Dal Volume 22 del ‘Libro di Cielo’ -
Settembre 8, 1927
Tutta la Creazione è fissata in Dio
ed è relatore dell’Ente Supremo.
Dolore sofferto in modo divino in Gesù e in Maria.
Significato dei quaranta giorni di Gesù nel deserto.
ed è relatore dell’Ente Supremo.
Dolore sofferto in modo divino in Gesù e in Maria.
Significato dei quaranta giorni di Gesù nel deserto.
Continuo il mio volo nel Supremo Volere,
il quale tenendo come nel proprio pugno tutta la Creazione, sono costretta a sorvolare da una cosa
creata all’altra, per rintracciare quella gloria che posso dare al mio Creatore
per mezzo di esse e per ricambiarlo col mio amore per tutto ciò che ha fatto
per amor mio e di tutti. Ora,
mentre ciò facevo, il mio amato Gesù Si è mosso nel mio interno e mi ha
detto:
“Figlia mia, quando la nostra Divinità creò tutta la Creazione, la restò[1] tutta vincolata in Sé. Sicché si può dire che il cielo tiene il suo rapporto con Dio,
in Dio è fissato e da dentro Dio spande la sua immensità; le
stelle sono vincolate in Dio e da dentro Dio ornano d’oro la volta del
firmamento; in Dio è vincolato il sole e dal Seno divino spande la sua luce che
investe tutta la terra. Non c’è cosa creata che non tiene i suoi
vincoli in Dio, e mentre escono fuori, da Dio non si partono. Dio è geloso degli atti suoi e li ama tanto
che non permette che siano separati da Lui, e perciò li tiene tutti fissati in
Sé come gloria perenne degli stessi suoi atti, come relatori del suo Essere
alle creature, che con voce muta, parlano coi fatti chi è Colui che li ha
creati. Dicono coi fatti che è Luce purissima ed interminabile, Amore che mai
si estingue, occhio che tutto vede e tutto sente e penetra; ciò lo dice il sole. Dicono
ancora le cose create: ‘Guardateci
e coi fatti vi diremo - e perciò non parliamo, perché i fatti sono più delle
parole -: [Dio] è Potenza che tutto
può, è Immensità che tutto involge, è Sapienza che tutto ordina, è Bellezza che
tutto rapisce’. La Creazione è la
continua narrazione dell’Ente Supremo, da cui riceve vita continua. Onde, come tu giri da una cosa creata
all’altra resti vincolata per mezzo di esse col tuo Creatore e ricevi i
rapporti di luce, di amore, di potenza, eccetera, che ciascuna possiede”.
Ond’io nel sentir ciò ho detto: ‘Amor mio, le cose create non hanno ragione,
come possono darmi i loro rapporti e darmi tanta gloria?’
E Gesù ha soggiunto:
“Figlia mia, le cose create stanno in
rapporto e vincolate con Me, come le membra al capo, ed agiscono come le membra
che hanno vita dal capo. Vedi, tu hai
le mani, i piedi, essi non hanno ragione, né parlano, ma perché hanno vita dal
capo le mani operano, i piedi camminano, a disposizione di ciò che vuole il
capo, e formano la sua più grande gloria.
Allora le mani ed i piedi non avrebbero né opere, né passi quando fossero
recisi dal capo, perché perderebbero la vita che gli comunicava il capo. Così è di tutta la Creazione; sebbene non hanno né ragione, né parola,
siccome sono unite con Dio, come le membra al capo, essa riceve la vita dal suo
Creatore e perciò sono operanti tutte le cose create, ed i loro atti sono
incessanti e stanno a nostra disposizione, più di quanto tu hai le tue membra a
disposizione del tuo capo. Come le tue
mani hanno virtù di comunicare le tue opere alle altre creature, così le cose create hanno virtù di comunicare il
bene che possiedono alle creature. Ed a
chi vive nel mio Volere Divino, essendo con lei una la Volontà che le
anima, sentono che appartiene al corpo di tutta la Creazione e perciò le
comunicano tutti i loro rapporti che hanno col Capo, e con grande amore se la
vincolano con esse. Perciò sii costante
nel vivere nella mia Divina Volontà, se vuoi fare vita comune col tuo Gesù e
con la Creazione tutta e darmi tutta la gloria che incessantemente Mi danno
tutte le opere mie”.
Dopo di ciò stavo seguendo il Santo Volere nell’atto quando il mio dolce Gesù si
separò dalla Sovrana Regina per andare nel deserto, e mentre compativo l’uno e l’altro pensavo tra
me: “Come potette separarsi la mia Sovrana Regina per ben quaranta giorni
dal suo caro Figlio? Lei che Lo amava
tanto, come potette fare a stare senza di Lui? Io che non ho il suo amore, soffro tanto per alcuni giorni che
mi priva di Lui; che potette essere
della Mamma mia?” Ora, mentre ciò
pensavo, il mio adorato Gesù Si è mosso nel mio interno e mi ha detto:
“Figlia mia, ambedue soffrimmo nel separarci, ma il nostro dolore fu sofferto in
modo divino, non umano e perciò non si disgiunse né dalla felicità, né dalla
pace imperturbabile. Felice Io
partii al deserto, felice restò l’Altezza della mia Mamma Celeste, perché
il dolore sofferto nel modo divino, non ha virtù di adombrare menomamente la
divina felicità, che contiene mari di gioie e di pace interminabili. Sono
come le goccioline di acqua nell’immenso mare i dolori sofferti nel modo
divino, cui[2] la forza delle onde hanno virtù di cambiarle
in felicità. Il dolore sofferto in
modo umano ha virtù di spezzare la vera felicità e di turbare la pace, il
divino non mai. Molto più che la mia Mamma Regina possedeva il Sole
della mia Volontà per grazia, ed Io lo possedevo per natura. Sicché il Sole restò in Lei e restò in Me,
ma i raggi non si separarono perché la luce è inseparabile. Perciò
nella stessa luce Lei restò in Me e seguiva gli atti miei, ed Io restai in Lei,
come suo centro di vita. Quindi la
separazione mentre era vera, fu apparente;
in sostanza eravamo fusi insieme ed inseparabili, perché la Luce della
Volontà Divina metteva in comune gli atti nostri come se fossero uno solo.
E poi Io
andai nel deserto per richiamare quella mia stessa Volontà Divina che per
quaranta secoli le creature avevano disertato da mezzo a loro; ed Io per quaranta giorni volli starmene
solo, per riparare i quaranta secoli di volontà umana in cui la Mia non aveva
posseduto il suo Regno in mezzo alla umana famiglia, e colla mia stessa Volontà
Divina La volli richiamare di nuovo in mezzo a loro per fare che regnasse. Nel ritornare dal deserto la depositai nella
Mamma mia, con tutti quegli atti di Volontà Divina che le creature avevano
respinto e tenuto come in deserto, affinché fosse Lei la fedele depositaria, la
riparatrice e la Imperatrice del Regno della mia Volontà. Solo la Sovrana Signora poteva possedere
questo deposito sì grande, perché possedeva in Sé la stessa Volontà Divina in
cui poteva contenere la stessa Volontà disertata dalla creatura. Come potevamo occuparci del nostro dolore di
separarci per quaranta giorni, quando si trattava di reintegrare, di
richiamare la nostra Divina Volontà a regnare in mezzo alle creature? Nel nostro dolore eravamo più che felici perché
volevamo mettere in salvo il Regno del Fiat
Supremo, e la Celeste Regina stava aspettando con ansie il mio ritorno per
ricevere il deposito del nuovo Sole, per contraccambiare col suo amore tutti i
suoi atti, che l’ingratitudine umana aveva respinti. Essa fece da vera Mamma alla mia Divina Volontà, facendo insieme
da vera Madre alle creature, impetrando a tutti la vita, la felicità, la gioia
di possedere il regno dell’Eterno Fiat.
Figlia
mia, il numero di quaranta giorni nella mia vita quaggiù è simbolico e
significativo. Quaranta giorni,
nel nascere, volli stare nella grotta di Bethlem, simbolo della mia
Volontà Divina che mentre stava in mezzo alle creature, stava come nascosta e
fuori della città delle loro anime; ed Io
per riparare i quaranta secoli di volontà umana, volli stare per quaranta
giorni fuori della città in una vile capanna a piangere, gemere e pregare, per
richiamare la mia Volontà Divina nella città delle anime e per darle il suo
dominio. Dopo quaranta giorni
uscii per presentarmi al tempio e rivelarmi al santo vecchio Simeone. Era la prima città che chiamavo alla
conoscenza del Regno mio e fu tanta la sua gioia che chiuse gli occhi alla
terra per aprirli all’eternità. Quaranta
stetti nel deserto e poi subito uscii alla mia vita pubblica per dare alle
creature i rimedi e i mezzi per giungere al Regno del mio Volere. Quaranta giorni volli stare sulla terra
dopo la mia Risurrezione, per confermare il Regno del Fiat Divino ed i suoi quaranta secoli di Regno che doveva possedere.
Sicché
tutto ciò che Io feci quaggiù, il primo atto era il ripristinamento di
Esso; tutte le altre cose entravano
nell’ordine secondario, ma il primo anello di congiunzione tra Me e le creature
era il Regno della mia Volontà. Perciò
quando si tratta di Esso non risparmio nulla, né luce, né sacrifici, né
manifestazioni, né felicità. Sono muri
che metto fuori di Me per farla conoscere, regnare ed amare”.
La Sovrana
del Cielo, il riflettore di Gesù.
Gradimenti di Gesù nel chiedere [l’anima,] il suo Fiat.
Gesù raccolse tutti i beni e consumò tutti i mali,
accese il rogo dentro di Sé.
Gradimenti di Gesù nel chiedere [l’anima,] il suo Fiat.
Gesù raccolse tutti i beni e consumò tutti i mali,
accese il rogo dentro di Sé.
Continuando a seguire gli atti di Gesù fatti nella sua Divina
Volontà quando stava sulla terra, seguivo Madre e Figlio quando fuggirono in
Egitto, e pensavo tra me: “Come doveva
essere bello vedere il caro Bambinello in braccio alla sua Mamma Divina, che
mentre così Piccino, racchiudendo in Sé l’Eterno Fiat racchiudeva Cielo e terra, tutto da Lui usciva come Creatore e
tutto da Lui pendeva; e la Regina
Sovrana trasfusa nel piccolo Gesù in virtù dello stesso Fiat che L’animava, formava il riflettore di Gesù, il suo eco, la
sua stessa vita; quante bellezze nascoste
possedevano, quante varietà di Cieli più
belli di quello che si vede nel nostro orizzonte, quanti soli più
fulgidi contenevano! Eppure nessuno ne
vedeva nulla, non si vedeva altro che tre poveri fuggiaschi. Gesù, Amor mio, voglio seguire passo passo,
i passi della mia Mamma Celeste, e come cammina, voglio animare i fili
dell’erba, gli atomi della terra, e farti sentire sotto alle sue piante il mio Ti amo;
voglio animare tutta la luce del sole, e come Ti splende sul viso,
voglio che Ti porti il mio Ti amo; tutte le ondate del vento, le sue carezze,
tutte Ti dicono Ti amo; son io che nel tuo Fiat
Ti porto il calore del sole per riscaldarti, le ondate di vento per carezzarti,
il suo sibilo per parlarti e dirti:
‘Caro Piccino, fate conoscere a tutti il tuo Voler Divino, fatelo uscire
da dentro la tua piccola Umanità, affinché prenda il suo dominio e vi formi il
suo Regno in mezzo alle creature’”. Ma mentre la mia mente si perdeva appresso a
Gesù, e sarei troppo lunga se il tutto volessi dire, il mio sommo ed unico Bene
Gesù Si è mosso nel mio interno e tutto bontà mi ha detto:
“Figlia mia, Io
e la Mamma mia eravamo come due gemelli nati dallo stesso parto, perché
non tenevamo che una sola Volontà che Ci
dava la vita; il Fiat Divino metteva in comune gli atti nostri in modo che il Figlio
rifletta in Lei e la Mamma rifletteva nel Figlio. Sicché il Regno della Volontà
Divina teneva il suo pieno vigore, il suo dominio perfetto in Noi; e mentre fuggivamo in Egitto portavamo il
Volere Divino come passeggiando per quelle regioni e sentivamo il suo gran
dolore che non regnava nelle creature, e guardando i secoli sentivamo la grande
gioia del suo Regno che doveva formare in mezzo ad esse; ed oh, come Ci giungevano graditi sulle ali
del nostro Fiat i tuoi ripetuti ritornelli
nel vento, nel sole, nell’acqua, sotto i nostri passi: ‘Ti amo, Ti amo, venga il Regno tuo’. Era l’eco nostro che sentivamo in te, che
non volevamo altro che la Volontà Divina regnasse e fosse la conquistatrice di
tutti. Perciò fin d’allora amavamo la
nostra piccola piccina che non chiedeva e voleva se non ciò che volevamo Noi”.
Onde seguitavo a pensare a tutto ciò che il mio
dolce Gesù aveva fatto stando sulla terra, e Lui ha soggiunto:
“Figlia mia, quando
venni sulla terra Io guardai tutti i secoli passati, presenti e futuri, per
raccogliere nella mia Umanità tutto ciò che di bene e di buono si potesse fare
da tutte le generazioni, per mettere il suggello e la conferma del bene; nulla distrussi di ciò ch’era buono, anzi lo
volli racchiudere in Me per dargli vita
divina; ed aggiungendo il bene che mancava
e che Io feci per completare tutti i beni delle umane creature, sulle ali dei
secoli Mi portavo alle umane creature, per dare a ciascuna il mio operato completo; come pure raccolsi tutti i mali per
consumarli, ed a forza di dolori e pene che volli soffrire, accesi il rogo
nella mia stessa Umanità dove bruciare tutti i mali, volendone sentire ciascuna
pena, per far rinascere tutti i beni opposti ai mali, per far rinascere a vita
novella le umane generazioni.
E siccome Io,
per formare tutti i rimedi possibili ed immaginabili a tutti i redenti, per poi
disporli a ricevere il gran bene della mia Volontà regnante in mezzo a loro,
feci tutto, soffrii tutto e consumai tutto, così tu per preparare il mio
Regno alle creature devi racchiudere tutto ciò ch’è santo e buono, ed a via di
pene devi consumare tutti i mali per far rinascere la vita della mia Volontà
Divina in mezzo alle creature. Tu devi essere il mio eco, in cui devo
fare il deposito da dove deve sorgere il Regno del mio Fiat. Seguimi passo passo e sentirai la vita, il palpito, la felicità di
questo Regno che contengo in Me e che vuole uscire per regnare in mezzo alle
creature. Ed è tanto l’amore mio per
Esso, che se permisi al nemico infernale che penetrasse nell’Eden, non
permetterò che metta piede nell’Eden del Regno del Fiat; e perciò permisi che si avvicinasse a Me nel deserto,
per debilitarlo e mettergli la via perché non ardisse d’entrarvi. Non senti tu stessa come la tua presenza
terrorizza il nemico e si mette in fuga per non vederti? È la forza della mia vittoria che lo
precipita e sentendosi confuso, fugge.
Tutto è preparato, non resta altro che farlo conoscere”.
Tutto ciò che si fa
nel Fiat acquista l’atto continuato senza mai
cessare. Esempio del sole. Scopo
dell’andata di Gesù nel deserto; pene dell’isolamento.
dell’andata di Gesù nel deserto; pene dell’isolamento.
Stavo pregando e, sentendo la mia estrema
miseria, pregavo la mia Mamma Celeste che mi desse il suo amore per supplire al
mio misero amore; ma mentre ciò facevo,
il mio dolce Gesù movendosi nel mio interno mi ha detto:
“Figlia mia, la mia Mamma, il primo amore ed il primo suo atto lo fece nel Voler Divino,
e siccome fu fatto in Esso tiene la continuità, come se in atto sta sempre
amando ed operando. Il suo amore
non finisce mai, le sue opere fanno le ripetitrici continuate, in modo che chi
vuol prendere il suo amore lo trova sempre in atto, mentre è l’effetto del
primo amore che ripete, ripete sempre.
Tale è chi opera nella mia Volontà: i suoi atti acquistano la continuità,
vengono sempre ripetuti senza mai cessare, sono il vero sole, che dacché fu
creato da Dio diede il suo primo atto di luce, ma tanto grande che riempì con
un sol atto cielo e terra, e quest’atto lo ripete sempre senza mai cessare, in
modo che tutti possono prendere il suo atto di luce, ma uno fu l’atto che si
costituiva atto di luce perenne per tutti.
E se il sole potesse ripetere il suo atto di luce, si vedrebbero tanti
soli [per] quanti atti potrebbe ripetere;
ma siccome uno fu l’atto di luce che feci[3],
perciò un sol sole si vede e non più.
Ma ciò che non fece il sole lo fece la
Sovrana Regina e lo fa chi opera
nella mia Volontà: quanti atti, tanti
soli; e questi soli fusi insieme, ma
distinti tra loro per bellezza, per luce, per gloria che danno al loro Creatore
e per [il] bene universale che fanno scendere su tutte le creature. Questi atti hanno una potenza divina, ed in
virtù di questi atti, come giunse la Vergine Santissima, poté ottenere la
venuta del Verbo sulla terra, ed in virtù di essi verrà il mio Regno sulla
terra. Un atto ripetuto incessantemente
nel mio Fiat tiene presso la nostra Divinità virtù conquistatrice, rapitrice ed
incantatrice. Quel ripetere sempre
nel Voler Divino è la forza dell’anima, l’arma invincibile che debilita con
armi d’amore il suo Creatore e lo vince e si sente onorato di farsi vincere
dalla creatura”.
Dopo di ciò stavo seguendo il mio giro nel Fiat
Divino e, seguendo il mio Gesù quando
prese la via del deserto, pensavo tra me: “E perché Gesù prese la
via del deserto? Qui non
c’erano anime da convertire, ma solitudine profonda, mentre erano anime che Lui
cercava!” Ma mentre ciò pensavo, il mio
dolce Gesù movendosi nel mio interno mi ha detto:
“Figlia mia, la compagnia spezza la pena
e la diminuisce, invece l’isolamento la concentra, la raddoppia e la
rincrudisce, ed Io volli andare
isolato nel deserto, per sentire nella mia Umanità tutta la crudezza
dell’isolamento che aveva sofferto la mia Divina Volontà per tanti secoli da
parte delle creature. La mia
Umanità doveva salire nell’ordine divino e scendere nell’ordine umano per poter
racchiudere le pene dell’uno e dell’altro e prendendo Io tutta la parte
penosa che divideva l’uomo e Dio, farli stringere di nuovo all’amplesso, al
bacio del loro Creatore.
Ma non
fu solo questo lo scopo della mia andata nel deserto. Tu devi sapere che la nostra Maestà adorabile nel formare la Creazione, stabiliva che
tutto doveva essere popolato di abitatori, la terra fertilissima, ricca di
piante abbondanti in modo che tutti dovevano abbondare. Come
peccò, l’uomo si attirò lo sdegno della Giustizia divina e la terra rimase
desertata, infeconda ed in molti punti spopolata: immagine di quelle famiglie sterili che[4]
non c’è riso né festa né armonia, perché senza prole non vi è chi spezza la
monotonia di due coniugi e sull’animo loro pesa l’incubo dell’isolamento che
porta loro la mestizia. Invece dove c’è
prole c’è sempre da fare, da dire ed occasione di festeggiare.
Tale fu la famiglia umana. Guarda il cielo com’è popolato di
stelle; la terra doveva essere l’eco
del cielo, zeppa d’abitatori, e doveva tanto produrre da rendere ricchi e tutti
felici. Quindi, come l’uomo si
sottrasse dalla mia Volontà cambiarono le sue sorti; ed Io volli andare nel
deserto per richiamare le benedizioni del mio Padre Celeste e, richiamando la
mia Volontà a regnare, ripristinare la terra, popolarla ovunque e fecondarla,
in modo che la terra produrrà altri germi più belli, da renderla centuplicata,
più feconda e di smagliante bellezza.
Quante
cose grandi farà il Regno del mio Fiat Divino!
Tanto che tutti gli elementi stanno tutti in aspettativa - il sole,
il vento, il mare, la terra e tutta la Creazione - per mettere fuori dal loro seno tutti i beni ed effetti che contengono,
perché, non regnando in mezzo alle creature quella Divina Volontà che domina,
loro non mettono fuori tutti i beni che racchiudono in essi, dandole[5]
solo quello che conviene loro, a titolo di elemosina e di servi. Sicché la terra non ha prodotto tutti i
germi, [ed] il sole non trovando tutti i germi, non produce tutti gli effetti e
beni che possiede; e così di tutto il
resto. Perciò tutti aspettano il Regno
del Fiat, per far vedere a questi[6]
quanto sono ricchi e quante mirabili cose ha messo in esse[7]
il loro Creatore per amore di coloro che devono essere i figli del suo Volere”.
La mia vita si svolge innanzi al mio
Sacramentato Gesù, ed oh, quanti pensieri si affollano nella mia mente! Pensavo tra me: “Dopo quarant’anni e
mesi che non avevo visto il Tabernacolo, che non mi era stato dato di
starmi innanzi alla sua adorabile presenza Sacramentale, quarant’anni non solo di prigione, ma d’esilio, e dopo sì
lungo esilio finalmente son ritornata, sebbene prigioniera, ma non più
esiliata, come in Patria, vicino al mio Sacramentato Gesù, e non una volta al
giorno come lo facevo prima che Gesù mi facesse prigioniera, ma sempre, sempre. Il mio povero cuore, se pure l’ho nel petto,
si sente struggere a tanto amore di Gesù”.
Ma mentre [ciò] ed altro pensavo, il mio Sommo
Bene Gesù movendosi nel mio interno mi ha detto:
“Figlia mia, credi tu che sia a caso l’averti tenuta prigioniera per quarant’anni
e più, senza un grande mio disegno? No,
no! Il numero quaranta è stato sempre significativo, e preparativo per
opere grandi. Quarant’anni gli ebrei camminarono il
deserto senza poter raggiungere la terra promessa, patria loro, ma dopo
quarant’anni di sacrifizi ebbero il bene di prenderne il possesso. Ma
quanti miracoli, quante grazie, fino a nutrirli con manna celeste, in tal
tempo! Un sacrifizio prolungato tiene
virtù e forza d’ottenere cose grandi da Dio.
Io stesso nella mia vita
quaggiù volli stare quaranta giorni nel deserto appartato da tutti, fin dalla
mia Mamma, per uscire in pubblico ad annunziare il Vangelo che doveva formare
la vita della mia Chiesa, cioè il Regno della Redenzione; quaranta
giorni volli rimanere risorto per confermare la mia Resurrezione e mettere il
suggello a tutti i beni della Redenzione. Così ho voluto per te,
figlia mia; per manifestare il Regno
della mia Divina Volontà ho voluto quarant’anni di sacrifizi, ma quante
grazie non ti ho fatto! quante manifestazioni! Posso dire che in questa prolissità di tempo ho messo in te tutto il capitale del
Regno del mio Volere e tutto ciò ch’è necessario per farlo comprendere alle
creature. Sicché la tua lunga prigionia
è stata l’arma continua, sempre in atto di combattere con il tuo stesso
Creatore, per farti manifestare il Regno mio.
Ora tu devi sapere che tutto ciò che ho
manifestato all’anima tua, le grazie che ti ho fatto, le tante Verità che hai
scritto sulla mia Divina Volontà, le tue pene e tutto ciò che hai fatto, non è
stato altro che una raccolta di materiali per edificare, ed ora è necessario
ordinarlo e metterlo tutto in assesto.
E come non ti ho lasciata sola nel raccogliere le cose necessarie che
devono servire al Regno mio, sono stato sempre con te, così non ti lascerò sola
per metterle in ordine e far vedere il grande edifizio che per tanti anni sono
stato [andato] preparando insieme con te;
perciò il nostro sacrifizio e lavoro non è finito, dobbiamo andare
avanti fino ad opera compiuta”.
Onde stando vicino al mio Sacramentato
Gesù, ogni mattina si fa la benedizione col Santissimo, e mentre pregavo il mio
dolce Gesù che mi benedicesse, movendosi nel mio interno mi ha detto:
“Figlia mia, di tutto cuore ti benedico,
anzi benedico la mia stessa Volontà in te, benedico i tuoi pensieri, respiri e
palpiti, affinché pensi sempre al mio Volere, Lo respiri continuamente e sia il
tuo palpito la sola mia Volontà; e per amor tuo benedico tutte le umane
volontà, affinché si dispongano a ricevere la vita del mio Eterno Volere. Figlia mia carissima, se tu sapessi com’è
dolce, come Mi sento felice di benedire la piccola figlia del mio Volere! Il mio Cuore gioisce nel benedire colei che
possiede l’origine, la vita del nostro Fiat,
che porterà l’inizio, il principio del Regno della mia Divina Volontà. E mentre ti benedico, verso in te la rugiada
benefica della luce del mio Volere Divino, che brillantandoti tutta ti farà
comparire più bella ai miei sguardi Sacramentali; ed Io Mi sentirò più felice in questa custodia, di guardare la
piccola figlia mia prigioniera, investita e legata dalle dolci catene della mia
Volontà. Ed ogni volta che ti benedirò
farò crescere la vita del mio Volere Divino in te. Com’è bella la compagnia
di chi fa la mia Divina Volontà! Essa
porta l’eco nel fondo dell’anima, di tutto ciò che faccio in quest’Ostia Santa,
ed Io non Mi sento solo negli atti miei, sento chi prega insieme con Me, ed
unendosi insieme le nostre suppliche, i nostri sospiri, chiediamo una sol
cosa: che la Divina Volontà sia conosciuta
e che venga presto il suo Regno”.
Dunque svolgendosi la mia vita vicino al
mio Prigioniero Gesù, ogni qualvolta si apre la porta della cappella, il che succede
spesso, gli mando tre baci, o pure cinque al mio Sacramentato Gesù, o pure una
piccola visitina, e Lui movendosi nel mio interno mi dice:
“Figlia mia, come Mi son graditi i tuoi
baci! Sento baciarmi da te coi baci del mio stesso Volere, sento scoccarmi
sulle mie labbra, sul mio Volto, nelle mie mani e Cuore i miei stessi baci
divini; tutto è divino nell’anima dove
regna la mia Divina Volontà, ed Io sento negli atti tuoi il mio amore che Mi
refrigera, la freschezza, la soavità della mia stessa Volontà Divina che Mi
abbraccia, Mi bacia e Mi ama. Oh, come
Mi è gradita la mia Divina Volontà operante nella creatura! Sento che, bilocandomi in lei, Mi ridà e
sfiora innanzi a Me tutta la bellezza e santità degli atti miei. Perciò sospiro
tanto che la mia Volontà sia conosciuta, per poter trovare nelle creature tutti
i miei atti divini e degni di Me”.
Ora passo a dire che il mio dolce Gesù
pare che mi aspettava qui in questa casa, vicino al suo Tabernacolo d’amore,
per dar principio [a] che i sacerdoti si decidessero a preparare gli scritti
per la pubblicazione. E mentre si
consigliavano tra loro il modo come fare, leggevano i nove eccessi di Gesù che
ebbe nell’Incarnazione, che sono narrati nel primo volumetto dei miei
scritti. Ora mentre leggevano, Gesù nel
mio interno tendeva le orecchie per ascoltare, e mi sembrava che lo stesso facesse
Gesù nel Tabernacolo. In ogni parola
che sentiva, il suo Cuore batteva più forte, ed in ogni eccesso del suo amore
aveva un sussulto più forte ancora, come se la forza del suo amore gli facesse
ripetere tutti quegli eccessi che ebbe nell’Incarnazione; e come se non potesse contenere le sue
fiamme mi ha detto:
“Figlia mia, tutto ciò che ti ho detto,
tanto sulla mia Incarnazione quanto sulla mia Divina Volontà, ed altro, non
sono stato altro che sfogo del mio amore contenuto, ma dopo aver sfogato con
te, il mio amore continuò a restare represso, perché voleva alzare più alte le
sue fiamme per investire tutti i cuori e far conoscere ciò che ho fatto e
voglio fare, per le creature. E siccome
tutto ciò che ti ho detto giace nel nascondimento, Io sento un incubo sul mio
Cuore che Mi comprime ed impedisce che le mie fiamme s’innalzano e facciano la
loro via. Perciò come sentivo leggere e
prendere la decisione d’occuparsi per pubblicarli, Mi sentivo togliere l’incubo
e sollevare il peso che comprimono le fiamme del mio Cuore; perciò batteva più forte e sussultavo e
faceva sentire a te la ripetizione di tutti quegli eccessi d’amore, molto più
che ciò che Io faccio una volta ripeto sempre.
Il mio amore represso è una pena per Me delle più grandi, che Mi rende
taciturno e mesto, perché non avendo vita le mie prime fiamme, non posso uscire
fuori le altre che Mi divorano e Mi consumano.
E perciò a quei sacerdoti che si
vogliono occupare a togliermi questo incubo col far conoscere i tanti miei
segreti col pubblicarli, Io darò loro tanta grazia sorprendente, forza per
farlo, e luce per conoscere loro per primi ciò che faranno conoscere agli
altri. Io starò in mezzo a loro e
guiderò il tutto”.
Ora mi pare che ogni
qualvolta i reverendi sacerdoti si occupano a rivedere gli scritti per
prepararli, il mio dolce Gesù si mette sull’attenti per vedere quello che
fanno, e come lo fanno. Io non faccio
altro che ammirare la bontà, l’amore del mio amato Gesù, che mentre si mette
sull’attenti nel mio cuore, fa eco nel Tabernacolo, e da lì dentro in quella
custodia fa ciò che fa nel mio cuore.
Io ne resto tutta confusa nel veder ciò e Lo ringrazio con tutto il cuore...
La mia piccola intelligenza me la sentivo
come rapire e come trasportare a guardare nel grembo della mia Mamma Celeste il
mio piccolo Neonato Gesù, che ora piange ed ora vagisce, ed ora tutto
intirizzito trema di freddo, ed oh, come la piccola anima mia vorrebbe sciogliersi
in amore per riscaldarlo e per quietargli il pianto! Ma il mio celeste e vezzoso Bambinello chiamandomi vicino nelle
braccia della sua Mamma mi ha detto:
“Mia figlia del Divin Volere, vieni ad
ascoltare le mie lezioni. Nello scendere dal Cielo in terra per
formare la Redenzione, dovevo formare il nuovo Eden, dovevo ripristinare il
primo atto ed il principio della Creazione dell’uomo nella mia Umanità. Sicché Bethlem fu il primo Eden; Io sentivo nella mia piccola Umanità tutta
la forza della nostra Potenza creatrice, la foga del nostro Amore con cui fu
creato l’uomo, sentivo le fibre della sua innocenza, della sua santità, del suo
dominio con cui lui era investito.
Sentivo in Me quell’uomo felice - oh, come l’amavo! -, ché avendo
perduto il suo posto d’onore, Io riprendevo il suo posto, perché Mi conveniva prima mettere in Me l’ordine
del come fu creato l’uomo, e poi scendere nella sua sventura per rialzarlo e
metterlo in salvo. Perciò c’erano in Me
due atti continuati, fusi in uno:
l’Eden felice con cui dovevo mettere in vigore tutta la bellezza, la
santità, la sublimità della creazione dell’uomo; era lui innocente e santo, ed Io sorpassandolo non solo ero
innocente e santo, ma ero il Verbo
Eterno, e tenendo in Me tutta la potenza possibile ed immaginabile e Volontà
immutabile, dovevo tutto riordinare il principio della creazione dell’uomo e
rialzare l’uomo caduto. Altrimenti
non la farei da Dio, né l’amerei come opera nostra uscita e creata in una foga
del nostro Amore! Il nostro Amore si sentirebbe arrestato e come impotente - ciò che
non può essere -, se non avessi tutto
aggiustato: la sorte dell’uomo caduto e
la sorte del come fu lui creato. Sarebbe
stata uno sfregio alla nostra Creazione e Ci avrebbero tacciato di debolezza se
non avessimo ripristinato del tutto l’uomo.
Perciò Bethlem fu il mio primo
Eden, in cui facevo ed abbracciavo tutti gli atti che fece Adamo innocente e
che avrebbe fatto se non fosse caduto;
la nostra Divinità aspettava con giustizia il mio ricambio in vece sua,
e come andavo rifacendo quello che avrebbe fatto l’Adamo innocente, così Mi
abbassavo e stendevo la mia mano per rialzarlo caduto.
Quindi
[nel]la mia Umanità non facevo altro che, come giravo e Mi fermavo, [Io] formavo
nuovi Eden, perché in Me c’erano tutti gli atti del principio della creazione
dell’uomo, e dovunque Mi fermavo potevo formare nuovi Eden colla mia innocenza
e santità. Sicché Eden fu l’Egitto,
Eden fu Nazareth, Eden fu il deserto, Eden fu Gerusalemme, Eden fu il
monte Calvario. E questi Eden che formavo
chiamavano il Regno della mia Divina Volontà a regnare, e sono essi prove
certe che come compii il Regno della Redenzione e sta facendo il suo giro per
stabilirsi in tutto il mondo, così questi
Eden in cui furono fatti da Me tutti gli atti, come se l’uomo non fosse caduto,
seguiranno gli atti della Redenzione e faranno il loro giro per stabilire il Regno
del mio Fiat Divino. Perciò
ti voglio sempre insieme con Me affinché Mi segui in tutti gli atti miei e
tutto offri per fare che la mia Divina Volontà regni e domini, perché
questo è quello che più interessa al tuo Gesù”.
Poi ha soggiunto: “Figlia mia, la mia Volontà agiva in Me da Regina, perché realmente sempre tale
è stata, perché Essa in natura è Regina; nella nostra stessa Divinità tiene il primo
posto, regge e domina tutti i nostri Attributi, non vi è atto nostro nel
quale non vi tiene il suo posto di Regina.
Sicché Regina è in Cielo e in terra, nella Creazione, in tutto e
dovunque regna. Perciò il volere che l’uomo facesse la nostra Volontà Divina e che Le
desse il posto di Regina, era l’onore più grande e l’amor più insuperabile che
gli davamo[8], e regnando una sola Volontà lo facevamo
sedere alla nostra mensa celeste, partecipandole i nostri beni divini. Lo volevamo felice, e volevamo la gloria di
veder felice colui che con tanto amore avevamo creato colle nostre mani creatrici. Onde il nostro Voler Divino ed il nostro Amore
non poteva né contentarsi né arrestarsi alla sola opera della Redenzione, ma
vuole andare avanti fino ad opera compiuta;
molto più che non sappiamo fare opere a metà, ed avendo i secoli a
nostra disposizione possiamo giungere dove vogliamo”.
Fiat!!!
Dal Volume 29 - Settembre 12, 1931
Dal Volume 29 - Settembre 12, 1931
Il vero amore forma il rogo dove
consumare se stessa per far rivivere Colui che ama.
La giornata di Gesù nell’Eucaristia.
consumare se stessa per far rivivere Colui che ama.
La giornata di Gesù nell’Eucaristia.
Il mio abbandono nel Voler Divino continua, e
mentre facevo i miei atti pensavo tra me:
“Ma sarà vero che il mio dolce Gesù gradisce la continuità dei miei
piccoli atti?” E Gesù, facendosi
sentire, mi ha detto:
“Figlia mia, un amore spezzato non può dare mai
d’eroismo perché, col non essere continuo forma tanti vuoti nella creatura, i
quali producono debolezza, freddezza e quasi stanno in atto di smorzare la
fiammella accesa, e perciò le toglie la fortezza dell’amore che, colla sua luce
fa comprendere chi è che ama e col suo calore mantiene accesa la fiamma che produce
l’eroismo del vero amore, tanto che si sente di dar la vita per Colui che
ama. Un amore continuo ha virtù di
generare nell’anima della creatura Colui che sempre ama, e questa generazione
viene formata nel centro del suo amore continuo. Vedi dunque che significa un amore incessante? Formarsi il rogo dove consumare e bruciare
se stessa, per poter formare in quel rogo la vita del tuo amato Gesù. Si può dire: ‘Nell’amore continuo consumo la mia vita, per far vivere Colui
che incessantemente amo’. Oh, se Io non
avessi sempre amato la creatura e non l’amassi d’un amore che non dice mai
basta, mai sarei sceso dal Cielo in terra per darle la mia Vita con tante pene
ed eroismo per amor suo! Fu il mio
amore continuo che come dolce catena Mi tirò e Mi fece fare l’atto eroico di
mettere la mia Vita per acquistare la sua.
Un amore continuo, a tutto può giungere, tutto può fare, facilita tutto
e sa convertire tutto in amore. Invece
un amore spezzato si può chiamare:
amore di circostanza, amore interessato, amore vile, che può giungere,
se le circostanze cambiano, a disconoscere e forse anche a disprezzare Colui
che amava. Molto più che solo gli atti
continui formano vita nella creatura;
essa, come forma il suo atto, sorge nel suo stesso atto la luce, l’amore,
la santità, la grazia, a secondo [del]l’atto che fa. Perciò un amore ed un benessere interrotto non si può chiamare né
vero amore, né vera vita, né vero bene”.
Poi ha soggiunto con un accento più tenero: “Figlia mia, se vuoi che il tuo Gesù compia
in te i suoi amorosi disegni, fa’ che il
tuo amore ed i tuoi atti siano continui nel mio Volere, perché Esso quando
trova la continuità, trova il suo modo d’agire divino e resta compromesso
nell’atto perenne della creatura, ed affretta di fare ciò che ha stabilito per
essa, trovando, in virtù dei suoi atti incessanti, lo spazio, i preparativi
necessari e la stessa vita dove poter formare i suoi mirabili disegni e
compiere le sue opere più belle.
Molto più: ogni atto fatto nella mia Volontà è un rannodamento di più che viene
formato tra la Volontà Divina coll’umana, è un passo in più che [la creatura]
fa nel mare del Fiat, è un diritto maggiore
che l’anima acquista”.
Dopo di ciò seguivo [continuavo] a pregare avanti
al Tabernacolo d’amore e nel mio interno dicevo tra me: “Che fai, Amor mio, in questa Prigione
d’amore?” E Gesù, tutto bontà, mi ha
detto:
“Figlia mia, vuoi sapere che faccio? Faccio la mia giornata. Tu devi sapere che tutta la mia vita passata quaggiù, la racchiudo dentro d’un
giorno. Incomincio la mia giornata col
concepire e nascere - i veli degli accidenti sacramentali Mi servono di
fasce per la mia infantile età - e, quando [per] l’ingratitudine umana Mi
lasciano solo o cercano d’offendermi, faccio
il mio esilio, lasciandomi [tenendomi] solo la compagnia di qualche anima
amante che, come seconda madre, non si sa staccare da Me e Mi tiene fedele
compagnia. Dall’esilio, passo a Nazareth, facendo la mia vita nascosta in
compagnia di quei pochi buoni che Mi circondano; e, seguendo [continuando] la mia giornata, come le creature si
avvicinano a ricevermi, così faccio la
mia vita pubblica, ripetendo le mie scene evangeliche, porgendo a ciascuno
i miei insegnamenti, gli aiuti, i conforti che gli sono necessari: faccio
da Padre, da Maestro, da Medico e, se occorre, anche da Giudice. Quindi, passo la mia giornata aspettando
tutti e facendo bene a tutti. Ed, oh, quante volte Mi tocca restare solo! Senza un cuore che palpiti a Me vicino sento
un deserto intorno a Me e resto solo solo a pregare; sento
la solitudine dei miei giorni che passai nel deserto quaggiù ed, oh,
quanto Mi è doloroso! Io che sono per
tutti palpito in ogni cuore [e] geloso sto a guardia di tutti, sentirmi isolato ed abbandonato!… Ma
la mia giornata non finisce col solo abbandono! Non vi è giorno che anime ingrate non Mi offendano e Mi ricevano
sacrilegamente e Mi fanno [facciano] compire
[concludere] la mia giornata colla mia
Passione e colla mia Morte di croce!
Ahi! E’, il sacrilegio, la morte
più spietata che ricevo in questo Sacramento d’amore! Sicché, in questo Tabernacolo
faccio la mia giornata col compire tutto ciò che compii nei trentatré anni
della mia vita mortale. E siccome tutto
ciò che Io feci e faccio, il primo scopo, il primo atto di vita, è la Volontà
del Padre mio, che si faccia come in Cielo così in terra, così, in questa
piccola Ostia non faccio altro che implorare che una sia la mia Volontà
coi figli miei; e chiamo te in questa
Divina Volontà, nella Quale trovi tutta la mia Vita in atto, e tu, seguendola, ruminandola ed offrendola,
ti unisci con Me nella mia giornata Eucaristica per ottenere che la mia Volontà
si conosca e regni sulla terra. E
così anche tu potrai dire: ‘Faccio la
mia giornata insieme con Gesù’”.
Fiat!!!
Dal Volume 34 - Maggio 31, 1936
Dal Volume 34 - Maggio 31, 1936
La mia povera intelligenza seguiva la vita del mio dolce
Gesù nella Divina Volontà, nella quale lo trovavo in atto di continuare la sua
vita quando stava sulla terra, ed oh, quante maraviglie, quante sorprese
d’amore non mai pensate! Sicché il Fiat Divino racchiude tutti gli atti
della vita di Gesù come in atto di ripeterli sempre per amore delle creature,
per dare a ciascuna la sua vita intera, le sue pene, il suo amore ardente. Onde il mio dolce Gesù tutto bontà mi ha
detto:
“Mia piccola figlia del mio Volere, il mio Amore vuole sfogarsi, sente il bisogno di far conoscere, a chi
vuol vivere di mia Volontà, ciò che Io feci e faccio, perché ritorni a regnare
e dominare in mezzo alle creature.
Tu devi sapere che tutta la mia
vita non fu altro che il richiamo continuo della mia Volontà in mezzo ad esse
ed il richiamo delle creature nel mio Fiat
Supremo; tanto che come fui concepito,
così simboleggiavo il richiamo, il ritorno di farla concepire nelle creature
che con tanta enormità L’avevano messa fuori dalle loro anime, e richiamavo loro
a concepire in Essa. Come nacqui, così richiamavo a rinascere il
mio Volere in tutte le opere umane;
in tutte le mie lacrime infantili, vagiti, preghiere e sospiri,
richiamavo, con le mie lacrime e sospiri, la mia Volontà nelle lacrime, pene e
sospiri delle creature, affinché nulla facessero che non sentissero la forza,
l’impero della mia Volontà che regnassero in loro, la Quale impietosita dalle
lacrime mie e delle loro, li avrebbe dato grazia del ritorno del suo Regno.
Anche il mio esilio simboleggiava come le creature si erano
esiliate dal mio Volere, ed Io volli
essere esiliato per richiamare la mia Volontà in mezzo ai poveri esiliati, affinché
li richiamasse e convertisse l’esilio in Patria, dove non più sarebbero
tiranneggiati da nemici, da gente straniera, da vili passioni, ma [vivessero]
colla pienezza dei beni della mia Volontà.
Ed il mio ritorno in Nazareth,
come simboleggia bene la mia Divina Volontà!
Io vivevo in essa nascosto. Il
suo[9] regnare stava in pieno vigore nella Sacra
Famiglia: ero il Verbo, la Volontà
Divina in persona velata dalla mia Umanità!
Quella stessa Volontà che regnava
in Me si diffondeva a tutti, li abbracciava, era moto e vita di ciascuno. Io sentivo in Me il moto e la vita di
ciascuno, di cui il mio Fiat
era l’Attore; qual pena, qual dolore
nel non essere riconosciuto né riscuotere un grazie, un Ti amo, un
atto di riconoscenza né dal mondo intero né dalla stessa Nazareth! Ché non solo la mia Volontà, ma anche la mia
Santa Umanità viveva in mezzo a loro, la quale non cessava di dar luce a chi
potesse vedermi ed avvicinarsi a Me, per farmi conoscere, ma nel mio dolore rimanevo
sempre il Dio nascosto.
Tal è la sorte del mio Voler Divino. L’uomo fu creato colla forza creatrice del Fiat, nacque, fu impastato, inzuppato
in Esso, gli somministra il moto continuo, il calore, la vita, finirà la sua
vita nel Fiat; eppure chi lo conosce? chi è riconoscente di quest’atto divino così
continuo, senza mai stancarsi, che con tanto amore involge la vita della
creatura per darle vita? Quasi nessuno,
figlia mia. Far del bene, essere causa
primaria di conservazione e dar vita perenne alla creatura, mantenere l’ordine
di tutte le cose create intorno ad essa e solo per essa e non essere
riconosciuto, è il dolore dei dolori, e la pazienza della mia Volontà dà
dell’incredibile. Ma sai tu il perché
di questa pazienza così invitta e costante?
Perché sa che verrà il suo Regno.
Sarà riconosciuta la sua vita palpitante in mezzo alle creature, ed in
vista della grande gloria che riceverà nell’essere riconosciuta ch’è vita di
ciascuna vita - e mentre è vita, riceverà ciascuna vita per regnare in esse,
non starà più nascosta, ma svelata e riconosciuta - in vista di ciò, sopporta
tanta sconoscenza, e che solo una pazienza divina potrebbe sopportare la
prolissità di tanti secoli di tanta ingratitudine umana!
Da Nazareth passai
al deserto dove c’era massima solitudine e, la maggior parte, animali
feroci, che assordavano il deserto coi loro ruggiti, che Mi
circondavano; simbolo della mia Divina
Volontà che, siccome non viene conosciuta, si forma il deserto intorno
alla creatura ed una solitudine che fa orrore e spavento: viene desertato il bene e l’anima si sente
circondata più che da animali feroci, cioè le sue passioni brutali che
mandano ruggiti di rabbia, di bestiali furori, di crudeltà, d’ogni sorta di
mali. La mia Santa Umanità andava passo passo rintracciando tutti i dolori
che aveva sofferto la mia Divina Volontà, per ripararla e richiamarla di nuovo
a regnare in mezzo alle creature.
Posso dire che ogni mio palpito,
respiro, parola, passo e pena, era il richiamo continuo della mia Volontà a
farsi conoscere dalle creature per farla regnare, e chiamava loro in Essa per
far loro conoscere il gran bene, la santità, la felicità del vivere nel Fiat.
Dal deserto
passai alla vita pubblica, in cui pochi furono coloro che Mi credettero che
Io ero il Messia, specie i dotti quasi nessuno; ed Io volli usare la mia potenza seminando miracoli per formarmi
il popolo, affinché se non credessero alle mie parole credessero alla potenza
dei miei miracoli. Erano le mie
industrie divine ed amorose, che a
qualunque costo volevo farmi conoscere che fossi il loro Salvatore, perché se
non Mi conoscevano non potrebbero[10] ricevere il bene della Redenzione; quindi era necessario farmi conoscere per
fare che la mia venuta sulla terra non fosse inutile per loro. Oh, come la mia vita pubblica simboleggia il trionfo del Regno del mio Fiat in mezzo alle creature! Ché con Verità sorprendenti Lo farò
conoscere, e per avere l’intento farò miracoli e prodigi; colla potenza del mio Volere richiamerò a
vita i morti alla grazia, ripeterò il miracolo della Resurrezione di Lazzaro
che, ad onta che hanno imputridito[11]
nel male, resi cadaveri puzzolenti come Lazzaro, il mio Fiat li richiamerà a vita, farà cessare la puzza del peccato, li
farà risorgere nel bene. Insomma, userò tutte le mie industrie divine per
fare dominare il mio Volere in mezzo alle genti. Vedi dunque: in ogni mia parola che dicevo ed in ogni
miracolo che facevo, chiamavo la mia Volontà a regnare in mezzo ad esse, e
chiamavo le genti a vivere in Essa.
Dalla vita pubblica
passai alla Passione, simbolo della passione della mia Volontà, che per tanti
secoli aveva sofferto tante volontà ribelli delle creature, che col non
volersi sottomettere ad Essa avevano chiuso il Cielo, spezzate le comunicazioni
col loro Creatore, e si erano rese infelici schiave del nemico infernale. La
mia Umanità lacerata, cercata a morte, crocifissa, rappresentava l’umanità
infelice senza del mio Volere innanzi alla Divina Giustizia, ed in ogni pena
chiamavo il mio Fiat a darsi il
bacio di pace colle creature, per renderle felici, e chiamavo loro in Esso per
far cessare la passione dolorosa alla mia Volontà.
Finalmente la morte,
che maturò la mia Resurrezione, la quale chiamava tutte [le creature] a
risorgere nel mio Fiat Divino; ed oh come simboleggia al vivo la mia Resurrezione
il Regno della mia Volontà! La mia
Umanità piagata, deformata, irriconoscibile, risorgeva sana, d’una bellezza incantevole,
gloriosa e trionfante. Essa preparava
il trionfo, la gloria alla mia Volontà, chiamando tutti in Essa ed impetrando
che tutti risorgessero nel mio Volere:
da morti vivi, da brutti belli, da infelici felici. La
mia Umanità risorta assicura il Regno alla mia Volontà sulla terra; fu l’unico mio atto pieno di trionfo e di
vittoria, e ciò Mi conveniva, perché non
volevo partire per il Cielo se prima non avessi dato tutti gli aiuti alle
creature per farle rientrare nel Regno del mio Volere, e tutta la gloria,
l’onore, il trionfo al mio Fiat
Supremo per farlo dominare e regnare.
Perciò unisciti con Me e fa’ che
non ci sia atto che fai e pena che soffri, che non chiami la mia Volontà a
prendere il suo posto regio e dominante, e da vincitore conquida tutti per
farsi conoscere, amare e volere da tutti”.
I Profeti; il Regno della Redenzione e quello del Fiat
si danno la mano. Necessità che si conosca
ciò che riguarda il Regno della Divina Volontà.
I Sacerdoti: novelli Profeti del Regno del Fiat Divino.
si danno la mano. Necessità che si conosca
ciò che riguarda il Regno della Divina Volontà.
I Sacerdoti: novelli Profeti del Regno del Fiat Divino.
Stavo seguendo il mio giro negli atti del Fiat Divino, e
giunta al punto di accompagnare i Profeti quando il Voler Divino si manifestava
a loro, il come, ed il quando, della venuta del futuro Redentore, ed i Profeti
lo sospiravano con lacrime, preghiere e penitenze, ed io facendo mio tutto ciò
che loro facevano, essendo tutto questo frutti dell’Eterno Fiat Divino, lo
ferivo per impetrare il suo Regno sulla terra;
ma mentre ciò facevo, il mio dolce Gesù movendosi nel mio interno mi ha
detto:
“Figlia mia, quando
un bene è universale e che deve e può portare bene a tutti, è necessario che
popoli interi e, se non in tutti in gran parte, sappiano il bene che devono ricevere,
e con le preghiere, sospiri, desideri ed opere impetrino un tanto bene, in modo
da restare primo concepito il bene che vogliono nelle menti, nei sospiri, nei
desideri, nelle opere e fin nei cuori, e poi le vien dato in realtà il bene che
sospiravano. Quando un bene è universale
che si deve ricevere, ci vuole la forza del popolo per impetrarlo, invece
quando è individuale o locale può bastare uno per ottenere l’intento. Quindi prima di venire sulla terra e di
restare concepito nel seno della Sovrana del Cielo, posso dire ch’ero concepito
nelle menti dei Profeti, ed Io confermavo ed avvaloravo questa specie di
concepimento in loro, colle mie manifestazioni del quando e del come dovevo
venire sulla terra per redimere il genero umano. Ed i Profeti fedeli esecutori delle mie manifestazioni, facevano
da trombettieri, manifestando colle loro parole ai popoli ciò che Io avevo
manifestato della mia venuta sulla terra e concependomi nelle parole di essi
facevano volare di bocca in bocca la notizia che il Verbo voleva venire sulla
terra, e con ciò, non solo restavo concepito nella parola dei profeti, come
pure restavo concepito nella parola del popolo, in modo che tutti ne parlavano,
e pregavano e sospiravano il futuro Redentore.
E quando fu diffuso nei popoli la
notizia della mia venuta sulla terra, ed un popolo quasi intero con a capo i
Profeti, pregavano, sospiravano con lacrime e penitenze restando nella volontà
di essi come concepito, allora feci venire a vita la Regina in cui dovevo in realtà
concepire, per fare l’ingresso in un popolo che da quaranta secoli Mi
sospirava e desiderava. Qual
delitto non avrebbero commesso i Profeti se
avessero occultato, nascosto in loro stessi, le mie manifestazioni sulla
mia venuta! Avrebbero impedito il mio
concepimento nelle menti, nelle preghiere, parole ed opere del popolo,
condizione necessaria per poter Iddio concedere un bene universale qual era la
mia venuta sulla terra.
Ora figlia mia, il
Regno della Redenzione ed il Regno del mio Fiat
Divino si danno la mano, ed essendo
anch'Esso un bene universale, ché volendo tutti possono entrare in Esso, è
necessario che la sua notizia la sappiano molti e resti concepito nelle menti,
nelle parole, nelle opere e cuori di
molti, affinché si dispongano colle preghiere, coi desideri e con una vita più
santa, si dispongano a ricevere il Regno della mia Divina Volontà in mezzo ad
essi. Se la notizia non si divulga,
[se] le mie manifestazioni non fanno le trombettiere e [non] volano di bocca in
bocca le conoscenze sul mio Fiat Divino che formeranno il concepimento di Esso
nelle menti, preghiere, sospiri e desideri delle creature, il mio Voler Divino
non farà l’ingresso trionfale di venire a regnare sulla terra.
Quanto è necessario che le conoscenze sul mio Fiat si conoscano, non solo, ma che si
faccia conoscere che la mia Divina Volontà vuole già venire a regnare come in
Cielo così in terra in mezzo alle creature! Ed ai Sacerdoti come novelli Profeti, tocca a loro il compito, e
colla parola, e collo scritto, e colle opere fare da trombettieri per far conoscere
ciò che riguarda il mio Fiat Divino; né
sarà meno [minore] il loro delitto [che] se i Profeti avessero nascosto la mia
Redenzione, [se i Sacerdoti] col non occuparsi per quanto possono [di] ciò che
riguarda la mia Divina Volontà saranno loro [la] causa che un tanto bene non
sia né conosciuto né ricevuto dalle creature!
E soffocare il Regno della mia Divina Volontà, tener sospeso un bene sì
grande che non vi è altro simile ad esso, non è forse un delitto? Perciò
ti raccomando: da parte tua non omettere
nulla e prega per quelli che si devono occupare per far conoscere un tanto bene”.
Poi ha soggiunto con un accento più tenero ed afflitto:
“Figlia mia, era questo lo scopo con cui permettevo la necessità
della venuta del Sacerdote, affinché tu deponessi in loro come sacro deposito
tutte le Verità che ti ho detto sul mio Fiat
Divino, e loro fossero attenti ed esecutori fedeli di ciò che io voglio, cioè
che facciano conoscere il Regno della mia Divina Volontà; sii certa che non avrei permesso la loro venuta
se non fosse per compire i miei grandi disegni sulle sorti dell’umana
famiglia. E come nel Regno della
Redenzione lasciai la mia Mamma Regina in mezzo agli Apostoli, affinché insieme
con Lei ed aiutati e guidati da Essa, potessero dare il principio al Regno
della Redenzione - perché la Sovrana Celeste ne sapeva più di tutti gli
Apostoli, era la più interessata, si può dire che Lo teneva formato nel suo
Materno Cuore, quindi poteva benissimo istruire gli Apostoli nei dubbi, nel
modo, nelle circostanze; era il vero
sole in mezzo ad essi, bastava una sua parola per fare che i miei Apostoli si
sentissero forti, illuminati e raffermati - così per il Regno del mio Fiat Divino, avendo messo in te il
deposito di Esso, ti tengo ancor nell’esilio, affinché come novella madre
potessero i Sacerdoti attingere da te ciò che può servire di luce, di guida, di
aiuto per dar principio a far conoscere il Regno della mia Divina Volontà; e vedendo il poco interessamento, se sapessi
quanto ne soffro! Perciò preghi, preghi”.
Da: ‘Pio
Pellegrinaggio dell’anima nell’Operato della Divina Volontà’:
Quindicesima Ora
L’anima segue Gesù nel deserto e, fermandosi al Giordano,
Gli chiede il Battesimo salutare della Divina Volontà,
affinché tutti ricevano la sua Vita.
Gli chiede il Battesimo salutare della Divina Volontà,
affinché tutti ricevano la sua Vita.
Mio Celeste e Sommo Bene, Ti voglio seguire
dovunque. Già vedo che stai per andare
al deserto e per staccarti dalla Mamma alla quale dici: “Addio, Madre; Io Mi assento però Ti lascio il mio FIAT Divino per aiuto,
per conforto, per Vita. Esso servirà di
mezzo di comunicazione fra Me e Te; il
mio Volere Ti renderà partecipe di ogni mio Atto, ed in tal modo Noi, benché
lontani, rimarremo tanto uniti, da sentirci come una sola persona”.
Vita mia, Gesù, prendimi per mano e portami con
Te, affinché nulla mi sfugga di quanto Tu farai, dacché io voglio tutto
suggellare con l’impronta del mio amore.
Per chiederti il Regno della tua Volontà Divina sulla terra io Ti seguo
passo passo, mentre cammini solo, col mio Ti amo, Ti adoro, Ti benedico, Ti
ringrazio. Ad ogni tuo respiro
voglio farti aspirare l’alito del mio Ti amo, voglio rinchiudere in esso
ogni tua parola e ad ogni tuo sguardo lo voglio offrire. Mentre giungi al Giordano immergo in quelle
acque il mio Ti amo; così, non
appena S. Giovanni le verserà sul tuo Capo per battezzarti, Tu sentirai
scorrere in esse la piena del mio amore, che invoca per tutte le creature
l’acqua battesimale della tua Volontà Divina e l’avvento del Regno suo.
Diletto, in quest’atto solenne del tuo Battesimo
io Ti chiedo una grazia che Tu certo non mi negherai: Ti prego cioè di purificare colle tue stesse sante mani la
piccola anima mia mediante l’acqua vivificante e creatrice della tua Divina
Volontà, affinché io nulla oda, nulla veda e nulla conosca, fuorché la sola
vita del tuo FIAT. Oh sì, Ti
prego, fa’ che la mia esistenza non sia altro che un atto ininterrotto di tua Volontà!
Mio Gesù, dolce Amore, permetti che io Ti segua
nel deserto: ivi il mio Ti amo
non Ti lascerà mai solo; io rimarrò vicino
a Te notte e giorno; e quando Ti vedrò
affannato, afflitto, spasimante d’amore, pregare e piangere per l’isolamento
che subisce la tua Divina Volontà, allora Ti consolerò col grido del mio Ti
amo!
Tu senti al vivo il dolore, non solo perché la tua
Volontà Divina non regna fra le creature, ma perché venne posta da esse come al
bando. La tua Umanità Santissima perciò
piange ed implora a nome di tutta l’umana famiglia che ambedue le volontà,
Divina ed umane, si rappacifichino fra di loro e si fondano insieme. O Gesù, io faccio mie le tue lacrime, le
tue preghiere, m’impossesso degli spasimi dell’ardente tuo Cuore ed
intrecciandoli col mio Ti amo, formo dolci catene d’amore, onde
costringerti a concedermi il Regno della tua Divina Volontà sulla terra! Senti, Vita mia, sono i tuoi stessi palpiti,
i tuoi stessi sospiri, sono le tue lacrime, le tue preghiere e le tue pene che
vogliono ed invocano il Regno del tuo FIAT. Perciò, se non vuoi ascoltare me, ascolta almeno Te stesso ed
uscendo dal deserto assicurami che presto verrà sulla terra il Regno del
tuo Volere.
Mio Gesù, Cuore del mio cuore, ecco già esci dal deserto
e con premura raggiungi la tua casa di Nazareth, ove l’amore della Mamma Celeste
incessantemente Ti chiama ed attende.
Qual scena commovente è mai questa!
La Madre ed il Figlio, spinti da un mutuo ed estremo bisogno di
rivedersi, si slanciano nelle braccia l'Uno dell’Altra. O Gesù, anch’io voglio partecipare con la
piccola fiamma del mio Ti amo ai vostri casti abbracci, ai vostri
slanci, ai vostri incendii d’amore per chiedervi il Regno del Supremo
Volere! Mamma Santa, domanda anche Tu
per me questa immensa grazia e prega perché la Divina Volontà sia conosciuta e
regni come in Cielo così in terra.
Vieni, o Volere Supremo, a regnare sulla terra!
Investi tutte le generazioni!
Vinci e conquista tutti!
(Vol, 35 – 20.11.1937)
Investi tutte le generazioni!
Vinci e conquista tutti!
(Vol, 35 – 20.11.1937)
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