Tu devi sapere che il vivere nella nostra Volontà è un Dono che la nostra magnanimità vuol dare alle creature e con questo Dono la creatura si sentirà trasformata: da povero ricco, da debole forte, da ignorante dotto, da schiavo di vile passione, dolce e volontario prigioniero d’una Volontà tutta Santa che non lo terrà prigioniero, ma re di se stesso, dei domini divini e di tutte le cose create. Il gran Dono della nostra Volontà, dato come dono, cambierà la sorte infelice delle umane generazioni, menoché chi volontariamente vuol restare nella sua infelicità, molto più che questo Dono fu dato all’uomo nel principio della sua Creazione ed, ingrato, lo respinse col fare la sua volontà, sottraendosi dalla Nostra.Ora, chi si dispone a fare il nostro Volere prepara il posto, la decenza, la nobiltà dove poter mettere questo Dono sì grande ed infinito; le nostre conoscenze sul Fiat aiuteranno e prepareranno in modo sorprendente a ricevere questo Dono e, ciò che non hanno ottenuto fin oggi lo potranno ottenere domani.

mercoledì 31 ottobre 2012

Le SANTITÀ minori e la SANTITÀ del DIVIN VOLERE


 ( dagli Scritti della Serva di Dio Luisa Piccarreta )
Dal Volume 12° - 20 Novembre 1917

Per salvare le anime Dio è costretto a distruggere la terra e le cose belle che legano l'uomo.  Gesù farà scomparire le santità delle virtù, per far ricomparire la santità del vivere nella Divina Volontà.
Continuando il mio stato ancor più doloroso, il mio sempre amabile Gesù viene e fugge come lampo e non mi dà il tempo neppure di pregarlo per i tanti mali che la povera umanità subisce, specie la mia cara patria… Che colpo al mio cuore, l'entrata degli stranieri in essa!  Credevo che Gesù me l'avesse detto prima, per farmi pregare;  e se venendo Lo prego, mi dice:  “Sarò inesorabile!”  E se Lo presso col dirgli:  “Gesù, non vuoi avere compassione?  Non vedi come i paesi sono distrutti, come la gente rimane nuda e digiuna?  Ah, Gesù, come Ti sei fatto duro!”,  Lui mi risponde:
“Figlia mia,  a Me non preme le città, le grandezze della terra, ma Mi premono le anime.  Le città, le chiese ed altri, dopo distrutti, si potranno rifare.  Nel Diluvio, non distrussi tutto?  E poi, non si rifece di nuovo?  Ma le anime, se si perdono, è per sempre;  non vi è chi Me le ridia di nuovo.  Ah, Io piango le anime;  per la terra hanno disconosciuto il Cielo, ed Io distruggerò la terra, farò scomparire le cose più belle che come un laccio legano l'uomo”.
Ed io:  “Gesù, che dici!?”   E Lui:  “Coraggio, non ti abbattere.  Andrò avanti;  e tu vieni nel mio Volere, vivi in Esso, affinché la terra non più sia la tua abitazione, ma la tua abitazione sia proprio Io, e così starai del tutto al sicuro.
Il mio Volere tiene il potere di rendere l'anima trasparente:  ciò che Io faccio si riflette in lei.  Se Io penso, il mio Pensiero si riflette nella sua mente e si fa luce, ed il suo, come luce, si riflette nel mio.  Se guardo, se parlo, se amo, ecc.,  come tante luci si riflette in lei e lei in Me;  sicché stiamo in continui riflessi, in comunicazione perenne, in amore reciproco.  E siccome Io Mi trovo dappertutto, i riflessi di queste anime Mi giungono in Cielo, in terra, nell'Ostia Sacramentale, nei cuori delle creature.  Dovunque e sempre luce do e luce Mi mandano, amore do e amore Mi danno.  Sono le mie abitazioni terrestri dove Mi rifugio dallo schifo delle altre creature.
Oh, il bel vivere nel mio Volere!  Mi piace tanto, che  farò scomparire tutte le altre santità sotto qualunque aspetto di virtù nelle future generazioni,  e  
farò ricomparire la santità del vivere nella mia Volontà,  che sono e saranno non le santità umane, ma divine. 
E la loro santità sarà tanto alta che, come Soli,  eclisseranno le stelle più belle dei Santi delle passate generazioni.
Perciò voglio purgare la terra, perché indegna di questi portenti di Santità.

Dal Volume 13° - 3 Dicembre 1921

Come per la Redenzione, così per il Regno di Dio nelle anime ci son voluti tanti preparativi.  Le santità minori dei santi come preparativi alla santità del vivere nel Divin Volere, tutta divina.
Mi sentivo tutta dubbiosa ed annichilita, per tutto ciò che il mio Gesù dice del suo Divino Volere, e pensavo tra me:  “Possibile che abbia fatto passare tanti secoli senza far conoscere questi prodigi del Divino Volere e che non abbia eletto fra tanti Santi uno dove dar principio a questa Santità tutta divina?  Eppure ci furono gli Apostoli e tanti altri grandi Santi, che hanno fatto stupire tutto il mondo!”  Ora, mentre ciò pensavo, non dandomi tempo ed interrompendo il mio pensiero, è venuto il mio Gesù e mi ha detto:  “La piccola Figlia del mio Volere non vuole persuadersi;  perché ne dubiti ancora?”  “Perché mi vedo cattiva, e quanto più dici, tanto più mi sento annientata”.  E Gesù:  “Questo Io voglio, il tuo annientamento;  e quanto più ti parlo del mio Volere, essendo creatrice la mia parola, crea il mio Volere nel tuo, ed il tuo, innanzi alla potenza del Mio, resta annientato e sperduto.  Sappi che il tuo volere deve disfarsi nel Mio, come viene disfatta la neve ai raggi d’un sole cocente.
Ora, tu devi sapere che quanto più grande è l’opera che voglio fare, tanti preparativi in più ci vogliono.  Quante profezie, quanti preparativi, quanti secoli non precedettero la mia Redenzione?  Quanti simboli e figure non prevennero il Concepimento della mia Celeste Mamma?  Onde, dopo compiuta la Redenzione, dovevo raffermare l’uomo nei beni della Redenzione;  ed in questi scelsi gli Apostoli come raffermatori dei frutti della Redenzione, dove coi Sacramenti dovevano cercare l’uomo perduto e metterlo in salvo.  Sicché la Redenzione è salvezza, è salvare l’uomo da qualunque precipizio.  Perciò ti dissi un’altra volta che il far vivere l’anima nel mio Volere è più grande della stessa Redenzione, perché salvarsi, fare una vita di mezzo, ora cadere ed ora alzarsi, non è poi tanto difficile.  Questo lo impetrò la mia Reden­zione, perché volevo salvare l’uomo a qualunque costo;  e questo lo affidai ai miei Apostoli, come depositari dei frutti della Redenzione.  Or, dovendo fare il meno ancora, lasciai per allora il più, riservandomi altre epoche per compimento degli altri miei disegni.   Ora, 
il vivere nel mio Volere non è solo salvezza, ma è Santità che si deve innalzare su tutte le altre santità, e deve portare l’impronta della Santità del suo Creatore.
Perciò si dovevano eseguire prima le santità minori, come corteggio, forieri, messaggeri, preparativi di questa Santità tutta Divina.  E come nella Redenzione scelsi la mia impareggiabile Mamma come anello di congiunzione con Me, dal quale dovevano discendere i frutti della Redenzione, così scelsi te come anello di congiunzione, dal quale doveva aver principio la Santità del vivere nel mio Volere, che essendo uscita dalla mia Volontà per portarmi la gloria completa dello stesso scopo per cui fu creato l’uomo, doveva ritornare sullo stesso passo del mio Volere, per fare ritorno al suo Creatore.  Qual è dunque la tua meraviglia? Queste sono cose stabilite ab aeterno,  e nessuno Me le potrà spostare.  E siccome la cosa è grande, cioè lo stabilire il mio Regno nell’anima anche in terra, ho fatto come un re quando deve prendere possesso di un regno.  Lui non va per primo, ma prima si fa preparare la reggia, poi manda i suoi sudditi a preparare il Regno e a disporre i popoli alla sua sudditanza, onde seguono le guardie d’onore, i ministri e, l’ultimo è il re.  Ciò è decoroso per un re.  Così ho fatto Io:  ho fatto preparare la mia Reggia, qual è la Chiesa;  i soldati sono stati i Santi, per farmi conoscere dai popoli;  poi hanno preceduto i Santi che hanno seminato miracoli, come più intimi ministri;  ora come Re vengo Io per regnare, quindi dovevo scegliere un’anima dove fare la mia prima dimora e dove fondare questo Regno della mia Volontà.  Perciò, fammi regnare e dammi piena libertà”.

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