Dono sì grande ed infinito; le nostre conoscenze sul Fiat aiuteranno e prepareranno in modo sorprendente a ricevere questo Dono e, ciò che non hanno ottenuto fin oggi lo potranno ottenere domani.

sabato 23 febbraio 2013


Voglio girare nella tua Volontà
per accompagnarla nelle Opere sue
I TRE  FIAT:  

            - FIAT CREANTE -
                  - FIAT REDIMENTE -
                            - FIAT SANTIFICANTE -

“Volete sapere come si cresce nel  FIAT ?  
Col chiamarlo in tutto ciò che fate, sia cosa naturale, sia spirituale.  Perché tutto è nella Divina Volontà;  perciò vuole amare insieme con voi e, se La chiamate, vi dà il suo Amore in vostro potere per farsi amare, vi dà la sua Santità per farvi santa, la luce per farsi conoscere e per eclissarvi le debolezze, le miserie, le passioni, affinché non abbiano più vita in voi, ma solo la sua Volontà, che stenda e formi la sua Vita nel suo piccolo atto vostro...”      (Dall’epistolario di Luisa - Corato, 2.1.1939)

Oh, Volontà mia, quanto sei amabile, ammirabile, potente!
La tua bellezza innamora i Cieli e forma il continuo incanto
che rapisce tutta la Corte Celeste!  Deh, con la tua bellezza
incantevole che tutto rapisce, rapisci la terra e col tuo
dolce incanto, incanta tutte le creature, affinché

una sia la Volontà di tutti,  una la santità,  una la vita,
uno il tuo Regno,  uno il tuo  FIAT,
come in Cielo, così in terra!  
(Preghiera pregata da Gesù  =  Cfr. Vol. 23 - 30.10.1927)

Ti riconosco, o Padre, nelle Opere tue

Padre Santo, tutta la Creazione mi racconta la tua Paternità Divina, la tua Potenza, l’Amor tuo, l’Armonia di Te, suo Creatore.  Ed io vengo, Padre mio, a far visita a tutte le opere tue, vengo a seguire gli atti fatti dalla tua Volontà Creatrice che, stando come centro di vita in ciascuna cosa creata, qual nobile Regina vuol fare in ogni cosa il suo dolce incontro con le sue umane creature.  Ed io Ti riconosco, Volontà Divina, vedo per me il tuo Amore in ogni tua opera e vengo a fare felice incontro con Te ed a ricevere tutto ciò che Tu mi doni.
Vengo, Padre Santo, a riconoscere che il Creato intiero è opera tua e tua proprietà;  vengo a riconoscere la tua Paternità per me e per ogni creatura in tutte le cose che per amor mio hai create e, riconoscendoti come vero mio Padre, stringendomi a Te d’intorno, vengo con amore di figlio riconoscente a riconoscere i tuoi beni ed a prender possesso di tutti i tuoi possedimenti.  Voglio, Padre mio, darti la gioia di sentire che il figlio tuo è a Te d’intorno, in mezzo a tutte le cose che per mio amore hai fatte.  Vengo a stringermi al tuo Seno per ricevere il tuo Amore e darti il mio amore.  Vengo a portarti il palpito e la volontà di ogni tua creatura, per chiederti in cambio la Volontà Tua e, di figli, chiederti la tua somiglianza.
Vengo, Padre mio Divino, a nome di ogni tuo figlio, a riconoscere la tua Paternità che si estende ovunque;  vengo a sentire la tua Paternità nel cielo tempestato di stelle, nel sole che, colla sua luce vibrante, mi chiama figlio e mi dice:  ‘Riconosci nella mia luce il gran dono del Padre tuo che ti ama tanto, che vuole che tu sia il possessore di tutta questa luce’.  Vedo, Padre mio, la tua Paternità nell’acqua che bevo e nel cibo che prendo e nelle varietà delle bellezze di tutta la natura:  tutte hanno una voce comune che mi chiama:  figlio del gran Padre Celeste, e, qual figlio tuo, esse vogliono tutte da me essere possedute.  Ed allora, mio dolce Creatore, voglio farti sentire anch’io la mia voce in ogni cosa che per me hai creata:  “Padre, Padre mio, quanto mi ami!  Padre mio, nel tuo Volere, voglio anch’io moltiplicare per Te, infinito, divino, eterno Amore;  a nome mio ed a nome d’ogni mio fratello!”  
Ed, a Te vengo, Gesù, mio Redentore, vengo a nome di ogni creatura, per ricordare e riconoscere tutto ciò che per noi hai fatto e patito nella tua Vita e Passione;  vengo a nome di tutti a prender possesso di tutti i beni della Redenzione:  metti, o mio Redentore, schierate intorno ad ogni tua creatura tutte le tue pene, le opere tue, i tuoi passi;  donali a noi per aiutarci, per santificarci, per farci sentire, in noi, gli effetti di tutta la tua Vita.  Sii per noi Amante appassionato e donaci il possesso del tuo Amore divino in modo che ognuno senta tale amore per Te da non poter più vivere senza amarti e senza far sempre ed in tutto la tua Santa Volontà.    (Cfr. Vol. 29 - 23.6.1931)



Per Te imprimo il mio Ti amo in ogni cosa creata

Poggio il mio capo sul tuo Cuore, mio amato Gesù, e, girando insieme a Te, voglio vedere tutto il ti amo che per me hai sparso su ogni tua cosa creata.  Com’è bello vedere come tutta la Creazione, sulle ali del tuo Volere Eterno, porta il tuo ti amo alle creature!  Non c’è punto dell’azzurro cielo dove non ci sia suggellato un tuo ti amo verso di me:  ogni stella ed il scintillio che le forma corona sono tempestati di tanti tuoi ti amo;  il raggio del sole, come si allunga verso la terra per portare la luce, ogni goccia di luce mi porta il tuo ti amo e, siccome la luce invade la terra ed io la guardo e vi cammino sopra, il tuo ti amo mi giunge fin negli occhi, nella bocca, nelle mani e si estende sotto i miei piedi.  Nel mormorio del mare sento mormorarmi:  Ti amo, ti amo, ti amo!”,  ed ogni goccia d’acqua sono tasti, che armonizzando tra loro formano le più belle armonie del tuo infinito ti amo;  le piante, le foglie, i fiori, i frutti, hanno impresso il tuo ti amo, così che la Creazione tutta porta all’uomo i tuoi ripetuti ti amo. 
E, se guardo l’uomo, quanti tuoi ti amo vedo impressi in ogni parte del suo essere!  I suoi pensieri sono suggellati dal tuo ti amo;  il palpito del suo cuore che gli batte in petto con quel misterioso suono:  tic, tic, tic, è un tuo ti amo non mai interrotto che gli dice:  “Ti amo, ti amo!”;  le sue parole sono seguite dal tuo ti amo;  i suoi moti, i suoi passi e tutto il resto contiene un tuo ti amo.  Eppure, in mezzo a tante onde del tuo Amore, la creatura non sa elevarsi a darti il contraccambio del tuo Amore.  Quale ingratitudine e come il tuo Amore ne resta dolente!  Ma l’Amor tuo vuole assolutamente il ricambio dell’amore della creatura, perciò, ecco, io vengo;  vengo, Padre mio, per renderti contento, vengo a fondere il mio piccolo amore nel tuo grande Amore, vengo, qual figlio tuo, a difendere i diritti tuoi.  Io vengo, o Padre, sulle stesse ali della tua Volontà Divina - facendola mia - per darti, a nome di tutti, il ricambio del piccolo mio amore:  nella tua Volontà io trovo tutti i tuoi  ti amo, ed io, seguendoli tutti, imprimo su ognuno di essi il mio Ti amo, a Te, per me e per tutti. 
Vengo con Te, mio amato Gesù, fin sotto la volta dei cieli, in mezzo alle celesti sfere e, passeggiando insieme con Te, in ogni stella, in ogni sfera io imprimo il mio Ti amo per Te;  voglio che quel scintillio di luce che si forma intorno alle stelle risuoni tra stella e stella il mio:  Ti amo, Gesù!”  Ed elevandomi più su, tra le alte sfere celesti, imprimo un altro:  Ti amo, Ti amo o mio Gesù!”  O stelle tutte, fate risuonare forte il mio Ti amo all’Amato del mio cuore!  Voglio, nel tuo Volere, dolce Amor mio, riempire tutta l’atmosfera, tutto l’azzurro cielo e la luce del sole, l’aria, il mare, tutto, tutto del mio Ti amo e dei miei baci per Te, affinché dovunque Tu sia, se guardi, Tu veda il mio Ti amo ed i miei baci;  se senti, senta il mio Ti amo e lo scocco dei miei baci;  se parli e respiri, Tu possa respirare i miei Ti amo ed i miei amorosi baci;  se operi, nelle tue mani scorrano i miei Ti amo;  se cammini, calpesti il mio Ti amo e lo scroscio dei miei baci sotto i tuoi passi.  Il mio Ti amo sia la catena che Ti leghi a me ed i miei baci siano calamita potente che, o vuoi o non vuoi, Ti forzino a dimorare con la tua piccola creatura, che non può vivere senza di Te, mio Creatore e Redentore!   (Cfr. Vol. 16 - 1.8.1923)




Mio Dio, quanto è grande il tuo Amore per me!

Quanto è grande, o mio Dio, il tuo Amore per me!  In ogni atomo di luce del sole sento la tua voce melodiosa che incessantemente mi ripete:  “Ti amo, ti amo, ti amo”, e senza darmi tempo di numerare tutti i tuoi ti amo io resto affogato nel tuo Amore.  ‘Ti amo, ti amo’, mi dici nella luce che riempie il mio occhio;  ‘ti amo’, mi ripeti nell’aria che respiro;  ‘ti amo’, mi sibila il vento percuotendo il mio udito;  ti amo vi è nel calore e nel freddo che sente il mio tatto;  ti amo nel sangue che scorre nelle mie vene;  ‘ti amo’, mi dice il tuo palpito nel palpito del mio cuore;  ‘ti amo’, mi ripeti in ogni pensiero della mia mente;  ‘ti amo’, in ogni azione delle mie mani;  ‘ti amo’, in ogni passo dei miei piedi;  ‘ti amo’, in ogni parola.  Un tuo ti amo non aspetta l’altro, così che niente succede dentro e fuori di me se non concorre un tuo atto di amore verso di me.  Ma, i miei Ti amo, per Te, quanti sono?   (Cfr. Vol. 11 – 23.4.1912)

Mio dolce Gesù, io voglio che i miei Ti amo siano di numero infinito quanti sono i tuoi;  perciò, mio amato Bene:  io Ti amo con la tua Volontà!, e siccome la tua Volontà riempie Cielo e terra, il mio amore Ti circonderà ovunque e il mio Ti amo si ripercuoterà lassù nei Cieli e fin nel profondo degli abissi.  Io entro quindi in Te, mio dolce Gesù e, nascondendomi nel Volere e nell'Amore tuo increato, vengo a nuotare nel mare immenso del tuo Volere e del tuo Amore, perché, come il tuo Volere ha il potere di rendere infinito tutto ciò che entra nella Volontà tua Divina e d’innalzare e trasformare gli atti miei, di creatura, in atti eterni - perché ciò che entra nella tua Volontà acquista l'Eterno, l'Infinito e l'Immenso, perdendo ciò che ha principio e ciò che è finito, perdendo la sua piccolezza e, quale è il tuo Volere, tali rende gli atti miei! - allora, nel tuo Volere io grido forte il mio: “Ti amo!”, per Te.  Voglio che nel mio Ti amo Tu senta la nota del tuo Eterno Amore;  voglio farti sentire l'amore creato nascosto nell'Amore increato;  voglio che Tu Ti senta amato dalla tua creatura con immenso, infinito ed eterno amore;  voglio farti sentire, un Ti amo degno di Te, un Ti amo che Ti supplisca l'amore che Ti deve ogni tua creatura.  Ecco perché io T’amo, o mio Dio, con la tua Volontà;  io T’amo, Ti adoro, Ti benedico, Ti lodo e Ti ringrazio, o mio dolce Gesù, con la tua Volontà, nella tua Volontà! ;  perché un atto solo di tua Volontà, ed anche un solo istante, è pieno di Vita creatrice e chi contiene questa Vita può, in quell’istante, dar vita a tutto e tutto conservare.  Mio Amato Bene, Eterna Maestà, nel tuo Volere io voglio allora riempire Cieli e terra d’infinito amore, di adorazioni, di benedizioni e lodi e ringraziamenti a Te, per me e per ogni fratello mio delle presenti, passate e future generazioni!  (Cfr. Vol. 11 - 2.10.1913  +  Vol. 12 - 8.1.1919  +  Vol. 12 - 13.2.1919)   Nel tuo Volere vengo a suggellare le adorazioni di tutti ed a riconoscerti, a nome di tutti, come Creatore e dominatore assoluto di tutto.  Vengo a ricambiarti, per tutti, l’amore che Tu hai messo in ogni cosa creata, quei fiumi d’amore che si riversano a torrenti sulla tua creatura!  Perché, mentre il tuo Amore increato creava il sole, vi metteva oceani d’amore e, in ogni goccia di luce che doveva inondare il mio occhio, il mio passo, la mia mano e tutto di me, correva il tuo Amore che, ripercuotendo dolcemente il mio occhio, la mia mano, il passo, la bocca, mi dà il tuo bacio eterno e mi porge il tuo Amore;  ed alla luce corre insieme il calore  che, ripercuotendomi un po’ più forte e, quasi impaziente dell’amore della tua creatura, fino a dardeggiarmi, Tu più forte mi ripeti il tuo eterno ti amo.   E nel sole che con la sua luce e calore feconda le piante, è il tuo Amore che corre per nutrirmi;  e nel cielo che hai disteso sul mio capo, tempestandolo di stelle, il tuo Amore, volendo allietare il mio occhio anche la notte, mi ripete in ogni scintillio di stella:  “Ti amo”. 
Tu, Padre mio, in ogni cosa creata porgi a me e ad ogni tua creatura il tuo Amore;  se ciò non fosse, non avrebbe nessun scopo la tua Creazione, e Tu nulla fai che non abbia uno scopo preciso.  Ma, il tuo dolore è grande nel veder che la tua creatura non sa riconoscere l’Amore che per lei hai messo in ogni tuo dono.  Vengo quindi nel tuo Volere, o Padre mio, per lenire tanto tuo dolore, vengo a ricambiarti il tuo Amore;  vengo a nome di tutti per darti amore, adorazione, riconoscenza e ringraziamento, per tutto e per tutti;  metto il mio Ti amo, per Te, su ogni stella che hai creato;  Ti amo per quanti raggi di luce e per quanta intensità di calore hai messo nel sole;  su ogni tuo dono io metto, per Te, tutto il mio amore. (Cfr. Vol. 12 - 9.1.1920)   E chiamo e metto a Te d’intorno ogni cosa creata, dolce mio Gesù, affinché a Te faccia corona e Ti dia dell’Amore il ricambio e gli onori e gli omaggi che si devono a Te, Creatore.  Su tutto il creato io voglio sorvolare e su ogni cosa moltiplicare, nel tuo Volere, il mio Ti amo.  Tu tutto hai creato per me e me lo hai donato, sicché tutto è mio, ed io lo dono a Te per amarti;  perciò Ti dico in ogni stilla di luce del sole: Ti amo;  nello scintillio delle stelle: Ti amo;  in ogni goccia d’acqua: Ti amo.  Il tuo Volere mi fa vedere fin nel fondo dell’oceano il tuo ti amo per me, ed io imprimo il mio Ti amo per Te in ogni pesce che guizza nel mare;  voglio imprimere il mio Ti amo sul volo d’ogni uccello;  Ti amo dovunque Amor mio.  Voglio imprimere il mio Ti amo sulle ali del vento, nel muoversi delle foglie, in ogni favilla di fuoco;  Ti amo per me e per tutti.  Senti, mio Signore Dio, come tutta la Creazione è con me a dirti:  Ti amo”?  E se qualche tua creatura Ti rifiuta il suo Ti amo, io vengo nel tuo Volere Eterno, entro nella tua SS. Umanità dove trovo, come in custodia, tutti gli atti delle creature per cui Tu, mio buon Gesù, prendesti l’impegno di soddisfare per loro innanzi al tuo Celeste Padre, ed io, seguendo tutti gli atti tuoi - ch’eran gli atti di tutti - con Te abbraccio le generazioni d’ogni tempo per prostrarle innanzi a Te e da tutti farti dire il loro Ti amo in ogni atto loro, in ogni parola e pensiero umano e, così, darti il ricambio d’amore, per tutti e per tutto.  E quindi:  in ogni pensiero di creatura io Ti amo;  sul volo d’ogni sguardo Ti amo;  in ogni suono di parola Ti amo;  in ogni palpito, respiro, affetto, Ti amo;  in ogni goccia di sangue, in ogni opera e passo, Ti amo;  Ti amo per me e per tutti!   (Cfr. Vol. 16 - 29.12.1923)




Ti offro gli Atti del tuo Fiat Divino
e gli stessi tuoi doni

Mio Creatore e Padre, mi abbandono nel tuo Fiat Divino, per seguire ed offrirti tutti gli Atti suoi, quelli della Creazione come quelli della Redenzione.  Voglio essere il ripetitore delle Opere tue.  Nel tuo Volere, voglio partecipare alla tua Forza creatrice;  voglio, coi miei atti, con le mie offerte e le mie suppliche, muovere le sorgenti di tutti i tuoi beni - che Tu tutti hai deposti nella tua Volontà - e voglio far risorgere tutto a vita novella;  e dal mare dei tuoi beni voglio far straripare le onde degli Atti tuoi, moltiplicandoli e crescendoli all’infinito, per riversare sulle tue creature ogni tuo bene.
Giro, o Ente Divino Supremo, e vengo nell’Eden;  qui Ti chiedo di ripristinare lo scopo della Creazione dell’uomo, com’egli uscì dalle tue mani creatrici.  Giro e giungo nell’Atto del Concepimento del Verbo Divino, lo faccio mio ed a Te l’offro per darti tutto l’amore, la gloria e la soddisfazione, come se un’altra volta il Divin Verbo Si concepisse.  Mio dolce Gesù, faccio mia la tua Nascita, faccio mie le tue lacrime, faccio miei i tuoi passi, le tue opere ed ogni tuo atto e con Te l’offro alla Maestà Suprema, per rinnovarle la gloria, e per ripetere il gran bene che Tu facesti, o mio amato Gesù, nella tua Redenzione.
Voglio vivere nel tuo Fiat Divino, o Padre mio, Creatore, per far salire ogni atto mio fino al principio donde, qual piccola tua creatura, io sono uscito.  Vengo fin nel tuo Seno, lì dove uscì il primo atto della mia esistenza;  voglio, come atto divino, schierarlo a Te d’intorno, mio Principio Dio, perché Tu Ti senta amato e glorificato come Tu stesso vuoi, con il tuo stesso Amore e la stessa tua Gloria!   (Cfr. Vol. 27 - 24.10.1929)
Vengo nella tua Volontà per trovarti nell’atto in cui tutto Tu creasti per farne a me un dono e, nel tuo Volere, voglio pregarti e lodarti per darti il ricambio di ciò che mi hai donato.  Ma, non sapendo come ricambiare tanto tuo Amore non avendo in me la tua forza creatrice per creare per Te tante cose per quante Tu me ne hai date, io prendo allora gli stessi tuoi doni, le stesse cose tue, e queste Ti offro!  Sole, stelle, fiori, acqua, fuoco, aria Tu mi hai donato per darmi il tuo Amore, ed io col mio:  Grazie!  nel tuo Volere, riconoscente, voglio mettere a traffico il tuo stesso Amore per darti il ricambio.  E così: sole Tu mi hai dato e sole Ti do;  stelle, fiori, acqua  mi dai ed io Ti ridò.  Voglio che le note del tuo Amore ancor risuonino su tutte le cose create e ad unanime voce Ti diano l’Amore che Tu hai fatto scorrer per me su tutta la tua Creazione.  Nel tuo stesso Volere tutto io ricevo e tutto a Te dono.  Nel tuo Volere ciò che è tuo è mio, tutte le cose create sono mie.  Amor mio, il sole è mio:  ed io te lo do in ricambio, affinché tutta la luce ed il calore del sole, in ogni stilla di luce e di calore Ti dica che io Ti amo, Ti adoro, Ti benedico, Ti prego, per tutti;  le stelle sono mie, ed in ogni tremolio di stelle, per Te io suggello il mio Ti amo immenso ed infinito, a nome d’ogni tua creatura;  le piante, i fiori, l’acqua, il fuoco, l’aria, son miei ed io Te li do in ricambio, e voglio che tutti Ti dicano e, con la voce di tutti:  “Noi Ti amiamo, nostro Dio;  Ti amiamo con quell’Amore eterno con cui Tu ci creasti”.   (Cfr. Vol. 14 - 6.4.1922)



Mio dolce Gesù, voglio fare la compra più bella: 
voglio il Regno della tua Volontà sulla terra!
Perciò vengo a girare e girare nella tua Volontà e, come tanti anticipi per la
 mia compra, senza sosta Ti chiedo:  “Dammi il Regno del Fiat Divino!” 
Ma voglio aumentare i miei anticipi, perciò prendo nelle mie braccia tutta la
Creazione:  prendo il cielo, il sole, le stelle, la terra fiorita ed il mare, prendo tutto
il creato, ed ancora:  prendo gli Angeli, i Santi e la Vergine Regina e prendo
lo stesso mio Dio, e tutti li porto innanzi alla Suprema Maestà, come atto
d’adorazione e preghiera più bella, per chiederle il Regno del Fiat Supremo.
(Cfr. Vol. 24 - 4.7.1928)



Vengo a costituirmi atto
per ogni Atto della tua Volontà
per darti la Gloria della tua Creazione

 Vengo, Padre mio, a girare nel tuo Volere, per rintracciare ogni tua cosa creata e costituirmi atto per ogni atto della tua Volontà.  Vengo nelle stelle e nell’azzurro cielo, vengo nel sole, nella luna, nelle piante, in ogni fiore ed in ogni frutto, vengo nei campi, nella terra, nel mare, in tutto ed in tutti, per incontrare la tua Volontà conservatrice di ogni suo atto.  Non voglio lasciare sola la tua Volontà nell’atto suo, perciò vengo a darle la compagnia del piccolo atto mio, vengo per darle il mio ricambio.
Voglio far compagnia agli atti tuoi, mio Gesù, ed insieme alla tua Volontà anch’io voglio ciò che vuoi Tu.  Voglio anch’io che le stelle luccichino, voglio che il sole riempia la terra di luce, voglio che le piante fioriscano, che i campi biondeggino, che l’uccello gorgheggi, che il mare mormori, che il pesce guizzi, insomma, voglio tutto e solo ciò che vuoi Tu.  Voglio che la tua Volontà non si senta più sola nelle cose che ha create, ma che senta la compagnia dei piccoli atti miei e giro quindi per ogni cosa creata per costituirmi atto per ogni atto suo. 
Tu, Padre mio e mio Creatore, m’hai creato perché volevi la mia compagnia ed io non voglio quindi lasciarti solo;  voglio con Te ammirare tutte le opere tue, per darti ad ogni tuo atto grande il piccolo atto mio di creatura.  Seguo la tua Volontà che, una, scorre senza dividersi, ma come divisa, in ogni opera tua, e vengo in quel vuoto immenso di luce che per me hai creato, per trovare tutti quegli atti dalla tua Volontà usciti, per mettervi il mio contraccambio, d’atto di adorazione, di lode, d’amore e di ringraziamento.   (Cfr. Vol. 17 - 21.5.1925)
Vengo nel tuo Volere, Padre mio, a darti la gloria divina da parte di tutte le cose create, vengo a darti l’amore che ti spetta, in ogni opera tua, a nome mio ed a nome d’ogni altra tua creatura.  Vengo a far mio quel Fiat per cui tutte le cose furon fatte;  vengo per diffondere su tutto, per Te, mio Creatore, un omaggio, un’adorazione ed un amore divino, per tutto e per tutti.  Vengo, in ogni mia parola, a far mio l’onnipotente tuo Fiat, perché voglio che l’eco del Fiat Eterno faccia eco in quel Fiat Divino in cui sempre io voglio vivere.  Voglio diffondermi e correre e volare e ad ogni cosa creata imprimere un altro Fiat, per ridonarti, o Padre mio, l’omaggio e l’amore che Tu da me vuoi e che a Te spetta. 
Voglio, mio amato Gesù, continuare insieme a Te a fare ciò che hai fatto Tu quando l’Umanità tua era qui sulla terra.  Voglio far vedere al tuo Celeste Padre, in ogni tremolio di stelle, in ogni goccia di luce di sole, la Gloria tua, il tuo Amore, la tua profonda Adorazione unita alla mia!  Voglio, nel tuo Volere, correre e volare sulle ali dei venti e riempire tutta l’atmosfera, percorrere le acque del mare, poggiarmi su ogni pianta e su ogni fiore, moltiplicarmi ad ogni moto ed essere voce che fa eco su tutto e dire:  “Amore, gloria, adorazione a Te, mio Creatore!”  Voglio, mio Gesù, essere l’eco della tua voce, il ripetitore della tua Vita, la perfetta gloria della Creazione.   (Cfr. Vol. 14 - 28.3.1922)


Giro in ogni tua opera per
far compagnia alla tua Volontà regnante

Amor mio, Gesù, mi fondo nel tuo Volere e riprendo il mio giro per rintracciare tutti gli atti del Fiat Onnipotente e, rintracciando tutti gli atti della Creazione e della Redenzione, voglio unirvi tutti gli atti miei, per tener così compagnia agli atti del Fiat Supremo.  Perciò vengo nel tuo Fiat Onnipotente per creare tanto amore, tante adorazioni, tante benedizioni, tanta gloria al mio Dio, per supplire a tutti e a tutto.  (Cfr. Vol. 12 - 2.2.1921)   Mio dolce Gesù, io voglio sempre girare nel tuo Voler Divino per portare tutte le cose create al mio Creatore, cielo, sole e tutto, come adorazione profonda al mio Dio e poterti dire:  “Cielo mi hai dato, stelle, sole, mare, ed io tutto Te lo ridò come contraccambio del mio amore”.   (Cfr. Vol. 24 - 23.7.1928)
Gesù, Amor mio, voglio lasciare tutto l’essere mio nel tuo Fiat, per potermi trovare in tutte le cose create ed imperlarle tutte col mio Ti amo.  Anzi voglio mettere il mio cuore nel centro della terra e ad ogni palpito voglio abbracciare tutti i suoi abitanti e, seguendo tutti i loro palpiti col mio Ti amo, voglio darti l’amore di ciascuno di essi.  E come si ripete il mio palpito da dentro il centro della terra, così voglio mettere il mio Ti amo a tutti i germi che racchiude nel suo seno;  e come i germi spuntano e si formano le piante, le erbe, i fiori, così voglio mettere il mio Ti amo, per poterli vedere racchiusi nel mio Ti amo per Te, mio amato Signore.  (Cfr. Vol. 24 - 29.4.1928)  
Mio dolce Gesù, non posso fare a meno di sempre girare nella Volontà Suprema;  sento che è la vera casa mia ed, io solo son contento quando giro in Essa, perché trovo tutto ciò che Ti appartiene.  E, se in virtù della tua Volontà, tutto ciò che è tuo è anche mio, io ho quindi molto da darti, o mio amato Bene;  anzi ho tale e tanto da darti, che non finisco mai di darti tutto ciò che alla tua Volontà adorabile appartiene.  Perciò io vengo nel sole a far compagnia alla tua Volontà regnante e dominante in esso in tutto lo splendore della sua Maestà e, mentre Ti faccio compagnia nel sole, Ti prego che il tuo Fiat Eterno sia conosciuto e, come regna nel sole trionfante, venga a regnare trionfante in mezzo alle sue creature.  Anche il sole Ti prega e tutta la sua luce si converte in preghiera;  e, come si stende sulla terra ed investe colla sua luce piante e fiori, monti e pianure, mari e fiumi, così prega che il tuo Fiat sia uno sulla terra, che si armonizzi con tutte le creature.  Sicché, mio dolce Gesù, non sono io solo che prego, ma è la potenza della tua stessa Volontà che regna nel sole che prega:  prega la luce, pregano i suoi innumerevoli effetti, i beni, i colori che contiene;  tutti pregano che il tuo Fiat regni su tutti.  Puoi tu resistere ad una massa di luce sì grande, che prega colla potenza del tuo stesso Volere?  Ed io, piccolo qual sono, mentre Ti faccio compagnia in questo sole, benedico, adoro, glorifico la tua Volontà adorabile, con quella magnificenza e gloria con cui la Volontà tua stessa glorifica Sé stessa nelle opere sue.  Ma, vedo che la tua Volontà solo nell’uomo non trova la perfetta gloria delle opere sue.  Perciò con insistenza Ti chiedo:  “Venga, venga il tuo Fiat !” (Cfr. Vol. 20 - 17.10.1926)   E mentre la tua adorabile Volontà, investendo tutta la luce del sole, prega che venga il Fiat Eterno, io continuo a girare nelle altre cose create per far la mia piccola visitina e tenerle un po’ di compagnia in ciascun atto suo che esercita in ciascuna cosa creata.  Passo perciò il cielo, le stelle, il mare, finché sento che il cielo prega, le stelle pregano, il mare col suo mormorio prega:  che il Fiat Supremo sia conosciuto e regni trionfante in tutte le cose create, come regna in loro!   (Cfr. Vol. 20 - 15.10.1926)



Voglio fare mio il Ti amo Supremo eterno

Fondendomi nel Santo Voler Divino, vengo a girare dappertutto, fin nell’Empireo, per trovare e far mio quel Ti amo Supremo, che non è soggetto a nessuna interruzione, affinché anch’io abbia un Ti amo non mai interrotto che possa far eco al Ti amo eterno e, possedendo così in me la sorgente del vero Ti amo, io possa avere un Ti amo per tutti, per ciascuno, per ogni moto, per ogni atto, per ogni respiro, per ogni palpito e per ogni tuo stesso Ti amo, o mio dolce Gesù. 
E continuo il mio giro nella tua Volontà Suprema e vengo fin nel Seno dell’Eterno e faccio mio il Ti amo delle Tre Divine Persone, e sopra ciascuna cosa e dappertutto ripeto come cantilena il mio Ti amo, per Te, mio Supremo Signore.  Perché Tu mi hai insegnato che il Ti amo è tutto!  Ed io so che il Ti amo è amore, so che è venerazione e stima ed è eroismo;  so che è sacrificio e che è fiducia verso chi è diretto il Ti amo.  E so che il mio Ti amo è possedere Colui che racchiude il Ti amo.  Pur se parola piccola, il mio Ti amo pesa quanto pesa tutta l’eternità!   Quindi, il mio Ti amo, per Te, mio dolce Signore, tutto racchiude e tutti coinvolge;  il mio Ti amo si diffonde, si stringe, si eleva in alto, scende fin nel basso e s’imprime ovunque e mai si arresta.  Perché l’origine del Ti amo è eterna:  Tu, Padre Celeste, nel Ti amo generi il Figlio e nel Ti amo procede lo Spirito Santo.  Nel Ti amo il Fiat Eterno mette fuori la Creazione tutta;  nel Ti amo perdona l’uomo colpevole e lo redime.  Nel Ti amo l’anima trova tutto in Dio e Dio trova tutto nell’anima. 
Facendo quindi mio il tuo Ti amo Supremo, il valore del mio Ti amo per Te è infinito, dolce mio Dio;  ed il mio Ti amo è pieno di vita e di energia e non si stanca mai e tutto supera e di tutto trionfa.  Perciò sul mio labbro e nel mio cuore troverai sempre rivolto a Te il mio Ti amo;  ed il mio Ti amo lo trovi nel volo dei miei pensieri, in ogni goccia del mio sangue, nelle pene e nelle gioie, nel cibo che prendo, in tutto.  Voglio che la vita del tuo stesso Ti amo sia lunga, lunga, in me, e che il tuo Fiat Eterno sempre vi metta il suggello del Ti amo divino.   (Cfr. Vol. 17 - 2.8.1925)



Voglio ricambiarti gli atti della tua Volontà
respinta dalle creature

Il mio giro nella Volontà Suprema è continuo, mio dolce Gesù, e, come la tua Volontà tutto abbraccia e tutto racchiude, io, a nome della prima creatura uscita dalle tue mani creatrici fino all’ultima che sarà creata, intendo riparare tutte le opposizioni delle volontà umane fatte alla tua Volontà Divina;  ed intendo prendere in me tutti gli atti della tua adorabile Volontà che le creature hanno respinto, per ricambiarli tutti in amore ed adorazione, in modo che non ci sia atto tuo al quale non corrisponda un atto mio, perché, trovando in ogni tuo atto il piccolo atto mio come bilocato nei tuoi, Tu resti soddisfatto e vieni a regnare come in trionfo sulla terra.  E’ sopra gli atti umani che il tuo Fiat Eterno vuol trovare l’appoggio dove dominare, perciò io T’offro in ogni tuo atto il mio, come terreno per farti distendere il tuo Regno.   (Cfr. Vol. 20 - 15.10.1926)
Scendo quindi, dolce mio Gesù, in tutto ciò che Tu facesti nella Redenzione :  vengo nelle tue lacrime, nei tuoi gemiti infantili, nelle tue opere, passi e parole, nelle tue pene, nelle tue piaghe, nel tuo Sangue, fin nella tua morte, affinché ogni tua lacrima preghi perché venga il tuo Fiat.  Anche i tuoi gemiti e tutto ciò che Tu facesti, tutti in coro supplicano perché il tuo Fiat sia conosciuto e che la tua stessa morte faccia risorgere la Vita della tua Volontà Divina nelle creature.  Mio Gesù, non chiedo nulla per me:  non Ti chiedo né gloria, né amore, né grazie, ma solo faccio chiedere dalla stessa tua Volontà, in tutte le cose create:  “Venga il regno del tuo Fiat !  Fa’ ch’Esso sia conosciuto ed amato e posseduto dalle generazioni umane!”     (Cfr. Vol. 20 - 17.10.1926)





Voglio rientrare nell’Unità della tua Volontà
perduta in Adamo


O Voler Santo, con la tua Potenza eclissa tutti i mali delle creature, metti il tuo:  “Basta!”, onnipotente, affinché smarriscano la via del peccato e si ritrovino nella via della tua Divina Volontà!   (Vol. 36 - 12.4.1938)
Amor mio, voglio annientare il mio volere nel Tuo affinché il mio mai più abbia vita, per fare che in tutto e per sempre abbia vita la tua Volontà, per riparare il primo atto che fece Adamo di volontà sua umana, e per ridare tutta quella gloria al tuo Supremo Volere come se Adamo non si fosse sottratto da Esso.  Oh, come vorrei ridargli l’onore da lui perduto perché fece la sua volontà e respinse la Tua!  E quest’atto intendo di farlo quante volte tutte le creature hanno fatto la loro volontà - che è causa di tutti i mali! - ed hanno respinto la Tua, che è principio e fonte di tutti i beni.  Perciò Ti prego che venga presto il Regno del Fiat Supremo affinché tutti, da Adamo fino a tutte le creature che hanno fatto la loro volontà, ricevano l’onore, la gloria perduta, ed il tuo Volere riceva il trionfo, la gloria ed il suo compimento.   (Cfr. Vol. 20 - 26.10.1926)
Io entro ora, o mio Padre Creatore, nell’Unità della tua Volontà, affinché la mia volontà sia una con la Tua, uno l’amore.  In questa Unità che tutto abbraccia, la mia voce risuoni nel Cielo, investa tutta la Creazione, penetri nei cupi abissi e dica e gridi:  “Venga il Regno del tuo Volere Divino;  sia fatta la tua Volontà come in Cielo così in terra!  Io faccio mia la santità, la gloria, l’adorazione, il ringraziamento, i pensieri, gli sguardi, le parole, le opere, i passi di Adamo innocente per offrirti la ripetizione degli atti suoi;  e Tu, vedendo in me la tua Divina Volontà operante, concedimi, Te ne prego, che venga il tuo Regno!”   (Cfr. Pio Pellegrinaggio dell’anima nell’operato della Divina Volontà - 4aOra)
O Volontà Divina, come amerei che tutti Ti conoscessero, per far godere a tutti gioie sì pure, contenti sì ineffabili, che solo in Te si trovano!   (Cfr. Vol. 36 - 20.6.1938)
*  *  *
Mi fondo nel tuo Volere e Ti amo, mio Dio, in ogni tuo atto creante.  
Ti adoro, Padre mio, Ti ringrazio, Ti benedico e Ti lodo
per ogni alito di vento, per ogni raggio di luce del sole,
per ogni goccia d’acqua che scende dal cielo. 
Ti amo, Ti adoro e Ti ringrazio in ogni palpito di cuore umano,
in ogni passo, in ogni respiro ed in ogni sguardo di creatura; 
Ti amo in ogni atomo del mio corpo, in ogni mio pensiero,
in ogni goccia di sangue che scorre nelle mie vene.

Mio amato Gesù, nel tuo Volere tutto è mio, ed io voglio darti il gusto
di dirti che Ti amo come Ti ami col Padre e con lo Spirito Santo,
e quindi, mio Gesù, per amarti con l’immensità ed infinità del
loro Amore, nella tua Volontà faccio mio l’Amore del Celeste Padre
e dello Spirito Santo e Ti dico:  “Mio dolce Gesù, Ti amo nella Potenza
ed Amore immenso del Padre, con l’Amore interminabile dello Spirito
Santo;  Ti amo con tutto l’Amore che è nella Volontà Divina;  Ti amo
con l’amore della mia e tua Mamma Regina;  Ti amo con l’amore
con cui Ti amano tutti gli Angeli e i Santi;  Ti amo con quell’amore
con cui Ti amano o dovrebbero amarti tutte le creature presenti,
passate e future;  Ti amo per tutte le cose create e con
quell’Amore con cui Tu le creasti!”  
(Cfr. Vol. 35 - 10.4.1938)

domenica 17 febbraio 2013

QUARANTA SECOLI..QUARANTA ANNI..., QUARANTA GIORNI...,


Dal Volume 22 del ‘Libro di Cielo’  -  Settembre 8, 1927
Tutta la Creazione è fissata in Dio
ed è relatore dell’Ente Supremo. 
Dolore sofferto in modo divino in Gesù e in Maria. 
Significato dei quaranta giorni di Gesù nel deserto.

Continuo il mio volo nel Supremo Volere, il quale tenendo come nel proprio pugno tutta la Creazione, sono costretta a sorvolare da una cosa creata all’altra, per rintracciare quella gloria che posso dare al mio Creatore per mezzo di esse e per ricambiarlo col mio amore per tutto ciò che ha fatto per amor mio e di tutti.  Ora, mentre ciò facevo, il mio amato Gesù Si è mosso nel mio interno e mi ha detto: 
“Figlia mia, quando la nostra Divinità creò tutta la Creazione, la restò[1] tutta vincolata in Sé.  Sicché si può dire che il cielo tiene il suo rapporto con Dio, in Dio è fissato e da dentro Dio spande la sua immensità;  le stelle sono vincolate in Dio e da dentro Dio ornano d’oro la volta del firmamento;  in Dio è vincolato il sole e dal Seno divino spande la sua luce che investe tutta la terra.  Non c’è cosa creata che non tiene i suoi vincoli in Dio, e mentre escono fuori, da Dio non si partono.  Dio è geloso degli atti suoi e li ama tanto che non permette che siano separati da Lui, e perciò li tiene tutti fissati in Sé come gloria perenne degli stessi suoi atti, come relatori del suo Essere alle creature, che con voce muta, parlano coi fatti chi è Colui che li ha creati.  Dicono coi fatti che è Luce purissima ed interminabile, Amore che mai si estingue, occhio che tutto vede e tutto sente e penetra;  ciò lo dice il sole.  Dicono ancora le cose create:  ‘Guardateci e coi fatti vi diremo - e perciò non parliamo, perché i fatti sono più delle parole -:  [Dio] è Potenza che tutto può, è Immensità che tutto involge, è Sapienza che tutto ordina, è Bellezza che tutto rapisce’.  La Creazione è la continua narrazione dell’Ente Supremo, da cui riceve vita continua.  Onde, come tu giri da una cosa creata all’altra resti vincolata per mezzo di esse col tuo Creatore e ricevi i rapporti di luce, di amore, di potenza, eccetera, che ciascuna possiede”.
Ond’io nel sentir ciò ho detto:  ‘Amor mio, le cose create non hanno ragione, come possono darmi i loro rapporti e darmi tanta gloria?’
E Gesù ha soggiunto: 
“Figlia mia, le cose create stanno in rapporto e vincolate con Me, come le membra al capo, ed agiscono come le membra che hanno vita dal capo.  Vedi, tu hai le mani, i piedi, essi non hanno ragione, né parlano, ma perché hanno vita dal capo le mani operano, i piedi camminano, a disposizione di ciò che vuole il capo, e formano la sua più grande gloria.  Allora le mani ed i piedi non avrebbero né opere, né passi quando fossero recisi dal capo, perché perderebbero la vita che gli comunicava il capo.  Così è di tutta la Creazione;  sebbene non hanno né ragione, né parola, siccome sono unite con Dio, come le membra al capo, essa riceve la vita dal suo Creatore e perciò sono operanti tutte le cose create, ed i loro atti sono incessanti e stanno a nostra disposizione, più di quanto tu hai le tue membra a disposizione del tuo capo.  Come le tue mani hanno virtù di comunicare le tue opere alle altre creature, così le cose create hanno virtù di comunicare il bene che possiedono alle creature.  Ed a chi vive nel mio Volere Divino, essendo con lei una la Volontà che le anima, sentono che appartiene al corpo di tutta la Creazione e perciò le comunicano tutti i loro rapporti che hanno col Capo, e con grande amore se la vincolano con esse.  Perciò sii costante nel vivere nella mia Divina Volontà, se vuoi fare vita comune col tuo Gesù e con la Creazione tutta e darmi tutta la gloria che incessantemente Mi danno tutte le opere mie”.
Dopo di ciò stavo seguendo il Santo Volere nell’atto quando il mio dolce Gesù si separò dalla Sovrana Regina per andare nel deserto, e mentre compativo l’uno e l’altro pensavo tra me:  Come potette separarsi la mia Sovrana Regina per ben quaranta giorni dal suo caro Figlio?  Lei che Lo amava tanto, come potette fare a stare senza di Lui?   Io che non ho il suo amore, soffro tanto per alcuni giorni che mi priva di Lui;  che potette essere della Mamma mia?”  Ora, mentre ciò pensavo, il mio adorato Gesù Si è mosso nel mio interno e mi ha detto: 
“Figlia mia, ambedue soffrimmo nel separarci, ma il nostro dolore fu sofferto in modo divino, non umano e perciò non si disgiunse né dalla felicità, né dalla pace imperturbabile.  Felice Io partii al deserto, felice restò l’Altezza della mia Mamma Celeste, perché il dolore sofferto nel modo divino, non ha virtù di adombrare menomamente la divina felicità, che contiene mari di gioie e di pace interminabili.  Sono come le goccioline di acqua nell’immenso mare i dolori sofferti nel modo divino, cui[2] la forza delle onde hanno virtù di cambiarle in felicità.  Il dolore sofferto in modo umano ha virtù di spezzare la vera felicità e di turbare la pace, il divino non mai.  Molto più che la mia Mamma Regina possedeva il Sole della mia Volontà per grazia, ed Io lo possedevo per natura.  Sicché il Sole restò in Lei e restò in Me, ma i raggi non si separarono perché la luce è inseparabile.  Perciò nella stessa luce Lei restò in Me e seguiva gli atti miei, ed Io restai in Lei, come suo centro di vita.  Quindi la separazione mentre era vera, fu apparente;  in sostanza eravamo fusi insieme ed inseparabili, perché la Luce della Volontà Divina metteva in comune gli atti nostri come se fossero uno solo.
E poi Io andai nel deserto per richiamare quella mia stessa Volontà Divina che per quaranta secoli le creature avevano disertato da mezzo a loro;  ed Io per quaranta giorni volli starmene solo, per riparare i quaranta secoli di volontà umana in cui la Mia non aveva posseduto il suo Regno in mezzo alla umana famiglia, e colla mia stessa Volontà Divina La volli richiamare di nuovo in mezzo a loro per fare che regnasse.  Nel ritornare dal deserto la depositai nella Mamma mia, con tutti quegli atti di Volontà Divina che le creature avevano respinto e tenuto come in deserto, affinché fosse Lei la fedele depositaria, la riparatrice e la Imperatrice del Regno della mia Volontà.  Solo la Sovrana Signora poteva possedere questo deposito sì grande, perché possedeva in Sé la stessa Volontà Divina in cui poteva contenere la stessa Volontà disertata dalla creatura.  Come potevamo occuparci del nostro dolore di separarci per quaranta giorni, quando si trattava di reintegrare, di richiamare la nostra Divina Volontà a regnare in mezzo alle creature?  Nel nostro dolore eravamo più che felici perché volevamo mettere in salvo il Regno del Fiat Supremo, e la Celeste Regina stava aspettando con ansie il mio ritorno per ricevere il deposito del nuovo Sole, per contraccambiare col suo amore tutti i suoi atti, che l’ingratitudine umana aveva respinti.  Essa fece da vera Mamma alla mia Divina Volontà, facendo insieme da vera Madre alle creature, impetrando a tutti la vita, la felicità, la gioia di possedere il regno dell’Eterno Fiat.
Figlia mia, il numero di quaranta giorni nella mia vita quaggiù è simbolico e significativo.  Quaranta giorni, nel nascere, volli stare nella grotta di Bethlem, simbolo della mia Volontà Divina che mentre stava in mezzo alle creature, stava come nascosta e fuori della città delle loro anime;  ed Io per riparare i quaranta secoli di volontà umana, volli stare per quaranta giorni fuori della città in una vile capanna a piangere, gemere e pregare, per richiamare la mia Volontà Divina nella città delle anime e per darle il suo dominio.  Dopo quaranta giorni uscii per presentarmi al tempio e rivelarmi al santo vecchio Simeone.  Era la prima città che chiamavo alla conoscenza del Regno mio e fu tanta la sua gioia che chiuse gli occhi alla terra per aprirli all’eternità.  Quaranta stetti nel deserto e poi subito uscii alla mia vita pubblica per dare alle creature i rimedi e i mezzi per giungere al Regno del mio Volere.  Quaranta giorni volli stare sulla terra dopo la mia Risurrezione, per confermare il Regno del Fiat Divino ed i suoi quaranta secoli di Regno che doveva possedere.
Sicché tutto ciò che Io feci quaggiù, il primo atto era il ripristinamento di Esso;  tutte le altre cose entravano nell’ordine secondario, ma il primo anello di congiunzione tra Me e le creature era il Regno della mia Volontà.  Perciò quando si tratta di Esso non risparmio nulla, né luce, né sacrifici, né manifestazioni, né felicità.  Sono muri che metto fuori di Me per farla conoscere, regnare ed amare”.

La Sovrana del Cielo, il riflettore di Gesù. 
Gradimenti di Gesù nel chiedere [l’anima,] il suo
Fiat
Gesù raccolse tutti i beni e consumò tutti i mali,
accese il rogo dentro di Sé.

Continuando a seguire gli atti di Gesù fatti nella sua Divina Volontà quando stava sulla terra, seguivo Madre e Figlio quando fuggirono in Egitto, e pensavo tra me:  “Come doveva essere bello vedere il caro Bambinello in braccio alla sua Mamma Divina, che mentre così Piccino, racchiudendo in Sé l’Eterno Fiat racchiudeva Cielo e terra, tutto da Lui usciva come Creatore e tutto da Lui pendeva;  e la Regina Sovrana trasfusa nel piccolo Gesù in virtù dello stesso Fiat che L’animava, formava il riflettore di Gesù, il suo eco, la sua stessa vita;  quante bellezze nascoste possedevano, quante varietà di Cieli più belli di quello che si vede nel nostro orizzonte, quanti soli più fulgidi contenevano!  Eppure nessuno ne vedeva nulla, non si vedeva altro che tre poveri fuggiaschi.  Gesù, Amor mio, voglio seguire passo passo, i passi della mia Mamma Celeste, e come cammina, voglio animare i fili dell’erba, gli atomi della terra, e farti sentire sotto alle sue piante il mio Ti amo;  voglio animare tutta la luce del sole, e come Ti splende sul viso, voglio che Ti porti il mio Ti amo;  tutte le ondate del vento, le sue carezze, tutte Ti dicono Ti amo;  son io che nel tuo Fiat Ti porto il calore del sole per riscaldarti, le ondate di vento per carezzarti, il suo sibilo per parlarti e dirti:  ‘Caro Piccino, fate conoscere a tutti il tuo Voler Divino, fatelo uscire da dentro la tua piccola Umanità, affinché prenda il suo dominio e vi formi il suo Regno in mezzo alle creature”.  Ma mentre la mia mente si perdeva appresso a Gesù, e sarei troppo lunga se il tutto volessi dire, il mio sommo ed unico Bene Gesù Si è mosso nel mio interno e tutto bontà mi ha detto:
“Figlia mia, Io e la Mamma mia eravamo come due gemelli nati dallo stesso parto, perché non tenevamo che una sola Volontà che Ci dava la vita;  il Fiat Divino metteva in comune gli atti nostri in modo che il Figlio rifletta in Lei e la Mamma rifletteva nel Figlio.  Sicché il Regno della Volontà Divina teneva il suo pieno vigore, il suo dominio perfetto in Noi;  e mentre fuggivamo in Egitto portavamo il Volere Divino come passeggiando per quelle regioni e sentivamo il suo gran dolore che non regnava nelle creature, e guardando i secoli sentivamo la grande gioia del suo Regno che doveva formare in mezzo ad esse;  ed oh, come Ci giungevano graditi sulle ali del nostro Fiat i tuoi ripetuti ritornelli nel vento, nel sole, nell’acqua, sotto i nostri passi:  ‘Ti amo, Ti amo, venga il Regno tuo’.  Era l’eco nostro che sentivamo in te, che non volevamo altro che la Volontà Divina regnasse e fosse la conquistatrice di tutti.  Perciò fin d’allora amavamo la nostra piccola piccina che non chiedeva e voleva se non ciò che volevamo Noi”.
Onde seguitavo a pensare a tutto ciò che il mio dolce Gesù aveva fatto stando sulla terra, e Lui ha soggiunto:
“Figlia mia, quando venni sulla terra Io guardai tutti i secoli passati, presenti e futuri, per raccogliere nella mia Umanità tutto ciò che di bene e di buono si potesse fare da tutte le generazioni, per mettere il suggello e la conferma del bene;  nulla distrussi di ciò ch’era buono, anzi lo volli racchiudere in Me per dargli vita divina;  ed aggiungendo il bene che mancava e che Io feci per completare tutti i beni delle umane creature, sulle ali dei secoli Mi portavo alle umane creature, per dare a ciascuna il mio operato completo;  come pure raccolsi tutti i mali per consumarli, ed a forza di dolori e pene che volli soffrire, accesi il rogo nella mia stessa Umanità dove bruciare tutti i mali, volendone sentire ciascuna pena, per far rinascere tutti i beni opposti ai mali, per far rinascere a vita novella le umane generazioni.
E siccome Io, per formare tutti i rimedi possibili ed immaginabili a tutti i redenti, per poi disporli a ricevere il gran bene della mia Volontà regnante in mezzo a loro, feci tutto, soffrii tutto e consumai tutto, così tu per preparare il mio Regno alle creature devi racchiudere tutto ciò ch’è santo e buono, ed a via di pene devi consumare tutti i mali per far rinascere la vita della mia Volontà Divina in mezzo alle creature.  Tu devi essere il mio eco, in cui devo fare il deposito da dove deve sorgere il Regno del mio Fiat.  Seguimi passo passo e sentirai la vita, il palpito, la felicità di questo Regno che contengo in Me e che vuole uscire per regnare in mezzo alle creature.  Ed è tanto l’amore mio per Esso, che se permisi al nemico infernale che penetrasse nell’Eden, non permetterò che metta piede nell’Eden del Regno del Fiat; e perciò permisi che si avvicinasse a Me nel deserto, per debilitarlo e mettergli la via perché non ardisse d’entrarvi.  Non senti tu stessa come la tua presenza terrorizza il nemico e si mette in fuga per non vederti?  È la forza della mia vittoria che lo precipita e sentendosi confuso, fugge.
Tutto è preparato, non resta altro che farlo conoscere”.
   
Tutto ciò che si fa nel Fiat acquista l’atto continuato senza mai cessare.  Esempio del sole.  Scopo
dell’andata di Gesù nel deserto
;  pene dell’isolamento.

Stavo pregando e, sentendo la mia estrema miseria, pregavo la mia Mamma Celeste che mi desse il suo amore per supplire al mio misero amore;  ma mentre ciò facevo, il mio dolce Gesù movendosi nel mio interno mi ha detto:
“Figlia mia, la mia Mamma, il primo amore ed il primo suo atto lo fece nel Voler Divino, e siccome fu fatto in Esso tiene la continuità, come se in atto sta sempre amando ed operando.  Il suo amore non finisce mai, le sue opere fanno le ripetitrici continuate, in modo che chi vuol prendere il suo amore lo trova sempre in atto, mentre è l’effetto del primo amore che ripete, ripete sempre.  Tale è chi opera nella mia Volontà:  i suoi atti acquistano la continuità, vengono sempre ripetuti senza mai cessare, sono il vero sole, che dacché fu creato da Dio diede il suo primo atto di luce, ma tanto grande che riempì con un sol atto cielo e terra, e quest’atto lo ripete sempre senza mai cessare, in modo che tutti possono prendere il suo atto di luce, ma uno fu l’atto che si costituiva atto di luce perenne per tutti.  E se il sole potesse ripetere il suo atto di luce, si vedrebbero tanti soli [per] quanti atti potrebbe ripetere;  ma siccome uno fu l’atto di luce che feci[3], perciò un sol sole si vede e non più.  Ma ciò che non fece il sole lo fece la Sovrana Regina e lo fa chi opera nella mia Volontà:  quanti atti, tanti soli;  e questi soli fusi insieme, ma distinti tra loro per bellezza, per luce, per gloria che danno al loro Creatore e per [il] bene universale che fanno scendere su tutte le creature.  Questi atti hanno una potenza divina, ed in virtù di questi atti, come giunse la Vergine Santissima, poté ottenere la venuta del Verbo sulla terra, ed in virtù di essi verrà il mio Regno sulla terra.  Un atto ripetuto incessantemente nel mio Fiat tiene presso la nostra Divinità virtù conquistatrice, rapitrice ed incantatrice.  Quel ripetere sempre nel Voler Divino è la forza dell’anima, l’arma invincibile che debilita con armi d’amore il suo Creatore e lo vince e si sente onorato di farsi vincere dalla creatura”.
Dopo di ciò stavo seguendo il mio giro nel Fiat Divino e, seguendo il mio Gesù quando prese la via del deserto, pensavo tra me:  “E perché Gesù prese la via del deserto?  Qui non c’erano anime da convertire, ma solitudine profonda, mentre erano anime che Lui cercava!”  Ma mentre ciò pensavo, il mio dolce Gesù movendosi nel mio interno mi ha detto:
“Figlia mia, la compagnia spezza la pena e la diminuisce, invece l’isolamento la concentra, la raddoppia e la rincrudisce, ed Io volli andare isolato nel deserto, per sentire nella mia Umanità tutta la crudezza dell’isolamento che aveva sofferto la mia Divina Volontà per tanti secoli da parte delle creature.  La mia Umanità doveva salire nell’ordine divino e scendere nell’ordine umano per poter racchiudere le pene dell’uno e dell’altro e prendendo Io tutta la parte penosa che divideva l’uomo e Dio, farli stringere di nuovo all’amplesso, al bacio del loro Creatore.
Ma non fu solo questo lo scopo della mia andata nel deserto.  Tu devi sapere che la nostra Maestà adorabile nel formare la Creazione, stabiliva che tutto doveva essere popolato di abitatori, la terra fertilissima, ricca di piante abbondanti in modo che tutti dovevano abbondare.  Come peccò, l’uomo si attirò lo sdegno della Giustizia divina e la terra rimase desertata, infeconda ed in molti punti spopolata:  immagine di quelle famiglie sterili che[4] non c’è riso né festa né armonia, perché senza prole non vi è chi spezza la monotonia di due coniugi e sull’animo loro pesa l’incubo dell’isolamento che porta loro la mestizia.  Invece dove c’è prole c’è sempre da fare, da dire ed occasione di festeggiare.
Tale fu la famiglia umana.  Guarda il cielo com’è popolato di stelle;  la terra doveva essere l’eco del cielo, zeppa d’abitatori, e doveva tanto produrre da rendere ricchi e tutti felici.  Quindi, come l’uomo si sottrasse dalla mia Volontà cambiarono le sue sorti;  ed Io volli andare nel deserto per richiamare le benedizioni del mio Padre Celeste e, richiamando la mia Volontà a regnare, ripristinare la terra, popolarla ovunque e fecondarla, in modo che la terra produrrà altri germi più belli, da renderla centuplicata, più feconda e di smagliante bellezza.
Quante cose grandi farà il Regno del mio Fiat Divino!  Tanto che tutti gli elementi stanno tutti in aspettativa - il sole, il vento, il mare, la terra e tutta la Creazione - per mettere fuori dal loro seno tutti i beni ed effetti che contengono, perché, non regnando in mezzo alle creature quella Divina Volontà che domina, loro non mettono fuori tutti i beni che racchiudono in essi, dandole[5] solo quello che conviene loro, a titolo di elemosina e di servi.  Sicché la terra non ha prodotto tutti i germi, [ed] il sole non trovando tutti i germi, non produce tutti gli effetti e beni che possiede;  e così di tutto il resto.  Perciò tutti aspettano il Regno del Fiat, per far vedere a questi[6] quanto sono ricchi e quante mirabili cose ha messo in esse[7] il loro Creatore per amore di coloro che devono essere i figli del suo Volere”.


La mia vita si svolge innanzi al mio Sacramentato Gesù, ed oh, quanti pensieri si affollano nella mia mente!  Pensavo tra me:  “Dopo quarant’anni e mesi che non avevo visto il Tabernacolo, che non mi era stato dato di starmi innanzi alla sua adorabile presenza Sacramentale, quarant’anni non solo di prigione, ma d’esilio, e dopo sì lungo esilio finalmente son ritornata, sebbene prigioniera, ma non più esiliata, come in Patria, vicino al mio Sacramentato Gesù, e non una volta al giorno come lo facevo prima che Gesù mi facesse prigioniera, ma sempre, sempre.  Il mio povero cuore, se pure l’ho nel petto, si sente struggere a tanto amore di Gesù”.  Ma mentre [ciò] ed altro pensavo, il mio Sommo Bene Gesù movendosi nel mio interno mi ha detto:
“Figlia mia, credi tu che sia a caso l’averti tenuta prigioniera per quarant’anni e più, senza un grande mio disegno?  No, no!  Il numero quaranta è stato sempre significativo, e preparativo per opere grandi.  Quarant’anni gli ebrei camminarono il deserto senza poter raggiungere la terra promessa, patria loro, ma dopo quarant’anni di sacrifizi ebbero il bene di prenderne il possesso. Ma quanti miracoli, quante grazie, fino a nutrirli con manna celeste, in tal tempo!  Un sacrifizio prolungato tiene virtù e forza d’ottenere cose grandi da Dio.  Io stesso nella mia vita quaggiù volli stare quaranta giorni nel deserto appartato da tutti, fin dalla mia Mamma, per uscire in pubblico ad annunziare il Vangelo che doveva formare la vita della mia Chiesa, cioè il Regno della Redenzione;  quaranta giorni volli rimanere risorto per confermare la mia Resurrezione e mettere il suggello a tutti i beni della Redenzione.  Così ho voluto per te, figlia mia;  per manifestare il Regno della mia Divina Volontà ho voluto quarant’anni di sacrifizi, ma quante grazie non ti ho fatto!  quante manifestazioni!  Posso dire che in questa prolissità di tempo ho messo in te tutto il capitale del Regno del mio Volere e tutto ciò ch’è necessario per farlo comprendere alle creature.  Sicché la tua lunga prigionia è stata l’arma continua, sempre in atto di combattere con il tuo stesso Creatore, per farti manifestare il Regno mio.
Ora tu devi sapere che tutto ciò che ho manifestato all’anima tua, le grazie che ti ho fatto, le tante Verità che hai scritto sulla mia Divina Volontà, le tue pene e tutto ciò che hai fatto, non è stato altro che una raccolta di materiali per edificare, ed ora è necessario ordinarlo e metterlo tutto in assesto.  E come non ti ho lasciata sola nel raccogliere le cose necessarie che devono servire al Regno mio, sono stato sempre con te, così non ti lascerò sola per metterle in ordine e far vedere il grande edifizio che per tanti anni sono stato [andato] preparando insieme con te;  perciò il nostro sacrifizio e lavoro non è finito, dobbiamo andare avanti fino ad opera compiuta”.
Onde stando vicino al mio Sacramentato Gesù, ogni mattina si fa la benedizione col Santissimo, e mentre pregavo il mio dolce Gesù che mi benedicesse, movendosi nel mio interno mi ha detto:
“Figlia mia, di tutto cuore ti benedico, anzi benedico la mia stessa Volontà in te, benedico i tuoi pensieri, respiri e palpiti, affinché pensi sempre al mio Volere, Lo respiri continuamente e sia il tuo palpito la sola mia Volontà; e per amor tuo benedico tutte le umane volontà, affinché si dispongano a ricevere la vita del mio Eterno Volere.  Figlia mia carissima, se tu sapessi com’è dolce, come Mi sento felice di benedire la piccola figlia del mio Volere!  Il mio Cuore gioisce nel benedire colei che possiede l’origine, la vita del nostro Fiat, che porterà l’inizio, il principio del Regno della mia Divina Volontà.  E mentre ti benedico, verso in te la rugiada benefica della luce del mio Volere Divino, che brillantandoti tutta ti farà comparire più bella ai miei sguardi Sacramentali;  ed Io Mi sentirò più felice in questa custodia, di guardare la piccola figlia mia prigioniera, investita e legata dalle dolci catene della mia Volontà.  Ed ogni volta che ti benedirò farò crescere la vita del mio Volere Divino in te.  Com’è bella la compagnia di chi fa la mia Divina Volontà!  Essa porta l’eco nel fondo dell’anima, di tutto ciò che faccio in quest’Ostia Santa, ed Io non Mi sento solo negli atti miei, sento chi prega insieme con Me, ed unendosi insieme le nostre suppliche, i nostri sospiri, chiediamo una sol cosa:  che la Divina Volontà sia conosciuta e che venga presto il suo Regno”.
Dunque svolgendosi la mia vita vicino al mio Prigioniero Gesù, ogni qualvolta si apre la porta della cappella, il che succede spesso, gli mando tre baci, o pure cinque al mio Sacramentato Gesù, o pure una piccola visitina, e Lui movendosi nel mio interno mi dice:
“Figlia mia, come Mi son graditi i tuoi baci!  Sento baciarmi da te coi baci del mio stesso Volere, sento scoccarmi sulle mie labbra, sul mio Volto, nelle mie mani e Cuore i miei stessi baci divini;  tutto è divino nell’anima dove regna la mia Divina Volontà, ed Io sento negli atti tuoi il mio amore che Mi refrigera, la freschezza, la soavità della mia stessa Volontà Divina che Mi abbraccia, Mi bacia e Mi ama.  Oh, come Mi è gradita la mia Divina Volontà operante nella creatura!  Sento che, bilocandomi in lei, Mi ridà e sfiora innanzi a Me tutta la bellezza e santità degli atti miei. Perciò sospiro tanto che la mia Volontà sia conosciuta, per poter trovare nelle creature tutti i miei atti divini e degni di Me”.
Ora passo a dire che il mio dolce Gesù pare che mi aspettava qui in questa casa, vicino al suo Tabernacolo d’amore, per dar principio [a] che i sacerdoti si decidessero a preparare gli scritti per la pubblicazione.  E mentre si consigliavano tra loro il modo come fare, leggevano i nove eccessi di Gesù che ebbe nell’Incarnazione, che sono narrati nel primo volumetto dei miei scritti.  Ora mentre leggevano, Gesù nel mio interno tendeva le orecchie per ascoltare, e mi sembrava che lo stesso facesse Gesù nel Tabernacolo.  In ogni parola che sentiva, il suo Cuore batteva più forte, ed in ogni eccesso del suo amore aveva un sussulto più forte ancora, come se la forza del suo amore gli facesse ripetere tutti quegli eccessi che ebbe nell’Incarnazione;  e come se non potesse contenere le sue fiamme mi ha detto:
“Figlia mia, tutto ciò che ti ho detto, tanto sulla mia Incarnazione quanto sulla mia Divina Volontà, ed altro, non sono stato altro che sfogo del mio amore contenuto, ma dopo aver sfogato con te, il mio amore continuò a restare represso, perché voleva alzare più alte le sue fiamme per investire tutti i cuori e far conoscere ciò che ho fatto e voglio fare, per le creature.  E siccome tutto ciò che ti ho detto giace nel nascondimento, Io sento un incubo sul mio Cuore che Mi comprime ed impedisce che le mie fiamme s’innalzano e facciano la loro via.  Perciò come sentivo leggere e prendere la decisione d’occuparsi per pubblicarli, Mi sentivo togliere l’incubo e sollevare il peso che comprimono le fiamme del mio Cuore;  perciò batteva più forte e sussultavo e faceva sentire a te la ripetizione di tutti quegli eccessi d’amore, molto più che ciò che Io faccio una volta ripeto sempre.  Il mio amore represso è una pena per Me delle più grandi, che Mi rende taciturno e mesto, perché non avendo vita le mie prime fiamme, non posso uscire fuori le altre che Mi divorano e Mi consumano.  E perciò a quei sacerdoti che si vogliono occupare a togliermi questo incubo col far conoscere i tanti miei segreti col pubblicarli, Io darò loro tanta grazia sorprendente, forza per farlo, e luce per conoscere loro per primi ciò che faranno conoscere agli altri.  Io starò in mezzo a loro e guiderò il tutto”.
Ora mi pare che ogni qualvolta i reverendi sacerdoti si occupano a rivedere gli scritti per prepararli, il mio dolce Gesù si mette sull’attenti per vedere quello che fanno, e come lo fanno.  Io non faccio altro che ammirare la bontà, l’amore del mio amato Gesù, che mentre si mette sull’attenti nel mio cuore, fa eco nel Tabernacolo, e da lì dentro in quella custodia fa ciò che fa nel mio cuore.  Io ne resto tutta confusa nel veder ciò e Lo ringrazio con tutto il cuore...
                              

La mia piccola intelligenza me la sentivo come rapire e come trasportare a guardare nel grembo della mia Mamma Celeste il mio piccolo Neonato Gesù, che ora piange ed ora vagisce, ed ora tutto intirizzito trema di freddo, ed oh, come la piccola anima mia vorrebbe sciogliersi in amore per riscaldarlo e per quietargli il pianto!  Ma il mio celeste e vezzoso Bambinello chiamandomi vicino nelle braccia della sua Mamma mi ha detto:
“Mia figlia del Divin Volere, vieni ad ascoltare le mie lezioni.  Nello scendere dal Cielo in terra per formare la Redenzione, dovevo formare il nuovo Eden, dovevo ripristinare il primo atto ed il principio della Creazione dell’uomo nella mia Umanità.  Sicché Bethlem fu il primo Eden;  Io sentivo nella mia piccola Umanità tutta la forza della nostra Potenza creatrice, la foga del nostro Amore con cui fu creato l’uomo, sentivo le fibre della sua innocenza, della sua santità, del suo dominio con cui lui era investito.  Sentivo in Me quell’uomo felice - oh, come l’amavo! -, ché avendo perduto il suo posto d’onore, Io riprendevo il suo posto, perché Mi conveniva prima mettere in Me l’ordine del come fu creato l’uomo, e poi scendere nella sua sventura per rialzarlo e metterlo in salvo.  Perciò c’erano in Me due atti continuati, fusi in uno:  l’Eden felice con cui dovevo mettere in vigore tutta la bellezza, la santità, la sublimità della creazione dell’uomo;  era lui innocente e santo, ed Io sorpassandolo non solo ero innocente e santo, ma ero il Verbo Eterno, e tenendo in Me tutta la potenza possibile ed immaginabile e Volontà immutabile, dovevo tutto riordinare il principio della creazione dell’uomo e rialzare l’uomo caduto.  Altrimenti non la farei da Dio, né l’amerei come opera nostra uscita e creata in una foga del nostro Amore!  Il nostro Amore si sentirebbe arrestato e come impotente - ciò che non può essere -, se non avessi tutto aggiustato:  la sorte dell’uomo caduto e la sorte del come fu lui creato.  Sarebbe stata uno sfregio alla nostra Creazione e Ci avrebbero tacciato di debolezza se non avessimo ripristinato del tutto l’uomo.  Perciò Bethlem fu il mio primo Eden, in cui facevo ed abbracciavo tutti gli atti che fece Adamo innocente e che avrebbe fatto se non fosse caduto;  la nostra Divinità aspettava con giustizia il mio ricambio in vece sua, e come andavo rifacendo quello che avrebbe fatto l’Adamo innocente, così Mi abbassavo e stendevo la mia mano per rialzarlo caduto.
Quindi [nel]la mia Umanità non facevo altro che, come giravo e Mi fermavo, [Io] formavo nuovi Eden, perché in Me c’erano tutti gli atti del principio della creazione dell’uomo, e dovunque Mi fermavo potevo formare nuovi Eden colla mia innocenza e santità.  Sicché Eden fu l’Egitto, Eden fu Nazareth, Eden fu il deserto, Eden fu Gerusalemme, Eden fu il monte Calvario.  E questi Eden che formavo chiamavano il Regno della mia Divina Volontà a regnare, e sono essi prove certe che come compii il Regno della Redenzione e sta facendo il suo giro per stabilirsi in tutto il mondo, così questi Eden in cui furono fatti da Me tutti gli atti, come se l’uomo non fosse caduto, seguiranno gli atti della Redenzione e faranno il loro giro per stabilire il Regno del mio Fiat Divino.  Perciò ti voglio sempre insieme con Me affinché Mi segui in tutti gli atti miei e tutto offri per fare che la mia Divina Volontà regni e domini, perché questo è quello che più interessa al tuo Gesù”.
Poi ha soggiunto:  “Figlia mia, la mia Volontà agiva in Me da Regina, perché realmente sempre tale è stata, perché Essa in natura è Regina;  nella nostra stessa Divinità tiene il primo posto, regge e domina tutti i nostri Attributi, non vi è atto nostro nel quale non vi tiene il suo posto di Regina.  Sicché Regina è in Cielo e in terra, nella Creazione, in tutto e dovunque regna.  Perciò il volere che l’uomo facesse la nostra Volontà Divina e che Le desse il posto di Regina, era l’onore più grande e l’amor più insuperabile che gli davamo[8], e regnando una sola Volontà lo facevamo sedere alla nostra mensa celeste, partecipandole i nostri beni divini.  Lo volevamo felice, e volevamo la gloria di veder felice colui che con tanto amore avevamo creato colle nostre mani creatrici.  Onde il nostro Voler Divino ed il nostro Amore non poteva né contentarsi né arrestarsi alla sola opera della Redenzione, ma vuole andare avanti fino ad opera compiuta;  molto più che non sappiamo fare opere a metà, ed avendo i secoli a nostra disposizione possiamo giungere dove vogliamo”.
Fiat!!! 

Dal Volume 29  -  Settembre 12, 1931
Il vero amore forma il rogo dove
consumare se stessa per far rivivere Colui che ama. 
La giornata di Gesù nell’Eucaristia.

Il mio abbandono nel Voler Divino continua, e mentre facevo i miei atti pensavo tra me:  “Ma sarà vero che il mio dolce Gesù gradisce la continuità dei miei piccoli atti?”  E Gesù, facendosi sentire, mi ha detto:
“Figlia mia, un amore spezzato non può dare mai d’eroismo perché, col non essere continuo forma tanti vuoti nella creatura, i quali producono debolezza, freddezza e quasi stanno in atto di smorzare la fiammella accesa, e perciò le toglie la fortezza dell’amore che, colla sua luce fa comprendere chi è che ama e col suo calore mantiene accesa la fiamma che produce l’eroismo del vero amore, tanto che si sente di dar la vita per Colui che ama.  Un amore continuo ha virtù di generare nell’anima della creatura Colui che sempre ama, e questa generazione viene formata nel centro del suo amore continuo.  Vedi dunque che significa un amore incessante?  Formarsi il rogo dove consumare e bruciare se stessa, per poter formare in quel rogo la vita del tuo amato Gesù.  Si può dire:  ‘Nell’amore continuo consumo la mia vita, per far vivere Colui che incessantemente amo’.  Oh, se Io non avessi sempre amato la creatura e non l’amassi d’un amore che non dice mai basta, mai sarei sceso dal Cielo in terra per darle la mia Vita con tante pene ed eroismo per amor suo!  Fu il mio amore continuo che come dolce catena Mi tirò e Mi fece fare l’atto eroico di mettere la mia Vita per acquistare la sua.  Un amore continuo, a tutto può giungere, tutto può fare, facilita tutto e sa convertire tutto in amore.  Invece un amore spezzato si può chiamare:  amore di circostanza, amore interessato, amore vile, che può giungere, se le circostanze cambiano, a disconoscere e forse anche a disprezzare Colui che amava.  Molto più che solo gli atti continui formano vita nella creatura;  essa, come forma il suo atto, sorge nel suo stesso atto la luce, l’amore, la santità, la grazia, a secondo [del]l’atto che fa.  Perciò un amore ed un benessere interrotto non si può chiamare né vero amore, né vera vita, né vero bene”.
Poi ha soggiunto con un accento più tenero:  “Figlia mia, se vuoi che il tuo Gesù compia in te i suoi amorosi disegni, fa’ che il tuo amore ed i tuoi atti siano continui nel mio Volere, perché Esso quando trova la continuità, trova il suo modo d’agire divino e resta compromesso nell’atto perenne della creatura, ed affretta di fare ciò che ha stabilito per essa, trovando, in virtù dei suoi atti incessanti, lo spazio, i preparativi necessari e la stessa vita dove poter formare i suoi mirabili disegni e compiere le sue opere più belle.  Molto più:  ogni atto fatto nella mia Volontà è un rannodamento di più che viene formato tra la Volontà Divina coll’umana, è un passo in più che [la creatura] fa nel mare del Fiat, è un diritto maggiore che l’anima acquista”.
Dopo di ciò seguivo [continuavo] a pregare avanti al Tabernacolo d’amore e nel mio interno dicevo tra me:  “Che fai, Amor mio, in questa Prigione d’amore?”  E Gesù, tutto bontà, mi ha detto:
“Figlia mia, vuoi sapere che faccio?  Faccio la mia giornata.  Tu devi sapere che tutta la mia vita passata quaggiù, la racchiudo dentro d’un giorno.  Incomincio la mia giornata col concepire e nascere - i veli degli accidenti sacramentali Mi servono di fasce per la mia infantile età - e, quando [per] l’ingratitudine umana Mi lasciano solo o cercano d’offendermi, faccio il mio esilio, lasciandomi [tenendomi] solo la compagnia di qualche anima amante che, come seconda madre, non si sa staccare da Me e Mi tiene fedele compagnia.  Dall’esilio, passo a Nazareth, facendo la mia vita nascosta in compagnia di quei pochi buoni che Mi circondano;  e, seguendo [continuando] la mia giornata, come le creature si avvicinano a ricevermi, così faccio la mia vita pubblica, ripetendo le mie scene evangeliche, porgendo a ciascuno i miei insegnamenti, gli aiuti, i conforti che gli sono necessari:  faccio da Padre, da Maestro, da Medico e, se occorre, anche da Giudice.  Quindi, passo la mia giornata aspettando tutti e facendo bene a tutti.  Ed, oh, quante volte Mi tocca restare solo!  Senza un cuore che palpiti a Me vicino sento un deserto intorno a Me e resto solo solo a pregare;  sento la solitudine dei miei giorni che passai nel deserto quaggiù ed, oh, quanto Mi è doloroso!  Io che sono per tutti palpito in ogni cuore [e] geloso sto a guardia di tutti, sentirmi isolato ed abbandonato!   Ma la mia giornata non finisce col solo abbandono!  Non vi è giorno che anime ingrate non Mi offendano e Mi ricevano sacrilegamente e Mi fanno [facciano] compire [concludere] la mia giornata colla mia Passione e colla mia Morte di croce!  Ahi!  E’, il sacrilegio, la morte più spietata che ricevo in questo Sacramento d’amore!  Sicché, in questo Tabernacolo faccio la mia giornata col compire tutto ciò che compii nei trentatré anni della mia vita mortale.  E siccome tutto ciò che Io feci e faccio, il primo scopo, il primo atto di vita, è la Volontà del Padre mio, che si faccia come in Cielo così in terra, così, in questa piccola Ostia non faccio altro che implorare che una sia la mia Volontà coi figli miei;  e chiamo te in questa Divina Volontà, nella Quale trovi tutta la mia Vita in atto,  e tu, seguendola, ruminandola ed offrendola, ti unisci con Me nella mia giornata Eucaristica per ottenere che la mia Volontà si conosca e regni sulla terra.  E così anche tu potrai dire:  ‘Faccio la mia giornata insieme con Gesù’”.
          

La mia povera intelligenza seguiva la vita del mio dolce Gesù nella Divina Volontà, nella quale lo trovavo in atto di continuare la sua vita quando stava sulla terra, ed oh, quante maraviglie, quante sorprese d’amore non mai pensate!  Sicché il Fiat Divino racchiude tutti gli atti della vita di Gesù come in atto di ripeterli sempre per amore delle creature, per dare a ciascuna la sua vita intera, le sue pene, il suo amore ardente.  Onde il mio dolce Gesù tutto bontà mi ha detto:
“Mia piccola figlia del mio Volere, il mio Amore vuole sfogarsi, sente il bisogno di far conoscere, a chi vuol vivere di mia Volontà, ciò che Io feci e faccio, perché ritorni a regnare e dominare in mezzo alle creature.  Tu devi sapere che tutta la mia vita non fu altro che il richiamo continuo della mia Volontà in mezzo ad esse ed il richiamo delle creature nel mio Fiat Supremo;  tanto che come fui concepito, così simboleggiavo il richiamo, il ritorno di farla concepire nelle creature che con tanta enormità L’avevano messa fuori dalle loro anime, e richiamavo loro a concepire in Essa.  Come nacqui, così richiamavo a rinascere il mio Volere in tutte le opere umane;  in tutte le mie lacrime infantili, vagiti, preghiere e sospiri, richiamavo, con le mie lacrime e sospiri, la mia Volontà nelle lacrime, pene e sospiri delle creature, affinché nulla facessero che non sentissero la forza, l’impero della mia Volontà che regnassero in loro, la Quale impietosita dalle lacrime mie e delle loro, li avrebbe dato grazia del ritorno del suo Regno.
Anche il mio esilio simboleggiava come le creature si erano esiliate dal mio Volere, ed Io volli essere esiliato per richiamare la mia Volontà in mezzo ai poveri esiliati, affinché li richiamasse e convertisse l’esilio in Patria, dove non più sarebbero tiranneggiati da nemici, da gente straniera, da vili passioni, ma [vivessero] colla pienezza dei beni della mia Volontà.  Ed il mio ritorno in Nazareth, come simboleggia bene la mia Divina Volontà!  Io vivevo in essa nascosto.  Il suo[9] regnare stava in pieno vigore nella Sacra Famiglia:  ero il Verbo, la Volontà Divina in persona velata dalla mia Umanità!  Quella stessa Volontà che regnava in Me si diffondeva a tutti, li abbracciava, era moto e vita di ciascuno.  Io sentivo in Me il moto e la vita di ciascuno, di cui il mio Fiat era l’Attore;  qual pena, qual dolore nel non essere riconosciuto né riscuotere un grazie, un Ti amo, un atto di riconoscenza né dal mondo intero né dalla stessa Nazareth!  Ché non solo la mia Volontà, ma anche la mia Santa Umanità viveva in mezzo a loro, la quale non cessava di dar luce a chi potesse vedermi ed avvicinarsi a Me, per farmi conoscere, ma nel mio dolore rimanevo sempre il Dio nascosto.
Tal è la sorte del mio Voler Divino.  L’uomo fu creato colla forza creatrice del Fiat, nacque, fu impastato, inzuppato in Esso, gli somministra il moto continuo, il calore, la vita, finirà la sua vita nel Fiat;  eppure chi lo conosce?  chi è riconoscente di quest’atto divino così continuo, senza mai stancarsi, che con tanto amore involge la vita della creatura per darle vita?  Quasi nessuno, figlia mia.  Far del bene, essere causa primaria di conservazione e dar vita perenne alla creatura, mantenere l’ordine di tutte le cose create intorno ad essa e solo per essa e non essere riconosciuto, è il dolore dei dolori, e la pazienza della mia Volontà dà dell’incredibile.  Ma sai tu il perché di questa pazienza così invitta e costante?  Perché sa che verrà il suo Regno.  Sarà riconosciuta la sua vita palpitante in mezzo alle creature, ed in vista della grande gloria che riceverà nell’essere riconosciuta ch’è vita di ciascuna vita - e mentre è vita, riceverà ciascuna vita per regnare in esse, non starà più nascosta, ma svelata e riconosciuta - in vista di ciò, sopporta tanta sconoscenza, e che solo una pazienza divina potrebbe sopportare la prolissità di tanti secoli di tanta ingratitudine umana!
Da Nazareth passai al deserto dove c’era massima solitudine e, la maggior parte, animali feroci, che assordavano il deserto coi loro ruggiti, che Mi circondavano;  simbolo della mia Divina Volontà che, siccome non viene conosciuta, si forma il deserto intorno alla creatura ed una solitudine che fa orrore e spavento:  viene desertato il bene e l’anima si sente circondata più che da animali feroci, cioè le sue passioni brutali che mandano ruggiti di rabbia, di bestiali furori, di crudeltà, d’ogni sorta di mali.  La mia Santa Umanità andava passo passo rintracciando tutti i dolori che aveva sofferto la mia Divina Volontà, per ripararla e richiamarla di nuovo a regnare in mezzo alle creature.  Posso dire che ogni mio palpito, respiro, parola, passo e pena, era il richiamo continuo della mia Volontà a farsi conoscere dalle creature per farla regnare, e chiamava loro in Essa per far loro conoscere il gran bene, la santità, la felicità del vivere nel Fiat.
Dal deserto passai alla vita pubblica, in cui pochi furono coloro che Mi credettero che Io ero il Messia, specie i dotti quasi nessuno;  ed Io volli usare la mia potenza seminando miracoli per formarmi il popolo, affinché se non credessero alle mie parole credessero alla potenza dei miei miracoli.  Erano le mie industrie divine ed amorose, che a qualunque costo volevo farmi conoscere che fossi il loro Salvatore, perché se non Mi conoscevano non potrebbero[10] ricevere il bene della Redenzione;  quindi era necessario farmi conoscere per fare che la mia venuta sulla terra non fosse inutile per loro.  Oh, come la mia vita pubblica simboleggia il trionfo del Regno del mio Fiat in mezzo alle creature!  Ché con Verità sorprendenti Lo farò conoscere, e per avere l’intento farò miracoli e prodigi;  colla potenza del mio Volere richiamerò a vita i morti alla grazia, ripeterò il miracolo della Resurrezione di Lazzaro che, ad onta che hanno imputridito[11] nel male, resi cadaveri puzzolenti come Lazzaro, il mio Fiat li richiamerà a vita, farà cessare la puzza del peccato, li farà risorgere nel bene.  Insomma, userò tutte le mie industrie divine per fare dominare il mio Volere in mezzo alle genti.  Vedi dunque:  in ogni mia parola che dicevo ed in ogni miracolo che facevo, chiamavo la mia Volontà a regnare in mezzo ad esse, e chiamavo le genti a vivere in Essa.
Dalla vita pubblica passai alla Passione, simbolo della passione della mia Volontà, che per tanti secoli aveva sofferto tante volontà ribelli delle creature, che col non volersi sottomettere ad Essa avevano chiuso il Cielo, spezzate le comunicazioni col loro Creatore, e si erano rese infelici schiave del nemico infernale.  La mia Umanità lacerata, cercata a morte, crocifissa, rappresentava l’umanità infelice senza del mio Volere innanzi alla Divina Giustizia, ed in ogni pena chiamavo il mio Fiat a darsi il bacio di pace colle creature, per renderle felici, e chiamavo loro in Esso per far cessare la passione dolorosa alla mia Volontà.
Finalmente la morte, che maturò la mia Resurrezione, la quale chiamava tutte [le creature] a risorgere nel mio Fiat Divino;  ed oh come simboleggia al vivo la mia Resurrezione il Regno della mia Volontà!  La mia Umanità piagata, deformata, irriconoscibile, risorgeva sana, d’una bellezza incantevole, gloriosa e trionfante.  Essa preparava il trionfo, la gloria alla mia Volontà, chiamando tutti in Essa ed impetrando che tutti risorgessero nel mio Volere:  da morti vivi, da brutti belli, da infelici felici.  La mia Umanità risorta assicura il Regno alla mia Volontà sulla terra;  fu l’unico mio atto pieno di trionfo e di vittoria, e ciò Mi conveniva, perché non volevo partire per il Cielo se prima non avessi dato tutti gli aiuti alle creature per farle rientrare nel Regno del mio Volere, e tutta la gloria, l’onore, il trionfo al mio Fiat Supremo per farlo dominare e regnare.  Perciò unisciti con Me e fa’ che non ci sia atto che fai e pena che soffri, che non chiami la mia Volontà a prendere il suo posto regio e dominante, e da vincitore conquida tutti per farsi conoscere, amare e volere da tutti”.
                               
I Profeti;  il Regno della Redenzione e quello del Fiat 
si danno la mano.  Necessità che si conosca
ciò che riguarda il Regno della Divina Volontà. 
I Sacerdoti:  novelli Profeti del Regno del Fiat Divino.

Stavo seguendo il mio giro negli atti del Fiat Divino, e giunta al punto di accompagnare i Profeti quando il Voler Divino si manifestava a loro, il come, ed il quando, della venuta del futuro Redentore, ed i Profeti lo sospiravano con lacrime, preghiere e penitenze, ed io facendo mio tutto ciò che loro facevano, essendo tutto questo frutti dell’Eterno Fiat Divino, lo ferivo per impetrare il suo Regno sulla terra;  ma mentre ciò facevo, il mio dolce Gesù movendosi nel mio interno mi ha detto:
“Figlia mia, quando un bene è universale e che deve e può portare bene a tutti, è necessario che popoli interi e, se non in tutti in gran parte, sappiano il bene che devono ricevere, e con le preghiere, sospiri, desideri ed opere impetrino un tanto bene, in modo da restare primo concepito il bene che vogliono nelle menti, nei sospiri, nei desideri, nelle opere e fin nei cuori, e poi le vien dato in realtà il bene che sospiravano.  Quando un bene è universale che si deve ricevere, ci vuole la forza del popolo per impetrarlo, invece quando è individuale o locale può bastare uno per ottenere l’intento.  Quindi prima di venire sulla terra e di restare concepito nel seno della Sovrana del Cielo, posso dire ch’ero concepito nelle menti dei Profeti, ed Io confermavo ed avvaloravo questa specie di concepimento in loro, colle mie manifestazioni del quando e del come dovevo venire sulla terra per redimere il genero umano.  Ed i Profeti fedeli esecutori delle mie manifestazioni, facevano da trombettieri, manifestando colle loro parole ai popoli ciò che Io avevo manifestato della mia venuta sulla terra e concependomi nelle parole di essi facevano volare di bocca in bocca la notizia che il Verbo voleva venire sulla terra, e con ciò, non solo restavo concepito nella parola dei profeti, come pure restavo concepito nella parola del popolo, in modo che tutti ne parlavano, e pregavano e sospiravano il futuro Redentore.  E quando fu diffuso nei popoli la notizia della mia venuta sulla terra, ed un popolo quasi intero con a capo i Profeti, pregavano, sospiravano con lacrime e penitenze restando nella volontà di essi come concepito, allora feci venire a vita la Regina in cui dovevo in realtà concepire, per fare l’ingresso in un popolo che da quaranta secoli Mi sospirava e desiderava.  Qual delitto non avrebbero commesso i Profeti se avessero occultato, nascosto in loro stessi, le mie manifestazioni sulla mia venuta!  Avrebbero impedito il mio concepimento nelle menti, nelle preghiere, parole ed opere del popolo, condizione necessaria per poter Iddio concedere un bene universale qual era la mia venuta sulla terra.
Ora figlia mia, il Regno della Redenzione ed il Regno del mio Fiat Divino si danno la mano, ed essendo anch'Esso un bene universale, ché volendo tutti possono entrare in Esso, è necessario che la sua notizia la sappiano molti e resti concepito nelle menti, nelle parole, nelle opere e cuori di molti, affinché si dispongano colle preghiere, coi desideri e con una vita più santa, si dispongano a ricevere il Regno della mia Divina Volontà in mezzo ad essi.  Se la notizia non si divulga, [se] le mie manifestazioni non fanno le trombettiere e [non] volano di bocca in bocca le conoscenze sul mio Fiat Divino che formeranno il concepimento di Esso nelle menti, preghiere, sospiri e desideri delle creature, il mio Voler Divino non farà l’ingresso trionfale di venire a regnare sulla terra.
Quanto è necessario che le conoscenze sul mio Fiat si conoscano, non solo, ma che si faccia conoscere che la mia Divina Volontà vuole già venire a regnare come in Cielo così in terra in mezzo alle creature!  Ed ai Sacerdoti come novelli Profeti, tocca a loro il compito, e colla parola, e collo scritto, e colle opere fare da trombettieri per far conoscere ciò che riguarda il mio Fiat Divino;  né sarà meno [minore] il loro delitto [che] se i Profeti avessero nascosto la mia Redenzione, [se i Sacerdoti] col non occuparsi per quanto possono [di] ciò che riguarda la mia Divina Volontà saranno loro [la] causa che un tanto bene non sia né conosciuto né ricevuto dalle creature!  E soffocare il Regno della mia Divina Volontà, tener sospeso un bene sì grande che non vi è altro simile ad esso, non è forse un delitto?  Perciò ti raccomando:  da parte tua non omettere nulla e prega per quelli che si devono occupare per far conoscere un tanto bene”.
Poi ha soggiunto con un accento più tenero ed afflitto:
“Figlia mia, era questo lo scopo con cui permettevo la necessità della venuta del Sacerdote, affinché tu deponessi in loro come sacro deposito tutte le Verità che ti ho detto sul mio Fiat Divino, e loro fossero attenti ed esecutori fedeli di ciò che io voglio, cioè che facciano conoscere il Regno della mia Divina Volontà;  sii certa che non avrei permesso la loro venuta se non fosse per compire i miei grandi disegni sulle sorti dell’umana famiglia.  E come nel Regno della Redenzione lasciai la mia Mamma Regina in mezzo agli Apostoli, affinché insieme con Lei ed aiutati e guidati da Essa, potessero dare il principio al Regno della Redenzione - perché la Sovrana Celeste ne sapeva più di tutti gli Apostoli, era la più interessata, si può dire che Lo teneva formato nel suo Materno Cuore, quindi poteva benissimo istruire gli Apostoli nei dubbi, nel modo, nelle circostanze;  era il vero sole in mezzo ad essi, bastava una sua parola per fare che i miei Apostoli si sentissero forti, illuminati e raffermati - così per il Regno del mio Fiat Divino, avendo messo in te il deposito di Esso, ti tengo ancor nell’esilio, affinché come novella madre potessero i Sacerdoti attingere da te ciò che può servire di luce, di guida, di aiuto per dar principio a far conoscere il Regno della mia Divina Volontà;  e vedendo il poco interessamento, se sapessi quanto ne soffro!  Perciò preghi, preghi”.



Da:  ‘Pio Pellegrinaggio dell’anima nell’Operato della Divina Volontà’:

Quindicesima  Ora
L’anima segue Gesù nel deserto e, fermandosi al Giordano,
Gli chiede il Battesimo salutare della Divina Volontà,
affinché tutti ricevano la sua Vita.

Mio Celeste e Sommo Bene, Ti voglio seguire dovunque.  Già vedo che stai per andare al deserto e per staccarti dalla Mamma alla quale dici:  “Addio, Madre;  Io Mi assento però Ti lascio il mio FIAT Divino per aiuto, per conforto, per Vita.  Esso servirà di mezzo di comunicazione fra Me e Te;  il mio Volere Ti renderà partecipe di ogni mio Atto, ed in tal modo Noi, benché lontani, rimarremo tanto uniti, da sentirci come una sola persona”.
Vita mia, Gesù, prendimi per mano e portami con Te, affinché nulla mi sfugga di quanto Tu farai, dacché io voglio tutto suggellare con l’impronta del mio amore.  Per chiederti il Regno della tua Volontà Divina sulla terra io Ti seguo passo passo, mentre cammini solo, col mio Ti amo, Ti adoro, Ti benedico, Ti ringrazio.  Ad ogni tuo respiro voglio farti aspirare l’alito del mio Ti amo, voglio rinchiudere in esso ogni tua parola e ad ogni tuo sguardo lo voglio offrire.  Mentre giungi al Giordano immergo in quelle acque il mio Ti amo;  così, non appena S. Giovanni le verserà sul tuo Capo per battezzarti, Tu sentirai scorrere in esse la piena del mio amore, che invoca per tutte le creature l’acqua battesimale della tua Volontà Divina e l’avvento del Regno suo.
Diletto, in quest’atto solenne del tuo Battesimo io Ti chiedo una grazia che Tu certo non mi negherai:  Ti prego cioè di purificare colle tue stesse sante mani la piccola anima mia mediante l’acqua vivificante e creatrice della tua Divina Volontà, affinché io nulla oda, nulla veda e nulla conosca, fuorché la sola vita del tuo FIAT.  Oh sì, Ti prego, fa’ che la mia esistenza non sia altro che un atto ininterrotto di tua Volontà!
Mio Gesù, dolce Amore, permetti che io Ti segua nel deserto:  ivi il mio Ti amo non Ti lascerà mai solo;  io rimarrò vicino a Te notte e giorno;  e quando Ti vedrò affannato, afflitto, spasimante d’amore, pregare e piangere per l’isolamento che subisce la tua Divina Volontà, allora Ti consolerò col grido del mio Ti amo!
Tu senti al vivo il dolore, non solo perché la tua Volontà Divina non regna fra le creature, ma perché venne posta da esse come al bando.  La tua Umanità Santissima perciò piange ed implora a nome di tutta l’umana famiglia che ambedue le volontà, Divina ed umane, si rappacifi­chino fra di loro e si fondano insieme.   O Gesù, io faccio mie le tue lacrime, le tue preghiere, m’impossesso degli spasimi dell’ardente tuo Cuore ed intrecciandoli col mio Ti amo, formo dolci catene d’amore, onde costringerti a concedermi il Regno della tua Divina Volontà sulla terra!  Senti, Vita mia, sono i tuoi stessi palpiti, i tuoi stessi sospiri, sono le tue lacrime, le tue preghiere e le tue pene che vogliono ed invocano il Regno del tuo FIAT.  Perciò, se non vuoi ascoltare me, ascolta almeno Te stesso ed uscendo dal deserto assicurami che presto verrà sulla terra il Regno del tuo Volere.
Mio Gesù, Cuore del mio cuore, ecco già esci dal deserto e con premura raggiungi la tua casa di Nazareth, ove l’amore della Mamma Celeste incessantemente Ti chiama ed attende.  Qual scena commovente è mai questa!  La Madre ed il Figlio, spinti da un mutuo ed estremo bisogno di rivedersi, si slanciano nelle braccia l'Uno dell’Altra.  O Gesù, anch’io voglio partecipare con la piccola fiamma del mio Ti amo ai vostri casti abbracci, ai vostri slanci, ai vostri incendii d’amore per chiedervi il Regno del Supremo Volere!  Mamma Santa, domanda anche Tu per me questa immensa grazia e prega perché la Divina Volontà sia conosciuta e regni come in Cielo così in terra.

Vieni, o Volere Supremo, a regnare sulla terra!
Investi tutte le generazioni!
Vinci e conquista tutti!

                                                                                                    (Vol, 35 – 20.11.1937) 


[1] mantenne
[2] che
[3]  fece
[4]  dove
[5]  dando alle creature
[6]  i figli del Divin Volere
[7]  cose create
[8]  all’uomo.
[9]  della Divina Volontà
[10]  potevano
[11]  hanno imputridito =   sono imputriditi