Tu devi sapere che il vivere nella nostra Volontà è un Dono che la nostra magnanimità vuol dare alle creature e con questo Dono la creatura si sentirà trasformata: da povero ricco, da debole forte, da ignorante dotto, da schiavo di vile passione, dolce e volontario prigioniero d’una Volontà tutta Santa che non lo terrà prigioniero, ma re di se stesso, dei domini divini e di tutte le cose create. Il gran Dono della nostra Volontà, dato come dono, cambierà la sorte infelice delle umane generazioni, menoché chi volontariamente vuol restare nella sua infelicità, molto più che questo Dono fu dato all’uomo nel principio della sua Creazione ed, ingrato, lo respinse col fare la sua volontà, sottraendosi dalla Nostra.Ora, chi si dispone a fare il nostro Volere prepara il posto, la decenza, la nobiltà dove poter mettere questo Dono sì grande ed infinito; le nostre conoscenze sul Fiat aiuteranno e prepareranno in modo sorprendente a ricevere questo Dono e, ciò che non hanno ottenuto fin oggi lo potranno ottenere domani.

sabato 19 maggio 2012

L'Ascensione di Gesu'


 L’ASCENSIONE

DI GESÙ AL CIELO
e la vita
nella Volontà Divina




Dal Volume 6  -  Novembre 18, 1904
Trovandomi nel solito mio stato, quando appena è venuto il mio adorabile Gesù mi ha detto:
“ Figlia mia,  il mio Cielo quando venni in terra fu la mia Umanità;  e come nel cielo si veggono la moltitudine delle stelle, il sole, la luna, i pianeti, l’ampiezza, tutto messo in bell’ordinanza - immagine questo del Cielo che esiste di sopra, dove tutto è ordinato - così la mia Umanità essendo mio Cielo doveva trasparire fuori l’ordine della Divinità che abitava di dentro, cioè le virtù, la potenza, la grazia, la sapienza ed altro.  Or quando il Cielo della mia Umanità, dopo la Risurrezione, è asceso al Cielo empireo, il mio Cielo sulla terra doveva continuare a sussistere, e questo sono le anime che danno l’abitazione alla mia Divinità, ed Io abitando in loro vi formo il mio Cielo e vi faccio trasparire anche fuori l’ordine delle virtù che vi stanno di dentro.  Or, qual è l’onore della creatura nel prestare il Cielo al Creatore?  Ma oh, quanti Me lo negano!  E tu non vorresti essere il mio Cielo?  Dimmi che [lo] vorresti! ”
Ed io:  “ Signore, non voglio altro che essere riconosciuta nel tuo Sangue, nelle tue piaghe, nella tua Umanità, nelle tue virtù;  solo in questo vorrei essere riconosciuta, per essere tuo Cielo ed essere sconosciuta da tutti ”.
Pareva che approvava la mia proposta ed è scomparso.
Dal Volume 16  -  Maggio 29, 1924
Il dolore degli Apostoli nel vedere salire Gesù al Cielo.  Il bene che partorì questo dolore.  Lezione a Luisa sul dolore della privazione di Gesù.
Stavo pensando quando il mio dolce Gesù se ne andò al Cielo nella sua gloriosa Ascensione, e quindi il dolore degli Apostoli nel restare privi di un tanto bene;  ed il mio dolce Gesù, muovendosi nel mio interno, mi ha detto: 
“Figlia mia, il più grande dolore di tutti gli Apostoli in tutta la loro vita, fu il restare privi del loro Maestro;  come Mi vedevano salire al Cielo, il loro cuore si struggeva nel dolore della mia privazione, e molto più fu acuto e penetrante questo dolore, perché non era un dolore umano, una cosa materiale che perdevano, ma un dolore divino, era un Dio che perde-vano, e sebbene Io avevo la mia Umanità, ma siccome risorse, era spiritualizzata e glorificata, quindi tutto il dolore fu nelle loro anime, che penetrandoli tutti si sentivano struggere tutto nel dolore, da formare in loro il più straziante e doloroso martirio.  Ma tutto ciò era necessario per loro.  Si può dire che fino allora non erano altro che teneri bambini nelle virtù e nella conoscenza delle cose divine e della mia stessa Persona;  potrei dire che stavo in mezzo a loro e non Mi conoscevano, né Mi amavano davvero.  Ma quando Mi videro salire al Cielo, il dolore di perdermi squarciò il velo, e Mi conobbero con tale certezza che Io ero il vero Figlio di Dio;  il dolore intenso di non più vedermi in mezzo a loro, partorì la fermezza nel bene, la fortezza di tutto soffrire per amore di Colui che avevano perduto, partorì la luce della scienza divina, li tolse [loro] le fasce dell’infanzia e li formò uomini impavidi, non più paurosi, ma coraggiosi.  Il dolore li trasformò e formò il vero carattere di Apostoli.  Ciò che non potettero ottenere con la mia presenza, l’ottennero col dolore della mia privazione.
Ora, figlia mia, una piccola lezione a te.  La tua vita si può dire un continuo dolore di perdermi e una continua gioia di acquistarmi, ma tra il dolore della perdita e la gioia di acquistarmi, quante sorprese non ti ho fatto?  Quante cose non ti ho detto?  E’ stato il dolore ed il doloroso martirio della mia perdita che ti preparava e ti disponeva a sentire le sublimi lezioni sulla mia Volontà.  Difatti, quante volte a te pareva d’avermi perduto, e mentre tu eri immersa nel tuo straziante dolore, Io ritornavo a te con una delle più belle lezioni sulla mia Volontà e facevo ritornare la nuova gioia del mio acquisto, per disporti di nuovo al trafiggente dolore della mia assenza?  Posso dire che il dolore di restare priva di Me ha partorito in te gli effetti, il valore, le cognizioni, il fondamento della mia Volontà.  Era necessario il comportarmi con te in questo modo, cioè di venire spesso spesso da te, e di lasciarti in preda del dolore di restare priva di Me.  Avendo Io stabilito di manifestarti in modo tutto speciale tante cose sulla mia Volontà, dovevo lasciarti in preda ad un continuo dolore divino, perché la mia Volontà è Divina e solo sopra un dolore divino poteva fondare il suo trono e distendere il suo dominio, e atteggiandosi a maestro comunicava la conoscenza della mia Volontà per quanto a creatura è possibile.  Molti si meraviglieranno nel sentire le mie continue visite che ti ho fatto - ciò che non ho fatto agli altri - ed il tuo continuo dolore della mia privazione.  Se tu non Mi avessi veduto tante volte, non Mi avresti conosciuto né amato tanto, perché ogni mia visita porta una conoscenza di più di Me e un nuovo amore, e quanto più l’anima Mi conosce e Mi ama, più il dolore si raddoppia;  ed Io, nel venire, andavo stuzzicando più forte il tuo dolore, perché voglio che alla mia Volontà non manchi il nobile corteggio del dolore, che costituisce l’anima ferma e forte, da poter la mia Volontà formare in lei il mio stabile soggiorno, e darle lezioni nuove e continue sulla mia Volontà.  Perciò, te lo ripeto, lasciami fare e fidati di Me”.
La mia povera mente continua a girare negli atti della Divina Volontà, e pensavo tra me:  “Qual é la differenza di[1] chi chiama la Divina Volontà negli atti suoi e di[2] quelli che fanno le opere buone e non La chiamano, non Le danno il primo posto negli atti loro?”  Ed il mio dolce Gesù facendomi la sua breve visitina mi ha detto:
“Figlia mia, non c’è da paragonarsi l’uno e l’altro:  il primo col chiamare la mia Volontà negli atti suoi, si spoglia di ciò ch’è umano e forma il vuoto nel suo volere umano dove dare il posto alla Mia [Volontà];  la Mia abbellisce, santifica, forma la sua luce in quel vuoto, poi pronunzia il suo Fiat Creante e chiama a vita il suo operato divino nell’umano, e la creatura non solo partecipa, ma resta proprietaria dell’atto divino, il quale possiede la potenza, l’immensità, la santità ed il valore divino che non si esaurisce mai.  Perciò in chi vive nel nostro Volere, Noi guardiamo e troviamo Noi stessi ed i nostri atti che Ci onorano e Ci fanno corona.  Invece [in]quelli che fanno le opere buone, ma non animati dal nostro Volere, Noi non troviamo Noi stessi, ma l’atto finito della creatura;  e siccome Noi non Ci sappiamo tenere nulla di qualunque bene che essi fanno, diamo loro il merito come mercede.  La mercede non è proprietà che può sempre produrre, quindi [queste anime] simboleggiano quelli che vivono alla giornata, che sebbene vivono stentatamente della mercede che hanno, ma non si fanno mai ricchi, sentono sempre il bisogno di essere pagati [de]i loro lavori per vivere;  e se non lavorano passano pericoli di morire di fame, cioè:  di non sentire la sazietà del bene, la vita delle virtù, ma la squallida miseria delle passioni.
Invece [per] chi vive nel nostro Volere tutto è abbondanza, Noi le diciamo:  ‘Prendi ciò che vuoi e quanto più puoi prendere, anzi mettiamo a disposizione tua le nostre ricchezze, la nostra luce, la nostra santità, il nostro amore, perché ciò ch’è nostro è tuo e ciò ch’è tuo è nostro;  non rest’altro che vivere ed operare insieme”.
Dopo di ciò stavo accompagnando l’Ascensione di Gesù al Cielo;  com’era bello, tutto maestà, vestito di luce fulgidissima che rapiva ed incatenava i cuori ad amarlo!  Ed il mio dolce Gesù tutto bontà ed amore mi ha detto:
“Figlia mia benedetta, non vi è tratto della mia vita che non simboleggia il Regno della mia Divina Volontà.  In questo giorno della mia Ascensione Io Mi sentivo vittorioso e trionfante, le mie pene erano già finite, anzi lasciavo le mie pene già sofferte, in mezzo ai miei figli che lasciavo sulla terra, per aiuto, per forza e per sostegno e come rifugio dove nascondersi nelle loro pene, per attingere dalle mie l’eroismo nei loro sacrifizi.  Posso dire che lasciavo le mie pene, i miei esempi e la mia stessa vita come semenza, che maturandosi e crescendo doveva [far] sorgere il Regno della mia Divina Volontà.  Sicché:  partivo e restavo.  Restavo in virtù delle mie pene;  restavo nei loro cuori per essere amato:  dopo che la mia Santissima Umanità saliva al Cielo, sentivo più stretto il vincolo dell’umana famiglia, quindi non Mi sarei adattato a non ricevere l’amore dei miei figli e fratelli che lasciavo sulla terra;  restai nel Santissimo Sacramento per darmi continuamente a loro e loro a darsi a Me:  per far loro trovare il riposo, il ristoro ed il rimedio a tutti i loro bisogni.  Le nostre opere non soffrono di mutabilità, ciò che facciamo una volta ripetiamo sempre.
Oltre di ciò, in questo giorno della mia Ascensione Io avevo doppie corone:  la corona dei miei figli che portavo con Me nella Patria Celeste e la corona dei miei figli che lasciavo sulla terra, simbolo essi dei pochi che saranno principio del Regno della mia Divina Volontà.  Tutti quelli che Mi videro asceso al Cielo ricevettero tante grazie che tutti misero la vita per far conoscere il Regno della Redenzione, e gettarono le fondamenta per formare la mia Chiesa, per far raccogliere nel suo grembo materno tutte le umane generazioni;  così i primi figli del Regno della mia Volontà saranno pochi, ma saranno tali e tante le grazie di cui saranno investiti, che metteranno la vita per chiamare tutti a vivere in questo santo Regno.  Una nube di luce Mi investì, la quale tolse alla vista dei discepoli la mia presenza, i quali stavano come statue nel guardare la mia Persona, [per]ch’era tanto l’incanto della mia beltà che teneva rapite le loro pupille, tanto che non sapevano abbassarle per guardare la terra, tanto che ci volle un Angelo per scuoterli e farli ritornare al Cenacolo.
Anche questo [è] simbolo del Regno del mio Volere:  sarà tale e tanta la luce che investirà i suoi primi figli, che porteranno il bello, l’incanto, la pace del mio Fiat Divino, in modo che [le creature] facilmente si arrenderanno a voler conoscere ed amare un bene sì grande.  Ora, in mezzo ai discepoli c’era la mia Mamma che assisteva alla mia partita per il Cielo:  questo è il più bel simbolo.  Sicché Essa è la Regina della mia Chiesa, l’assiste, la protegge, la difende;  così siederà in mezzo ai figli della mia Volontà, sarà sempre Essa la motrice, la vita, la guida, il modello perfetto, la Maestà del Regno del Fiat Divino che tanto Le sta a Cuore;  sono le sue ansie, i suoi desideri ardenti, i suoi deliri d’amore materno, che vuole i suoi figli in terra nel Regno dove Essa visse.  Non è contenta che tiene i suoi figli [solo] in Cielo nel Regno della Divina Volontà, ma li vuole anche sulla terra, si sente che il compito datole da Dio come Madre e Regina non l’ha compiuto:  la sua missione non è finita fino a tanto che non regna la Divina Volontà sulla terra in mezzo alle creature.  Vuole i suoi figli che Le somiglino e che posseggano l’eredità della Mamma loro.
Perciò la gran Signora è tutt’occhio per guardare, tutto Cuore per amare, per aiutare chi[3] vede in qualche modo disposti, che vogliono vivere di Volontà Divina.  Quindi, nelle difficoltà pensa che Essa ti sta d’intorno, ti sorregge, ti fortifica, prende il tuo volere nelle sue mani materne per fargli ricevere la vita del Fiat Supremo”.



Chi vive nel Fiat Divino è la narratrice delle opere divine.  Ascensione.  Causa perché [Gesù] non lasciò il Regno della Divina Volontà sulla terra.
Continuando il mio solito abbandono nel Fiat Divino, stavo seguendo gli atti di Esso nella Creazione;  mi sembrava che unendomi ai suoi atti, ora facevo un atto di luce, ora un atto d’immensità, ora un atto di potenza, e così via via.  Ma mentre ciò facevo, il mio sempre amabile Gesù movendosi nel mio interno mi ha detto:
“Figlia mia, chi vive nella mia Divina Volontà e segue gli atti suoi è la narratrice di tutte le opere nostre.  Sicché come tu giri nel sole per ripetere insieme colla mia Volontà ciò che feci nel creare il sole, Ci fai la narratrice della storia della sua luce;  e l’Ente Supremo, nel sentirsi ripetere da te tutta la storia del sole, ciò che racchiude, il bene che fa, Si sente ridare tutta la gloria della sua luce;  e come la luce brilla sopra tutte le cose, investe tutto, riempie l’aria, così si sente il tuo eco, vicino e lontano, nel basso e nell’altezza dei cieli, e sussurrando al nostro orecchio Ci fa la narratrice della luce e Ci glorifica tanto che Ci dai un sole di gloria.  Oh, come restiamo felicitati da parte della creatura perché da Noi fu creato un astro così benefico per tutta la terra!  E come non amare chi vive nel nostro Fiat Divino?  Lei raccoglie tutte le nostre qualità e felicità sparse in tutto il creato ed, ora Ci fa la narratrice del cielo e Ci dice la storia della sua immensità e Ci dà la gloria del cielo intero, ora Ci dice la storia del mare e mormora insieme colle acque:  ‘Amore e gloria di tutto il mare al mio Creatore’;  ora Ci narra la storia della terra fiorita e tutte le piante e fiori elevano il loro profumo e Ci dà la gloria di tutta la terra.  Ed ora fa la narratrice della storia del vento, ora dell’aria, ora dell’uccellino che canta, ora dell’agnello che bela;  insomma tiene sempre cose da narrarci delle tante cose che abbiamo fatto nella Creazione, per ridarci l’amore e la gloria che ebbimo nel crearla.  Oh, come è dolce e gradito nel sentirti fare la narratrice delle opere nostre!  Ci sentiamo raddoppiare l’amore, la gloria nostra;  molto più che chi Ci fa la narrazione vive nel nostro Volere, il Quale, ammaestrandola, le fa dire i segreti amorosi che ci sono in tutte le cose create”.
Detto ciò ha fatto silenzio.  Poi come se non potesse contenere l’amore del suo Cuore divino ha soggiunto:
“Figlia diletta mia, tu sei la mia speranza, la speranza del Regno della mia Divina Volontà sulla terra, quella speranza che non dice dubbio ma certezza, perché già in te [la mia Divina Volontà] vi trova il suo Regno.  I tuoi modi, le tue prerogative, le tue narrazioni sono tutti appartenenti al mio Fiat Divino;  in te ci sono le sue fondamenta, le sue conoscenze, perciò spero che il suo Regno si formerà e si divulgherà sulla terra”.
Dopo di ciò stavo pensando quando Nostro Signore salì al Cielo, glorioso e trionfante, colla sua Umanità non più umiliata, soggetta alle pene, colla divisa dell’Adamo decaduto, ma intangibile d’ogni pena, colla divisa del nuovo Adamo innocente, con tutte le prerogative più belle della Creazione, vestito di luce ed immortale.  Ma mentre ciò pensavo, il mio dolcissimo Gesù movendosi nel mio interno mi ha detto:
“Figlia mia, la mia Umanità rifece in Sé e sopra di Sé stessa tutti i mali dell’umanità decaduta, fino a morire per darle virtù di farla risorgere dalla morte di[4] cui era soggetta.  Ecco la causa perché non lasciai il Regno della mia Volontà Divina sulla terra, perché mancava l’umanità dell’Adamo innocente, gloriosa ed immortale, per poter impetrarlo e ricevere il gran dono del mio Fiat.  Perciò era necessario che la mia Umanità prima doveva rifare l’umanità decaduta e darle tutti i rimedi per rialzarla, poi morire, e risorgere colle doti dell’Adamo innocente per poter dare all’uomo ciò che perdette.  Non solo, ma volli salire al Cielo colla mia Umanità bella, vestita di luce, come uscì dalle nostre mani creatrici, per dire al Padre Celeste:  ‘Padre mio, guardami come la mia Umanità è rifatta, come il Regno della nostra Volontà sta al sicuro in Essa;  son’Io il Capo di tutti e, chi Ti prega tiene tutti i diritti di chiedere e di dare ciò che Io posseggo’.
Figlia mia, ci voleva una Umanità innocente, con tutte le doti con cui uscì dalle nostre mani creatrici, per impetrare di nuovo il Regno della nostra Volontà in mezzo alle creature;  fino allora mancava, ed Io l’acquistai colla mia morte e salii al Cielo per compiere - [oltre] al primo compito - il secondo mio compito di impetrare e dare il Regno della mia Divina Volontà sulla terra.  Sono circa duemil’anni che questa mia Umanità prega, e la nostra Maestà Divina sentendosi rigurgitare di nuovo, anzi con più intensità, l’amore della Creazione che ebbimo nel creare l’uomo e sentendosi rapire ed affascinare dalle bellezze della mia Umanità, ha sboccato fuori di nuovo ed aprendo i Cieli ha fatto piovere a torrenti la pioggia di luce delle tante conoscenze sul mio Fiat, affinché come pioggia discenda sulle anime e colla sua luce vivifichi e sani l’umano volere e, trasformandolo, getti la radice della mia Volontà nei cuori e vi stenda il suo Regno sulla terra.
Per venire il mio Regno sulla terra, prima dovevo farlo conoscere, dovevo far sapere che vuol venire a regnare, ed Io, come un Fratello maggiore dell’umana famiglia, sto facendo tutte le pratiche nel Cielo presso la Divinità per darle un acquisto sì grande.  Quindi era necessario che Io salissi al Cielo colla mia Umanità glorificata, per poter riacquistare di nuovo il Regno del mio Fiat per i miei fratelli e figli miei”.
Sento in me la continua potenza del Fiat Divino, che mi involge con tale impero che non mi dà tempo alla mia morente volontà di fare il minimo atto, e si gloria non di farla morire del tutto, perché se ciò facesse perderebbe il suo prestigio d’operare sopra d’una volontà umana, che mentre vive, volontariamente subisce l’atto vitale del Fiat Divino sopra della sua;  ed essa si contenta di vivere morendo per dar vita e dominio assoluto al Supremo Volere, che vittorioso dei suoi diritti divini stende i suoi confini e canta vittoria sulla morente volontà della creatura, la quale, sebbene morendo, sorride e si sente felice ed onorata che un Voler Divino tiene il suo campo d’azione nell’anima sua.  Ora mentre mi sentivo sotto l’impero del Fiat Divino, il mio dolce Gesù movendosi nel mio interno mi ha detto:
“Figlia piccola del mio Voler Divino, tu devi sapere che sono diritti assoluti del mio Fiat Divino di tenere il primato su ciascun atto della creatura, e chi gli nega il primato gli toglie i suoi diritti divini, che gli son dovuti di giustizia, perché è Creatore del voler umano.  Chi può dirti figlia mia quanto male può fare una creatura quando giunge a sottrarsi dalla Volontà del suo Creatore?  Vedi, bastò un atto di sottrazione del primo uomo alla nostra Volontà Divina, che giunse a cambiare la sorte delle umane generazioni, non solo, ma la stessa sorte della nostra Divina Volontà.
Se Adamo non avesse peccato, l’Eterno Verbo, ch’è la stessa Volontà del Padre Celeste, doveva venire sulla terra glorioso, trionfante e dominatore, accompagnato visibilmente dal suo esercito angelico che tutti dovevano vedere, e collo splendore della sua gloria doveva affascinare tutti e attirare tutti a Sé colla sua bellezza, coronato da re e collo scettro del comando per essere Re a capo dell’umana famiglia, in modo da dargli [darle] il grande onore di poter dire:  ‘Teniamo un re Uomo e Dio’.  Molto più che il tuo Gesù non scendeva dal Cielo per trovare l’uomo malato, perché se non si fosse sottratto dalla mia Volontà Divina non dovevano esistere malattie, né di anima né di corpo, perché fu l’umana volontà che quasi affogò di pene la povera creatura!  Il Fiat era intangibile d’ogni pena, e tale doveva essere l’uomo.   Quindi Io dovevo venire a trovare l’uomo felice, santo e colla pienezza dei beni con cui l’avevo creato.  Invece perché volle fare la sua volontà cambiò la nostra sorte, e siccome era decretato che Io dovevo scendere sulla terra - e quando la Divinità decreta non c’è chi la sposta - solo cambiai modo ed aspetto, ma vi scesi, ma sotto spoglie umilissime, povero, senza nessun apparato di gloria, sofferente e piangendo, e carico di tutte le miserie e pene dell’uomo.  La volontà umana Mi faceva venire a trovare l’uomo infelice, cieco, sordo e muto, pieno di tutte le miserie, ed Io per guarirlo [le] dovevo prendere sopra di Me, e per non incuter loro spavento dovevo mostrarmi come uno di loro, per affratellarli [con Me] e dar loro le medicine e rimedi che ci volevano.  Sicché l’umano volere tiene la potenza di rendersi felice o infelice, santo o peccatore, sano o malato
Vedi dunque, se l’anima si decide di fare sempre, sempre, la mia Divina Volontà e di vivere in Essa, cambierà la sua sorte, e la mia Divina Volontà si slancerà sopra la creatura, la farà sua preda, e dandole il bacio della Creazione cambierà aspetto e modo, e stringendola al suo seno le dirà:  ‘Mettiamo tutti da parte;  per te e per Me sono ritornati i primi tempi della Creazione, tutto sarà felicità tra te e Me, vivrai in casa nostra, come figlia nostra, nell’abbondanza dei beni del tuo Creatore’.
Senti, mia piccola neonata della mia Divina Volontà:  se l’uomo non avesse peccato, non si fosse sottratto dalla mia Divina Volontà, Io sarei venuto sulla terra, ma sai come?  Pieno di maestà, come quando risuscitai dalla morte, che sebbene avessi la mia Umanità simile all’uomo, unita all’Eterno Verbo, ma[5] con quale diversità la mia Umanità risuscitata era glorificata, vestita di luce, non soggetta né a patire né a morire!  Invece la mia Umanità prima di morire era soggetta, sebbene volontariamente, a tutte le pene, anzi fui l’uomo dei dolori.  E siccome l’uomo aveva ancora gli occhi abbacinati dall’umano volere, e quindi ancor malato, pochi furono quelli che Mi videro risuscitato, che servì per confermare la mia Risurrezione.  Quindi Me ne salii al Cielo per dare il tempo all’uomo di prendere i rimedi e le medicine, affinché guarisse e si disponesse a conoscere la mia Divina Volontà, per vivere non della sua ma della Mia;  e così potrò farmi vedere pieno di maestà e di gloria in mezzo ai figli del mio Regno.  Perciò la mia Resurrezione è la conferma del Fiat Voluntas tua come in Cielo così in terra.  Dopo un sì lungo dolore sofferto dalla mia Divina Volontà per tanti secoli, di non tenere il suo Regno sulla terra, il suo assoluto dominio, era giusto che la mia Umanità mettesse in salvo i suoi diritti divini e realizzasse il mio ed il suo scopo primiero di formare il suo Regno in mezzo alle creature.
Oltre di ciò tu devi sapere, per maggiormente confermarti, come la volontà umana cambiò la sorte sua e quella della Divina Volontà a suo riguardo.  In tutta la storia del mondo due solo hanno vissuto di Volontà Divina senza mai fare la loro, e fu la Sovrana Regina ed Io;  e la distanza, la diversità tra Noi e le altre creature è infinita, tanto che neppure i nostri corpi rimasero sulla terra:  erano serviti come reggia al Fiat Divino ed Esso si sentiva inseparabile dai nostri corpi, e perciò reclamò e colla sua forza imperante rapì i nostri corpi insieme colle anime nostre nella sua Patria Celeste.  Ed il perché di tutto ciò?  Tutta la ragione sta perché mai la nostra volontà umana ebbe un atto di vita, ma tutto il dominio ed il suo campo d’azione fu solo della mia Divina Volontà.  La sua potenza è infinita, il suo amore è insuperabile”.
Dopo ciò ha fatto silenzio, ed io mi sentivo che nuotavo nel mare del Fiat;  ed oh, quante cose comprendevo!
Ed il mio dolce Gesù ha soggiunto:
“Figlia mia, col non fare la mia Divina Volontà la creatura mette in scompiglio l’ordine che tenne la Divina Maestà nella Creazione, disonora se stessa, scende nel basso, si mette a distanza col suo Creatore, perde il principio, il mezzo e la fine di quella vita divina che con tanto amore le venne infusa nell’atto d’essere creata.  Noi amavamo tanto quest’uomo, che mettevamo in lui come principio di vita la nostra Divina Volontà, volevamo sentirci rapire da lui, volevamo sentire in lui la nostra forza, la nostra potenza, la nostra felicità, il nostro stesso eco continuo.  E chi mai poteva farci sentire e vedere tutto ciò, se non la nostra Divina Volontà bilocata in lui?
Volevamo vedere nell’uomo il portatore del suo Creatore, il quale doveva renderlo felice nel tempo e nell’eternità.  Perciò [l’uomo, con] il non fare la nostra Divina Volontà, sentimmo al vivo il gran dolore della nostra opera disordinata;  il nostro eco finì, la nostra forza rapitrice, che doveva rapirci per dargli nuove sorprese di felicità, si convertì in debolezza, insomma [tutto] si capovolse.  Ecco perciò che non possiamo tollerare un tal disordine nell’opera nostra;  e se tanto ho detto sul mio Fiat Divino è proprio questo lo scopo:  che vogliamo mettere l’uomo nell’ordine, affinché ritorni sui primi passi della sua creazione, e scorrendo in lui l’umore vitale del nostro Volere, forma di nuovo il nostro portatore, la nostra reggia sulla terra, la sua e la nostra felicità”.




Da ‘La Vergine Maria nel Regno della Divina Volontà’:
29° Giorno
La Regina del Cielo nel Regno della Divina
Volontà.  L'ora del trionfo.  Apparizioni di Gesù. 
I fuggitivi si stringono intorno alla Vergine
come arca di salvezza e di perdono. 
Gesù parte per il Cielo.

L'anima alla sua Madre Regina:
Madre ammirabile, eccomi di nuovo a te sulle tue ginocchia materne, per unirmi con te nella festa e trionfo della Risurrezione del nostro caro Gesù.  Come è bello oggi il tuo aspetto, tutta amabile, tutta dolcezza, tutta gioia;  mi sembra di vederti risorta insieme con Gesù.  Deh, o Mamma santa, in tanta gioia e trionfo non ti dimenticare della figlia tua.  Anzi chiudi nell'anima mia il germe della Risurrezione di Gesù, affinché in virtù di essa risorga pienamente nella Divina Volontà e viva sempre unita con te e col mio dolce Gesù.

Lezione della Regina del Cielo:
Figlia benedetta del mio materno Cuore, grande fu la mia gioia ed il mio trionfo nella Risurrezione del Figlio mio;  io mi sentii rinata e risorta in Lui.  Tutti i miei dolori si cambiarono in gioie ed in mari di grazie, di luce, d'amore, di perdono per le creature e stendevano la mia maternità sopra di tutti i figli miei, [a me] dati da Gesù, col suggello dei miei dolori.
Ora ascoltami, figlia cara.  Tu devi sapere che dopo la morte del mio Figlio mi ritirai nel cenacolo insieme con l'amato Giovanni e Maddalena.  Ma il mio Cuore restava trafitto che il solo Giovanni mi era vicino e nel mio dolore dicevo:  “E gli altri Apostoli, dove sono?”
Ma come questi sentirono che Gesù era morto, toccati da grazie speciali, tutti, commossi e piangendo, i fuggitivi ad uno ad uno si ritirarono intorno a me, facendomi corona e con lacrime e sospiri mi chiedevano perdono, ché così vilmente avevano abbandonato il loro Maestro e [erano] fuggiti.  Io li accolsi maternamente nell'arca di rifugio e di salvezza del mio Cuore ed assicurai a tutti il perdono del Figlio mio, l'incoraggiai a non temere, dissi loro che la sorte loro stava nelle mie mani, perché tutti me li aveva dati per figli ed io come tali li riconoscevo.
Figlia benedetta, tu sai che io fui presente alla Risurrezione del Figlio mio.  Ma non feci motto a nessuno, aspettando che Gesù stesso si fosse manifestato, che era risorto glorioso e trionfante.  La prima che Lo vide risorto fu la fortunata Maddalena, poi le pie donne;  e tutti venivano a me dicendomi che avevano visto Gesù risorto, che il sepolcro era vuoto;  ed io ascoltavo tutti ed in aria di trionfo confermavo tutti nella fede della Risurrezione.  Fino a sera quasi tutti gli Apostoli lo videro, e tutti si sentivano come trionfanti d'essere stati Apostoli di Gesù.  Che cambiamento di scena, figlia cara!  Simbolo di chi prima si è fatto dominare dalla volontà umana, che è rappresentato dagli Apostoli che fuggono, che abbandonano il loro Maestro, [ed è tanto il timore e la paura, che si nascondono e Pietro giunge fino a negarlo].  Oh, se fossero [stati] dominati dalla Divina Volontà, mai sarebbero fuggiti dal loro Maestro, ma coraggiosi e come trionfatori non si sarebbero mai staccati dal suo fianco e si [sarebbero] sentiti onorati di mettere la vita per difenderlo.
Ora, figlia cara, il mio amato Figlio Gesù si trattenne risuscitato sulla terra quaranta giorni.  Spesso spesso compariva agli Apostoli e discepoli per confermarli nella fede e certezza della sua Risurrezione e quando non stava con gli Apostoli se ne stava insieme con la Mamma sua nel cenacolo, circondato dalle anime uscite dal Limbo.  Ma come spuntò il termine dei quaranta giorni, l'amato Gesù ammaestrò gli Apostoli e, lasciando la sua Mamma come guida e Maestra, ci promise la discesa dello Spirito Santo;  e benedicendoci tutti si partì, prendendo il volo per la volta dei Cieli, insieme con quella gran turba di gente uscita dal Limbo.  Tutti quelli che stavano - ed erano in gran numero - Lo videro salire, ma quando arrivò su in alto, una nube di luce Lo tolse dalla loro vista.
Ora, figlia mia, la tua Mamma Lo seguì nel Cielo ed assistette alla gran festa dell'Ascensione.  Molto più che per me non era estranea la Patria Celeste, e poi senza di me non sarebbe stata completa la festa del Figlio mio asceso al Cielo.
Ora una parolina a te, figlia carissima.  Tutto ciò che hai ascoltato ed ammirato, non è stato altro che il potere del Volere Divino operante in me e nel Figlio mio.  Perciò amo tanto di chiudere in te la vita della Divina Volontà, e vita operante;  perché, tutti la tengono, ma la maggior parte la tengono soffocata e per farsi servire;  e mentre potrebbe operare prodigi di santità, di grazia ed opere degne della sua Potenza, è costretta dalle creature a starsi con le mani piegate senza poter svolgere il suo potere.  Perciò sii attenta e fa’ che il Cielo della Divina Volontà si stenda in te ed operi col suo potere ciò che vuole e come vuole.


L'anima:
Mamma santissima, le tue belle lezioni mi rapiscono, ed oh, come vorrei e sospiro la vita operante della Divina Volontà nell'anima mia!  Voglio essere anch'io l'inseparabile dal mio Gesù e da te, Mamma mia.  Ma per essere certa di ciò, tu devi prendere l'impegno di tenere la mia volontà chiusa nel tuo materno Cuore e, ad onta che veda che mi costasse molto, non me la devi dare giammai.  Solo così potrò essere sicura;  altrimenti saranno sempre parole, ma i fatti non li farò mai.  Quindi, la tua figlia a te si raccomanda e da te tutto spera.

Fioretto:
Oggi, per onorarmi, farai tre genuflessioni nell'atto in cui il mio Figlio ascese al Cielo e Lo pregherai che ti faccia ascendere nella Divina Volontà.

Giaculatoria:
Mamma mia, col tuo potere trionfa nell'anima mia, e fammi rimanere nella Volontà di Dio.

Da ‘Pio Pellegrinaggio dell’anima nell’operato della Divina Volontà’:
Ventiquattresima  Ora
L’anima segue Gesù dopo la Risurrezione,
assiste alla sua Ascensione e chiede di
poter cantare per sempre il suo amoroso ritornello: 
“Venga in terra il Regno della tua Divina Volontà!”
Mio Gesù, dopo di essere risorto, Tu non Ti diparti per il Cielo;  questo mi conferma che Tu vuoi stabilire il Regno della tua Divina Volontà in mezzo alle creature ed io non Ti abbandonerò un istante.  Ti seguo passo passo col mio Ti amo mentre compari risorto alla tua Mamma;  per quella gioia che entrambi godeste, io Vi chiedo con sempre crescente insistenza il Regno del tuo FIAT  Il mio Ti amo Ti accompagna mentre compari alla Maddalena, agli Apostoli e domanda che la tua Divina Volontà sia conosciuta in modo speciale dai Sacerdoti, i quali a loro volta, quali novelli Apostoli, la facciano conoscere a tutto il mondo.  Il mio Ti amo Ti segue in tutti gli atti che compi in mezzo ai tuoi dopo la Risurrezione e, finalmente, invita Cielo e terra ad assistere alla tua Ascensione gloriosa.
Mentre Tu, con la tua entrata trionfante in Paradiso apri i battenti chiusi da tanti secoli alla povera umanità, io metto il mio Ti amo su quelle porte eternali e Ti prego, per quella stessa benedizione che desti a tutti i discepoli che assistettero alla festa della tua Ascensione, di benedire tutte le umane volontà, affinché esse conoscano e apprezzino il dono della vita vissuta nel tuo Volere.  Per il grande amore con cui ci apristi le porte del Cielo, Ti prego, o mio glorioso Gesù, di far discendere da quelle stesse porte la tua Divina Volontà affinché Essa regni sulla terra così come regna in Cielo.
Amor mio, già sei assiso alla destra del Padre:  inabissata nel mio povero piccolo nulla io Ti adoro, Ti benedico, Ti ringrazio e formo continuamente col mio Ti amo lunghe catene che congiungano la terra al Cielo.
Deh, lascia sempre aperte le porte della Celeste Dimora, affinché io possa incessantemente venire ai tuoi piedi, salire fra le tue braccia, per ripeterti senza posa il mio canto d’amore:  “Mandaci il Regno del tuo Santo Volere e la tua Volontà Divina si faccia sulla terra così come si compie in Cielo!”  
Così sia!






Fiat!









[1]  tra
[2]  e di =   e
[3] coloro che
[4]  a
[5] tuttavia

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