Meditazioni da farsi
nel mese di Maggio,
per la Casa della Divina Volontà
nel mese di Maggio,
per la Casa della Divina Volontà
6 Maggio 1930
Prefazione
Il Manoscritto originale di questo Scritto della Serva di
Dio Luisa Piccarreta porta la data del 6 Maggio 1930. Si tratta di 31 Meditazioni per il mese di
Maggio. Altre sono state rinvenute in
disparte, che contemplano altri episodi e misteri della vita della Vergine SS.
Di questo libro furono fatte tre edizioni, curate e
pubblicate da Don Benedetto Calvi, ultimo confessore di Luisa Piccarreta.
- Prima Edizione
(1932), col titolo "La Vergine Maria nel Regno della Divina
Volontà" - Imprimatur della
Curia Episcopale di Montepulciano:
30-III-1932. + Giuseppe, Vescovo di Montepulciano.
Seconda Edizione
(1933), col titolo "La Regina del Cielo nel Regno della Divina
Volontà" - "Nihil obstat quominus
riemprimatur": Taranto,
23-IX-1933. Delegato dell'Arcivescovo,
Giuseppe Blandumura.
Terza Edizione
(1937), con lo stesso titolo. - "Nihil
obstat quominus riemprimatur":
Taranto, Festa di Cristo Re, 1937, Mons. Francesco M. Della Queva.
- (Questa Edizione
ha diverse Appendici: "Prodigi
d'amore che la Divina Volontà operò nella Regina del Cielo" - una ventina di capitoli
bellissimi, presi dagli ultimi Volumi del Diario
della Serva di Dio, che fu pubblicata anche separatamente -, "Le Ore
della Giornata della Divina Volontà", ecc.).
Appello materno della
Regina del Cielo
Regina del Cielo
Figlia carissima, sento l'irresistibile bisogno di
scendere dal cielo, per farti le mie visite materne; se tu mi assicurerai il tuo amore figliale, la tua fedeltà, Io
rimarrò sempre con te nell'anima tua, per esserti maestra, modello, esempio e
Madre tenerissima.
Io vengo per invitarti ad entrare nel Regno della
tua Mamma, nel Regno cioè della Divina Volontà e busso alla porta del tuo cuore
perché tu mi apra. Sai? Con le mie
stesse mani ti reco in dono questo libro:
te l'offro con premura materna, perché tu a tua volta, leggendolo,
impari a vivere di cielo e non più di terra.
Questo libro è d'oro, figlia mia; esso formerà la tua fortuna spirituale e la
tua felicità anche terrena. In esso
troverai la sorgente di tutti i beni:
se sei debole acquisterai la forza;
se sei tentata acquisterai la vittoria;
se sei caduta nella colpa, incontrerai la mano pietosa e potente che ti
rialzerà; se ti senti afflitta,
troverai il conforto; se fredda, il
mezzo sicuro per riscaldarti; se
affamata, gusterai il cibo prelibato della Divina Volontà. Con esso non ti mancherà nulla; non sarai più sola, poiché la tua Mamma ti
farà dolce compagnia e con ogni sua cura materna prenderà l'impegno di farti
felice. Io, l'Imperatrice celeste,
penserò a tutti i tuoi bisogni, purché tu acconsenta di vivere unita a Me.
Se tu conoscessi le mie ansie, i miei sospiri
ardenti ed anche le lacrime che verso per i figli miei! Se tu sapessi come io arda dal desiderio che
tu ascolti le mie lezioni tutte di Cielo ed impari a vivere di Volontà Divina!
In questo libro tu vedrai meraviglie: troverai una Mamma che ti ama talmente, da
sacrificare il suo diletto Figlio per te, onde poterti far vivere di quella
medesima Vita di cui Ella stessa visse sulla terra.
Deh, non darmi questo dolore, non respingermi! Accetta questo dono del Cielo che ti
reco; accogli la mia visita, le mie
lezioni. Sappi che Io percorrerò tutto
il mondo, andrò da ciascun individuo, in tutte le famiglie, nelle comunità
religiose, in ogni nazione, presso tutti i popoli e, se occorrerà, girerò per
secoli interi, sino a quando non avrò formato come Regina il mio popolo e, come
madre, i figli miei, i quali conoscano e facciano regnare ovunque la Divina
Volontà.
Eccoti spiegato lo scopo di questo libro. Coloro che lo accoglieranno con amore
saranno i primi fortunati figli che apparterranno al Regno del Fiat Divino, ed Io a caratteri d'oro
scriverò i loro nomi nel mio materno Cuore.
Vedi, figlia mia?
Quello stesso amore infinito di Dio, che nella Redenzione volle servirsi
di Me per far scendere il Verbo Eterno sulla terra, mi chiama un'altra volta in
campo e mi affida l'arduo compito, il sublime mandato di formare sulla terra i
figli del Regno della sua Divina Volontà.
Maternamente premurosa mi metto quindi all'opera e ti preparo la via che
ti dovrà condurre a questo felice Regno.
A tale scopo ti darò sublimi e celesti lezioni, ed
infine t'insegnerò speciali e nuove preghiere, mediante le quali impegnerai il
cielo, il sole, la creazione, la mia stessa Vita e quella del Figlio mio, e
tutti gli atti dei Santi, affinché a nome tuo essi impetrino il Regno adorabile
del Voler Divino. Queste preghiere sono
le più potenti, perché compromettono lo stesso operato divino. Per mezzo loro Dio Si sentirà disarmato e
vinto dalla creatura; forte di questo
sussidio tu affretterai l'avvento del suo Regno felicissimo, e con Me otterrai
che la Divina Volontà si faccia come in Cielo così in terra, secondo il
desiderio del Maestro Divino.
Coraggio, figlia mia; fammi contenta ed Io ti benedirò.
Preghiera alla Celeste Regina,
per ogni giorno del mese di Maggio
per ogni giorno del mese di Maggio
Regina Immacolata, Celeste Madre mia, vengo sulle
tue ginocchia materne per abbandonarmi, come tua cara figlia, nelle tue
braccia, per chiederti coi sospiri più ardenti - in questo mese a Te consacrato
- la grazia più grande: che mi ammetta
a vivere nel Regno della Divina Volontà.
Mamma Santa, Tu che sei la Regina di questo Regno,
ammettimi come figlia tua a vivere in esso, affinché non sia più deserto, ma
popolato dai figli tuoi. Perciò,
Sovrana Regina, a Te mi affido, acciocché guidi i miei passi nel Regno del
Voler Divino e, stretta alla tua mano materna, guiderai tutto l'essere mio,
perché faccia vita perenne nella Divina Volontà. Tu mi farai da mamma e, come a Mamma mia, Ti faccio la consegna
della mia volontà, affinché me la scambi con la Divina Volontà, e così possa
restar sicura di non uscire dal Regno suo.
Perciò Ti prego che mi illumini per farmi comprendere che significa “Volontà di Dio”.
(Ave Maria)
Fioretto del Mese:
La mattina, a mezzogiorno e a sera, cioè tre volte
al giorno, andare sulle ginocchia della nostra Mamma Celeste e dirle: “Mamma mia, ti amo, e tu amami e dammi un
sorso di Volontà di Dio all'anima mia;
dammi la tua benedizione, affinché possa fare tutte le mie azioni sotto
il tuo sguardo materno”.
1° Giorno
La Regina del Cielo nel Regno della Divina
Volontà. Il primo passo della Divina Volontà nell'Immacolato Concepimento della Mamma Celeste.
Volontà. Il primo passo della Divina Volontà nell'Immacolato Concepimento della Mamma Celeste.
L'anima alla sua Immacolata Regina:
Eccomi, o Mamma dolcissima, prostrata innanzi a
te; oggi è il primo giorno del mese di
Maggio, sacro a te, in cui tutti i tuoi figli vogliono offrirti i loro
fiorellini per attestarti il loro amore e per impegnare il tuo amore ad amarli,
ed io ti vedo come scendere dalla Patria Celeste corteggiata da schiere
angeliche, per ricevere le belle rose, le umili viole, i casti gigli dei figli
tuoi, e ricambiarli coi tuoi sorrisi d'amore, con le tue grazie e benedizioni,
e stringendoti al seno materno i doni dei figli tuoi, te li porti al Cielo, per
riservarli come caparra e corona nel punto della loro morte.
Mamma Celeste, in mezzo a tanti, io, che sono la più
piccola, la più bisognosa dei figli tuoi, voglio venire fin nel tuo grembo
materno, per portarti, non fiori e rose, ma un sole ogni giorno. Ma la Mamma deve aiutare la figlia, dandomi
le tue lezioni di Cielo, per insegnarmi come formare questi soli divini, per
darti l'omaggio più bello e l'amore più puro.
Mamma cara, Tu l'hai capito, che cosa vuole la figlia tua: voglio che Tu mi insegni a vivere di Volontà
Divina, ed io, trasformando i miei atti e tutta me stessa nella Divina Volontà,
a seconda dei tuoi insegnamenti, ogni giorno ti porterò nel tuo grembo materno
tutti i miei atti cambiati in soli.
Lezione della Regina del Cielo:
Figlia benedetta:
la tua preghiera ha ferito il mio materno cuore, e tirandomi dal Cielo
sono già vicina alla figlia mia, per darle le mie lezioni tutte di Cielo.
Guardami, figlia cara; migliaia di Angeli mi circondano e riverenti stanno tutti in
aspettativa, per sentirmi parlare di quel Fiat
Divino, di cui posseggo più di tutti la sorgente, e conosco i suoi mirabili
segreti, le sue gioie infinite, la sua felicità indescrivibile ed il suo valore
incalcolabile. E sentirmi chiamare
dalla figlia mia perché vuole le mie lezioni sulla Divina Volontà, è per me la
festa più grande, la gioia più pura; e
se tu ascolterai le mie lezioni, io mi chiamerò fortunata di essere la Mamma
tua. Oh, come sospiro di avere una
figlia che voglia vivere tutta di Volontà Divina! Dimmi, o figlia, mi contenterai?
Mi darai il tuo cuore, la tua volontà, tutta te stessa nelle mie mani
materne, affinché ti prepari, ti disponga, ti fortifichi, ti svuoti di tutto,
in modo che possa riempirti tutta di luce di Divina Volontà e formare in te la
sua vita divina? Perciò poggia il tuo
capo sul Cuore della tua Mamma Celeste e sii attenta ad ascoltarmi, affinché le
mie sublimi lezioni ti facciano decidere a non fare mai la tua volontà, ma
sempre Quella di Dio.
Figlia mia,
ascoltami: è il mio Cuore
materno che ti ama tanto e che vuol versarsi sopra di te. Sappi che ti ho qui, scritta nel mio Cuore e
ti amo da vera figlia; ma vi sento un
dolore, perché non ti vedo simile alla tua Mamma. Ma sai chi ci rende dissimili?
Ahi, è la tua volontà, che ti toglie la freschezza della grazia, la
bellezza che innamora il tuo Creatore, la fortezza che tutto vince e sopporta,
l'amore che tutto consuma. Insomma, non
è quella Volontà che anima la tua Mamma Celeste.
Tu devi sapere che conobbi la mia volontà umana solo
per tenerla sacrificata in omaggio al mio Creatore; la mia vita fu tutta di Volontà Divina. Dal primo istante del mio Concepimento fui plasmata, riscaldata e
messa nella sua luce, la quale purificò con la sua Potenza il mio germe umano,
(in modo) che restai concepita senza macchia originale. Perciò, se il mio Concepimento fu senza
macchia e così glorioso da formare l'onore della Famiglia Divina, fu solo
(perché) il Fiat Onnipotente si
riversò sul mio germe, e pura e santa restai concepita. Sicché, se il Volere Divino non si fosse
riversato sopra del mio germe, più che una tenera madre, per impedire gli
effetti del peccato originale, avrei incontrato la triste sorte delle altre
creature, di essere concepita col peccato originale. Perciò, la causa primaria fu, tutta, la Divina Volontà; ad Essa sia onore, la gloria, il
ringraziamento d'essere stata concepita senza macchia d'origine.
Ora, figlia del mio Cuore, ascolta la Mamma
tua: metti da banda la tua volontà
umana; contentati di morire anziché
(di) concederle un atto di vita. La tua
Mamma Celeste si sarebbe contentata di morire le mille e mille volte, anziché
fare un atto solo di mia volontà. Non
vuoi tu dunque imitarmi? Ah, se tu la
terrai sacrificata ad onore del tuo Creatore, il Volere Divino farà il primo
passo nell'anima tua e ti sentirai plasmata di un'aura celeste, purificata e
riscaldata, in modo da sentirti annientare i germi delle tue passioni, e ti
sentirai messa nei primi passi del Regno della Divina Volontà. Perciò sii attenta; se tu mi sarai fedele ad ascoltarmi, io ti guiderò,
ti porterò (per) mano nelle vie interminabili del Fiat Divino; ti terrò
difesa sotto il mio manto azzurro, e sarai il mio onore, la mia gloria, la mia
e tua vittoria.
L'anima:
Vergine Immacolata, prendimi sulle tue ginocchia
materne e fammi da Mamma; con le tue
sante mani impossessati della mia volontà, purificala, plasmala, riscaldala col
tocco delle tue dita materne; insegnami
a vivere unicamente di Volontà Divina.
Fioretto:
Oggi, per onorarmi, fin dal mattino ed in tutte le
tue azioni, mi darai la tua volontà nelle mie mani, dicendomi: Mamma mia, offri tu stessa il sacrificio
della mia volontà al mio Creatore.
Giaculatoria:
Mamma mia, chiudi la Divina Volontà nell'anima mia,
affinché prenda il suo primo posto e vi formi il suo trono e la sua dimora.
2° Giorno
Il secondo passo della Divina Volontà nella
Regina del Cielo. Il primo sorriso della Trinità
Sacrosanta sul suo Immacolato Concepimento.
Regina del Cielo. Il primo sorriso della Trinità
Sacrosanta sul suo Immacolato Concepimento.
L'anima:
Eccomi di nuovo sulle tue ginocchia materne, per
ascoltare le tue lezioni. Mamma
Celeste, alla tua potenza si affida questa tua povera figlia. Son troppo povera, lo conosco; ma so che tu mi ami da mamma, e ciò a me
basta per slanciarmi nelle tue braccia, affinché tu abbia compassione di
me; ed aprendomi le orecchie del cuore
mi farai sentire la tua voce dolcissima, per darmi le tue sublimi lezioni. Tu, Mamma santa, purificherai il mio cuore
col tocco delle tue dita materne, affinché racchiuda in esso la celeste rugiada
dei tuoi celesti insegnamenti.
Lezione della Regina del Cielo:
Figlia mia, ascoltami; se tu sapessi quanto ti amo, ti fideresti più della Mamma tua e
non ti faresti sfuggire neppure una sola mia parola. Tu devi sapere che non solo ti ho scritta nel mio Cuore, ma
dentro di questo Cuore ho una fibra materna, che mi fa amare più che madre la
figlia mia. Perciò voglio farti sentire
il grande prodigio che operò il Fiat Supremo in me, affinché tu, imitandomi,
possa darmi il grande onore di essere mia figlia regina. Come lo sospiro in mio cuore, affogato
d'amore, di avere intorno a me la schiera nobile delle piccole regine.
Dunque, ascoltami, figlia mia diletta.
Non appena il Fiat Divino si riversò sul mio germe
umano per impedire i tristi effetti della colpa, la Divinità sorrise, e si mise
in festa nel vedere nel mio germe quel germe umano puro e santo, come uscì
dalle loro mani creatrici nella creazione dell'uomo. E il Fiat Divino fece il secondo passo in me, col portare questo
mio germe umano, da Esso purificato e santificato, innanzi alla Divinità,
affinché si riversasse a torrenti sopra la mia piccolezza in atto di essere
concepita. E la Divinità, scorgendo in
me bella e pura la sua opera creatrice, sorrise di compiacimento; e volendomi festeggiare, il Padre Celeste
versò su di me mari di Potenza, il Figlio mari di Sapienza, lo Spirito Santo
mari d'Amore. Sicché io restai
concepita nella luce interminabile della Divina Volontà; ed in mezzo a questi mari divini che la mia
piccolezza non poteva contenere, formavo onde altissime per rimandarle come
omaggi di amore e gloria al Padre, al Figlio ed allo Spirito Santo. E la Divinità era tutt'occhi su di me, e per
non farsi vincere da me in amore, sorridendomi e vezzeggiandomi mi mandava
altri mari, i quali mi abbellivano tanto che, come fu formata la mia piccola
umanità, acquistai la virtù rapitrice di rapire il mio Creatore; e si faceva
veramente rapire, tanto che tra me e Dio fu sempre festa; nulla ci negammo a
vicenda. Io non Gli negai mai nulla, e
Lui neppure. Ma, sai tu chi mi animava
con questa forza rapitrice? La Divina
Volontà che, come vita, regnava in me.
Perciò la forza dell'Ente Supremo era la mia, e perciò tenevamo ugual
forza di rapirci a vicenda.
Ora, figlia mia, ascolta la Mamma tua: sappi che io ti amo assai, e vorrei vedere
l'anima tua riempita dei miei stessi mari. Questi miei mari sono gonfi e
vogliono riversarsi; ma per far ciò
devi svuotarti del tuo volere, affinché il Voler Divino possa fare il secondo
passo su di te, e costituendosi come principio di vita nell'anima tua, chiami
l'attenzione del Padre Celeste, del Figlio e dello Spirito Santo a riversarsi
su di te coi loro mari rigurgitanti; ma
per far ciò vogliono trovare in te la stessa loro Volontà perché non vogliono
affidare alla tua volontà umana i loro mari di Potenza, di Sapienza, di Amore e
di Bellezza indicibile.
Figlia a me carissima, ascolta la Mamma tua; metti la mano sul tuo cuore e dimmi i tuoi
segreti: quante volte sei stata
infelice, torturata, amareggiata, perché hai fatto la tua volontà? Sappi che hai messo fuori una Volontà
Divina, e sei caduta nel labirinto dei mali.
Essa voleva renderti pura e santa, felice e bella, d'una beltà
incantevole; e tu, col fare la tua
volontà, L'hai guerreggiata, e con dolore L'hai messa fuori della sua cara
abitazione, qual è l'anima tua. Senti,
figlia del mio Cuore, questo è un dolore per la Mamma tua, che non vedo in te
il sole del Fiat Divino, ma le dense tenebre della notte della tua volontà
umana.
Ma su, coraggio!
Se tu mi prometti di darmi la tua volontà nelle mie mani, io, la tua
Mamma Celeste, ti prenderò nelle mie braccia, ti metterò sulle mie ginocchia e riordinerò
in te la vita della Divina Volontà, ed anche tu, alle tante mie lacrime,
formerai il mio sorriso, la mia festa, ed il sorriso e la festa della Trinità
sacrosanta.
L'anima:
Mamma Celeste, se tanto mi ami, ti prego di non
permettere che io scenda dalle tue ginocchia materne; e come vedi che io sto per fare la mia volontà, vigila la povera
anima mia e, chiudendomi nel tuo Cuore, la forza del tuo Amore bruci il mio
volere: così cambierò le tue lacrime in
sorrisi di compiacimento.
Fioretto:
Oggi, per onorarmi, per ben tre volte verrai sulle
mie ginocchia, facendomi la consegna del tuo volere dicendomi: “Mamma mia, questa mia volontà voglio che
sia tua, affinché me la scambi con la Volontà Divina”.
Giaculatoria:
Sovrana Regina, col tuo Impero divino, atterra la
mia volontà, affinché spunti in me il germe della Divina Volontà.
3° Giorno
Il terzo passo della Divina Volontà nella
Regina
del Cielo. Il sorriso di tutta la Creazione per
il Concepimento della Celeste Bambina.
del Cielo. Il sorriso di tutta la Creazione per
il Concepimento della Celeste Bambina.
L'anima alla Vergine:
Sovrana Mamma, questa tua piccola figlia, rapita
dalle tue celesti lezioni, sente l'estremo bisogno di venire ogni giorno sulle
tue ginocchia materne, per ascoltarti e deporre nel suo cuore i tuoi materni
insegnamenti. Il tuo amore, il tuo
dolce accento, lo stringermi al tuo Cuore fra le tue braccia, mi infondono
coraggio e fiducia che la Mamma mia mi darà la grande grazia di farmi
comprendere il gran male della mia volontà, per farmi vivere della Divina
Volontà.
Lezione della Regina del Cielo:
Figlia mia, ascoltami; è un Cuore di madre che ti parla, e come ti vedo che mi vuoi
ascoltare, il mio Cuore gioisce e sente la speranza certa che la figlia mia
prenderà il possesso del Regno della Divina Volontà, che io posseggo nel mio
materno Cuore per darlo ai figli miei.
Perciò sii attenta ad ascoltarmi e scrivi tutte le mie parole nel tuo
cuore, affinché le rumini sempre, e modelli la tua vita a seconda dei miei
insegnamenti.
Senti, figlia mia:
non appena sorrise la Divinità e festeggiò il mio Concepimento, il Fiat
Supremo fece il terzo passo sulla mia piccola umanità. Piccina, piccina, mi dotò di ragione divina,
e mossa tutta la Creazione a festa, mi fece riconoscere da tutte le cose create
per loro Regina. Riconobbero in me la
vita del Volere Divino, e tutto l'universo si prostrò ai miei piedi, sebbene
piccina e non ancor nata, ed inneggiandomi, il sole mi festeggiò e sorrise con
la sua luce, il cielo mi festeggiò con le sue stelle, sorridendomi col loro
mite e dolce scintillio ed offrendosi come fulgida corona sul mio capo, il mare
con le sue onde, alzandosi ed abbassandosi pacificamente, mi festeggiò; insomma, non ci fu cosa creata che non si
unì al sorriso ed alla festa della Trinità Sacrosanta. Tutti accettarono il mio dominio, il mio
impero, il mio comando, e si sentirono onorati, ché dopo tanti secoli dacché
Adamo perdette il comando ed il dominio di re col sottrarsi dalla Divina
Volontà, trovarono in me la loro Regina, e la creazione tutta mi proclamò
Regina del cielo e della terra.
Mia cara figlia, tu devi sapere che la Divina
Volontà quando regna nell'anima non sa fare cose piccole, ma grandi; vuole accentrare nella fortunata creatura
tutte le sue prerogative divine, e tutto ciò che è uscito dal suo Fiat
Onnipotente la circonda e resta ubbidiente ai suoi cenni. Che cosa non mi diede il Fiat Divino? Mi diede tutto; cielo e terra stavano in mio potere; mi sentivo dominatrice di tutto ed anche dello stesso mio
Creatore.
Ora, figlia mia, ascolta la Mamma tua. Oh, come mi duole il Cuore nel vederti
debole, povera! Né hai il vero dominio
di dominare te stessa; timori, dubbi,
apprensioni, sono quelli che ti dominano, tutti miseri cenci della tua volontà
umana. Ma sai il perché? Perché non c'è in te la vita integra del
Volere Divino, che mettendo in fuga tutti i mali dell'umano volere, ti renda
felice e ti riempia di tutti i beni che Esso possiede.
Ah, se tu con un proposito fermo ti decidi di non
dar più vita alla tua volontà, ti sentirai morire tutti i mali e rivivere in te
tutti i beni! Ed allora tutto ti
sorriderà, ed il Voler Divino farà anche in te il terzo passo, e tutta la
Creazione festeggerà alla nuova arrivata nel Regno della Divina Volontà.
Dunque, figlia mia, dimmi, mi ascolterai? Mi dai la parola che non farai mai, mai più,
la tua volontà? Sappi che se ciò farai,
io non ti lascerò mai, mi metterò a guardia dell'anima tua, ti avvolgerò nella
mia luce affinché nessuno ardisca di molestare la figlia mia, ti darò il mio
impero, affinché tu imperi su tutti i mali della tua volontà.
L'anima:
Mamma Celeste, le tue lezioni mi scendono nel cuore
e me lo riempiono di balsamo celeste.
Ti ringrazio che tanto ti abbassi verso di me, poverella. Ma senti, o Mamma mia: temo di me stessa; ma se tu vuoi, tutto puoi, ed io con te tutto posso. Mi abbandono come una piccola bimba nelle
braccia della Mamma mia e sono certa che appagherò le sue brame materne.
Fioretto:
Oggi, per onorarmi, guarderai il cielo, il sole, la
terra, ed unendoti con tutti, per ben tre volte reciterai tre Gloria, per ringraziare Dio d'avermi
costituita Regina di tutti.
Giaculatoria:
Regina Potente, domina sulla mia volontà, per
convertirla in Volontà Divina.
4° Giorno
Il quarto passo della Divina Volontà
nella Regina del Cielo: la prova.
nella Regina del Cielo: la prova.
L'anima alla Vergine:
Eccomi di nuovo sulle materne ginocchia della mia
cara Mamma Celeste. Il cuore mi batte
forte forte. Smanio d'amore per il
desiderio di sentire le tue belle lezioni;
perciò dammi la mano e prendimi fra le tue braccia. Nelle tue braccia passo momenti di paradiso,
mi sento felice. Oh, come sospiro di
sentire la tua voce! Una nuova vita mi
scende nel cuore. Quindi parlami, ed io
ti prometto di mettere in pratica i tuoi santi insegnamenti.
Lezione della Regina del Cielo:
Figlia mia, se tu sapessi quanto amo di tenerti
stretta fra le mie braccia, poggiata sul mio Cuore materno, per farti ascoltare
i celesti arcani del Fiat Divino! E se
tu tanto sospiri d'ascoltarmi, sono i miei sospiri che fanno eco nel tuo cuore; è la tua Mamma che vuole la figlia sua, che
vuole affidarle i suoi segreti e narrarle la storia di ciò che operò in me la
Divina Volontà.
Figlia del mio Cuore, prestami attenzione: è il mio Cuore di Madre che vuol sfogare con
la figlia sua. Voglio dirti i miei
segreti, che finora non sono stati rivelati a nessuno, perché non era sonata
ancora l'ora di Dio, che volendo largire alle creature grazie sorprendenti, che
in tutta la storia del mondo non ha concesso, vuole far conoscere i prodigi del
Fiat Divino, quello che può operare nella creatura se si lascia dominare,
perciò vuol mettere me in vista di tutti, come modello, ché ebbi il grande
onore di formare la mia vita tutta di Volontà Divina.
Ora, sappi, figlia mia, che non appena concepita
misi in festa la Divinità. Cielo e
terra mi festeggiarono e mi riconobbero per loro Regina. Io restai talmente immedesimata col mio
Creatore, che mi sentivo nei domini divini come padrona. Già io non conobbi che cosa fosse separazione
col mio Creatore; quello stesso Voler
Divino che regnava in me regnava in Loro [le Divine Persone], e ci rendeva
inseparabili.
E mentre tutto era sorriso e festa tra me e Loro, io
vedevo che non si potevano fidar di me se non avevano una prova. Figlia mia, la prova è la bandiera che dice
vittoria. La prova mette al sicuro tutti
i beni che Iddio ci vuol dare; la prova
matura e dispone l'anima per acquisti di grandi conquiste; ed anch'io vedevo la necessità di questa
prova, perché volevo attestare al mio Creatore, per contraccambio dei tanti
mari di grazie che mi aveva dato, un atto di mia fedeltà che mi costasse il
sacrificio di tutta la mia vita. Quanto
è bello poter dire: “Mi hai amato e Ti
ho amato!” Ma senza la prova non si può
dire giammai.
Or dunque sappi, figlia mia, che il Fiat Divino mi
fece conoscere la creazione dell'uomo, innocente e santo. Anche per lui tutto era felicità; teneva il comando su tutta la Creazione, e
tutti gli elementi erano ubbidienti ai suoi cenni. Come in Adamo regnava il Volere Divino, in virtù di Esso anche
lui era inseparabile dal suo Creatore.
Ai tanti beni che Iddio gli aveva dato, per avere un atto di fedeltà in
Adamo, gli comandò che non toccasse un solo frutto dei tanti che c'erano in
quell'Eden terrestre. Era la prova che
Dio voleva per confermare la sua innocenza, santità e felicità, e per dargli il
diritto del comando su tutta la Creazione.
Ma Adamo non fu fedele nella prova, e non essendo fedele, Iddio non si
potette fidar di lui; e perciò perdette
il comando, l'innocenza, la felicità, e si può dire che capovolse l'opera della
Creazione.
Or sappi, figlia del mio Cuore, [che] nel conoscere
i gravi mali della volontà umana in Adamo ed in tutta la sua progenie, io, la
tua Celeste Madre, sebbene appena concepita, piansi amaramente ed a calde
lacrime sull'uomo decaduto; ed il Volere
Divino, nel vedermi piangere, mi domandò per prova che Gli cedessi la mia
volontà umana. Il Fiat Divino mi
disse: “Non ti chiedo un frutto come ad
Adamo, no, no; ma ti chiedo la tua
volontà. Tu la terrai come se non la
avessi, sotto l'impero del mio Volere Divino, che ti sarà vita e si sentirà
sicuro di fare ciò che vorrà di te”.
Così il Fiat Supremo fece il quarto passo nell'anima
mia, domandandomi per prova la mia volontà, aspettando da me il mio Fiat e
l'accettazione d'una tal prova.
Ora, domani ti aspetto di nuovo sulle mie ginocchia,
per farti sentire l'esito della prova;
e siccome voglio che imiti la Mamma tua, ti prego da Madre che non
rifiuti mai nulla al tuo Dio, ancorché fossero sacrifici che ti durassero tutta
la vita. Il non smuoverti mai nella
prova che Iddio vuole da te, la tua fedeltà, è il richiamo dei disegni divini
su di te e il riflesso delle sue virtù, che come tanti pennelli formano
dell'anima il capolavoro dell'Ente Supremo.
Si può dire che la prova presta la materia nelle mani divine, per
compiere il loro lavorio nella creatura.
E [di] chi non è fedele nella prova, Dio non sa che farne; non solo, ma scompiglia le opere più belle
del suo Creatore.
Perciò, mia cara figlia, sii attenta: se tu sarai fedele nella prova, renderai più
felice la Mamma tua. Non mi far stare
in pensiero; dammi la parola ed io ti
guiderò, ti sosterrò in tutto come a figlia mia.
L'anima:
Mamma santa, conosco la mia debolezza, ma la tua
bontà materna mi infonde tale fiducia che tutto spero da te, e con te mi sento
sicura; anzi, metto nelle tue mani
materne le stesse prove che Iddio disporrà di me, affinché tu mi dia tutte
quelle grazie per fare che non mandi a sfascio i disegni divini.
Fioretto:
Oggi, per onorarmi, verrai tre volte sulle mie
ginocchia materne e mi porterai tutte le tue pene d'anima e di corpo; porterai tutto alla Mamma tua ed io te le
benedirò, per infondere in esse la forza, la luce, la grazia che ci vuole.
Giaculatoria:
Mamma Celeste, prendimi fra le tue braccia, e scrivi
nel mio cuore: “Fiat, Fiat, Fiat!”
5° Giorno
Il quinto passo della Divina Volontà nella
Regina del Cielo. Il trionfo della prova.
Regina del Cielo. Il trionfo della prova.
L'anima alla Vergine:
Sovrana Celeste, vedo che mi tendi le braccia per
prendermi sulle tue ginocchia materne, ed io corro, anzi volo, per godermi i
casti amplessi, i celesti sorrisi della mia Mamma Celeste. Mamma santa, il tuo aspetto oggi è di
trionfatrice ed in aria di trionfo vuoi narrarmi il trionfo della tua prova. Ah, sì, ben volentieri ti ascolterò, e ti
prego di darmi grazia, che sappia trionfare nelle prove che il Signore disporrà
di me.
Lezione della Regina del Cielo:
Figlia a me carissima, oh, come sospiro di confidare
i miei segreti alla figlia mia, segreti che mi daranno tanta gloria e che
glorificheranno quel Fiat Divino, che fu causa primaria del mio Immacolato
Concepimento, della mia santità, sovranità e maternità! Tutto al Fiat io debbo; io non conosco altro. Tutte le mie sublimi prerogative [con cui]
la santa Chiesa tanto mi onora, non sono altro che gli effetti di quella Divina
Volontà che mi dominava, regnava e viveva in me. Perciò sospiro tanto che si conosca chi [è] Colei che produceva
in me tanti privilegi ed effetti mirabili, da far stupire cielo e terra.
Ora ascoltami, figlia cara: come l'Ente Supremo mi domandò il mio volere
umano, [compresi] il grave male che può fare la volontà umana nella creatura,
come essa metta tutto in pericolo, anche le opere più belle del suo
Creatore. La creatura, col suo volere
umano, è tutta oscillazioni, è debole, incostante, disordinata. E questo, perché Iddio, nel crearla, la
aveva creata unita come in natura con la sua Volontà Divina, in modo che essa
doveva essere la forza, il moto primo, il sostegno, il cibo, la vita dell'umana
volontà. Sicché col non dar vita alla
Volontà Divina nella nostra, si respingono i beni ricevuti da Dio nella
creazione e i diritti ricevuti in natura nell'atto che fummo creati.
Oh, come compresi bene l'offesa grave che si fa a
Dio e i mali che piovono sulla creatura!
Ebbi tale orrore e paura di fare la mia volontà, [che] giustamente
temevo, perché anche Adamo fu creato da Dio innocente, eppure, col fare la sua
volontà, in quanti mali non piombò, lui e tutte le generazioni?
Perciò [io], la Mamma tua, presa da terrore e più
dall'amore verso il mio Creatore, giurai di non fare mai la mia volontà; e per essere più sicura ed attestare
maggiormente il mio sacrificio a Colui che tanti mari mi aveva dato di grazie e
privilegi, presi questa mia volontà umana e la legai ai piedi del Trono divino,
in omaggio continuo d'amore e di sacrificio, giurando di non servirmi mai,
anche per un istante solo della mia vita, della mia volontà, ma sempre di
Quella di Dio.
Figlia mia, forse a te non parrà grande il
sacrificio mio, di vivere senza [la] mia volontà; ed io ti dico che non c'è sacrificio simile al mio, anzi si
possono chiamare ombre tutti gli altri sacrifici di tutta la storia del
mondo. Paragonato al mio, sacrificarsi
un giorno, ora sì ed ora no, è facile;
ma sacrificarsi in ogni istante, in ogni atto, nello stesso bene che si
vuol fare, per tutta la vita, senza dar mai vita alla volontà propria, è il
sacrificio dei sacrifici, e l'attestato più grande che può offrirsi, e l'amore
più puro, trafilato dalla stessa Volontà Divina, che può offrirsi al nostro
Creatore. E' tanto grande questo
sacrificio, che Dio non può chiedere di più dalla creatura, né essa può trovare
come può sacrificarsi più per il suo Creatore.
Ora, figlia mia carissima, come feci dono della mia
volontà al mio Creatore, io mi sentii trionfante nella prova voluta da me e
Iddio si sentì trionfante nella mia volontà umana. Iddio aspettava la mia prova, cioè un'anima che vivesse senza
volontà, per aggiustare le partite del genere umano, [e] per atteggiarsi a
clemenza e misericordia.
Perciò ti attendo di nuovo, per narrarti la storia
di ciò che fece la Divina Volontà dopo il trionfo della prova.
Ed ora, una parolina a te, figlia mia: se tu sapessi come sospiro di vederti vivere
senza della tua volontà! Tu sai che ti
sono Madre e la Mamma vuol vedere felice la figlia sua; ma come puoi essere felice se non ti decidi
a vivere senza volontà, come visse la Mamma tua? Se ciò farai, tutto ti darò;
mi metterò a tua disposizione, sarò tutta della figlia mia, purché abbia
il bene, il contento, la felicità di avere una figlia che viva tutta di Volontà
Divina.
L'anima:
Sovrana trionfatrice, nelle tue mani di Madre metto
la mia volontà, affinché tu stessa come Mamma me la purifichi ed abbellisca, ed
insieme con la tua la leghi ai piedi del Trono divino, affinché possa vivere
non con la volontà mia, ma sempre sempre con quella di Dio.
Fioretto:
Oggi, per onorarmi, in ogni atto che farai mi
consegnerai nelle mie mani materne la tua volontà, e mi pregherai che al posto
della tua io faccia scorrere la Divina Volontà.
Giaculatoria:
Regina trionfatrice, rubami la mia volontà e cedimi
la Volontà Divina.
6° Giorno
Il sesto passo della Divina Volontà nella
Regina
del Cielo: dopo il trionfo nella prova, il possesso.
del Cielo: dopo il trionfo nella prova, il possesso.
L'anima alla Vergine:
Mamma Regina, vedo che mi aspetti di nuovo e,
stendendomi la mano mi prendi sulle tue ginocchia [e] mi stringi al tuo Cuore,
per farmi sentire la vita di quel Fiat divino che tu possiedi. Oh, come è refrigerante il suo calore! Come è penetrante la sua Luce! Deh, Mamma santa, se tanto mi ami, tuffa il
piccolo atomo dell'anima mia in quel Sole della Divina Volontà che tu nascondi,
affinché anch'io possa dire: la mia
volontà è finita, non avrà più vita, ma la mia vita sarà la Divina Volontà.
Lezione della Regina del Cielo:
Figlia carissima, fidati della Mamma tua e presta
attenzione alle mie lezioni; esse ti
serviranno come farti aborrire la tua volontà e farti sospirare in te quel Fiat
Divino, che tanto amo di formare la sua vita in te.
Figlia mia, tu devi sapere che la Divinità si
assicurò di me nella prova che volle, mentre tutti credono che io non ebbi
nessuna prova, e che bastava a Dio di fare il gran portento che fece di me
[perché] fossi concepita senza macchia originale. Oh, come s'ingannano!
Anzi, chiese da me una prova che non ha chiesto da nessuno, e questo lo
fece con Giustizia e con somma Sapienza, perché dovendo scendere in me il Verbo
Eterno, non solo non era decoroso che trovasse in me la macchia d'origine, ma
neppure era decoroso che trovasse in me una volontà umana operante. Sarebbe stato troppo disdicevole per Dio
scendere in una creatura [in cui] regnasse l'umana volontà. Ecco, perciò volle da me per prova, e per
tutta la mia vita, la mia volontà, per assicurare nell'anima mia il Regno della
Divina Volontà. Assicurato questo in
me, Iddio poteva fare ciò che voleva di me;
tutto poteva darmi, e posso dire che nulla poteva negarmi.
Per ora ritorniamo al punto dove siamo rimaste. Mi riserberò nel corso delle mie lezioni di
narrarti ciò che fece questa Divina Volontà in me.
Ora senti, figlia mia, dopo il trionfo nella prova
il Fiat Divino fece il sesto passo nell'anima mia, col farmi prendere il
possesso di tutte le proprietà divine, per quanto a creatura è possibile ed
immaginabile. Tutto era mio, cielo e
terra, e lo stesso Dio, di cui possedevo la stessa Volontà sua. Io mi sentivo posseditrice della Santità
divina, dell'Amore, della Bellezza, Potenza, Sapienza e Bontà divina. Mi sentivo Regina di tutto; né mi sentivo estranea nella casa del mio
Padre Celeste; sentivo al vivo la sua
paternità e la suprema felicità di essere la sua figlia fedele. Posso dire che crebbi sulle ginocchia
paterne di Dio, né conobbi altro amore né altra scienza se non quella che mi
somministrava il mio Creatore. Chi può
dirti ciò che fece questa Divina Volontà in me? Mi elevò tanto in alto, mi abbellì tanto, che gli stessi Angeli
restano muti, né sanno dove incominciare a parlare di me.
Ora, figlia mia carissima, tu devi sapere che come
il Fiat divino mi fece prendere possesso di tutto, mi sentii posseditrice di
tutto e di tutti. La Divina Volontà,
con la sua Potenza, Immensità ed Onniveggenza, racchiudeva nell'anima mia tutte
le creature, ed Io sentivo un posticino nel mio Cuore materno per ciascuna di
esse. Dacché fui concepita, io ti
portai nel mio Cuore, ed oh, quanto ti amai e ti amo! Ti amo tanto, che ti feci da Madre presso Dio; le mie preghiere, i miei sospiri, erano per
te, e nel delirio di Madre dicevo: “Oh,
come vorrei vedere la figlia mia posseditrice di tutto, come lo sono Io!”
Perciò ascolta la Mamma tua: non voler riconoscere più la tua volontà
umana. Se ciò farai, tutto sarà in
comune tra me e te; avrai una forza
divina in tuo potere; tutte le cose si
convertiranno in santità, amore e bellezza divina. Ed io, nella foga del mio amore, come mi decantò
l'Altissimo: “Tutta bella, tutta santa,
tutta pura sei tu, o Maria”, dirò:
“Bella, pura e santa è la figlia mia;
perché possiede la Volontà Divina”.
L'anima:
Regina del Cielo:
anch'io ti saluto: “Tutta bella,
pura e santa è la Mamma mia Celeste”.
Ti prego, se hai un posto per me nel tuo materno Cuore, chiudimi in
esso, e così sarò sicura che non più farò la mia volontà, ma sempre quella di
Dio, e la Mamma e la figlia saremo felici entrambe, Mamma e figlia.
Fioretto:
Oggi, per onorarmi, reciterai per tre volte tre Gloria Patri in ringraziamento alla SS. Trinità, per il Regno che stabilì
in me, della Divina Volontà, dandomi il possesso di tutto; e facendo tue le parole dell'Ente Supremo,
in ogni Gloria mi dirai: “Tutta bella, pura e santa è la Mamma mia”.
Giaculatoria:
Regina del Cielo, fammi possedere dalla Volontà
Divina.
7° Giorno
La Regina del Cielo nel Regno della Divina
Volontà prende lo scettro di comando, e la Trinità Sacrosanta la costituisce sua Segretaria.
Volontà prende lo scettro di comando, e la Trinità Sacrosanta la costituisce sua Segretaria.
L'anima alla divina Segretaria:
Regina Mamma, eccomi ai tuoi piedi prostrata. Mi sento che io, come figlia tua, non so
stare senza della mia Mamma Celeste; e
sebbene oggi vieni a me con la gloria dello scettro del comando e con la corona
di Regina, pure sei sempre la Mamma mia;
e sebbene tremante mi getto nelle tue braccia, affinché mi sani le
ferite che la mia cattiva volontà ha fatto alla povera anima mia. Senti, Mamma mia Sovrana, se tu non fai un
prodigio, se non prendi il tuo scettro di comando per guidarmi e tenere il tuo
impero su tutti gli atti miei, per fare che il mio volere non abbia vita, ahi,
non avrò la bella sorte di venire nel Regno della Divina Volontà.
Lezione della Regina del Cielo:
Figlia mia cara, vieni nelle braccia della Mamma tua
e presta attenzione ad ascoltarmi e sentirai gli inauditi prodigi che il Fiat
Divino fece alla tua Mamma Celeste.
Come presi il possesso del Regno della Divina
Volontà, finirono i suoi passi in me, [Molto più che questi sei passi
simboleggiavano i sei giorni (della Creazione), (e) in ogni giorno dei quali
pronunziando un “Fiat” faceva come un passo, dal passare al creare ora una cosa
ed ora un'altra; il sesto giorno fece
l'ultimo passo col dire: “Fiat! Facciamo l'uomo a nostra immagine e
somiglianza”, e nel settimo si riposò nelle opere sue, come volendosi godere
tutto ciò che con tanta magnificenza aveva creato. E (Dio), nel suo riposo, guardando le opere sue, diceva: “Come son belle le opere mie! Tutto è ordine ed armonia!”; e fissando l'uomo, nell'impeto del nostro
Amore soggiungeva: “Ma il più bello sei
tu; tu sei la corona di tutte le opere
nostre”.
Ora, la mia creazione superò tutti i prodigi della
Creazione, e perciò la Divinità volle fare col suo Fiat sei passi in me, (ed
incominciò la sua vita piena,)][1][1] intera e perfetta nell'anima mia, ed
oh, in quali altezze divine fui messa dall'Altissimo! I cieli non potevano né raggiungermi né contenermi. La luce del sole era piccola innanzi alla
mia luce. Nessuna cosa creata poteva
raggiungermi. Io valicavo i mari divini
come se fossero miei; il mio Padre
Ce-leste, il Figlio e lo Spirito Santo mi sospiravano nelle loro braccia, per
godersi la piccola figlia loro; ed oh,
il contento che provavano nel sentire che, come li amavo, li pregavo ed adoravo
la loro Altezza Suprema, il mio amore, la mia preghiera ed adorazione uscivano
da dentro dell'anima mia, dal centro della Divina Volontà; sentivano uscire da
me onde d'amore divino, casti profumi, gioie insolite, che partivano da dentro
il cielo che il loro stesso Volere Divino aveva formato nella mia piccolezza,
tanto che non finivano di ripetere:
“Tutta bella, tutta pura, tutta santa è la piccola figlia nostra; le sue
parole sono catene che ci avvincono; i suoi sguardi sono dardi che ci
feriscono; i suoi palpiti sono frecce che, frecciandoci, ci fanno dare delirio
d'amore!” Sentivano uscire da me la
Potenza, la Fortezza della loro Divina Volontà, che ci rendeva inseparabili, e
mi chiamavano: ‘La figlia nostra invincibile, che porterà vittoria anche sul nostro
Essere Divino’.
Ora ascoltami, figlia mia; presa la Divinità da eccesso di amore verso di me, mi
dissero: “Figlia nostra diletta, il
nostro Amore non regge; si sente
soffocato se non ti affidiamo i nostri segreti; perciò ti eleggiamo per nostra fedele segretaria; a te vogliamo affidare i nostri dolori ed i
nostri decreti. A qualunque costo
vogliamo salvare l'uomo; guarda come va
a precipizio; la sua volontà ribelle lo
trascina continuamente al male; senza
la vita, la forza, il sostegno del nostro Voler Divino, ha deviato dalla via
del suo Creatore e cammina strisciando la terra, debole, malato e pieno di
tutti i vizi. Ma non ci sono altre vie
di mezzo per salvarlo, né altre vie d'uscita, se non che scendere il Verbo
Eterno, prendere le sue spoglie, le sue miserie, i suoi peccati sopra di sé,
affratellarsi con lui, vincerlo a via d'amore e di pene inaudite, dargli tanta
fiducia da poterlo riportare di nuovo nelle nostre braccia paterne. Oh, come ci duole la sorte dell'uomo! Il nostro dolore è grande, né potevamo
[confidarlo] a nessuno, perché non avendo una Volontà Divina che li domini, non
potevano mai comprendere, né il nostro dolore, né i gravi mali dell'uomo caduto
nel peccato. A te, che possiedi il
nostro Fiat, è dato di poterlo comprendere e perciò come a segretaria nostra
vogliamo svelarti i nostri segreti e mettere nelle tue mani lo scettro di
comando, affinché domini ed imperi su tutto, ed il tuo dominio vinca Dio e
l'uomo e ce li porti come figli rigenerati nel tuo materno Cuore”.
Chi può dirti, figlia cara [ciò] che sentì il mio
Cuore a questo parlar divino? Si aprì
in me una vena d'intenso dolore e mi proposi, anche a costo della mia vita, di
vincere Dio e la creatura ed unirli insieme.
Ora, figlia mia, ascolta la Mamma tua: ti ho vista sorpresa nel sentirmi narrare la
storia del possesso, nel Regno della Divina Volontà. Or sappi che anche a te è data questa sorte; se ti decidi [a] non far mai la tua volontà,
il Volere Divino formerà il suo Cielo nell'anima tua; sentirai la inseparabilità divina; ti sarà dato lo scettro del comando su te stessa, sulle tue
passioni. Non sarai più schiava di te
stessa, perché la sola volontà umana mette in schiavitù la povera creatura, le
tarpa le ali dell'amore verso Colui che l'ha creata, le toglie la forza, il
sostegno e la fiducia di slanciarsi nelle braccia del suo Padre Celeste, in
modo che non può conoscere né i suoi segreti, né l'amore grande con cui l'ama,
e perciò vive come estranea nella casa del suo Padre Divino. Che lontananza getta tra Creatore e creatura
l'umano volere!
Perciò, ascoltami, fammi contenta; dimmi che non darai più vita alla tua
volontà ed io ti riempirò tutta di Volontà Divina.
L'anima:
Mamma santa, aiutami; non vedi come son debole?
Le tue belle lezioni mi commuovono fino alle lacrime e piango la mia
grande sventura di essere tante volte caduta nel labirinto di fare la mia
volontà, e mi son discostata da quella del mio Creatore. Deh, fammi da Mamma, non mi lasciare a me
stessa. Con la tua potenza unisci il
Volere Divino al mio; chiudimi nel tuo
Cuore materno, dove sarò sicura di non fare mai la mia volontà.
Fioretto:
Oggi, per onorarmi, ti starai sotto il mio manto,
per imparare a vivere sotto i miei sguardi, e recitandomi tre Ave Maria mi pregherai che io faccia
conoscere a tutti la Divina Volontà.
Giaculatoria:
Mamma Celeste, chiudimi nel tuo Cuore, affinché
impari da te a vivere di Volontà Divina.
8° Giorno
La Regina del Cielo nel Regno della Divina
Volontà ebbe il mandato dal suo Creatore di
mettere in salvo le sorti dell'uman genere.
Volontà ebbe il mandato dal suo Creatore di
mettere in salvo le sorti dell'uman genere.
L'anima alla divina Mandataria:
Eccomi a te, Mamma Celeste. Mi sento che non so stare senza della mia
cara Mamma; il mio povero cuore è
irrequieto, ed allora me lo sento in pace, quando sto nel tuo grembo come
piccola piccina, stretta al tuo Cuore, per ascoltare le tue lezioni. Il tuo dolce accento mi raddolcisce tutte le
mie amarezze, e dolcemente mi lega la mia Volontà; e mettendola come sgabello sotto la Divina Volontà, mi fa sentire
il suo dolce impero, la sua vita, la sua felicità.
Lezione della Celeste Mandataria:
Figlia mia carissima, sappi che ti amo assai; fidati
della Mamma tua, e sii sicura che riporterai vittoria sulla tua volontà. Se tu mi sarai fedele, io prenderò tutto
l'impegno su di te, ti farò da vera Mamma;
perciò, ascolta ciò che feci per te presso l'Altissimo.
Io non facevo altro che portarmi sulle ginocchia del
mio Padre Celeste. Io ero piccina, non
nata ancora; ma il Voler Divino, di cui
io ne possedevo la vita, mi rendeva accessibili le mie visite al mio
Creatore. Per me tutte le porte, le
vie, tutte erano aperte, né io avevo timore e paura di Loro. La sola volontà umana mette paura, timore,
sfiducia, e mette lontana la povera creatura da Colui che tanto l'ama e che
vuol essere circondato dai suoi figli.
Sicché se la creatura ha paura e teme, e non sa stare come [da] figlia a
Padre col suo Creatore, è segno che la Divina Volontà non regna in lei, e
perciò sono [queste creature] le torturate, le martiri della volontà
umana. Perciò, non fare mai la tua
volontà, non voler torturarti e martirizzarti da te stessa, che è il più
orribile dei martirii, senza sostegno e senza forza.
Quindi, ascoltami:
io mi portavo nelle braccia della Divinità; molto più che mi aspettavano e facevano festa nel vedermi. Mi amavano tanto che al mio apparire
versavano altri mari d'amore e di santità nell'anima mia. Non mi ricordo mai di essermi partita da
Loro, senza che non mi aggiungessero altri doni sorprendenti.
Onde, mentre stavo nelle loro braccia, io pregavo
per l'umano genere; e molte volte, con
lacrime e sospiri, piangevo per te, figlia mia, e per tutti. Piangevo per la tua volontà ribelle, per la
tua triste sorte di vederti messa nella schiavitù di essa, che ti rendeva
infelice. Vedere infelice la figlia mia
mi faceva versare lacrime amare fino a bagnare le mani del mio Celeste Padre
col mio pianto; e la Divinità, intenerita
dal mio pianto, continuò a dirmi:
“Figlia nostra diletta, il tuo amore Ci lega, le tue
lacrime smorzano il fuoco della Divina Giustizia, le tue preghiere Ci tirano
verso le creature, che non sappiamo resistere;
perciò diamo a te il mandato di mettere in salvo le sorti del genere
umano. Tu sarai la nostra mandataria in
mezzo a loro. A te affidiamo le loro
anime; tu difenderai i nostri diritti,
lesi per le loro colpe; starai in
mezzo, tra loro e Noi, per aggiustare le partite d'ambo le parti. Sentiamo in te la forza invincibile della
nostra Volontà Divina, che per mezzo tuo prega [e] piange. Chi ti può resistere? Le tue preghiere sono comandi, le tue
lacrime imperano sul nostro Essere Divino:
perciò, avanti nella tua impresa!”
Ora, figlia mia carissima, il mio piccolo Cuore si
sentiva consumare d'amore, ai modi amorevoli del parlare divino, e con tutto
amore accettai il loro mandato, col dirle:
“Maestà Altissima: son qui, fra
le vostre braccia; disponete di me ciò
che volete. Io ci metterò anche la
vita, e se avessi tante vite per quante creature [ci] sono, io le metterei a
disposizione loro e vostra, per portarle tutte salve nelle vostre braccia
paterne”.
E senza sapere allora che io dovevo essere la Madre
del Verbo Divino, io sentivo in me la doppia maternità: maternità per Dio, per difendere i suoi
giusti diritti, [e] maternità per le creature, per metterle in salvo. Mi sentivo Madre di tutti; il Volere Divino che regnava in me, che non
sa fare opere isolate, mi portava in me Dio e tutte le creature di tutti i
secoli. Nel mio materno Cuore sentivo
il mio Dio offeso, che voleva essere soddisfatto e sentivo le creature, sotto
l'impero della Giustizia Divina. Oh,
quante lacrime versai! Volevo far
scendere le lacrime mie in ogni cuore, per far sentire a tutti la mia maternità
tutta d'amore. Piansi per te e per
tutti, figlia mia. Perciò
ascoltami; abbi pietà del mio
pianto; prendi le mie lacrime per
smorzare le tue passioni e per fare che la tua volontà perda la vita. Deh, accetta il mio mandato, cioè che tu
faccia sempre la Volontà del tuo Creatore.
L'anima:
Mamma Celeste, il mio povero cuore non regge nel
sentire quanto mi ami. Ah, mi ami
troppo, fino a piangere per me! Le tue
lacrime me le sento scendere nel mio cuore, e come tante ferite mi feriscono e
mi fanno comprendere quanto tu mi ami.
Ed io voglio unire le mie lacrime alle tue e pregarti piangendo che non
mi lasci mai sola, che mi vigili in tutto e, se occorre, battimi pure, fammi da
Mamma, ed io come piccola figlia tua tutto mi farò fare da te, affinché il tuo
mandato sia il mio benvenuto e tu possa portarmi fra le tue braccia al nostro
Padre Celeste, come atto compiuto del tuo mandato divino.
Fioretto:
Oggi, per onorarmi, mi darai la tua volontà, le tue
pene, le tue lacrime, le tue ansie, i tuoi dubbi e timori, nelle mie mani
materne, affinché come Mamma tua li tenga in deposito nel mio Cuore materno,
come pegni della figlia mia; ed io ti
darò il prezioso pegno della Divina Volontà.
Giaculatoria:
Mamma Celeste, versa le tue lacrime nell'anima mia,
affinché mi guarisca le ferite che mi ha fatto la mia volontà.
9° Giorno
La Regina del Cielo nel Regno della Divina
Volontà viene costituita da Dio Celeste Paciera e vincolo di pace tra il Creatore e la creatura.
Volontà viene costituita da Dio Celeste Paciera e vincolo di pace tra il Creatore e la creatura.
L'anima alla sua Celeste Regina:
Sovrana Signora e Mamma mia, carissima: vedo che mi chiami, perché senti la foga
dell'amore che brucia nel tuo Cuore, [per]ché vuoi narrarmi ciò che facesti nel
Regno della Divina Volontà per la figlia tua.
Come è bello vedere rivolgere i tuoi passi verso il tuo Creatore; e come [le Divine Persone] sentono il
calpestio dei tuoi piedi, ti guardano e si sentono ferire dalla purezza dei
tuoi sguardi, e ti aspettano per essere spettatori del tuo innocente sorriso,
per sorriderti e trastullarsi con te.
Deh, Mamma santa, nelle tue gioie, nei tuoi casti sorrisi col tuo
Creatore, non ti dimenticare della tua figlia che vive nell'esilio, che tanto
ha bisogno, e che spesso la mia volontà, facendo capolino, vorrebbe
travolgermi, per strapparmi dal Regno della Divina Volontà.
Lezione della Regina del Cielo:
Figlia del mio materno Cuore, non temere, non ti
dimenticherò giammai; anzi, se tu farai sempre la Divina Volontà e vivrai nel
suo Regno, saremo inseparabili, [e] ti porterò sempre stretta nella mia mano,
per guidarti e farti da guida, [e] per insegnarti a vivere nel Fiat
Supremo. Perciò, bandisci il
timore; in Esso tutto è pace e
sicurezza.
La volontà umana è la turbatrice delle anime e mette
in pericolo le opere più belle, le cose più sante. Tutto è pericolante in essa:
in pericolo la santità, le virtù e la stessa salvezza dell'anima, e la
caratteristica di chi vive di volere umano è la volubilità. Chi mai può fidarsi di chi si fa dominare
dalla volontà umana? Nessuno, né Dio,
né gli uomini. Somiglia a quelle canne
vuote che si girano ad ogni soffio di vento.
Perciò, figlia mia carissima, se qualche soffio di vento ti vuole
rendere incostante, tuffati nel mare della Divina Volontà e vieni a nasconderti
nel grembo della Mamma tua, affinché ti difenda dal vento dell'umano volere e,
stringendoti fra le mie braccia, ti renda ferma e sicura nel cammino del suo
Regno divino.
Ora, figlia mia, seguimi innanzi alla Maestà Suprema
ed ascoltami. Io coi miei rapidi voli
giungevo nelle loro braccia divine e, come giungevo, sentivo il loro Amore
rigurgitante che, come onde impetuose, mi coprivano dell'Amore loro [delle
Divine Persone]. Oh, come è bello
essere amato da Dio! In questo Amore si
sente felicità, santità, gioie infinite, e [la creatura] si sente talmente
abbellita, che Dio stesso si sente rapito dalla bellezza speciosa che infonde
nella creatura nell'amarla.
Io volevo imitarli, e sebbene piccina, non volevo
restar dietro al loro Amore; quindi,
dalle onde d'amore che mi avevano dato, formavo le mie onde, per coprire il mio
Creatore col mio amore. Nel far ciò io
sorridevo, perché sapevo che il mio amore mai poteva coprire l'immensità
dell'Amore loro. Ma con tutto ciò io
facevo la prova, e sul mio labbro spuntava il mio sorriso innocente. L'Ente Supremo sorrideva al mio sorriso e
festeggiava e si trastullava con la mia piccolezza.
Ora, nel più bello dei nostri stratagemmi amorosi,
io ricordavo lo stato doloroso della mia famiglia umana sulla terra, [e che] io
pure ero della loro stirpe; ed [oh],
come mi doleva, e pregavo che scendesse il Verbo Eterno a porvi rimedio! E lo dicevo con tale tenerezza che giungevo
a cambiare il sorriso e la festa in pianto.
L'Altissimo si commoveva tanto alle mie lacrime, molto più che erano
lacrime d'una piccina, [che] stringendomi al Seno Divino mi asciugavano le
lacrime e mi dicevano:
“Figlia, non piangere; fatti coraggio; nelle tue
mani abbiamo messa la sorte del genere umano, ti abbiamo dato il mandato, ed
ora, per più consolarti, ti facciamo paciera tra noi e la umana famiglia; quindi, a te è dato di rappacificarci. La potenza del nostro Volere, che regna in
te, s'impone su di Noi a dare il bacio di pace alla povera umanità, decaduta e
pericolante”.
Chi può dirti, figlia mia, ciò che provava il mio
Cuore a questa condiscendenza divina?
Era tanto il mio amore che mi sentivo venir meno, e delirando spasimavo,
cercando altro amore per ristoro del mio amore.
Ora una parola a te, figlia mia. Se tu mi ascolterai col mettere da banda il
tuo volere, dando il posto regio al Fiat Divino, anche tu sarai amata con amore
specioso dal tuo Creatore, sarai il suo sorriso, Lo metterai in festa, e sarai
vincolo di pace tra il mondo e Dio.
L'anima:
Mamma bella, aiuta la figlia tua; mettimi tu stessa nel mare della Divina
Volontà, coprimi con le onde dell'Eterno Amore, affinché non veda né senta che
Volontà Divina ed Amore.
Fioretto:
Oggi, per onorarmi mi chiederai tutti gli atti miei
e li chiuderai nel tuo cuore, affinché senta la forza della Divina Volontà che
regnava in me, e poi li offrirai all'Altissimo, per ringraziarlo di tutti gli
uffici che mi affidò per salvare le creature.
Giaculatoria:
Regina di pace, fammi dare il bacio di pace dalla
Divina Volontà.
10° Giorno [2][2]
La Regina del Cielo nel Regno della Divina
Volontà. Alba che sorge, per mettere in fuga la notte dell'umano volere: la sua nascita gloriosa.
Volontà. Alba che sorge, per mettere in fuga la notte dell'umano volere: la sua nascita gloriosa.
L'anima alla Regina del Cielo:
Eccomi, o Mamma santa, vicina alla tua culla, per
essere spettatrice della tua nascita portentosa. I Cieli stupiscono, il sole ti fissa con la sua luce, la terra
esulta di gioia e si sente onorata, [per]ché abitata dalla sua piccola neonata
Regina, [e] gli Angeli fanno a gara a circondare la tua culla per onorarti ed
essere pronti ai tuoi cenni. Sicché
tutti ti onorano e vogliono festeggiare la tua nascita. Anch'io mi unisco con tutti, e prostrata
innanzi alla tua culla, in cui vedo come rapiti la tua madre Anna ed il tuo
padre Gioacchino, voglio dirti la mia prima parola, voglio affidarti il mio
primo segreto, voglio svuotare il mio cuore nel tuo e dirti: “Mamma mia, tu che sei alba foriera del Fiat
Divino sulla terra, deh, metti in fuga la tenebrosa notte dell'umano volere
nella mia anima e nel mondo intero! Ah,
sì, sia la tua nascita la nostra speranza, che come nuova alba di grazia ci
rigeneri nel Regno della Divina Volontà!”
Lezione della neonata Regina:
Figlia del mio Cuore, la mia nascita fu
prodigiosa. Nessun'altra nascita può
dirsi simile alla mia. Io racchiudevo
in me il Cielo, il Sole della Divina Volontà, ed anche la terra della mia
umanità, terra benedetta e santa che racchiudeva le più belle fioriture. E
sebbene neonata appena, io racchiudevo il prodigio dei più grandi prodigi: il Voler Divino regnante in me, il quale
racchiudeva in me un cielo più bello, un sole più fulgido della Creazione, di
cui ero anche Regina, compreso pure un mare di grazie senza confini, che
mormorava sempre: “Amore, amore”, verso
il mio Creatore. Perciò la mia nascita
fu la vera alba che mise in fuga la notte dell'umano volere, e come andava
crescendo così formava l'aurora e chiamava il giorno splendidissimo, per far
sorgere il Sole del Verbo Eterno sulla terra.
Figlia mia, vieni nella mia culla ad ascoltare la
tua piccola Mammina. Non appena fui
nata, aprii gli occhi per vedere questo basso mondo, per andare in cerca di
tutti i miei figli, per chiuderli nel mio Cuore, dar [loro] il mio materno
amore e, rigenerandoli alla nuova vita d'amore e di Grazia, dar [loro] il passo
per farli entrare nel Regno del Fiat Divino, di cui ne ero posseditrice. Volli fare da Regina e da Madre, chiudendo
tutti nel mio Cuore, per mettere tutti al sicuro e dar [loro] il gran dono del
Regno Divino. Nel mio Cuore avevo posto
per tutti, perché per chi possiede la Divina Volontà non ci sono strettezze, ma
larghezze infinite. Quindi, guardai
anche te, figlia mia; nessuno mi
sfuggì. E siccome quel giorno tutti
festeggiarono la mia nascita, anche per me fu festa; ma però, nell'aprire i miei occhi alla luce, ebbi il dolore di
guardare le creature nella fitta notte dell'umano volere.
Oh, in che abisso di tenebre si trova la creatura
che si fa dominare dalla sua volontà!
Essa è la vera notte, ma notte senza stelle; al più, qualche lampo fuggitivo, [lampi] che facilmente son
seguiti da tuoni, che rumoreggiando addensano più fitte le tenebre e scaricano
la tempesta sulla povera creatura, tempeste di paura, di debolezze, di
pericoli, di cadute nel male.
Il mio piccolo Cuore restò trafitto nel vedere i
miei figli sotto questa orribile tempesta, [in cui] la notte dell'umano volere
li aveva travolti.
Ora ascolta la Mammina tua: sono nella culla ancora; sono piccina; guarda le mie lacrime che verso per te! Ogni qual volta fai la tua volontà, è una notte che formi per te,
e se tu sapessi quanto male ti fa questa notte, piangeresti meco. Ti fa perdere la luce del giorno del Voler
Santo, ti capovolge, ti paralizza nel bene, ti spezza il vero amore, e resti
come una povera malata, che le mancano le cose necessarie per guarirsi. Ah, figlia cara, ascoltami: non fare mai la tua volontà; dammi la parola che contenterai la tua piccola
Mammina.
L'anima:
Mammina Santa, mi sento tremare nel sentire la
brutta notte della mia volontà; perciò
son qui, presso la tua culla, per chiederti grazia, che per la tua nascita
prodigiosa mi faccia rinascere nella Divina Volontà. Io mi starò sempre vicina a te, Celeste Bambinella; unirò le mie preghiere e le mie lacrime alle
tue, per impetrare per me e per tutti il Regno della Divina Volontà sulla
terra.
Fioretto:
Oggi, per onorarmi, verrai tre volte a visitarmi
nella mia culla, dicendomi ogni volta:
“Celeste Bambinella, fammi rinascere insieme con te nella vita della
Divina Volontà”.
Giaculatoria:
Mammina mia, fa' sorgere l'alba della Divina Volontà
nell'anima mia.
11° Giorno
La Regina del Cielo nel Regno della Divina
Volontà, nei suoi primi anni della sua vita quaggiù, forma un'aurora splendidissima, per far sorgere nei cuori il giorno sospirato di luce e di grazia.
Volontà, nei suoi primi anni della sua vita quaggiù, forma un'aurora splendidissima, per far sorgere nei cuori il giorno sospirato di luce e di grazia.
L'anima alla Reginetta Bambina:
Eccomi di nuovo vicino alla tua culla, Mammina
Celeste. Il mio piccolo cuore si sente
affascinato dalla tua beltà e non so distaccare lo sguardo da una bellezza sì
rara. Come è dolce il tuo sguardo! Il gestire delle tue manine mi chiama per
abbracciarti e stringermi al tuo Cuore, affogato d'amore. Mammina Santa, dammi le tue fiamme, affinché
mi brucino la mia volontà e così possa contentarti di vivere insieme con te di
Volontà Divina.
Lezione della Regina del Cielo:
Figlia mia, se tu sapessi come il mio materno
Cuoricino gioisce nel vederti vicina alla mia culla per ascoltarmi! Mi sento coi fatti Regina e Madre, perché
tenendoti vicina non sono una madre sterile, né una regina senza popolo, ma ho
la cara figlia mia, che mi ama tanto e che vuole esser[le] fatto da me
l'ufficio di Mamma e di Regina. Perciò
tu sei la portatrice di gioia alla Mamma tua;
molto più che vieni nel mio grembo perché io ti insegni [a] vivere nel
Regno della Divina Volontà. Avere una
figlia che vuol vivere insieme con me in questo Regno sì Santo, è per la tua
Mamma la gloria, l'onore, la festa più grande.
Quindi, prestami attenzione, figlia mia cara ed io continuerò a narrarti
le meraviglie della mia nascita.
La mia culla era circondata da Angeli, che facevano
a gara a cantarmi le [ninne], come a loro sovrana Regina; e siccome ero dotata di ragione e di scienza
infusami dal mio Creatore, feci il mio dovere di adorare con la mia
intelligenza, ed anche con la mia voce di Bimba [balbettante], la SS. Trinità
adorabile. E fu tanta la foga del mio
amore verso di una Maestà sì Santa, che sentendomi languire deliravo che volevo
trovarmi fra le braccia della Divinità, per ricevere i loro amplessi e dar
[loro] i miei. Onde gli Angeli -
[essendo] i miei desideri per loro comandi - mi presero, e portandomi sulle
loro ali, mi condussero nelle braccia amorose del mio Padre Celeste. Oh, con quanto amore [le Divine Persone] mi
aspettavano! Io andavo dall'esilio, e
le piccole soste di separazione tra me e Loro erano causa di nuovi incendi
d'amore, erano doni da darmi che mi preparavano; ed io trovavo nuovi ritrovati per chiedere pietà, misericordia
per i miei figli, che vivendo nell'esilio stavano sotto le sferze della Divina
Giustizia, e stemperandomi tutta in amore, dicevo [Loro]:
“Trinità adorabile, io mi sento felice, mi sento
Regina, né conosco che cosa sia la infelicità e schiavitù; anzi [del] vostro
Volere che regna in me, sono tali e tante le gioie, le felicità, che piccina
qual sono non posso abbracciarle tutte.
Ma in tanta felicità, una vena d'amarezza intensa c'è dentro del mio
piccolo Cuore: sento in esso i miei
figli infelici, schiavi della loro volontà ribelle. Pietà, Padre Santo, pietà!
Rendete intera la mia felicità;
questi figli infelici che porto più che Madre nel mio materno Cuore,
rendeteli felici; fate scendere il
Verbo Eterno sulla terra e tutto sarà accordato! Ed io non scenderò dalle vostre ginocchia paterne se non mi date
il rescritto di grazie, in modo che possa portare ai miei figli la lieta
novella della loro redenzione”.
La Divinità restava commossa alle mie preghiere e,
colmandomi di nuovi doni, [le Divine Persone] mi dicevano: “Ritorna nell'esilio e continua le tue
preghiere; stendi il Regno della nostra
Volontà in tutti gli atti tuoi, che a suo tempo ti contenteremo”. Ma non mi dicevano né quando né dove sarebbe
sceso.
Onde io mi partivo dal Cielo solo per compiere la
Divina Volontà. Questo era per me il
sacrificio più eroico, ma lo facevo volentieri, per fare che Essa sola tenesse
il pieno dominio sopra di me.
Ora ascoltami, figlia mia. Quanto mi costò l'anima tua, fino ad amareggiarmi l'immenso
pelago delle mie gioie e felicità! Ogni
qual volta tu fai la tua volontà ti rendi schiava e senti la tua
infelicità; ed io, come Mamma tua,
sento nel mio Cuore l'infelicità della figlia mia. Oh, come è doloroso avere figli infelici! E come ti deve stare a cuore il fare la
Divina Volontà, [vedendo] che io giungevo fino a partirmi dal Cielo, per fare
che la mia volontà non avesse vita in me!
Ora, figlia mia, continua ad ascoltarmi. Il primo dovere, in tutti gli atti tuoi, sia
adorare il tuo Creatore, conoscerlo ed amarlo.
Questo ti mette nell'ordine della creazione, e vieni a riconoscere Colui
che ti ha creata. Questo è il dovere
più santo d'ogni creatura; riconoscere
la sua origine.
Ora tu devi sapere che il mio portarmi al Cielo,
scendere, pregare, formava l'aurora intorno a me, che spandendosi in tutto il
mondo circondava i cuori dei miei figli, per fare che all'alba sorgesse
l'aurora, per far spuntare il giorno sereno delle aspettazioni del Verbo Divino
sulla terra.
L'anima:
Mammina Celeste, nel vederti, neonata appena, darmi
lezioni sì sante, io mi sento rapire e comprendo quanto ami, fino a renderti
infelice per causa mia. Deh, o Mamma
santa, tu che tanto mi ami, fa’ scendere nel mio cuore la potenza, l'amore, le
gioie che ti inondano, affinché riempita di essi, la mia volontà non trovi
luogo di vivere in me, e liberamente ceda il posto al dominio della Divina
Volontà.
Fioretto:
Oggi, per onorarmi, farai tre atti di adorazione al
tuo Creatore, recitando tre Gloria Patri, per ringraziarlo [per] quante
volte ebbi la grazia di essere ammessa alla loro presenza.
Giaculatoria:
Mamma Celeste, fa’ sorgere l'aurora divina della
Divina Volontà nell'anima mia.
12° Giorno [3][3]
La Regina del Cielo nel Regno della Divina
Volontà, esce dalla culla, fa i primi passi, e coi suoi atti infantili chiama Dio a scendere sulla terra e chiama le creature a vivere nella Divina Volontà.
Volontà, esce dalla culla, fa i primi passi, e coi suoi atti infantili chiama Dio a scendere sulla terra e chiama le creature a vivere nella Divina Volontà.
L'anima alla Celeste Reginetta:
Eccomi di nuovo a te, mia cara Bambinella, nella
casa di Nazareth: voglio essere
spettatrice della tua infantile età;
voglio darti la mano mentre fai i primi passi [e] parli con la tua santa
mamma e col tuo padre Gioacchino.
Piccina qual sei, dopo che ti sei svezzata, nel camminare aiuti
sant'Anna nei piccoli servizi. Mammina
mia, quanto mi sei cara e tutta speciosa!
Deh, dammi le tue lezioni, affinché segua la tua infanzia ed impari da
te a vivere, anche nelle piccole azioni umane, nel Regno della Divina Volontà.
Lezione della Piccola Regina del
Cielo:
Figlia mia cara, l'unico mio desiderio è di tenermi
vicina la figlia mia. Senza di te mi
sento sola, e non ho a chi confidare i miei segreti. Perciò sono le mie premure materne, che cercano vicino la figlia
mia che tengo nel Cuore, per darti le mie lezioni, e così farti comprendere
come si vive nel Regno della Divina Volontà.
Ma in esso non entra l'umano volere: questo resta schiacciato ed in atto di
subire continue morti innanzi alla luce, santità e potenza della Divina
Volontà. Ma credi tu che il volere
umano resta afflitto, [per]ché il Volere Divino lo tiene in atto di morire
continuamente? Ah, no, no; piuttosto si sente felice, [per]ché sulla
sua volontà morente, rinasce e sorge la Volontà Divina, vittoriosa e trionfante
sulla sua, [alla quale] porta gioia e felicità senza termine. Basta comprendere, figlia cara, che
significa farsi dominare da Essa, e provarlo, per fare che la creatura
aborrisca la sua volontà, tanto che si farebbe fare a pezzi anziché uscire
dalla Divina Volontà!
Ora ascoltami, io partii dal cielo solo per fare la
Volontà dell'Eterno; e sebbene io
tenevo in me il mio Cielo, qual era la Volontà Divina, ed ero inseparabile
[dal] mio Creatore, pure mi piaceva stare nella Patria Celeste; molto più che, stando la Divina Volontà in
me, io sentivo i diritti di figlia, di stare con Loro, di farmi cullare come
piccola piccina fra le loro braccia paterne e di partecipare a tutte le gioie e
felicità, ricchezze e santità, che [le Divine Persone] possedevano, [per]
quanto più ne potevo prendere, e [di] riempirmi tanto fino a non poterne più
contenerle; e l'Ente Supremo godeva nel
vedere che io, senza timore, anzi con sommo amore, mi riempivo dei loro
beni; né io mi meravigliavo che mi facessero
prendere ciò che io volevo. Ero la
figlia loro, una era la Volontà che ci animava [e] ciò che volevano Loro volevo
io. Sicché mi sentivo che le proprietà
del mio Padre Celeste erano le mie. La
sola differenza [è] che io ero piccola e non potevo abbracciare né prendere
tutti i loro beni; per quanti ne
prendevo, ne restavano tanti che non avevo capacità dove metterli, perché ero
sempre creatura; invece, la Divinità è
grande, immensa, ed in un solo atto abbraccia tutto.
Onde, ad onta di ciò, non appena mi facevano capire
di dovermi privare delle loro gioie celesti e dei casti amplessi che Ci davamo,
io partivo dal Cielo senza indugio e ritornavo in mezzo ai miei cari
genitori. Loro mi amavano molto; io ero tutta amabile, speciosa, ilare,
pacifica e piena di grazia infantile, da rapirmi l'affetto di essi. Erano tutti attenti su di me; ero il loro gioiello; quando mi prendevano nelle loro braccia,
sentivano cose insolite ed una vita divina palpitante in me.
Ora, figlia del mio Cuore, tu devi sapere che, come
cominciò la mia vita quaggiù, la Divina Volontà stendeva il suo Regno in tutti
gli atti miei; sicché le mie preghiere,
le mie parole, i miei passi, il cibo, il sonno che prendevo, i piccoli servizi
con cui aiutavo la madre mia, erano animati dalla Divina Volontà. E siccome ti ho portata sempre nel mio
Cuore, ti chiamavo come figlia mia, in tutti gli atti miei; chiamavo gli atti tuoi insieme coi miei,
affinché anche nei tuoi atti, anche indifferenti, si stendesse il Regno del
Voler Divino. Senti quanto ti ho
amato: se pregavo, chiamavo la tua
preghiera nella mia, affinché la tua e la mia fossero avvalorate d'un solo
valore e potere, qual era il valore ed il potere d'una Volontà Divina; se parlavo, chiamavo la tua parola; se camminavo, chiamavo i tuoi passi, e se
facevo le piccole azioni umane indispensabili all'umana natura, quali erano il
prendere acqua, scopare, aiutare a porgere la legna alla madre mia per
accendere il fuoco e tante altre cose simili, io chiamavo questi stessi atti
tuoi, affinché fossero avvalorati da una Volontà Divina, e nei miei e nei tuoi
atti si stendesse il suo Regno. E
mentre chiamavo te in ogni atto mio, chiamavo il Verbo Divino a scendere sulla
terra. Oh, quanto ti ho amata, figlia
mia! Volevo gli atti tuoi nei miei, per
renderti felice e farti regnare insieme con me. Ed oh, quante volte io chiamavo te e gli atti tuoi, ma con sommo
mio dolore i miei restavano isolati, ed i tuoi li vedevo come smarriti nella
tua volontà umana, che - orribile a dirsi - formavano il regno, non divino, ma
umano: il regno delle passioni ed il
regno del peccato, delle infelicità e [delle] sventure. La Mamma tua piangeva sulla tua sventura, ed
in ogni atto di volontà umana che tu fai, conoscendo il regno infelice dove ti
porta, le mie lacrime si versano ancora, per farti comprendere il gran male che
fai.
Perciò, ascolta la Mamma tua; se tu farai la Divina Volontà, come [per]
diritto ti saranno date le gioie, le felicità;
tutto sarà in comune col tuo Creatore;
le debolezze, le miserie [saranno] sbandite da te, e poi sarai la più
cara delle mie figlie; ti terrò nel mio
stesso Regno, per farti vivere sempre di Volontà Divina.
L'anima:
Mamma santa, chi può resistere nel vederti piangere,
e non ascoltare le tue sante lezioni?
Io, con tutto il cuore lo prometto, lo giuro, di non fare mai, mai più,
la mia volontà; e tu, Mamma divina, non
mi lasciare mai sola, affinché l'impero della tua presenza mi schiacci la mia,
per farmi regnare sempre, sempre, nella Volontà di Dio.
Fioretto:
Oggi, per onorarmi, mi darai tutti gli atti tuoi,
per tenermi compagnia alla mia età infantile, dicendomi tre atti d'amore in
memoria dei tre anni che vissi con la mia madre sant'Anna.
Giaculatoria:
Potente Regina, rapisci il mio cuore per chiuderlo
nella Volontà di Dio.
13° Giorno [4][4]
La Regina del Cielo nel Regno della Divina
Volontà si parte al Tempio e dà esempio
di totale trionfo nel sacrificio.
Volontà si parte al Tempio e dà esempio
di totale trionfo nel sacrificio.
L'anima alla Regina trionfatrice:
Mamma Celeste, oggi vengo a prostrarmi innanzi a te,
per chiederti la tua forza invincibile in tutte le mie pene, e tu lo sai come è
pieno il mio cuore, fino a sentirmi affogare di pene. Deh, se tu tanto ami di farmi da Madre, prendi il mio cuore nelle
tue mani e versa in esso l'amore, la grazia, la forza di trionfare nelle mie
pene e di convertirle tutte in Volontà Divina.
Lezione della Regina trionfatrice:
Figlia mia, coraggio, non temere; la Mamma tua è tutta per te, ed oggi ti
aspettavo, affinché il mio eroismo ed il mio trionfo nel sacrificio t'infonda
fortezza e coraggio, onde [io] possa vedere la figlia mia trionfante nelle sue
pene, e con l'eroismo di sopportarle con amore e per compiere la Divina
Volontà.
Ora, figlia mia, ascoltami. Io avevo tre anni appena compiuti ed i miei
genitori mi fecero conoscere che volevano consacrarmi al Signore nel
Tempio. Il mio cuore gioì nel conoscere
ciò, cioè di [dover] consacrarmi e di passare i miei anni nella casa di
Dio. Ma sotto la mia gioia c'era un
dolore, [per] una privazione delle [persone] più care che si possono avere
sulla terra, quali erano i miei cari genitori.
Ero piccina, avevo bisogno delle loro cure paterne, mi privavo della
presenza di due grandi Santi e poi vedevo che, come si avvicinava il giorno di
privarsi di me, che rendevo la loro vita piena di gioia e di felicità,
sentivano tale amarezza di sentirsi morire;
ma mentre soffrivano erano disposti [a] fare l'atto eroico di condurmi
al Signore.
I miei genitori mi amavano in ordine a Dio e mi
tenevano come un gran dono, dato loro dal Signore; e questo diede [loro] la forza di compiere il doloroso
sacrificio.
Perciò, figlia mia, se vuoi avere una forza
invincibile [per] soffrire le pene più dure, fa' che tutte le tue cose siano in
ordine a Dio, e tienile come doni preziosi dati dal Signore.
Ora, tu devi sapere che io, con coraggio, mi
preparavo [al]la mia andata al Tempio, perché con me consegnai la mia volontà
all'Ente Divino, ed il Fiat Supremo prese possesso di tutto l'essere mio. Io acquistai tutte le virtù in natura; io ero dominatrice di me stessa; tutte le virtù stavano in me come tante
nobili principesse, ed a seconda le circostanze della mia vita, prontamente si
esibivano a fare il loro ufficio, senza alcuna resistenza. Invano mi avrebbero chiamata Regina, se non
avessi tenuto virtù di fare la Regina sopra di me stessa. Perciò io tenevo in mio dominio la carità
perfetta, la pazienza invitta, la dolcezza rapitrice, l'umiltà profonda e tutto
il corredo delle altre virtù. La Divina
Volontà rese la mia piccola terra della mia umanità fortunata sempre fiorita e
senza le spine dei vizi.
Vedi dunque, cara figlia, che significa vivere di
Volontà Divina? La sua Luce, la sua
Santità e Potenza convertono in natura tutte le virtù; né si abbassa a regnare in un'anima dove c'è
la natura ribelle, no, no. Essa è
Santità, e vuole la natura ordinata e santa dove deve regnare.
Quindi, [col] sacrificio di andare al Tempio, erano
conquiste che io facevo; e sul
sacrificio veniva formato in me il trionfo d'una Volontà Divina; e questi trionfi portavano in me nuovi mari
di grazia, di santità e di luce, fino a sentirmi felice nelle mie pene, per
poter conquistare nuovi trionfi.
Ora, figlia mia, metti la mano sul tuo cuore e dì
alla Mamma tua: senti la tua natura
cambiata in virtù? Oppure senti le
spine dell'impazienza, le erbe nocive delle agitazioni, i cattivi umori degli
affetti non santi? Senti, lascia fare
alla Mamma tua; dammi la tua volontà
nelle mie mani, decisa a non volerla più, ed io ti farò possedere dalla Volontà
Divina, la quale tutto sbandirà da te, e ciò che non avrai fatto in tanti anni
lo farai in un giorno, il quale sarà il principio della vera vita, della
felicità e della santità.
L'anima:
Mamma santa, aiuta la figlia tua; fammi una visita nell'anima mia, e tutto ciò
che trovi che non è Volontà di Dio, con le tue mani materne strappalo da me,
bruciami le spine [e] le erbe nocive e tu stessa chiama la Divina Volontà a
regnare nell'anima mia.
Fioretto:
Oggi, per onorarmi, mi chiamerai tre volte a
visitare l'anima tua, e mi darai tutta la libertà di fare ciò che voglio di te.
Giaculatoria:
Sovrana Regina, prendi fra le tue mani l'anima mia e
trasformala tutta in Volontà di Dio.
14° Giorno
La Regina del Cielo nel Regno della Divina
Volontà giunge al Tempio, la sua dimora, e si fa modello delle anime consacrate al Signore.
Volontà giunge al Tempio, la sua dimora, e si fa modello delle anime consacrate al Signore.
L'anima alla Celeste Regina, modello
delle anime:
Mamma Celeste, [io], la tua povera figlia, sento
l'irresistibile bisogno di starmi con te, di seguire i tuoi passi, di vedere le
tue azioni per copiarle, farmi il modello e riservarle come guida della mia
vita. Sento tanto il bisogno d'essere
guidata, perché da me non so far nulla;
ma con la Mamma che mi ama tanto saprò fare anche la Divina Volontà.
Lezione della Celeste Regina,
modellatrice delle anime:
Figlia mia cara, è mio ardente desiderio di farti
essere spettatrice delle mie azioni, affinché tu ti innamori ed imiti la Mamma
tua. Perciò dammi la tua mano nella
mia; io mi sentirò felice d'avere la
figlia mia insieme con me. Onde
prestami attenzione ed ascoltami.
Io lasciai la casa di Nazareth accompagnata dai miei
santi genitori. Nel lasciarla volli
dare un ultimo sguardo a quella casetta dove ero nata, per ringraziare il mio
Creatore d'avermi dato un luogo dove nascere, e per lasciarla nella Divina
Volontà, affinché la mia infanzia e tanti cari ricordi - ché essendo io piena
di ragione tutto comprendevo - fossero tutti custoditi nella Divina Volontà e
depositati in Essa, come pegni del mio amore verso Colui che mi aveva creata.
Figlia mia, il ringraziare il Signore e deporre i
nostri atti nelle sue mani come pegni del nostro amore, sono nuovi canali di
grazie e comunicazioni che si aprono tra Dio e l'anima, e l'omaggio più bello
che si può rendere a Chi tanto ci ama.
Perciò impara da me a ringraziare il Signore di tutto ciò che dispone di
te, ed in tutto ciò che stai per compiere sia la tua parola: “Grazie, o Signore, e depongo tutto nelle
tue mani”.
Ora, mentre tutto lasciai nel Fiat Divino, siccome
regnava in me, né mai mi lasciò un istante della mia vita, io lo portavo come
in trionfo nella piccola anima mia, ed oh, i prodigi del Divin Volere! Con la sua virtù conservatrice manteneva
l'ordine di tutti gli atti miei, piccoli e grandi, e come in atto, dentro di
me, come in trionfo suo e mio, sicché mai perdetti la memoria d'un solo mio
atto; e questo mi dava tanta gloria ed
onore che mi sentivo Regina, perché ogni mio atto fatto nella Divina Volontà
era più che sole, ed io ero tempestata di luce, di felicità, di gioie; essa mi
portava il suo paradiso.
Figlia mia, il vivere di Volontà Divina dovrebbe
essere il desiderio, il sospiro e quasi la passione di tutti; tanta è la bellezza che si acquista ed il
bene che si sente. Tutto all'opposto
[è] la volontà umana; essa ha virtù di
amareggiare la povera creatura, l'opprime, [le] forma la notte, [ed essa]
cammina a tentoni, va sempre zoppicando nel bene, e molte volte perde la
memoria del poco bene che ha fatto.
Ora, figlia mia, io partii dalla casa paterna con
coraggio e distacco, perché io guardai solo il Volere Divino, in cui tenevo
fissato il mio cuore e ciò mi bastò per tutto.
Ma mentre camminavo per andare al Tempio guardai tutta la Creazione ed,
o meraviglia! Sentii il palpito della
Divina Volontà nel sole, nel vento, nelle stelle, nel cielo, [e fin] sotto i
miei passi me la sentii palpitante, ed il Fiat Divino che regnava in me comandò
alla Creazione tutta, che come velo La nascondeva, che tutti si inchinassero e
mi facessero onori di Regina, e tutti s'inchinarono dandomi segni di
sudditanza; [per]fino il piccolo
fiorellino del campo non si risparmiò di darmi il suo piccolo omaggio. Io mettevo tutto in festa e quando per
necessità uscivo dall'abitato, la Creazione si metteva in atto di dar segni
d'onore, ed io ero costretta a comandare che stessero al loro posto e che
seguissero l'ordine del nostro Creatore.
Ora ascolta la Mamma tua; dimmi: nel tuo cuore
senti la gioia, la pace, il distacco da tutto e da tutti, ed il coraggio che
tutto puoi fare per compiere la Divina Volontà, in modo da sentire in te festa
continua? Figlia mia, la pace, il
distacco, il coraggio, formano il vuoto nell'anima dove può prendere posto la
Divina Volontà, ed essa, essendo intangibile d'ogni pena, porta la festa
perenne nella creatura. Perciò
coraggio, figlia mia; dimmi che vuoi
vivere di Volontà Divina, e la tua Mamma ci penserà a tutto.
Ora, domani ti attendo per dirti il modo come
comportarti nel Tempio.
L'anima:
Mamma mia, le tue lezioni mi rapiscono e mi scendono
fin nel cuore. Deh, tu che tanto ami
che la figlia tua viva di Volontà Divina, col tuo impero svuotami di tutto,
infondimi il coraggio necessario per farmi dar morte alla mia volontà, ed io,
fidando in te, ti dirò: “Voglio vivere
di Volontà Divina”.
Fioretto:
Oggi, per onorarmi, mi darai tutti gli atti tuoi
come pegno d'amore per me ed io li depositerò nella Divina Volontà, dicendomi
ogni volta: “Ti amo, Mamma mia”.
Giaculatoria:
Mamma Celeste, svuotami di tutto per nascondermi
nella Volontà di Dio.
15° Giorno
La Regina del Cielo nel Regno della Divina
Volontà. Continua lo stesso argomento:
la sua vita nel Tempio.
Volontà. Continua lo stesso argomento:
la sua vita nel Tempio.
L'anima alla Regina del Cielo:
Mamma Regina, eccomi [come] la tua figlia al tuo
fianco, per seguire i tuoi passi nell'entrare nel Tempio; ed oh, come vorrei che la Mamma mia
prendesse la piccola anima mia e la chiudesse nel vivo Tempio della Volontà di
Dio, che m'isolasse da tutti, all'infuori del mio Gesù e della sua dolce
compagnia!
Lezione della Regina del Cielo:
Figlia mia carissima, come è dolce il tuo sussurro
al mio udito, il sentirti dire che vuoi essere chiusa da me nel vivo Tempio
della Divina Volontà e [che] non vuoi altra compagnia se non quella del tuo
Gesù e [la] mia. Ah, figlia cara, tu mi
fai sorgere nel mio materno Cuore le gioie di vera Madre; e se ciò mi farai fare, io son certa che la
figlia mia sarà felice, le mie gioie saranno le sue, ed avere una figlia felice
è la più grande felicità e gloria d'un cuore materno.
Ora ascoltami, figlia mia; io giunsi nel Tempio solo per vivere di Volontà Divina. I miei santi genitori mi consegnarono ai
superiori del Tempio, consacrandomi al Signore; e mentre ciò fecero, io ero vestita a festa, [si] cantarono inni
e profezie che riguardavano il futuro Messia, [ed] oh, come gioiva il mio
cuore! Dopo diedi con coraggio l'addio
ai miei cari e santi genitori, baciai la loro destra, li ringraziai della cura
che ebbero della mia infanzia, e che con tanto amore e sacrificio mi avevano
consacrata al Signore. La mia presenza
pacifica, senza piangere e coraggiosa, infuse [in loro] tale coraggio, che
ebbero la forza di lasciarmi e partirsi da me.
La Volontà Divina imperava su di me e stendeva il suo Regno in tutti
questi atti miei. O Potenza del Fiat,
tu sola potevi darmi l'eroismo, che sebbene così piccina ebbi la forza di
distaccarmi da [coloro che] tanto mi amavano, e che io vedevo che si sentivano
spezzare il cuore nel separarsi da me.
Ora, figlia mia, ascoltami: io mi chiusi nel Tempio, e lo volle il
Signore, per farmi stendere i miei atti, che dovevo fare in esso, [nel] Regno
della Divina Volontà, per farmi preparare il terreno coi miei atti umani, ed il
cielo che doveva formarsi sopra questo terreno della Divina Volontà [per] tutte
le anime consacrate al Signore. Io ero
attentissima a tutti i doveri che si usavano di fare in quel luogo santo; io ero pacifica con tutti, né diedi mai
amarezze e disturbo a nessuno; mi
sottoponevo ai servizi più umili; non
trovavo difficoltà a nulla, né a scopare né a fare [i] piatti; qualunque sacrificio era per me un onore, un
trionfo. Ma vuoi sapere il perché? Io non guardavo nulla; tutto per me era Volontà di Dio. Sicché il mio campanello che mi chiamava era
il Fiat; io sentivo il suono misterioso
del Voler Divino che mi chiamava nel suono del campanello, ed il mio cuore
gioiva e correva per andare dove il Fiat mi chiamava. La mia regola era la Divina Volontà [e] i miei superiori li
vedevo come comandanti d'un Volere sì Santo;
quindi, per me, il campanello, la regola, i superiori, le mie azioni,
anche le più umili, erano gioie e feste che mi imbandiva il Fiat Divino, [il
quale], stendendosi anche fuori di me, mi chiamava a stendere la sua Volontà
per formare il suo Regno nei più piccoli degli atti miei. Ed io facevo come il mare, che nasconde
tutto ciò che possiede e non fa vedere altro che acqua; così facevo io, nascondevo tutto nel mare
immenso del Fiat Divino, e non vedevo altro che mari di Volontà Divina, e
perciò tutte le cose mi portavano gioie e feste. Ah, figlia mia, nei miei atti correvi tu e tutte le anime. Io non sapevo far nulla senza della figlia
mia; era proprio per i figli miei che
[io] preparavo il Regno della Divina Volontà.
Ah, se tutte le anime consacrate al Signore nei
luoghi santi facessero scomparire tutto nella Divina Volontà, come sarebbero
felici e convertirebbero le comunità in tante famiglie celesti e popolerebbero
la terra di tante anime sante! Ma,
ahimè, debbo dir [loro] con dolore di madre:
quante amarezze, disturbi, discordie, non ci sono? Mentre la santità non sta nell'ufficio che
[a loro] tocca, ma nel compiere la Volontà Divina, in qualunque ufficio [che
venga] loro assegnato, [Essa] che è la paciera delle anime, [la] forza e [il]
sostegno nei sacrifici più duri.
L'anima:
O Mamma santa, come son belle le tue lezioni! Come mi scendono dolci nel mio cuore! Deh, ti prego che stenda in me il mare del
Fiat Divino e me lo [metta] dintorno, affinché la figlia tua non veda e non
conosca più nulla che Volontà Divina, in modo che valicando sempre in essa
possa conoscere i suoi segreti, le sue gioie, la sua felicità.
Fioretto:
Oggi, per onorarmi, mi farai dodici atti d'amore,
per onorare i dodici anni che vissi nel Tempio, pregandomi che ti ammetta
[al]l'unione degli atti miei.
Giaculatoria:
Regina Mamma, chiudimi nel sacro Tempio della
Volontà di Dio.
16° Giorno
La Regina del Cielo nel Regno della Divina
Volontà continua la sua vita nel Tempio e forma
il giorno nuovo, per far spuntare il fulgido Sole
del Verbo Divino sulla terra.
Volontà continua la sua vita nel Tempio e forma
il giorno nuovo, per far spuntare il fulgido Sole
del Verbo Divino sulla terra.
L'anima alla sua Madre Celeste:
Mamma mia dolcissima, sento che mi hai rubato il
cuore, ed io corro alla Mamma mia, che tiene il mio cuore nel suo come pegno
del mio amore, ed al posto del mio cuore vuol mettere la Divina Volontà come
pegno d'amore di Madre. Perciò vengo
nelle tue braccia, acciocché come figlia tua mi prepari, mi dia le tue lezioni
e faccia ciò che vuoi di me. Perciò ti
prego di non lasciare mai sola la figlia tua, ma di tenermi sempre sempre
insieme con te.
Lezione della Regina del Cielo:
Figlia mia carissima, oh, come sospiro di tenerti
sempre insieme con me! Vorrei essere il
tuo palpito, il tuo respiro, le opere delle tue mani, il passo dei tuoi piedi,
per farti sentire per mezzo mio come operava la Divina Volontà in me. Vorrei riversare in te la sua Vita! Oh, come è dolce, amabile, incantevole e
rapitrice! Oh, come mi renderesti
doppiamente felice se avessi te, figlia mia, sotto l'impero totale di quel Fiat
Divino, che formò tutta la mia fortuna, la mia felicità, la mia gloria.
Ora, prestami attenzione ed ascolta la Mamma tua,
che vuol dividere insieme con te la sua fortuna.
Io continuavo la mia vita nel Tempio, ma il Cielo
per me non era chiuso, io potevo andare quante volte volevo; avevo il passo libero di salire e
scendere. Nel Cielo avevo la mia
Famiglia Divina, [ed] io ardevo e sospiravo di trattenermi insieme con
Loro. La Divinità stessa, [le Divine
Persone] mi aspettavano con tanto amore per conversare insieme con me, per
felicitarsi e rendermi più felice, più bella, più cara ai loro occhi; del resto, non mi avevano creata per tenermi
lontano, no, no; volevano godermi come
figlia, volevano sentirmi, [sentire] come le mie parole animate dal Fiat
tenevano la potenza di mettere pace tra Dio e le creature; amavano di essere vinti dalla loro piccola
figlia e sentirsi ripetere: “Scenda,
scenda il Verbo sulla terra!” Posso
dire che la stessa Divinità mi chiamava, ed io correvo, volavo in mezzo a
Loro. La mia presenza, non avendo fatta
mai [la] volontà umana, ricambiava [loro] l'amore e la gloria della grande
opera di tutta la Creazione e perciò mi affidavano il segreto della storia del
genere umano; ed io pregavo e ripregavo
che avvenisse la pace tra Dio e l'uomo.
Ora, figlia mia, tu devi sapere che la sola volontà
umana chiuse il Cielo, [e] perciò non le era dato di penetrare in quelle
Celesti Regioni, né di avere commercio familiare col suo Creatore, anzi l'umana
volontà aveva gettato lontano (la creatura) da Colui che la aveva creata. Come l'uomo si sottrasse dalla Volontà
Divina divenne pauroso, timido [e] perdette il dominio di sé stesso e di tutta
la Creazione. Tutti gli elementi,
perché dominati dal Fiat, erano rimasti superiori a lui e [gli] potevano far
male. L'uomo aveva paura di tutto, e ti
pare poco, figlia mia, che colui che era stato creato re, dominatore di tutto,
giungeva ad aver paura di Colui che lo aveva creato? Strano, figlia mia, e direi quasi contro natura, che un figlio
[abbia] paura di suo Padre, mentre è in natura che, come si genera, [si] generi
insieme amore e fiducia tra padre e figlio;
e questo si può chiamare la prima eredità che tocca al figlio ed il primo
diritto che tocca al Padre. Sicché Adamo,
col fare la sua volontà, perdette l'eredità del Padre suo, perdette il suo
Regno, e si rese lo zimbello di tutte le cose create.
Figlia mia, ascolta la Madre tua e pondera bene il
gran male dell'umana volontà; essa
toglie gli occhi dell'anima e la fa diventare cieca, in modo che tutto è
tenebre e paura per la povera creatura.
Perciò metti la mano sul tuo cuore e giura alla Mamma tua che vorresti
piuttosto morire che fare la tua volontà.
Io, col non fare mai la mia volontà, non avevo nessuna paura col mio
Creatore; e come potevo avere paura, se
mi amava tanto? Ed il [suo] Regno si
stendeva tanto in me, che coi miei atti andavo formando il pieno giorno per
fare sorgere il nuovo sole del Verbo Eterno sulla terra; ed io, come vedevo che si andava formando il
giorno, così aumentavo le mie suppliche per ottenere il sospirato giorno della
pace tra il Cielo e la terra. Ora,
domani ti aspetto per narrarti un'altra sorpresa della mia vita quaggiù.
L'anima:
Sovrana Mamma mia, come sono dolci le tue lezioni! Oh, come mi fanno comprendere il gran male
della mia volontà umana! Oh, quante
volte anch'io sentivo in me paura, timidezza e [mi sentivo] come lontana dal
mio Creatore! Ahi, era la mia volontà
umana che regnava in me, non la Divina!
Perciò io sentivo i suoi tristi effetti. Quindi, se mi ami qual figlia, prendi il [mio] cuore fra le tue
mani e mettimi fuori la paura e la timidezza, che m'impediscono il volo verso
il mio Creatore; ed al posto di esse,
mettimi quel Fiat che tanto ami e che vuoi che regni nell'anima mia.
Fioretto:
Oggi, per onorarmi, metterai nelle mie mani tutto
ciò che senti di molestia, di paura e di sfiducia, affinché te lo converta in
Volontà di Dio, dicendomi tre volte:
“Mamma mia, fa’ che regni la Divina Volontà nell'anima mia”.
Giaculatoria:
Mamma mia, fiducia mia, forma il giorno della
Volontà Divina nell'anima mia.
17° Giorno [5][5]
La Regina del Cielo nel Regno della Divina
Volontà esce dal Tempio. Sposalizio con San
Giuseppe. Specchio divino in cui chiama
a specchiarsi tutti coloro che sono
chiamati da Dio allo stato coniugale.
Volontà esce dal Tempio. Sposalizio con San
Giuseppe. Specchio divino in cui chiama
a specchiarsi tutti coloro che sono
chiamati da Dio allo stato coniugale.
L'anima alla sua Mamma Celeste:
Mamma Santa, oggi più che mai sento il bisogno di
starmi stretta fra le braccia della Mamma mia, affinché quel Divin Volere che
regna in te formi il dolce incanto alla mia volontà, cosicché la tenga
atterrata e non ardisca di far [nessuna] cosa che non sia Volontà di Dio. La tua lezione di ieri mi ha fatto
comprendere l'ergastolo in cui getta la povera creatura l'umana volontà, ed io
temo tanto che [essa] faccia [da me] le scappatine e prenda il suo posto di
nuovo in me. Perciò mi affido alla
Mamma mia, affinché mi vigili tanto, che io possa stare sicura di vivere sempre
di Volontà Divina.
Lezione della Regina del Cielo:
Su, figlia mia, coraggio e fiducia nella Mamma tua e
proposito ferreo di non mai dar vita alla tua volontà. Oh, come amerei di sentire sul tuo
labbro: “Mamma mia, la mia volontà è
finita e tutto l'impero lo tiene in me il Fiat Divino”. Queste sono le armi che la fanno stare
morendo continuamente e vincono il Cuore della Mamma tua ad usare tutte le arti
amorose di Madre, affinché la sua figlia viva nel Regno della sua Mamma. Per te sarà dolce morte che ti darà la vera
vita e per me sarà la più bella delle vittorie che farò nel Regno della Divina
Volontà. Perciò, coraggio e fiducia in
me. La sfiducia è dei vili e di quelli
che non sono veramente decisi di ottenere vittoria, e perciò sono sempre senza
armi, e senza armi non si vince; e si è
sempre intermittenti e vacillanti nel fare il bene.
Ora, figlia mia, ascoltami: Io continuavo la mia vita nel Tempio e le
mie scappatine lassù nella mia Patria Celeste.
Io tenevo i miei diritti di figlia, di fare le mie visitine alla mia
Famiglia Divina, che più che Padre mi apparteneva. Ma quale non fu la mia sorpresa, quando in una di queste mie
visite, [le Divine Persone] mi fecero conoscere che era loro Volontà che
uscissi dal Tempio, con l'unirmi prima con vincolo di sposalizio, secondo l'uso
esterno di questi tempi, con un uomo santo chiamato Giuseppe, e ritirarmi
insieme con lui a vivere nella casa di Nazareth.
Figlia mia, in questo passo della mia vita,
apparentemente parve che Iddio voleva mettermi in cimento. Io non avevo amato mai nessuno al mondo, e
siccome la Volontà Divina teneva la sua estensione in tutto l'essere mio, la
mia volontà umana non ebbe mai un atto di vita; quindi in me mancava il germe dell'amore umano. Come potevo amare un uomo, per quanto gran
santo fosse, nell'ordine umano? E' vero
che io amavo tutti, ed era tanto l'amore verso tutti, che il mio amore di Madre
me li aveva scritti uno per uno, con caratteri di fuoco incancellabili, nel mio
materno Cuore, ma ciò era tutto nell'ordine divino. Perché l'amore umano, paragonato al divino, si può chiamare
ombra, sfumature, atomi d'amore.
Eppure, figlia cara, [di] ciò che apparentemente parve cimento e come
strano alla santità della mia vita, Iddio se ne servì mirabilmente per compiere
i suoi disegni e concedermi la grazia che io tanto sospiravo, cioè, che
scendesse il Verbo sulla terra. Iddio
mi dava la salvaguardia, la difesa, l'aiuto, affinché nessuno potesse parlare
sul conto mio, sulla mia onestà. S.
Giuseppe doveva essere il cooperatore, il tutore, che doveva prendere interesse
di quel poco d'umano che ci bisognava, e l'ombra della Paternità Celeste, in
cui doveva essere formata la nostra piccola Famiglia Celeste sulla terra.
Onde, ad onta della mia sorpresa, dissi subito: “Fiat!”, sapendo che la Divina Volontà non
mi avrebbe fatto male, né pregiudicata la mia Santità. Oh, se avessi voluto mettere un atto di mia
volontà umana, anche sotto l'aspetto di non voler conoscere uomo, avrei mandato
in rovina i piani della venuta del Verbo sulla terra! Quindi, non è la diversità degli stati che pregiudica la santità,
ma la mancanza della Divina Volontà ed il compimento dei propri doveri in cui
Dio chiama la creatura. Tutti gli stati
sono santi, anche il matrimonio, purché dentro vi sia la Divina Volontà ed il
sacrificio esatto dei propri doveri;
ma la maggior parte sono indolenti e pigri e non solo non si fanno
santi, ma formano dello stato di ciascuno, chi un purgatorio e chi un inferno.
Onde come conobbi che dovevo uscire dal Tempio, io
non feci motto a nessuno, aspettando che Iddio stesso movesse le circostanze
esterne per farmi compiere la sua adorabile Volontà, come difatti avvenne. I Superiori del Tempio mi chiamarono e mi
dissero che era loro volontà, ed anche l'uso di quei tempi, che io dovessi
prepararmi allo sposalizio; io
accettai. Miracolosamente, la scelta fra
tanti cadde sopra di S. Giuseppe, e così si [fece] lo sposalizio ed [io] uscii
dal Tempio.
Perciò ti prego, figlia del Cuore mio, che in tutte
le cose ti stia a cuore la sola Divina Volontà, se vuoi che i disegni divini si
compiano sopra di te.
L'anima:
Celeste Regina, la tua figlia a te si affida. Con la mia fiducia voglio ferirti il
Cuore; e [che] questa ferita dica
sempre nel tuo materno Cuore: “Fiat!
Fiat! Fiat!”, ti chiede sempre la piccola figlia tua.
Fioretto:
Oggi per onorarmi, verrai sulle mie ginocchia e
reciterai 15 Gloria Patri per ringraziare il Signore di
tutte le grazie che mi concesse fino al quindicesimo anno della mia vita, [e]
specialmente ché mi dette per compagnia un uomo sì santo, qual era San
Giuseppe.
Giaculatoria:
Regina potente, dammi le armi per muovere battaglia
[e] farmi vincere [dal]la Volontà di Dio.
18° Giorno [6][6]
La Regina del Cielo nel Regno della Divina
Volontà nella casa di Nazareth. Cielo e terra stanno per darsi il bacio di pace; l'ora divina è vicina.
Volontà nella casa di Nazareth. Cielo e terra stanno per darsi il bacio di pace; l'ora divina è vicina.
L'anima alla sua Mamma Regina:
Mia sovrana Mamma, sono di ritorno per seguire i
tuoi passi. Il tuo amore mi lega e come calamita potente mi tiene fissa e tutta
intenta a sentire le belle lezioni della Mamma mia. Ma ciò non mi basta; se mi ami da figlia, chiudimi dentro del
Regno della Divina Volontà, dove vivesti e vivi, e serrami la porta in modo
che, anche a volerlo, non possa uscirne più.
Così Madre e figlia faremo vita comune e saremo tutte e due felici.
Lezione della Regina del Cielo:
Figlia mia carissima, se tu sapessi come sospiro di
tenerti chiusa nel Regno della Divina Volontà!
Ogni mia lezione che ti faccio, è [un] cancello che formo per impedirti
il passo [e] l'uscita, è [una] fortezza per murare la tua volontà, affinché
[essa] comprenda ed ami di starsi sotto il dolce impero del Fiat Supremo. Perciò sii attenta ad ascoltarmi, perché non
sono altro che lavori che fa la Mamma tua per adescare e rapire la tua volontà
e far vincere la Divina Volontà sopra di te.
Ora, mia cara figlia, ascoltami: Io partii dal Tempio con lo stesso coraggio
con cui vi entrai e solo per compiere la Divina Volontà. Io andavo a Nazareth e non trovavo più i
miei cari e santi genitori. Andavo
accompagnata sola da San Giuseppe ed io guardavo in lui il mio buon Angelo che
Iddio mi aveva dato per mia custodia, sebbene avevo schiere di Angeli che mi
accompagnavano nel viaggio. Tutte le
cose create mi fecero gli inchini d'onore, ed io, ringraziandole, diedi a
ciascuna cosa creata il mio bacio ed il mio saluto di Regina; e così [giungemmo] a Nazareth.
Onde, tu devi sapere che con San Giuseppe ci
guardavamo con ritegno e ci sentivamo il cuore gonfio, ché l'uno voleva far
conoscere all'altro che eravamo legati con Dio col voto di verginità
perenne. Finalmente si ruppe il
silenzio ed ambedue manifestammo il voto.
Oh, come ci sentimmo felici e, ringraziando il Signore, protestammo di
vivere insieme come fratello e sorella!
Io ero attentissima nel servirlo;
ci guardavamo con venerazione e l'aurora della pace regnava in mezzo a
noi. Oh, se tutti si specchiassero in
me con l'imitarmi! Io mi adattavo molto
alla vita comune; nulla facevo
trasparire fuori dei grandi mari di Grazia che possedevo.
Ora senti, figlia mia: nella casa di Nazareth io mi sentivo più che mai accesa e pregavo
che il Verbo Divino scendesse sulla terra.
La Divina Volontà, che regnava in me, non faceva altro che investire
tutti i miei atti di luce, di bellezza, di santità, di potenza; mi sentivo che
formava [in me] il regno della luce, ma la luce che sempre sorge, il regno
della bellezza, santità e potenza che sempre cresce. Sicché tutte le Qualità divine, che il Fiat Divino stendeva in me
col suo regnare, mi portavano la fecondità.
La luce che mi invadeva era tanta, e la stessa mia umanità restava talmente
abbellita ed investita da questo sole del Voler Divino, che non faceva altro
che produrre fiori celesti. Io sentivo
che il Cielo si abbassava fino a me e che la terra della mia umanità saliva, e
Cielo e terra si abbracciavano, si rappacificavano, per darsi il bacio di pace
e d'amore; e la terra si disponeva a
produrre il germe per formare il Giusto, il Santo ed il Cielo si apriva per far
discendere il Verbo in questo germe.
Io non facevo altro che scendere e salire alla mia
Patria Celeste e gettarmi nelle braccia paterne del mio Padre Celeste e Gli
dicevo con il cuore: “Padre Santo, non
ne posso più! Mi sento bruciata e,
mentre brucio, sento una forza potente in me che vuole vincermi. Con le catene del mio amore voglio legarvi
per disarmarvi, affinché non più indugiate, ma sulle ali del mio amore voglio
trasportare il Verbo Divino dal Cielo in terra”. E pregavo e piangevo che mi ascoltasse.
E la Divinità, vinta dalle mie lacrime e preghiere,
mi assicurò col dirmi: “Figlia, chi ti
può resistere? Hai vinto! L'ora divina è vicina. Tu ritorna alla terra e continua i tuoi atti
nella Potenza del mio Volere e, con questi, tutti resteranno scossi, e Cielo e
terra si daranno il bacio di pace”. Ma,
ad onta di ciò, io non sapevo ancora che dovevo essere la Madre del Verbo
Eterno.
Ora, figlia cara, ascoltami e comprendi bene che
significa vivere di Volontà Divina. Io,
col vivere di Essa, formai il Cielo ed il suo Regno divino nell'anima mia; se non avessi formato in me questo Regno,
mai il Verbo avrebbe potuto scendere dal Cielo in terra; se scese, fu [per]ché scese nel Regno suo,
che la Divina Volontà aveva formato in me.
Trovò in me il suo Cielo, le sue gioie divine, né mai il Verbo sarebbe
sceso dentro d'un regno estraneo. Oh,
no, no; volle prima formarsi il suo
Regno in me, e scendere da vincitore [in esso].
Non solo, ma col vivere sempre di Divina Volontà io
acquistai per Grazia ciò che in Dio è per natura: la fecondità divina, per formare senza opera di uomo il germe,
per far germogliare da me l'Umanità del Verbo Eterno. Che cosa non può fare la Divina Volontà operante in una
creatura? Tutto, e tutti i beni
possibili ed immaginabili. Perciò ti
stia a cuore che tutto sia in te Volontà Divina, se vuoi imitare la Mamma tua e
rendermi contenta e felice.
L'anima:
Mamma Santa, se tu vuoi, puoi; come hai tenuto il potere di vincere Dio,
fino a farlo discendere dal Cielo in terra, [così] non ti mancherà il potere di
vincere la mia volontà, affinché non abbia più vita; io in te spero e da te tutto otterrò.
Fioretto:
Oggi, per onorarmi, mi farai una visitina nella casa
di Nazareth e per mio omaggio mi darai tutti gli atti tuoi, affinché li unisca
ai miei per convertirli in Volontà Divina.
Giaculatoria:
Imperatrice Celeste, porta il bacio della Volontà di
Dio all'anima mia.
19° Giorno
La Regina del Cielo nel Regno della Divina
Volontà. Le porte del Cielo si aprono, il Sole del Verbo Eterno si mette alla vedetta e spedisce
il suo Angelo per avvisare la Vergine
che l'ora di Dio è arrivata.
Volontà. Le porte del Cielo si aprono, il Sole del Verbo Eterno si mette alla vedetta e spedisce
il suo Angelo per avvisare la Vergine
che l'ora di Dio è arrivata.
L'anima alla sua Mamma Celeste:
Mamma santa, eccomi di nuovo sulle ginocchia della
Mamma mia; sono la tua figlia, che
vuole essere imboccata del cibo della tua parola dolcissima, che mi porta il
balsamo per sanarmi le ferite della mia misera volontà umana. Mamma mia, parlami; scendano le tue potenti parole nel mio cuore
e formino una nuova creazione, per formare il germe della Divina Volontà
nell'anima mia.
Lezione della Sovrana Regina:
Figlia carissima, è proprio questo lo scopo perché
amo tanto di farti sentire gli arcani celesti del Fiat Divino, i portenti che
può operare dove Esso regna completamente ed il gran male di chi si fa dominare
dall'umano volere, affinché tu ami il primo, per fargli formare il suo trono in
te, ed aborrisca il secondo, per fare della tua volontà lo sgabello del Volere
Divino, tenendola sacrificata ai suoi piedi divini.
Ora, figlia, mia ascoltami. Io continuavo la mia
vita in Nazareth. Il Fiat Divino
continuava ad allargare in me il suo Regno;
se ne serviva dei più piccoli atti miei, anche dei più indifferenti,
qual era il mantenere l'ordine nella piccola casetta, accendere il fuoco,
scopare, e tutti quei servizi che si usano nelle famiglie, per farmi sentire la
sua vita palpitante nel fuoco, nell'acqua, nel cibo, nell'aria che respiravo,
in tutto; ed investendoli, formava
sopra dei miei piccoli atti mari di luce, di grazia, di santità, perché dove
regna il Divin Volere, tiene la potenza di formare, dai piccoli nonnulla, nuovi
cieli di bellezza incantevole, perché Esso, essendo Immenso, non sa fare cose
piccole, ma con la sua Potenza avvalora i nonnulla e ne forma le cose più
grandi, da far strabiliare Cieli e terra.
Tutto è santo, tutto è sacro, per chi vive di Volontà Divina.
Ora, figlia del mio Cuore, prestami attenzione ed
ascoltami: alquanti giorni prima della
discesa del Verbo sulla terra, io vedevo il Cielo aperto ed il Sole del Verbo
Divino alle sue porte, come per guardare sopra di chi doveva prendere il suo
volo, per rendersi Celeste Prigioniero di una creatura. Oh, come era bello vederlo alle porte del
Cielo, come alla vedetta ed a spiare la fortunata creatura che doveva albergare
il suo Creatore! [Le Divine Persone
del]la Trinità Sacrosanta guardavano la terra non più [come] estranea a loro,
perché c'era la piccola Maria, che possedendo la Divina Volontà aveva formato
il Regno divino, dove [il Verbo] poteva scendere sicuro, come nella sua propria
abitazione, nella quale trovava il Cielo ed i tanti soli dei tanti atti di
Volontà Divina fatti nell'anima mia. La
Divinità rigurgitò d'amore e, togliendosi il manto di Giustizia che da tanti
secoli aveva tenuto con la creatura, [le Divine Persone] si coprirono col manto
di misericordia infinita e decretarono tra Loro la discesa del Verbo. E stanno in atto di suonare l'ora del
compimento. A questo suono, Cieli e
terra stupiscono e si mettono tutti sull'attenti, per essere spettatori d'un
eccesso d'amore sì grande e di un prodigio sì inaudito.
La Mamma tua si sentiva incendiata d'amore e,
facendo eco all'Amore del mio Creatore, volevo formare un solo mare d'Amore,
affinché scendesse in esso il Verbo sulla terra. Le mie preghiere erano incessanti e, mentre pregavo nella mia
stanzetta, un Angelo venne spedito dal Cielo come messaggero del gran Re; mi si fece davanti, ed inchinandosi mi
salutò: “Ave, o Maria, Regina
nostra; il Fiat Divino ti ha riempita
di Grazia. Già ha pronunziato il Fiat
che vuol scendere; già è dietro delle
mie spalle; ma vuole il tuo Fiat per
formare il compimento del suo Fiat”.
Ad un annuncio sì grande, da me tanto desiderato, ma
che non avevo mai pensato di essere io la eletta, io restai stupita ed esitai
un istante; ma l'Angelo del Signore mi
disse: “Non temere, Regina nostra, tu
hai trovato grazia presso Dio. Tu hai
vinto il tuo Creatore; perciò, per
compiere la vittoria, pronunzia il tuo Fiat”.
Io pronunciai il Fiat, ed oh, meraviglia! I due Fiat si fusero insieme, ed il Verbo
Divino scese in Me. Il mio Fiat, che
era avvalorato dallo stesso valore del Fiat Divino, formò dal germe della mia
umanità, la piccina piccina Umanità che doveva racchiudere il Verbo e [così] fu
compiuto il gran prodigio dell'Incarnazione.
Oh potenza del Fiat Supremo! Tu mi innalzasti tanto da rendermi potente,
fino a poter creare io in me quell'Umanità che doveva racchiudere il Verbo
Eterno, che cieli e terra non potevano contenere! I cieli si scossero e tutta la Creazione si atteggiò a festa e,
tripudiando di gioia, echeggiavano intorno la casetta di Nazareth, per dare gli
omaggi ed ossequi al Creatore umanato, e nel loro muto linguaggio dicevano:
“Oh prodigio dei prodigi, che solo un Dio poteva
fare! L'Immensità si è impicciolita, la
Potenza si è resa impotente, la sua Altezza inarrivabile si è abbassata fino
nell'abisso del seno d'una Vergine, e nel medesimo tempo è restato Piccolo ed
Immenso, Potente ed Impotente, Forte e Debole!”
Figlia mia cara, tu non puoi comprendere ciò che
provò la Mamma tua nell'atto dell'Incarnazione del Verbo. Tutti mi premuravano ed aspettavano il mio
Fiat, potrei dire onnipotente.
Ora, figlia cara, ascoltami: quanto ti deve stare a cuore il fare ed il
vivere di Volontà Divina! La mia
potenza esiste ancora: fammi pronunziare
il mio Fiat sull'anima tua. Ma per fare
ciò, voglio il tuo; da soli non si può
fare il vero bene, ma sempre fra due si fanno le opere più grandi. Dio stesso non voleva fare da solo, ma volle
me insieme, per formare il gran prodigio dell'Incarnazione e nel mio Fiat e nel
loro si formò la vita dell'Uomo Dio, si aggiustarono le sorti dell'umano
genere, il Cielo non fu più chiuso [e] tutti i beni vennero racchiusi in mezzo
ai due Fiat. Perciò pronunciamoli
insieme: “Fiat! Fiat!”, e nel mio amore
materno chiuderò in te la vita della Divina Volontà.
Per ora basta;
domani ti aspetto di nuovo, per narrare alla figlia mia il seguito
dell'Incarnazione.
L'anima:
Mamma bella, io mi sento stupita nel sentire le tue
belle lezioni. Deh, ti prego che
pronunzi il tuo Fiat sopra di me; ed io
pronunzio il mio, affinché resti concepito in me quel Fiat che tu tanto sospiri
che come vita regni in me.
Fioretto:
Oggi, per onorarmi, verrai a dare il primo bacio a
Gesù e Gli dirai per ben nove volte che vuoi fare la sua Volontà ed io ripeterò
il prodigio di far concepire Gesù nell'anima tua.
Giaculatoria:
Regina potente, pronuncia il tuo Fiat e crea in me
la Volontà di Dio.
20° Giorno [7][7]
La Regina del Cielo nel Regno della Divina
Volontà. La Vergine fu il Cielo tempestato di
stelle. In questo Cielo, il Sole del Fiat Divino già sfolgora coi suoi raggi fulgidissimi e riempie Cielo e terra. Gesù nel seno della sua Mamma.
Volontà. La Vergine fu il Cielo tempestato di
stelle. In questo Cielo, il Sole del Fiat Divino già sfolgora coi suoi raggi fulgidissimi e riempie Cielo e terra. Gesù nel seno della sua Mamma.
L'anima alla sua Madre Regina:
Eccomi a te di nuovo, mia Mamma Celeste; vengo a rallegrarmi con te ed inchinandomi
ai tuoi santi piedi, ti saluto piena di Grazia e Madre di Gesù. Oh, non più troverò sola la Mamma mia, ma
troverò insieme con te il mio piccolo prigioniero Gesù! Sicché saremo in tre, non più [in] due: insieme la Mamma, Gesù ed io. Qual fortuna per me, che se voglio trovare
il mio piccolo Re Gesù, basta trovare la Mamma sua e mia! Deh, o Mamma santa, nell'altezza di Madre
d'un Dio in cui ti trovi, abbi pietà della misera e piccola figlia tua, e dì la
prima parola per me al piccolo prigioniero Gesù, ché mi dia la grande grazia di
vivere della sua Volontà Divina.
Lezione della Regina del Cielo, Madre
di Gesù:
Mia cara figlia, oggi ti aspetto più che mai. Il mio materno Cuore è gonfio; sento il bisogno di sfogare il mio ardente
amore con la figlia mia: voglio dirti
che sono Madre di Gesù. Le mie gioie
sono infinite; mari di felicità mi
inondano. Io posso dire: sono Madre di Gesù; la sua creatura, la sua ancella è Madre di
Gesù, e solo al Fiat lo debbo. [Esso]
mi rese piena di Grazia, preparò la degna abitazione al mio Creatore. Perciò, gloria sia sempre, onore,
ringraziamento al Fiat Supremo.
Ora ascoltami, figlia del mio Cuore. Non appena fu formata con la Potenza del
Fiat Supremo la piccola Umanità di Gesù nel mio seno, il Sole del Verbo Eterno
s'incarnò in essa. Io avevo il mio
Cielo, formato dal Fiat, tutto tempestato di stelle fulgidissime, che
scintillavano gioie, beatitudini, armonie di bellezza divine, ed il sole del
Verbo Eterno, sfolgorante di luce inaccessibile, venne a prendere il suo posto
dentro di questo Cielo, nascosto nella sua piccola Umanità; e non potendolo contenere, il centro di
[questo] Sole stava in Essa, ma la sua luce straripava fuori, ed investendo
cielo e terra giungeva ad ogni cuore e col suo picchio di luce [bussava] a
ciascuna creatura e con voci di luce penetrante diceva [loro]:
“Figli miei, apritemi; datemi il posto nel vostro cuore; sono sceso dal Cielo in terra per formare in ciascuno di voi la
mia Vita; la mia Madre è il centro dove
risiedo, e tutti i miei figli saranno la circonferenza, dove voglio formare
tante mie vite per quanti figli ci sono”.
E la luce picchiava e ripicchiava senza mai cessare,
e la piccola Umanità di Gesù gemeva, piangeva, spasimava e, dentro di quella
luce, che giungeva nei cuori, faceva scorrere le sue lacrime, i suoi gemiti ed
i suoi spasimi d'amore e di dolore.
Or tu devi sapere che la tua Mamma incominciò una
nuova vita. Io ero a giorno di tutto
ciò che faceva il Figlio mio. Lo vedevo
divorato da mari di fiamme d'amore;
ogni suo palpito, respiro e pena, erano mari d'amore che sprigionava,
[con cui] involgeva tutte le creature per farle sue a forza d'amore e di
dolore. Perché tu devi sapere che, come
fu concepita la sua piccola Umanità, concepì tutte le pene che doveva soffrire,
fino all'ultimo [giorno] della sua Vita.
Racchiuse in sé stesso tutte le anime, perché, come Dio, nessuno Gli
poteva sfuggire. La sua Immensità
racchiudeva tutte le creature, la sua Onniveggenza Gliele faceva tutte
presenti. Quindi il mio Gesù, il Figlio
mio, sentiva il peso ed il fardello di tutti i peccati di ciascuna
creatura. Ed io, la Mamma tua, Lo
seguivo in tutto e sentii nel mio materno Cuore la nuova generazione delle pene
del mio Gesù e la nuova generazione di tutte le anime, che, come Madre, dovevo
generare insieme con Gesù alla Grazia, alla Luce [e] alla Vita novella che il
mio caro Figlio venne a portare sulla terra.
Figlia mia, tu devi sapere che, dacché io fui
concepita, ti amai da Madre, ti sentivo nel mio Cuore, ardevo d'amore per te,
ma non capivo il perché. Il Fiat Divino
mi faceva fare i fatti, ma mi teneva celato il segreto. Ma come s'incarnò, mi svelò il segreto e
compresi la fecondità della mia maternità, che non solo dovevo essere Madre di
Gesù, ma Madre di tutti, e questa maternità doveva essere formata sul rogo del
dolore e dell'amore. Figlia mia, quanto
ti ho amato e ti amo!
Ora ascoltami, figlia cara, dove si può giungere
quando il Divino Volere prende la vita operante nella creatura, e la volontà
umana Lo lascia fare senza impedirgli il passo. Questo Fiat, che in natura possiede la Virtù generativa, genera
tutti i beni nella creatura: la rende
feconda, dandole la maternità su tutti, sopra di tutti i beni e sopra di Colui
che l'ha creata. Maternità dice e
significa vero amore: amore eroico,
amore che si contenta di morire per dar vita a chi ha generato; se non c'è questo, la parola maternità è
sterile, è vuota e si riduce a parole, ma coi fatti non esiste. Quindi, figlia mia, se vuoi la generazione
di tutti i beni, fa’ che il Fiat prenda in te la vita operante, il quale ti
darà la maternità ed amerai tutti con amore di madre; ed io, la Mamma tua, ti insegnerò il modo come fecondare in te
questa maternità tutta santa e divina.
L'anima:
Mamma santa, mi abbandono nelle tue braccia. Oh, come vorrei bagnarti le tue mani materne
delle mie lacrime, per muoverti a compassione dello stato della povera anima
mia! Deh, se mi ami da Mamma, chiudimi
nel tuo Cuore ed il tuo amore bruci le mie miserie, le mie debolezze; e la Potenza del Fiat Divino, che tu
possiedi da Regina, formi la sua vita operante in me, in modo che possa
dire: “La Mamma è tutta per me ed io
sono tutta per lei”.
Fioretto:
Oggi, per onorarmi, per ben tre volte, a nome di
tutti, ringrazierai il Signore ché s'incarnò e si fece prigioniero nel mio
seno, dandomi il grande onore di eleggermi per Madre sua.
Giaculatoria:
Mamma di Gesù, fammi da Mamma e guidami nella via
della Volontà di Dio.
21° Giorno [8][8]
La Regina del Cielo nel Regno della Divina
Volontà. Sole che sorge. Pieno meriggio:
il Verbo Eterno in mezzo a noi.
Volontà. Sole che sorge. Pieno meriggio:
il Verbo Eterno in mezzo a noi.
L'anima alla sua Mamma Regina:
Mamma dolcissima, il mio povero cuore sente il
bisogno estremo di venire sulle tue ginocchia materne, per confidarti i miei
piccoli segreti ed affidarli al tuo Cuore materno. Senti, o Mamma mia: nel
guardare i grandi prodigi che operò in te il Fiat Divino, mi sento che non mi è
dato d'imitarti perché sono piccola, debole e per le lotte tremende della mia
esistenza, che mi atterrano e non mi lasciano che un filo di vita. Mamma mia, oh, come vorrei sfogare il mio
cuore nel tuo, per farti sentire le pene che mi amareggiano ed il timore che mi
tortura, che possa mancare di compiere la Divina Volontà! Pietà, o Madre Celeste, pietà! Nascondimi nel tuo Cuore ed io perderò la
memoria dei miei mali, per ricordarmi solo di vivere di Volontà Divina.
Lezione della Regina del Cielo, Madre
di Gesù:
Figlia carissima, non temere. Fidati della Mamma
tua, versa tutto nel mio Cuore ed io terrò conto di tutto, ti farò da Mamma,
cambierò le tue pene in luce e me ne servirò per allargare i confini del Regno
della Volontà Divina nell'anima tua.
Perciò metti tutto da parte per ora ed
ascoltami; voglio dirti ciò che operò
il piccolo re Gesù nel mio seno materno e come la Mamma tua non perdette
neppure un respiro del piccolo Gesù.
Onde, figlia mia, la piccola Umanità di Gesù andava
crescendo unita ipostaticamente con la Divinità. Il mio seno materno era strettissimo, oscuro, non c'era spiraglio
di luce, ed io lo vedevo nel mio seno materno immobile, involto dentro di una
notte profonda. Ma sai tu chi formava questa oscurità sì intensa all'Infante
Gesù? La volontà umana, [nella quale]
l'uomo volontariamente si era involto e, per quanti peccati commetteva, tanti
abissi di tenebre formava intorno e dentro di sé, in modo che lo rendeva
immobile a fare il bene. Ed il mio caro
Gesù, per mettere in fuga le tenebre di questa notte sì profonda, in cui l'uomo
si era reso prigioniero della sua stessa volontà tenebrosa, fino a perdere il
moto di fare il bene, scelse la dolce prigione della Mamma sua e,
volontariamente, si esibì all'immobilità di nove mesi.
Figlia mia, se tu sapessi come il mio materno Cuore
era martoriato nel vedere piangere, sospirare nel mio seno il piccolo Gesù
immobile! Il suo palpito ardente
palpitava forte forte, e smaniava d'amore, faceva sentire il suo palpito in
ogni cuore, per chiedere per pietà le loro anime, [per]ché Lui, per amor loro,
volontariamente aveva scambiato la luce con le tenebre, affinché tutti
potessero ottenere la vera luce per mettersi in salvo.
Figlia mia carissima, chi può dirti ciò che soffrì
il mio piccolo Gesù nel mio seno? Pene
inaudite ed indescrivibili! Era dotato
di piena ragione, era Dio e uomo, ed era tanto il suo amore che metteva come da
parte i mari infiniti di gioie, di felicità, di luce e tuffava la sua piccina
Umanità nei mari di tenebre, d'amarezza, d'infelicità e di miserie che gli
avevano preparato le creature, ed il piccolo Gesù se le addossava tutte sopra
delle sue spalle come se fossero sue.
Figlia mia, il vero amore non dice mai basta, non guarda le pene ed a
via di pene cerca colui che ama; ed
allora è contento, quando mette la sua vita per ridare la vita a colui che ama.
Figlia mia, ascolta la Mamma tua; vedi che gran male è il fare la tua
volontà? Non solo prepari la notte al
tuo Gesù ed a te, ma vi formi mari d'amarezza, d'infelicità, e di miserie, in
cui resti tanto travolta che non sai come uscirne. Perciò, sii attenta;
rendimi felice col dirmi:
“Voglio far sempre la Divina Volontà”.
Ora senti, figlia mia; il piccolo Gesù, spasimante d'amore, stava in atto di muovere il
passo per uscire alla luce del giorno.
Le sue ansie, i suoi sospiri ardenti e i desideri [di voler] abbracciare
la creatura, [di] farsi vedere [e di] guardarla per rapirla a sé, non gli
davano più requie. E come un giorno si era
messo alla vedetta alle porte del Cielo per chiudersi nel mio seno, così sta in
atto di mettersi alla vedetta alle porte del mio seno, che è più che Cielo, ed
il Sole del Verbo Eterno sorge in mezzo al mondo e vi forma il suo pieno
meriggio. Sicché per le povere creature
non ci sarà più notte, né alba, né aurora, ma sempre sole, più che nella
pienezza di mezzogiorno.
La Mamma tua si sentiva che non più lo poteva
contenere dentro di sé. Mari di luce e
d'amore mi inondavano, e come dentro di un mare di luce lo concepì, così dentro
di un mare di luce uscì dal mio seno materno.
Figlia cara, per chi vive di Volontà Divina tutto è luce e tutto si
converte in luce.
Onde in questa luce io, rapita, aspettavo di
stringere fra le mie braccia il mio piccolo Gesù e, come uscì dal mio seno,
sentii i suoi primi vagiti amorosi. E
l'Angelo del Signore me lo consegnò fra le mie braccia, ed io me lo strinsi
forte forte al mio Cuore e Gli diedi il mio primo bacio ed il piccolo Gesù mi
diede il suo.
Per ora basta;
domani ti aspetto di nuovo, per seguire la narrazione della nascita di
Gesù.
L'anima:
Mamma santa, oh, come sei fortunata, sei la vera
benedetta fra tutte le donne! Deh, ti
prego, per quelle gioie che provasti quando stringesti Gesù al tuo seno e
quando Gli desti il primo bacio, che per pochi istanti mi ceda nelle mie
braccia il piccolo Gesù, affinché Gli dia il contento col dirgli che giuro di
amarlo sempre sempre, e che non voglio conoscere che la sua Divina Volontà.
Fioretto:
Oggi, per onorarmi, verrai a baciare i piedini del
Bambinello Gesù e Gli darai la tua volontà nelle sue manine per farlo giocare e
sorridere.
Giaculatoria:
Mamma mia, chiudi nel mio cuore il piccolo Gesù,
affinché me lo trasformi tutto in Volontà di Dio.
22° Giorno
La Regina del Cielo nel Regno della Divina
Volontà. Il piccolo Re Gesù è nato. Gli Angeli
Lo additano e chiamano i pastori ad adorarlo.
Cielo e terra esultano, ed il Sole del Verbo Eterno, facendo il suo corso, dirada la notte del peccato
e dà principio al pieno giorno della Grazia.
Dimora in Betlemme.
Volontà. Il piccolo Re Gesù è nato. Gli Angeli
Lo additano e chiamano i pastori ad adorarlo.
Cielo e terra esultano, ed il Sole del Verbo Eterno, facendo il suo corso, dirada la notte del peccato
e dà principio al pieno giorno della Grazia.
Dimora in Betlemme.
L'anima alla sua Mamma Celeste:
Oggi, Mamma santa, sento una foga d'amore e sento
che non posso stare se non vengo alle tue ginocchia materne, per trovare nelle
tue braccia il Celeste Bambinello. La
sua bellezza mi rapisce, i suoi sguardi mi feriscono, le sue labbra atteggiate
a gemere ed a dare in singhiozzo di pianto mi strappano il cuore ad
amarlo. Mamma mia carissima, io so che
tu mi ami e perciò ti prego che mi dia un posticino nelle tue braccia, affinché
Gli dia il mio primo bacio, versi il mio cuore nel piccolo Re Gesù e Gli affidi
i miei segreti interessanti che tanto mi opprimono; e per farlo sorridere Gli dirò:
“La mia volontà è tua e la Tua è mia, e perciò forma in me il Regno del
tuo Fiat Divino”.
Lezione della Regina del Cielo alla
figlia sua:
Figlia mia carissima, oh, come ti sospiro nelle mie
braccia, per avere il gran contento di poter dire al nostro piccolo Re
Bambinello: “Non piangere, carino
mio; vedi, qui con noi c'è la piccola
figlia mia, che vuol riconoscerti per Re e darti il dominio nell'anima sua, per
farti distendere in lei il Regno della tua Divina Volontà”.
Ora, figlia del mio Cuore, mentre starai tutta
intenta a vagheggiare il pargoletto Gesù, prestami attenzione ed ascoltami: tu devi sapere che era mezzanotte quando il
piccolo re neonato uscì dal mio seno materno.
Ma la notte si cambiò in giorno;
Colui che era Padrone della luce metteva in fuga la notte dell'umana
volontà, la notte del peccato, la notte di tutti i mali; e per segno di ciò che faceva nell'ordine
delle anime col solito suo Fiat Onnipotente, la mezzanotte si cambiò in giorno
fulgidissimo; tutte le cose create
correvano per inneggiare in quella piccola Umanità il loro Creatore. Il sole correva per dare i suoi primi baci
di luce al Bambinello Gesù e riscaldarlo col suo calore; il vento imperante con le sue ondate,
purificava l'aria di quella stalla e col suo dolce gemito Gli diceva: “Ti amo”;
i cieli si scuotevano fin dalle fondamenta; la terra esultava e fremeva fin nell'abisso; il mare tumultuava con le sue onde
altissime; insomma, tutte le cose
create riconobbero che il loro Creatore già stava in mezzo a loro, e tutte
facevano a gara ad inneggiarlo. Gli stessi Angeli, formando luce nell'aria, con
voci melodiose da potersi sentire da tutti, dicevano: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini
di buona volontà! Già è nato il Celeste
Bambino nella grotta di Betlemme, avvolto in poveri pannicelli”... Tanto che i pastori, perché stavano in
veglia, ascoltarono le voci angeliche e corsero a visitare il piccolo Re
Divino.
Onde, figlia mia cara, continua ad ascoltarmi. Come io lo ricevetti nelle mie braccia e Gli
diedi il mio primo bacio, sentii il bisogno d'amore di dare del mio al mio Figlio
Bambino e, porgendogli il mio seno, Gli diedi latte abbondante, latte formato
dallo stesso Fiat Divino nella mia persona per alimentare il piccolo Re
Gesù. Ma chi può dirti ciò che io
provavo nel far ciò, e i mari di grazia, d'amore, di santità che mi dava il
Figlio mio per contraccambiarmi? Quindi
lo involsi in poveri ma nitidi pannicelli e lo adagiai nella mangiatoia. Questa era la sua Volontà ed io non potevo
far a meno di eseguirla. Ma prima di
fare ciò feci parte al caro San Giuseppe, dandolo nelle sue braccia; ed oh, come gioì, se lo strinse al cuore, ed
il dolce Bambinello versò nell'anima sua torrenti di Grazia. Quindi insieme con San Giuseppe aggiustammo
un po' di fieno nella mangiatoia e, distaccandolo dalle mie braccia materne, lo
posi a giacere dentro di essa. E la
Mamma tua, rapita dalla beltà dell'Infante Divino, se ne stava la maggior parte
[del tempo] genuflessa innanzi a Lui;
mettevo in moto tutti i miei mari d'amore, che il Voler Divino aveva
formato in me, per amarlo, adorarlo e ringraziarlo.
Ed il Celeste Pargoletto, che faceva nella
mangiatoia? Un atto continuato della
Volontà del nostro Padre Celeste, che era anche sua, ed emettendo gemiti e
sospiri, vagiva, piangeva e chiamava tutti, col dire nei suoi gemiti
amorosi: “Venite tutti, figli
miei; per amor vostro son nato al
dolore, alle lacrime. Venite tutti a
conoscere l'eccesso del mio amore!
Datemi un ricetto nei vostri cuori”.
E ci fu un via vai di pastori che vennero a visitarlo, ed a tutti dava
il suo sguardo dolce ed il suo sorriso d'amore nelle sue stesse lacrime.
Ora, figlia mia, una parolina a te: tu devi sapere che tutta la mia gioia era
tenere nel mio grembo il mio caro Figlio Gesù, ma il Voler Divino mi fece
intendere che Lo mettessi nella mangiatoia a disposizione di tutti, affinché
chiunque lo volesse, potesse vezzeggiarlo, baciarlo e prenderlo nelle proprie
braccia come se fosse suo. Era il
Piccolo Re di tutti; quindi tenevano il
diritto di farsene un dolce pegno d'amore.
Ed io, per compiere il Volere Supremo, mi privai delle mie gioie
innocenti, ed incominciai con le opere e i sacrifici l'ufficio di Madre, di
dare Gesù a tutti.
Figlia mia, la Divina Volontà è esigente e vuole
tutto, anche il sacrificio delle cose più sante e, a seconda [del]le circostanze
il grande sacrificio di privarsi dello stesso Gesù; ma questo [è] per distendere maggiormente il suo Regno e per
moltiplicare la vita dello stesso Gesù, perché quando la creatura per amor suo
si priva di Lui, è tale e tanto [il suo] eroismo ed il sacrificio, che tiene
virtù di produrre una vita novella di Gesù, per poter formare un'altra
abitazione a Gesù. Perciò, figlia cara,
sii attenta, e sotto qualunque pretesto non negare mai nulla alla Divina
Volontà.
L'anima:
Mamma santa, le tue belle lezioni mi
confondono; ma se vuoi che le metta in
pratica, non mi lasciare sola, affinché quando mi vedi soccombere sotto il peso
enorme delle privazioni divine, mi stringa al tuo materno Cuore, ed io sentirò
la forza di non negar mai nulla alla Divina Volontà.
Fioretto:
Oggi, per onorarmi, verrai per ben tre volte a
visitare il bambinello Gesù, baciandogli le sue piccole manine, e gli farai
cinque atti d'amore per onorare le sue lacrime e per quietargli il pianto.
Giaculatoria:
Mamma Santa, versa le lacrime di Gesù nel cuor mio,
affinché disponga in me il trionfo della Volontà di Dio.
23° Giorno [9][9]
La Regina del Cielo nel Regno della Divina
Volontà. Suona la prima ora del dolore.
Una stella con voce muta chiama i Magi ad adorare Gesù.
Un profeta si fa rivelatore dei dolori
della Sovrana Regina.
Volontà. Suona la prima ora del dolore.
Una stella con voce muta chiama i Magi ad adorare Gesù.
Un profeta si fa rivelatore dei dolori
della Sovrana Regina.
L'anima alla sua Mamma Regina:
Mamma mia dolcissima, eccomi di nuovo presso le tue
ginocchia; questa tua figlia non può
stare più senza di te, Mamma mia. Il
dolce incanto del Celeste Bambino, che ora stringi fra le tue braccia ed ora
genuflessa adori ed ami nella mangiatoia, mi rapisce, pensando che la tua sorte
felice e lo stesso piccolo Re Gesù, non sono altro che frutti e dolci e
preziosi pegni di quel Fiat che distese in te il Regno suo. Deh, oh Mamma,
dammi la parola che farai uso della tua potenza di formare in me il Regno della
Divina Volontà.
Lezione della mia Mamma Celeste:
Figlia mia carissima, come son contenta di tenerti
vicina, per poterti insegnare come in tutte le cose si può distendere il Regno
della Divina Volontà. Tutte le croci, i
dolori, le umiliazioni, investite dalla vita del Fiat Divino, sono come materia
prima nelle sue mani per alimentare il suo Regno e distenderlo sempre più.
Perciò, prestami attenzione ed ascolta la Mamma tua.
Io continuavo la mia dimora nella
grotta di Betlemme con Gesù ed il caro San Giuseppe. Come eravamo felici!
Quella grotticella, stando l'Infante Divino e la Divina Volontà operante
in noi, si era cambiata in paradiso. E'
vero che pene e lacrime non ci mancavano, ma confrontate ai mari immensi di
gioia, di felicità, di luce, che il Fiat Divino faceva sorgere in ogni atto
nostro, erano goccioline appena gettate in questi mari. E poi, la dolce ed amabile presenza del mio
caro Figlio era una delle più grandi felicità.
Ora, figlia cara, tu devi sapere che giunse l'ottavo
giorno del Celeste Bambino, [dac]ché era nato alla luce del giorno ed il Fiat
Divino suonò l'ora del dolore, comandandoci di circoncidere il vezzoso
Bambinello. Era un taglio dolorosissimo
a cui si doveva sottoporre il piccolo Gesù.
Era legge di quei tempi che tutti i primogeniti si dovevano sottoporre a
questo taglio doloroso. Si può chiamare
legge del peccato [ed] il mio Figlio era innocente e la sua legge era la legge
dell'amore, ma con tutto ciò, siccome venne a trovare non l'uomo re, ma l'uomo
degradato, per affratellarsi a lui ed innalzarlo, Si volle degradare e Si
sottopose alla legge.
Figlia mia, San Giuseppe ed io sentimmo un fremito
di dolore, ma impavidi e senza esitare chiamammo il Ministro e si fece
circoncidere con un taglio dolorosissimo.
Al dolore acerbo, il Bimbo Gesù piangeva e si slanciava nelle mie
braccia chiedendomi aiuto. San Giuseppe
ed io mescolammo le nostre lacrime con le sue;
si raccolse il primo Sangue sparso da Gesù per amore delle
creature; [Gli] si impose il nome di
Gesù, nome potente che doveva far tremare Cielo e terra e lo stesso inferno,
nome che doveva essere il balsamo, la difesa, l'aiuto ad ogni cuore.
Ora, figlia mia, questo taglio era l'immagine del
taglio crudele che l'uomo s'era fatto all'anima sua col fare la sua volontà, ed
il mio caro Figlio si faceva fare questo taglio per sanare il duro taglio delle
volontà umane, per sanare col suo Sangue le ferite dei tanti peccati, che il
veleno della volontà umana ha prodotto nelle creature. Sicché ogni atto di volontà umana è un
taglio che si fa e una piaga che si apre ed il Celeste Bambino, col suo taglio
doloroso, preparava il rimedio a tutte le ferite umane.
Ora, figlia mia, un'altra sorpresa: una stella nuova splende sotto la volta del
cielo e con la sua luce va cercando adoratori per condurli a riconoscere ed
adorare il Bambino Gesù. Tre
personaggi, l'uno lontano dall'altro, ne restano colpiti ed investiti da Luce
superna seguono la stella, la quale li conduce nella grotta di Betlemme ai
piedi del Bambino Gesù. Ma quale non fu
la meraviglia di questi Re Magi, nel riconoscere in quell'Infante Divino il Re
del Cielo e della terra, Colui che veniva ad amare ed a salvare tutti? Perché nell'atto che i Magi Lo adoravano,
rapiti da quella celeste beltà, il nato Bambino fece trasparire fuori dalla sua
piccola Umanità la sua Divinità, e la grotta si cambiò in Paradiso, tanto che
non sapevano più distaccarsi dai piedi dell'Infante Divino se non quando [ebbe]
ritirata di nuovo nella sua Umanità la Luce della Divinità. Ed io, mettendo in esercizio l'ufficio di
Madre, parlai a lungo della discesa del Verbo e li fortificai nella fede,
speranza e carità, simbolo dei loro doni offerti a Gesù; e pieni di gioia si ritirarono nelle loro
regioni, per essere i primi propagatori.
Figlia mia cara, non ti spostare dal mio fianco,
seguimi ovunque. Già stanno per
compiersi quaranta giorni dalla nascita del piccolo Re Gesù, ed il Fiat Divino
ci chiama al Tempio per adempire la legge della Presentazione del Figlio
mio. Ebbene, [andammo] al Tempio. Era la prima volta che uscivo insieme col
mio dolce Bambino. Una vena di dolore
si aprì nel mio Cuore: andavo ad
offrirlo vittima per la salvezza di tutti!
Quindi entrammo nel Tempio e prima adorammo la Divina Maestà, poi si
chiamò il sacerdote, e messolo nelle sue braccia, feci l'offerta del Celeste
Bambino all'Eterno Padre, offrendolo in sacrificio per la salvezza di
tutti. Il sacerdote era Simeone, e come
lo deposi nelle sue braccia, riconobbe che era il Verbo Divino ed esultò
d'immensa gioia; e dopo l'offerta,
atteggiandosi a Profeta, profetizzò tutti i miei dolori... Oh, come il Fiat Supremo suonò a distesa sul
mio materno Cuore con suono vibrante la ferale tragedia di tutte le pene del
mio Figlio Bambino! Ma quello che più
mi trafisse furono le parole che mi disse il santo Profeta, cioè: “Questo caro Bambino sarà la salvezza e la
rovina di molti, e sarà il bersaglio delle contraddizioni”.
Se il Voler Divino non mi avesse sostenuta, sarei
morta all'istante di puro dolore.
Invece mi diede vita e se ne servì per formare in me il Regno dei dolori
nel Regno della sua stessa Volontà.
Sicché [oltre] al diritto di Madre che tenevo su tutti, acquistai il
diritto di Madre e Regina di tutti i dolori.
Ah, sì, coi miei dolori acquistai la monetina per pagare i debiti dei
figli miei ed anche dei figli ingrati.
Ora, figlia mia, tu devi sapere che nella luce della
Divina Volontà io già sapevo tutti i dolori che dovevano toccarmi, ed anche più
di quello che mi disse il santo Profeta, ma in quell'atto sì solenne di offrire
il mio Figlio, [a] sentirmelo ripetere, mi sentii talmente trafitta, che mi
sanguinò il Cuore, ed aprì squarci profondi nell'anima mia.
Ora, ascolta la Mamma tua: nelle tue pene, negli incontri dolorosi che non ti mancano, non
ti abbattere mai, ma con amore eroico fa’ che il Voler Divino prenda il suo
regio posto nelle tue pene, affinché te le converta in monetine d'infinito
valore, con cui potrai pagare i debiti dei tuoi fratelli per riscattarli dalla
schiavitù dell'umana volontà, per farli rientrare come figli liberi nel Regno
del Fiat Divino.
L'anima:
Mamma santa, nel tuo Cuore trafitto metto tutte le
mie pene e tu sai come mi trafiggono il cuore.
Deh, fammi da Mamma e versa nel mio [cuore] il balsamo dei tuoi dolori,
affinché [abbia] la tua stessa sorte, di servirmi delle mie pene come monetine
per conquistare il Regno della Divina Volontà.
Fioretto:
Oggi, per onorarmi, verrai nelle mie braccia,
affinché versi in te il primo Sangue che sparse il Celeste Bambino per sanarti
le ferite che ti ha fatto la tua volontà umana e reciterai tre atti d'amore per
mitigare lo spasimo della ferita del Bambino.
Giaculatoria:
Mamma mia, versa il tuo dolore nell'anima mia e converti
tutte le mie pene in Volontà di Dio.
24° Giorno
La Regina del Cielo nel Regno della Divina
Volontà. Un empio tiranno. Il piccolo Re Gesù viene portato dalla sua
Mamma e da San Giuseppe in terra straniera, dove vanno come poveri
esiliati. Ritorno in Nazareth.
Volontà. Un empio tiranno. Il piccolo Re Gesù viene portato dalla sua
Mamma e da San Giuseppe in terra straniera, dove vanno come poveri
esiliati. Ritorno in Nazareth.
L'anima alla sua Regina, travolta nel
dolore:
Mia Mamma Sovrana, la tua piccola figlia sente il
bisogno di venire presso le tue ginocchia, per tenerti un po' di
compagnia. Vedo il tuo volto velato di
mestizia, e qualche lacrima fuggitiva scorre dai tuoi occhi. Il dolce Bambinello trema e, singhiozzando,
piange. Mamma santa, unisco le mie pene
alle tue per confortarti e per quietare il pianto al Celeste Bambino. Ma, deh, Mamma mia, non mi negare di
svelarmi il segreto. Che c'è di funesto
per il mio caro Bambinello?
Lezione della Madre Regina:
Figlia mia carissima, il Cuore della Mamma tua oggi
è gonfio dall'amore e dal dolore, tanto che non posso trattenermi dal
piangere. Tu sai la venuta dei Re Magi,
i quali fecero rumore in Gerusalemme domandando del nuovo Re. E l'empio Erode, per timore d'essere
rovesciato dal trono, ha già dato il mandato di uccidere il mio dolce Gesù, la
mia cara Vita, con tutti gli altri bambini.
Figlia mia, che dolore! Colui che è venuto a dar la vita a tutti ed a portare nel mondo
la nuova era di pace, di felicità, di grazia, me lo vogliono uccidere! Che ingratitudine! Che perfidia! Ah, figlia
mia, dove giunge la cecità della volontà umana! Fino a rendersi feroce, a legare le mani allo stesso Creatore ed
a rendersene padrona di Colui che l'aveva creata. Perciò compatiscimi, figlia mia e cerca di quietare il pianto al
dolce Bambino. Egli piange per
l'ingratitudine umana, ché appena nato Lo vogliono morto e, per salvarlo, siamo
costretti a fuggire. Già il caro San
Giuseppe è stato avvisato dall'Angelo di partire presto per terra
straniera. Tu accompagnaci, figlia
cara, non ci lasciare soli, ed io continuerò a darti le mie lezioni sui gravi
mali della volontà umana.
Ora, tu devi sapere che non appena l'uomo si
sottrasse dalla Divina Volontà, la ruppe col suo Creatore. Tutto era stato fatto da Dio sulla terra
[per lui], tutto era suo, e l'uomo col non fare il Volere Divino perdette tutti
i diritti e si può dire che non aveva dove mettere il passo. Sicché divenne il povero esiliato, il
pellegrino che non poteva possedere stanza permanente, e questo non solo
nell'anima, ma anche nel corpo. Tutte
le cose si fecero mutabili per il povero uomo;
e se qualche cosa fuggevole tiene, fu in virtù dei meriti previsti di
questo Celeste Bambino. E questo,
perché tutta la magnificenza della Creazione fu destinata da Dio per darla a
coloro che avrebbero fatta [la Divina Volontà] e vissuto nel [suo] Regno. Tutti gli altri, se prendono stentatamente
qualche cosa, sono i veri ladroncelli del loro Creatore, e con ragione; non vogliono fare la Divina Volontà e
vogliono i beni che ad Essa appartengono?
Ora, figlia cara, senti quanto ti amiamo io e questo
caro Bambino, che ai primi albori della vita va in esilio ed in terra straniera
per liberarti dall'esilio in cui ti ha messo l'umano volere, per richiamarti a
vivere non in terra straniera, ma nella tua patria, che ti fu data da Dio
quando fosti creata, cioè nel Regno del Fiat Supremo. Figlia del mio Cuore, abbi pietà delle lacrime della Madre tua e
delle lacrime di questo dolce, caro Bambino, [per]ché piangendo ti preghiamo di
non fare mai la tua volontà; ma ti
preghiamo, ti scongiuriamo: ritorna nel
grembo del Voler Divino che tanto ti sospira!
Ora, figlia cara, tra il dolore dell'ingratitudine
umana, e tra le immense gioie e felicità che il Fiat Divino ci dava e la festa
che tutta la Creazione faceva al dolce Bambino, la terra rinverdiva e fioriva
sotto dei nostri passi, per dare omaggio al suo Creatore. Il sole Lo fissava ed, inneggiandolo con la
sua luce si sentiva onorato di dargli la sua luce e calore; il vento Lo carezzava; gli uccelli quasi [come] nubi si abbassavano
intorno a noi e coi loro trilli e canti facevano le più belle ninne al caro
Bambino, per quietargli il pianto e riconciliargli il sonno. Figlia mia, stando in noi il Volere Divino
tenevamo il potere su tutto.
Quindi, si giunse in Egitto e dopo un lungo periodo
di tempo, l'Angelo del Signore avvertì San Giuseppe che ritornassimo nella casa
di Nazareth, perché l'empio tiranno era morto.
E così rimpatriammo nelle nostre terre natie.
Ora, l'Egitto simboleggia l'umana volontà, terra
piena di idoli, e dovunque passava il Pargoletto Gesù, atterrava questi idoli e
li rintanava nell'inferno. Quanti idoli
possiede l'umano volere! Idoli di
vanagloria, di propria stima e di passioni che tiranneggiano la povera
creatura! Perciò sii attenta, ascolta
la Mamma tua; che per non farti fare
mai la tua volontà, farei qualunque sacrificio e ci metterei anche la mia vita,
per darti il gran bene che tu viva sempre nel grembo della Divina Volontà.
L'anima:
Mamma dolcissima, quanto ti ringrazio, che mi fai
comprendere il gran male dell'umano volere!
Perciò ti prego, per il dolore che soffristi nell'esilio dell'Egitto, di
far uscire l'anima mia dall'esilio della mia volontà, e di farmi rimpatriare
nella cara patria della Divina Volontà.
Fioretto:
Oggi, per onorarmi, offrirai le tue azioni unite con
le mie, in atto di gratitudine al santo Bambino, pregandolo che entri nell'Egitto
del tuo cuore per cambiarlo tutto in Volontà di Dio.
Giaculatoria:
Mamma mia, chiudi il piccolo Gesù nel cuor mio,
affinché me lo riordini tutto in Volontà Divina.
25° Giorno [10][10]
La Regina del Cielo nel Regno della Divina
Volontà. Nazareth, simbolo e realtà del Regno
del Fiat Divino. Vita nascosta. La Depositaria,
sorgente e canale perenne dei beni di Gesù.
Volontà. Nazareth, simbolo e realtà del Regno
del Fiat Divino. Vita nascosta. La Depositaria,
sorgente e canale perenne dei beni di Gesù.
L'anima alla sua Sovrana Regina:
Mamma dolcissima, eccomi di nuovo vicino alle tue
ginocchia materne, dove ti trovi insieme col Fanciullino Gesù e tu,
vezzeggiandolo, Gli dici la tua storia d'amore e Gesù ti dice la sua. Oh, come è bello trovare Gesù e la Mamma che
si parlano a vicenda! Ed è tanta la
foga del loro amore che restano muti, rapiti, la Madre nel Figlio ed il Figlio
nella Madre. Mamma santa, non mi
mettete da parte, ma tenetemi insieme, affinché, ascoltando ciò che dite impari
ad amarvi ed a fare sempre la SS. Volontà di Dio.
Lezione della Regina del Cielo:
Figlia carissima, oh, come ti aspettavo per
continuare la mia lezione sul Regno che sempre più distendeva in me il Fiat
Supremo!
Ora, tu devi sapere che la piccola casa di Nazareth
per la Mamma tua, per il caro e dolce Gesù e per San Giuseppe era un
paradiso. Il mio caro Figlio, essendo
Verbo Eterno, possedeva in Sé stesso per virtù propria la Divina Volontà; ed in quella piccola Umanità risiedevano
mari immensi di Luce, di Santità, di gioie e di Bellezze infinite; ed io possedevo per Grazia il Volere Divino
e, sebbene non potevo abbracciare l'immensità come l'amato Gesù - perché Egli
era Dio e Uomo, ed io ero sempre la sua creatura finita - con tutto ciò, il
Fiat Divino mi riempì tanto che aveva formato i suoi mari di luce, di santità,
d'amore, di bellezze e di felicità [in me], ed era tanta la luce, l'amore e
tutto ciò che può possedere un Volere Divino che usciva da noi, che San
Giuseppe restava eclissato, inondato e viveva dei nostri riflessi.
Figlia cara, in questa casa di Nazareth stava in
pieno vigore il Regno della Divina Volontà.
Ogni piccolo nostro atto, cioè il lavoro, l'accendere il fuoco, il
preparare il cibo, erano tutti animati dal Volere Supremo e formati sulla
sodezza della santità del puro Amore.
Quindi dal più piccolo al più grande atto nostro scaturivano gioie,
felicità, beatitudini immense; e noi
restavamo talmente inondati, da sentirci come sotto d'una pioggia dirotta di
nuove gioie e contenti indescrivibili.
Figlia mia, tu devi sapere che la Divina Volontà
possiede in natura la sorgente delle gioie;
e quando regna nella creatura si diletta di dare in ogni suo atto l'atto
nuovo continuo delle sue gioie e felicità.
Oh, come eravamo felici! Tutto
era pace, unione somma, e l'uno si sentiva onorato d'ubbidire all'altro. Anche il mio caro Figlio faceva a gara, ché
voleva essere comandato nei piccoli lavori da me e dal caro San Giuseppe. Oh, come era bello vederlo nell'atto in cui
aiutava il suo padre putativo nei lavori fabbrili, [o nel] vederlo che prendeva
il cibo! Ma quanti mari di Grazia
faceva scorrere in quegli atti a pro delle creature?
Ora, figlia cara, ascoltami: in questa casa di Nazareth fu formato nella
Mamma tua e nell'Umanità di mio Figlio il Regno della Divina Volontà, per farne
un dono all'umana famiglia, quando si sarebbero disposti a ricevere il bene di
questo Regno. E sebbene mio Figlio era
Re ed io Regina, eravamo Re e Regina senza popolo; il nostro Regno, sebbene poteva racchiudere tutti e dar vita a
tutti, era deserto, perché si voleva la Redenzione prima, per preparare e disporre
l'uomo a venire in questo Regno sì santo.
Molto più che essendo posseduto da me [e] dal mio Figlio, che
appartenevamo secondo l'ordine umano all'umana famiglia, ed in virtù del Fiat
Divino e del Verbo Incarnato alla Famiglia Divina, le creature ricevevano il
diritto d'entrare in questo Regno e la Divinità cedeva il diritto e lasciava le
porte aperte a chi volesse entrare.
Perciò la nostra vita nascosta di sì lunghi anni servì a preparare il
Regno della Divina Volontà alle creature. Ecco perché voglio farti conoscere
ciò che operò in me questo Fiat Supremo, affinché dimentichi la tua volontà e,
dando la mano alla Madre tua, ti possa condurre nei beni che con tanto amore ti
ho preparato.
Dimmi, figlia del mio Cuore, contenterai me ed il
tuo e mio caro Gesù, che con tanto amore ti aspettiamo in questo Regno sì santo
a vivere insieme con noi per vivere tutta di Volontà Divina?
Ora, figlia cara, ascolta un altro tratto d'amore
che in questa casa di Nazareth mi fece il mio caro Gesù: Egli mi fece depositaria di tutta la sua
Vita. Dio, quando fa un'opera, non la
[lascia] sospesa, né nel vuoto, ma cerca sempre una creatura dove potere
rinchiudere e poggiare tutta l'opera sua;
altrimenti passerebbe pericolo che Iddio esponesse le opere sue
all'inutilità, ciò che non può essere.
Quindi, il mio caro Figlio deponeva in me le sue opere, le sue parole,
le sue pene, tutto; fino il respiro
depositava nella Mamma sua. E quando,
ritirati nella nostra stanzetta, Egli prendeva il suo dolce dire e mi narrava
tutti i Vangeli che doveva predicare al pubblico, i Sacramenti che doveva
istituire, tutto mi [affidava] e deponendo tutto in me, mi costituiva canale e
sorgente perenne, [per]ché da me doveva uscire la sua Vita e tutti i suoi beni
a pro di tutte le creature. Oh, come mi
sentivo ricca e felice nel sentirmi deporre in me tutto ciò che faceva il mio
caro Figlio Gesù! Il Volere Divino che
regnava in me mi dava lo spazio per poter tutto ricevere, e Gesù si sentiva
[dare] dalla Mamma sua il contraccambio dell'amore, della gloria della grande
opera della Redenzione. Che cosa non
ricevetti da Dio, perché non feci mai la mia volontà ma sempre la Sua? Tutto;
anche la stessa Vita del mio Figlio era a mia disposizione; e mentre restava sempre in me, potevo
bilocarla per darla a chi, con amore, me la chiedesse.
Ora, figlia mia, una parolina a te. Se farai sempre la Divina Volontà e mai la
tua e vivrai in essa, io, la Mamma tua, farò il deposito di tutti i beni del
mio Figlio nell'anima tua. Oh, come ti
sentirai fortunata! Avrai a tua
disposizione una Vita divina che tutto ti darà; ed io, facendoti da vera Mamma, mi metterò a guardia affinché
cresca questa vita in te e vi formi il Regno della Divina Volontà.
L'anima:
Mamma santa, nelle tue braccia mi abbandono. Sono una piccola figlia che sente il bisogno
estremo delle tue cure materne. Deh, ti
prego, che prenda questa mia volontà e la chiuda nel tuo Cuore, né me la dare
più, affinché possa essere felice di vivere sempre di Volontà Divina; così contenterò te ed il mio caro Gesù.
Fioretto:
Oggi, per onorarmi, verrai a fare tre visitine nella
casa di Nazareth, per onorare la Sacra Famiglia, recitando tre Pater, Ave e Gloria, pregandoci
che ti ammettiamo a vivere in mezzo a noi.
Giaculatoria:
Gesù, Maria e Giuseppe, mettetemi insieme [con voi]
a vivere nel Regno della Volontà di Dio.
26° Giorno [11][11]
La Regina del Cielo nel Regno della Divina
Volontà. L'ora del dolore si approssima.
Dolorosa separazione. Gesù nella sua
Vita pubblica ed apostolica.
Volontà. L'ora del dolore si approssima.
Dolorosa separazione. Gesù nella sua
Vita pubblica ed apostolica.
L'anima alla sua Madre Celeste:
Eccomi a te di nuovo, mia Mamma Regina. Oggi il mio amore di figlia verso di te mi
fa correre per essere spettatrice, quando il mio dolce Gesù, separandosi da te,
prende la via per formare la sua Vita apostolica in mezzo alle creature. Mamma santa, so che soffrirai molto; ogni momento di separazione con Gesù ti
costerà la vita, ed io, la figlia tua, non voglio lasciarti sola; voglio asciugarti le lacrime e con la mia
compagnia voglio spezzare la tua solitudine;
e mentre staremo insieme, tu continuerai a darmi le tue belle lezioni
sulla Divina Volontà.
Lezione della Regina del Cielo:
Figlia mia carissima, la tua compagnia mi sarà molto
gradita, perché sentirò in te il primo dono che mi fa Gesù: dono formato di puro amore prodotto dal suo
e dal mio sacrificio, dono che mi costerà la vita del Figlio mio.
Ora prestami attenzione ed ascoltami. Senti, figlia
mia, per la tua Mamma incomincia una vita di dolore, di solitudine e di lunghe
separazioni dal mio Sommo Bene, Gesù.
La vita nascosta è finita ed Egli sente l'irresistibile bisogno d'amore
d'uscire in pubblico, di farsi conoscere e di andare in cerca dell'uomo
smarrito nel labirinto della sua volontà, in preda di tutti i mali. Il caro San Giuseppe era già morto. Gesù partiva ed io restavo sola nella
piccola casetta.
Quando il mio amato Gesù mi chiese l'ubbidienza di
partire - perché non faceva mai nulla se prima non me lo diceva - io sentii lo
schianto nel Cuore, ma conoscendo che quella era la Volontà suprema, io dissi
subito il mio Fiat, non esitai un istante e [con] il Fiat di mio Figlio ed il
mio ci separammo. Nella foga del nostro
amore, mi benedisse e mi lasciò. Io lo
accompagnai col mio sguardo finché potetti e poi, ritirandomi, mi abbandonai in
quel Volere Divino che era la mia vita.
Ma, oh potenza del Fiat Divino, questo Volere santo non mi faceva
perdere mai di vista mio Figlio, né Egli perdeva me, anzi sentivo il suo
palpito nel mio e Gesù sentiva il mio nel suo.
Figlia cara, io avevo ricevuto mio Figlio dal Volere
Divino, e ciò che questo Volere santo dà non è soggetto né a finire né a subire
separazione; i doni suoi sono
permanenti ed eterni. Quindi mio Figlio
era mio, nessuno me lo poteva togliere, né la morte, né il dolore, né la
separazione, perché il Volere Divino me Lo aveva donato. Quindi la nostra separazione era apparente,
ma in realtà eravamo fusi insieme.
Molto più che una era la Volontà che ci animava. Come potevamo separarci?
Ora, tu devi sapere che la luce della Divina Volontà
mi faceva vedere come malamente e con quanta ingratitudine trattavano mio
Figlio. Il suo passo lo rivolse verso
Gerusalemme; la sua prima visita fu nel
Tempio santo, nel quale incominciò la serie delle sue predicazioni. Ma, ahi, dolore! La sua parola piena di vita, portatrice di pace, d'amore e di
ordine, veniva mal interpretata e malamente ascoltata, specie dai dotti e
sapienti di quei tempi! E quando mio
Figlio diceva che era il Figlio di Dio, il Verbo del Padre, Colui che era
venuto a salvarli, l'avevano tanto a male, che coi loro sguardi furibondi Lo
volevano divorare. Oh, come soffriva il
mio amato bene, Gesù! La sua parola
creatrice rigettata Gli faceva sentire la morte che davano alla sua parola
divina, ed io ero tutta attenzione, tutt'occhio nel guardare quel Cuore divino
che sanguinava e Gli offrivo il mio materno Cuore per ricevere le stesse
ferite, per consolarlo e dargli un appoggio nell'atto che stava per
soccombere. Oh, quante volte, dopo aver
spezzata la sua parola, Lo vedevo dimenticato da tutti, senza che nessuno Gli
offrisse un ristoro, solo, solo, fuori delle mura della città, all'aperto,
sotto la volta del cielo stellato, poggiato ad un albero [a] piangere, [a]
pregare per la salvezza di tutti. Ed
[io], la tua Mamma, figlia cara, dalla mia casetta piangevo insieme e nella
luce del Fiat Divino Gli mandavo le mie lacrime per ristoro, i miei casti
amplessi ed i miei baci per conforto.
Quindi, il mio amato Figlio, nel vedersi rigettato
dai grandi, dai dotti, non si arrestò né poteva arrestarsi; il suo Amore correva, ché voleva le
anime. Onde si circondò di poveri,
d'afflitti, d'infermi, di zoppi, di ciechi, di muti e di tanti altri mali, di
cui erano oppresse le povere creature;
tutti immagini dei tanti mali che aveva prodotto la loro umana volontà. Ed il caro Gesù sanava tutti, consolava ed
istruiva tutti. Sicché divenne l'amico,
il padre, il medico, il maestro dei poveri.
Figlia mia, si può dire che furono i poveri pastori
quelli che con le loro visite Lo ricevettero nel nascere e sono i poveri che Lo
seguono negli ultimi anni della sua vita quaggiù fino al suo morire. Perché i poveri, gli ignoranti, sono più
semplici, meno attaccati al loro giudizio e quindi sono i più favoriti, i più
benedetti ed i beniamini del mio caro Figlio;
tanto, che sceglie poveri pescatori per Apostoli, come colonne della
Chiesa futura.
Ora, figlia carissima, se ti volessi dire ciò che
operò e soffrì il mio Figlio, ed io [con lui], in questi tre anni della sua
vita pubblica, sarei troppo distesa.
Nel Fiat ci separammo, [io dal] mio Figlio, ed il Fiat mi diede la forza
di farne il sacrificio. Quello che ti
raccomando [è] che [in] tutto ciò che puoi fare e soffrire, il Fiat Divino sia
il tuo atto primo ed ultimo. Così
troverai la forza [per] tutto, anche nelle pene che ti costano la vita, se il
tutto chiuderai nell'Eterno Fiat.
Perciò, da' la parola alla Mamma tua, che ti farai trovare sempre nella
Divina Volontà. Così anche tu sentirai
l'inseparabilità da me e dal nostro Sommo Bene Gesù.
L'anima:
Mamma dolcissima, quanto ti compatisco nel vederti
tanto soffrire! Deh, ti prego, le tue
lacrime e quelle di Gesù, versale nell'anima mia, per riordinarla e chiuderla
nel Fiat Divino.
Fioretto:
Oggi, per onorarmi, mi darai tutte le tue pene per
compagnia della mia solitudine ed in ogni pena metterai un Ti amo a me ed al tuo Gesù, per riparare per quelli che non
vogliono ascoltare gli insegnamenti di Gesù.
Giaculatoria:
Mamma divina, la tua parola, quella di Gesù, scenda
nel mio cuore e formi in me il Regno della Divina Volontà.
27° Giorno
La Regina del Cielo nel Regno della Divina
Volontà. Suona l'ora del dolore: la Passione.
Un Deicidio. Il pianto di tutta la natura.
Volontà. Suona l'ora del dolore: la Passione.
Un Deicidio. Il pianto di tutta la natura.
L'anima alla sua Madre dolente:
Mia cara Madre addolorata, oggi più che mai sento
l'irresistibile bisogno di starmi a te vicina.
No, non mi sposterò dal tuo fianco, per essere spettatrice dei tuoi
acerbi dolori e chiederti, come figlia, la grazia che deponga in me i tuoi
dolori e quelli del tuo Figlio Gesù ed anche la sua stessa morte, affinché la
sua morte ed i tuoi dolori mi diano la grazia di farmi morire continuamente la
mia volontà e sopra di essa farmi risorgere la vita della Divina Volontà.
Lezione della Regina dei dolori:
Figlia carissima, non mi negare la tua compagnia in
tanta mia amarezza. La Divinità ha già
decretato l'ultimo giorno del mio Figlio quaggiù. Già un apostolo l'ha tradito, dandolo nelle mani dei Giudei per
farlo morire. Già il mio caro Figlio,
dando in eccesso d'amore e non volendo lasciare i suoi figli, che con tanto
amore venne a cercare sulla terra, si lascia nel Sacramento dell'Eucaristia,
affinché chiunque lo voglia lo possa possedere. Sicché la vita del Figlio mio sta per finire e [sta] per prendere
il volo alla sua Patria Celeste.
Ah, figlia cara, il Fiat Divino me Lo diede, ed io
nel Fiat Divino Lo ricevetti, ed ora nello stesso Fiat ne faccio la consegna.
Mi si strazia il Cuore; mari immensi di dolori mi inondano; mi sento che la vita mi vien meno per lo spasimo atroce. Ma nulla potevo negare al Fiat Divino; anzi, mi sentivo disposta a sacrificarlo con
le mie stesse mani se Lo avesse voluto. La forza del Voler Divino è
Onnipotente; e Io mi sentivo tale
fortezza in virtù di Esso, che mi sarei contentata di morire anziché negare
nulla alla Divina Volontà.
Ora, figlia mia, ascoltami: il mio materno Cuore è affogato di
pene; il solo pensare che mi deve
morire il mio Figlio, il mio Dio, la mia Vita, è più che morte per la Mamma
tua; eppure, so che devo vivere. Che strazio! Che squarci profondi si formano nel mio Cuore, che come spade
taglienti me lo passano a parte a parte!
Eppure, figlia cara, mi duole il dirlo, ma devo dirtelo: in queste pene e squarci profondi e nelle
pene del mio amato Figlio c'era l'anima tua, la tua volontà umana, che non
facendosi dominare da quella di Dio, noi la coprivamo di pene, la
imbalsamavamo, la fortificavamo con le nostre pene, affinché si disponesse a
ricevere la vita della Divina Volontà.
Ah, se il Fiat Divino non mi avesse sostenuto e non
[avesse] continuato il suo corso, dei mari infiniti di luce, di gioia, di felicità
a fianco dei mari dei miei acerbi dolori, io sarei morta tante volte per quante
pene soffrì il mio caro Figlio! Oh,
come mi sentii straziare, quando l'ultima volta mi si fece vedere pallido, con
una mestizia di morte sul volto, e con voce tremante, come se volesse dare in
singhiozzo, mi disse: “Mamma, addio! Benedici il tuo Figlio e dammi l'ubbidienza di morire. Il mio ed il tuo Fiat Divino Mi fece
[essere] concepito, [ed] il mio ed il tuo Fiat Divino Mi deve far morire. Presto, o Mamma cara, pronunzia il tuo Fiat,
e dimmi: ‘Ti benedico e Ti do
l'ubbidienza di morire crocifisso! Così
vuole l'Eterno Volere, così voglio anch'io’”.
Figlia mia, che schianto al mio Cuore trafitto! Eppure dovetti dirlo, perché in noi non
esistevano pene forzate, ma tutte volontarie.
Quindi d'ambo le parti ci benedicemmo e dandoci quello sguardo che non
sa distaccarsi più dall'oggetto amato, il caro mio Figlio, la dolce mia Vita,
partì, ed io, la tua Mamma dolente, restai;
ma l'occhio dell'anima mia non Lo perdette mai di vista. Lo seguii nell'orto, nella sua tremenda
agonia, ed oh, come mi sanguinò il Cuore nel vederlo abbandonato da tutti e fin
dai suoi più fidi e cari Apostoli!
Figlia mia, l'abbandono delle persone care è uno dei
dolori più grandi per un cuore umano nelle ore tempestose della vita, specie
per il mio Figlio, che tanto li aveva amati e beneficati, e [che] stava in atto
di dar la vita per quelli stessi che già Lo avevano abbandonato nelle ore
estreme della sua vita, anzi, ne erano fuggiti! Che dolore, che dolore!
Ed io, nel vederlo sudar sangue, agonizzare, agonizzavo insieme e Lo
sostenevo nelle mie braccia materne. Io
ero inseparabile dal Figlio mio; le sue
pene [si] riflettevano nel mio Cuore liquefatto dal dolore e dall'amore, ed io
le sentivo più [che] se fossero mie.
Così Lo seguii tutta la notte.
Non ci fu pena né accusa che Gli fecero che non risuonasse nel mio
Cuore. Ma all'alba del mattino, non
potendone più, accompagnata dal discepolo Giovanni, dalla Maddalena e da altre
pie donne, Lo volli seguire passo passo, da un tribunale all'altro, anche
corporalmente.
Figlia mia carissima, io sentivo lo scroscio delle
battiture che piovevano sul corpo nudo di mio Figlio; sentivo le burle, le risa
sataniche ed i colpi che Gli davano sulla testa nell'atto di coronarlo di
spine. Lo vidi quando Pilato Lo mostrò
al popolo sfigurato ed irriconoscibile;
sentii assordarmi le orecchie dal "Crocifiggilo,
Crocifiggilo!". Lo vidi
addossarsi la croce sulle spalle, sfinito, affannato; ed io, non potendo reggere, affrettai il passo per dargli
l'ultimo abbraccio ed asciugargli il Volto tutto bagnato di Sangue. Macché!
Per noi non c'era pietà. I
soldati crudeli Lo strapparono con le funi e Lo fecero cadere. Figlia cara, che pena straziante il non
poter soccorrere in tante pene il mio caro Figlio! Perciò, ogni pena apriva un mare di dolore nel mio trafitto
Cuore. Finalmente Lo seguii al
Calvario, dove in mezzo a pene inaudite e contorcimenti orribili, fu crocifisso
ed innalzato in croce; e solo allora mi
fu concesso di starmi ai piedi della croce, per ricevere dalle sue labbra
morenti il dono di tutti i miei figli ed il diritto e suggello della mia
maternità su tutte le creature. E poco
dopo, fra spasimi inauditi, spirò.
Tutta la natura si vestì di lutto e pianse la morte del suo
Creatore. Pianse il sole, oscurandosi e
ritirandosi inorridito dalla faccia della terra. Pianse la terra con un forte tremito, squarciandosi in vari punti
per il dolore della morte del suo Creatore.
Tutti piansero: le sepolture con
l'aprirsi, i morti col risorgere, ed anche il velo del Tempio pianse di dolore
con lo squarciarsi. Tutti persero il
brio e sentirono terrore e spavento, figlia mia, e la tua Mamma stava
impietrita dal dolore, aspettandolo nelle mie braccia per chiuderlo nel
sepolcro.
Ora, ascoltami nel mio intenso dolore: voglio parlarti con le pene del mio Figlio
dei gravi mali della tua volontà umana.
Guardalo, nelle mie braccia dolenti, come è sfigurato! E' il vero ritratto dei mali che il volere
umano fa alle povere creature. Ed il
mio caro Figlio volle soffrire tante pene per rialzare questa volontà caduta
nel basso di tutte le miserie; ed ogni
pena di Gesù ed ogni mio dolore la chiamano a risorgere nella Volontà
Divina. Fu tanto il nostro amore, che
per mettere al sicuro questa volontà umana la riempimmo delle nostre pene, fino
ad affogarla ed a chiuderla dentro i mari immensi dei miei dolori e di quelli
del mio amato Figlio.
Perciò, in questo giorno di dolori per la tua Madre
dolente, e tutto per te[12][12], dammi per contraccambio nelle mie
mani la tua volontà, affinché la chiuda nelle piaghe sanguinanti di Gesù, come
la più bella vittoria della sua Passione e Morte e come trionfo dei miei
acerbissimi dolori.
L'anima:
Mamma dolente, le tue parole mi feriscono il cuore e
mi sento morire nel sentire che è stata la mia volontà ribelle che vi ha fatto
tanto soffrire. Perciò, ti prego che la
chiuda nelle piaghe di Gesù, per vivere delle sue pene e dei tuoi acerbi
dolori.
Fioretto:
Oggi, per onorarmi, bacerai le piaghe di Gesù
dicendo cinque atti d'amore, pregandomi che i miei dolori suggellino la tua
volontà nell'apertura del suo Sacro Costato.
Giaculatoria:
Le piaghe di Gesù ed i dolori della Mamma mia, mi
diano la grazia di far risorgere la volontà mia nella Volontà di Dio.
28° Giorno
La Regina del Cielo nel Regno della Divina
Volontà. Il Limbo. L'aspettazione. La vittoria sulla morte. La Risurrezione.
Volontà. Il Limbo. L'aspettazione. La vittoria sulla morte. La Risurrezione.
L'anima alla sua Madre Regina:
Mamma trafitta, la tua piccola figlia, sapendoti
sola senza dell'amato Bene Gesù, vuole tenersi stretta a te, per farti
compagnia nella tua amarissima desolazione.
Senza di Gesù, tutte le cose si cambiano in dolore per te. Il ricordo delle sue pene strazianti, il
dolce suono della sua voce, che ancora ti risuona all'udito, l'affascinante
sguardo del caro Gesù, ora dolce, ora mesto, ora gonfio di lacrime, ma che
sempre ti rapivano il tuo materno Cuore, [a] non averli più con te, sono spade
taglienti che passano [da] parte a parte il tuo trafitto Cuore.
Mamma desolata, la tua cara figlia vuole ad ogni
pena darti un sollievo, un compatimento.
Anzi, vorrei essere Gesù per poterti dare tutto l'amore, tutti i
conforti, [i] sollievi e [i] compatimenti che ti avrebbe dato lo stesso Gesù in
questo tuo stato d'amara desolazione.
Il dolce Gesù mi ha dato a te come figlia; perciò mettimi al suo posto nel tuo materno Cuore, ed io sarò
tutta della Mamma mia, ti rasciugherò le lacrime e ti farò sempre compagnia.
Lezione della Regina e Madre
desolata:
Figlia carissima, grazie della tua compagnia; ma se vuoi che la tua compagnia mi sia dolce
e cara e portatrice di sollievo al mio trafitto Cuore, voglio trovare in te la
Volontà Divina operante, dominante e che non ceda alla tua volontà neppure un
respiro di vita. Allora sì, ti scambierò
col mio Figlio Gesù, perché stando la sua Volontà in te, in Essa sentirò Gesù
nel tuo cuore; ed oh, come sarò felice
di trovare in te il primo frutto delle sue pene e della sua morte! [Nel] trovare nella figlia mia il mio amato
Gesù, le mie pene si cambieranno in gioie ed i miei dolori in conquiste.
Ora, ascoltami, figlia dei miei dolori. Non appena il mio caro Figlio spirò, scese
nel Limbo come trionfatore ed apportatore di gloria e di felicità, in quel
carcere dove si trovavano tutti i Patriarchi e Profeti, il primo padre Adamo,
il caro San Giuseppe ed i miei santi genitori e tutti quelli che, in virtù dei
meriti previsti del futuro Redentore, si erano salvati. Io ero inseparabile dal Figlio mio e neppure
la morte me Lo poteva togliere. Quindi
nella foga dei miei dolori Lo seguii nel Limbo e fui spettatrice della festa,
dei ringraziamenti, che tutta quella grande turba di gente diede al Figlio mio,
che aveva tanto sofferto e il cui primo passo era stato verso di loro, per
beatificarli e portarli con sé nella celeste gloria. Sicché, come morì, così incominciarono le conquiste, la gloria
per Gesù e per tutti quelli che Lo amavano.
Questo, figlia cara, è simbolo di come, [quando] la creatura fa morire
la sua volontà con l'unione della Volontà Divina, incominciano le conquiste
nell'ordine divino, la gloria, la gioia, anche in mezzo ai più grandi
dolori. Quindi, ad onta che gli occhi
dell'anima mia seguirono il mio Figlio [e] mai Lo perdetti di vista, pure in quei
tre giorni che stette sepolto, io sentivo tale ansia di vederlo risorto, che
andavo ripetendo nella mia foga d'amore:
“Sorgi, Gloria mia! Sorgi, Vita
mia!” I miei desideri erano ardenti, i
miei sospiri di fuoco, fino a sentirmi consumare.
Ora, in queste ansie, vidi che il mio caro Figlio, accompagnato
da quella gran turba di gente, uscì dal Limbo in atto di trionfo e si portò al
sepolcro. Era l'alba del terzo giorno
e, come tutta la natura Lo pianse, così ora gioiva, tanto che il sole anticipò
il suo corso per essere presente nell'atto in cui il mio Figlio
risuscitava. Ma, oh meraviglia! Prima che risorgesse, fece vedere a quella
turba di gente la sua SS. Umanità sanguinante, piagata, sfigurata, come era
stata ridotta per amor loro e di tutti.
Tutti furono commossi ed ammirarono gli eccessi d'amore ed il grande
portento della Redenzione.
Ora, figlia mia, oh, come ti vorrei presente
nell'atto in cui risuscitò mio Figlio!
Egli era tutto maestà; la sua
Divinità unita alla sua Anima [fece] scaturire mari di luce e di bellezza
incantevoli, da riempire cielo e terra e, come trionfatore, facendo uso del suo
potere, comandò alla sua morta Umanità, che ricevesse di nuovo la sua anima e
che risorgesse trionfante e gloriosa a vita immortale. Che atto solenne! Il mio caro Gesù trionfava sulla morte dicendo: “Morte,
tu non sarai più morte, ma Vita!”
Con quest'atto di trionfo, metteva il suggello che
era Uomo e Dio, e con la sua Risurrezione confermava la sua dottrina, i
miracoli, la vita dei Sacramenti e tutta la vita della Chiesa, [e] non solo, ma
dava il trionfo sulle volontà umane affievolite e quasi spente nel vero bene,
[per] far trionfare sopra di esse la vita di quel Volere Divino, che doveva
portare alle creature la pienezza della Santità e di tutti i beni; e nel medesimo tempo gettava nei corpi, in
virtù della sua Risurrezione, il germe di risorgere alla gloria
imperitura. Figlia mia, la Risurrezione
del mio Figlio racchiude tutto, dice tutto, conferma tutto, ed è l'atto più
solenne che egli fece per amore delle creature.
Ora ascoltami, figlia mia; ti voglio parlare da Mamma che ama assai la figlia sua. Voglio dirti che significa fare la Volontà
Divina e vivere di essa, e l'esempio te lo diamo mio Figlio ed io. La nostra vita fu cosparsa di pene, di
povertà, di umiliazioni, fino a vedere morire di pene il mio amato Figlio, ma
in tutto ciò correva la Volontà Divina.
Essa era la vita delle nostre pene, e noi ci sentivamo trionfanti e
conquistatori, da cambiare la stessa morte in vita. Tanto che, nel vedere il gran bene, volontariamente ci esibivamo
a patire, perché stando in noi la Divina Volontà, nessuno si poteva imporre su
di Essa né su di noi. Il patire stava
in nostro potere e lo chiamavamo come alimento e trionfo della Redenzione, da
poter portare tutto il bene al mondo intero.
Ora, figlia cara, se la tua vita [e] le tue pene
avranno per centro di vita la Divina Volontà, sii certa che il dolce Gesù se ne
servirà di te e delle tue pene per dare aiuto, luce [e] grazia a tutto
l'universo. Perciò fatti coraggio; la Divina Volontà sa fare cose grandi dove
Essa regna, ed in tutte le circostanze specchiati in me e nel tuo dolce Gesù e
cammina avanti.
L'anima:
Mamma santa, se tu mi aiuti [e] mi terrai sotto il
tuo manto difesa, facendomi da Celeste Sentinella, io sono certa che tutte le mie
pene le convertirò in Volontà di Dio e ti seguirò passo passo nelle vie
interminabili del Fiat Supremo, perché so che il tuo amore affascinante di
Madre [e] la tua potenza vinceranno la mia volontà e la terrai in tuo potere e
me la ricambierai con lo scambio della Divina Volontà. Perciò, Mamma mia, a te mi affido e nelle
tue braccia mi abbandono.
Fioretto:
Oggi, per onorarmi, dirai sette volte: “Non la mia volontà, ma la tua sia fatta”,
offrendomi i miei dolori per chiedermi la grazia che tu faccia sempre la Divina
Volontà.
Giaculatoria:
Mamma mia, per la Risurrezione del tuo Figlio fammi
risorgere nella Volontà di Dio.
29° Giorno
La Regina del Cielo nel Regno della Divina
Volontà. L'ora del trionfo. Apparizioni di Gesù.
I fuggitivi si stringono intorno alla Vergine
come arca di salvezza e di perdono.
Gesù parte per il Cielo.
Volontà. L'ora del trionfo. Apparizioni di Gesù.
I fuggitivi si stringono intorno alla Vergine
come arca di salvezza e di perdono.
Gesù parte per il Cielo.
L'anima alla sua Madre Regina:
Madre ammirabile, eccomi di nuovo a te sulle tue
ginocchia materne, per unirmi con te nella festa e trionfo della Risurrezione
del nostro caro Gesù. Come è bello oggi
il tuo aspetto, tutta amabile, tutta dolcezza, tutta gioia; mi sembra di vederti risorta insieme con
Gesù. Deh, o Mamma santa, in tanta
gioia e trionfo non ti dimenticare della figlia tua. Anzi chiudi nell'anima mia il germe della Risurrezione di Gesù,
affinché in virtù di essa risorga pienamente nella Divina Volontà e viva sempre
unita con te e col mio dolce Gesù.
Lezione della Regina del Cielo:
Figlia benedetta del mio materno Cuore, grande fu la
mia gioia ed il mio trionfo nella Risurrezione del Figlio mio; io mi sentii rinata e risorta in Lui. Tutti i miei dolori si cambiarono in gioie
ed in mari di grazie, di luce, d'amore, di perdono per le creature e stendevano
la mia maternità sopra di tutti i figli miei, [a me] dati da Gesù, col suggello
dei miei dolori
Ora ascoltami, figlia cara. Tu devi sapere che dopo la morte del mio
Figlio mi ritirai nel cenacolo insieme con l'amato Giovanni e Maddalena. Ma il mio Cuore restava trafitto che il solo
Giovanni mi era vicino e nel mio dolore dicevo: “E gli altri Apostoli, dove sono?”
Ma come questi sentirono che Gesù era morto, toccati
da grazie speciali, tutti, commossi e piangendo, i fuggitivi ad uno ad uno si
ritirarono intorno a me, facendomi corona e con lacrime e sospiri mi chiedevano
perdono, ché così vilmente avevano abbandonato il loro Maestro e [erano]
fuggiti. Io li accolsi maternamente
nell'arca di rifugio e di salvezza del mio Cuore ed assicurai a tutti il
perdono del Figlio mio, l'incoraggiai a non temere, dissi loro che la sorte
loro stava nelle mie mani, perché tutti me li aveva dati per figli ed io come
tali li riconoscevo.
Figlia benedetta, tu sai che io fui presente alla
Risurrezione del Figlio mio. Ma non
feci motto a nessuno, aspettando che Gesù stesso si fosse manifestato, che era
risorto glorioso e trionfante. La prima
che Lo vide risorto fu la fortunata Maddalena, poi le pie donne; e tutti venivano a me dicendomi che avevano
visto Gesù risorto, che il sepolcro era vuoto;
ed io ascoltavo tutti ed in aria di trionfo confermavo tutti nella fede
della Risurrezione. Fino a sera quasi
tutti gli Apostoli lo videro, e tutti si sentivano come trionfanti d'essere
stati Apostoli di Gesù. Che cambiamento
di scena, figlia cara! Simbolo di chi
prima si è fatto dominare dalla volontà umana, che è rappresentato dagli
Apostoli che fuggono, che abbandonano il loro Maestro, [ed è tanto il timore e
la paura, che si nascondono e Pietro giunge fino a negarlo]. Oh, se fossero [stati] dominati dalla Divina
Volontà, mai sarebbero fuggiti dal loro Maestro, ma coraggiosi e come
trionfatori non si sarebbero mai staccati dal suo fianco e si [sarebbero]
sentiti onorati di mettere la vita per difenderlo.
Ora, figlia cara, il mio amato Figlio Gesù si
trattenne risuscitato sulla terra quaranta giorni. Spesso spesso compariva agli Apostoli e discepoli per confermarli
nella fede e certezza della sua Risurrezione e quando non stava con gli
Apostoli se ne stava insieme con la Mamma sua nel cenacolo, circondato dalle
anime uscite dal Limbo. Ma come spuntò
il termine dei quaranta giorni, l'amato Gesù ammaestrò gli Apostoli e,
lasciando la sua Mamma come guida e Maestra, ci promise la discesa dello
Spirito Santo; e benedicendoci tutti si
partì, prendendo il volo per la volta dei Cieli, insieme con quella gran turba
di gente uscita dal Limbo. Tutti quelli
che stavano - ed erano in gran numero - Lo videro salire, ma quando arrivò su
in alto, una nube di luce Lo tolse dalla loro vista.
Ora, figlia mia, la tua Mamma Lo seguì nel Cielo ed
assistette alla gran festa dell'Ascensione.
Molto più che per me non era estranea la Patria Celeste, e poi senza di
me non sarebbe stata completa la festa del Figlio mio asceso al Cielo.
Ora una parolina a te, figlia carissima. Tutto ciò che hai ascoltato ed ammirato, non
è stato altro che il potere del Volere Divino operante in me e nel Figlio
mio. Perciò amo tanto di chiudere in te
la vita della Divina Volontà, e vita operante;
perché, tutti la tengono, ma la maggior parte la tengono soffocata e per
farsi servire; e mentre potrebbe
operare prodigi di santità, di grazia ed opere degne della sua Potenza, è
costretta dalle creature a starsi con le mani piegate senza poter svolgere il
suo potere. Perciò sii attenta e fa’
che il Cielo della Divina Volontà si stenda in te ed operi col suo potere ciò
che vuole e come vuole.
L'anima:
Mamma santissima, le tue belle lezioni mi rapiscono,
ed oh, come vorrei e sospiro la vita operante della Divina Volontà nell'anima
mia! Voglio essere anch'io
l'inseparabile dal mio Gesù e da te, Mamma mia. Ma per essere certa di ciò, tu devi prendere l'impegno di tenere
la mia volontà chiusa nel tuo materno Cuore e, ad onta che veda che mi costasse
molto, non me la devi dare giammai.
Solo così potrò essere sicura;
altrimenti saranno sempre parole, ma i fatti non li farò mai. Quindi, la tua figlia a te si raccomanda e
da te tutto spera.
Fioretto:
Oggi, per onorarmi, farai tre genuflessioni
nell'atto in cui il mio Figlio ascese al Cielo e Lo pregherai che ti faccia
ascendere nella Divina Volontà.
Giaculatoria:
Mamma mia, col tuo potere trionfa nell'anima mia, e
fammi rimanere nella Volontà di Dio.
30° Giorno
La Regina del Cielo nel Regno della Divina
Volontà. La Maestra degli Apostoli, sede e centro della Chiesa nascente, barca di rifugio.
La discesa dello Spirito Santo.
Volontà. La Maestra degli Apostoli, sede e centro della Chiesa nascente, barca di rifugio.
La discesa dello Spirito Santo.
L'anima alla sua Madre Celeste:
Eccomi a te di nuovo, Sovrana del Cielo. Mi sento verso di te talmente tirata, che
numero i minuti, aspettando quando la tua Altezza Suprema mi chiami per darmi le
belle sorprese delle tue lezioni materne.
Il tuo amore di madre mi rapisce ed il mio cuore gioisce [nel] sapere
che tu mi ami e sento tutta la fiducia che la Mamma mia mi darà tanto amore [e]
tanta grazia, da formare il dolce incanto alla mia volontà umana, in modo che
il Volere Divino stenderà i suoi mari di luce nell'anima mia e vi metterà il
suggello del suo Fiat in tutti gli atti miei.
Deh, o Mamma santa, non mi lasciare più sola e fa’ che scenda in me lo
Spirito Santo, affinché mi bruci ciò che alla Divina Volontà non appartiene.
Lezione della Regina del Cielo:
Figlia mia benedetta, le tue parole fanno eco nel
mio Cuore, e sentendomi ferire, mi riverso in te coi miei mari di grazie. Oh, come corrono verso la figlia mia, per
darti la vita della Divina Volontà! Se
tu mi sarai fedele, io non ti lascerò più.
Starò sempre con te per darti in ogni tuo atto, parola e palpito, il
cibo della Divina Volontà.
Ora ascoltami, figlia mia. Il nostro Sommo Bene Gesù è partito al Cielo e sta innanzi al suo
Celeste Padre a perorare per i suoi figli e fratelli lasciati sulla terra. Egli, dalla Patria Celeste, guarda tutti,
non gli sfugge nessuno; ed è tanto il
suo amore, che lascia la sua Mamma ancora sulla terra per conforto, aiuto ed
ammaestramento e compagnia dei suoi e miei figli.
Ora devi sapere, che come il mio Figlio partì al
Cielo, io continuai a stare insieme con gli Apostoli nel cenacolo, aspettando
lo Spirito Santo. Tutti stretti a me
d'intorno, pregavamo insieme; non
facevano nulla senza del mio consiglio.
E quando io prendevo la parola per istruirli e dire qualche aneddoto del
mio Figlio che loro non conoscevano, come per esempio, le particolarità della
sua nascita, le sue lacrime infantili, i suoi tratti amorosi, gli incidenti
successi nell'Egitto, le tante meraviglie della vita nascosta in Nazareth, oh,
come erano attenti ad ascoltarmi, [e] restavano rapiti nel sentire le tante
sorprese, i tanti insegnamenti che mi dava, che dovevano servire per loro! Perché mio Figlio poco o nulla parlò di Sé stesso
con gli Apostoli, riserbando a me il compito di far [loro] conoscere quanto li
aveva amati e le particolarità che solo la sua Mamma conosceva. Sicché, figlia mia, io ero in mezzo ai miei
Apostoli più che il sole del giorno; e
fui l'ancora, il timone, la barca dove trovarono il rifugio per starsene sicuri
e difesi da ogni pericolo. Perciò posso
dire che partorii la Chiesa nascente sulle mie ginocchia materne e le mie
braccia furono la barca [nella quale] la guidai a porto sicuro e la guido
tuttora.
Onde, giunse il tempo che scese lo Spirito Santo
promesso dal Figlio mio nel cenacolo.
Che trasformazione, figlia mia!
Come furono investiti, acquistarono nuova scienza, fortezza invincibile,
amore ardente; una nuova vita scorreva
in essi, la quale li rendeva impavidi e coraggiosi, in modo che si divisero in
tutto il mondo per far conoscere la Redenzione e mettervi la vita per il loro
Maestro; ed io restai con l'amato
Giovanni e fui costretta ad uscire da Gerusalemme, perché incominciò la
tempesta della persecuzione.
Figlia mia carissima, tu devi sapere che io continuo
ancora il mio Magistero nella Chiesa:
non vi è cosa che da me non discende;
posso dire: mi sviscero per
amore dei figli miei e li nutrisco col mio latte materno. Ora, in questi tempi, voglio mostrare un
amore più speciale col far conoscere come tutta la mia vita fu formata nel
Regno della Divina Volontà. Perciò ti
chiamo sulle mie ginocchia, fra le mie braccia materne [affin]ché facendoti da
barca, tu resti sicura di vivere nel mare della Divina Volontà. Grazia più grande non potrei farti. Deh, ti prego, contenta la Mamma tua! Vieni a vivere in questo Regno sì santo! E quando vedi che la tua volontà vorrebbe
avere qualche atto di vita, vieni a rifugiarti nella sicura barca delle mie
braccia, dicendomi: “Mamma mia, la
mia volontà mi vuol tradire ed io la consegno a te, affinché metta al suo posto
la Divina Volontà”.
Oh, come sarò felice se potrò dire: “La figlia mia è tutta mia, perché vive
di Volontà Divina”. Ed io farò
scendere lo Spirito Santo nell'anima tua, affinché ti bruci ciò che è umano e
col suo soffio refrigerante imperi sopra di te e ti confermi nella Divina
Volontà.
L'anima:
Maestra divina, oggi la tua piccola figlia si sente
il cuore gonfio, tanto da sfogarmi in pianto e bagnare con le mie lacrime le
tue mani materne. Un velo di mestizia
mi invade e temo che non farò profitto dei tanti tuoi insegnamenti e delle
tante tue più che materne premure.
Mamma mia, aiutami, fortifica la mia debolezza, metti in fuga i miei timori,
ed io, abbandonandomi nelle tue braccia, sarò certa di vivere tutta di Divina
Volontà.
Fioretto:
Oggi, per onorarmi, reciterai sette Gloria in onore
dello Spirito Santo, pregandomi che si rinnovino i suoi prodigi su tutta la
santa Chiesa.
Giaculatoria:
Mamma Celeste, fuoco e fiamme versa nel cuor mio,
perché mi consumi e bruci tutto ciò che non è Volontà di Dio.
31° Giorno
La Regina del Cielo nel Regno della Divina
Volontà. Passaggio dalla terra al Cielo.
Ingresso felice. Cielo e terra festeggiano
la nuova arrivata.
Volontà. Passaggio dalla terra al Cielo.
Ingresso felice. Cielo e terra festeggiano
la nuova arrivata.
L'anima alla sua gloriosa Regina:
Mia cara Mamma Celeste, sono di ritorno fra le tue
braccia materne e nel guardarti vedo che un dolce sorriso affiora sulle tue
labbra purissime. Il tuo atteggiamento
oggi è tutto a festa; mi sembra che
qualche cosa che più mi sorprenda vuoi narrarmi e confidare alla figlia
tua. Mamma santa, deh, ti prego, con le
tue mani materne tocca la mia mente, svuota il mio cuore, affinché possa
comprendere i tuoi santi insegnamenti e metterli in pratica.
Lezione della Regina del Cielo:
Figlia carissima, oggi la tua Mamma è in festa,
perché voglio parlarti della mia partita dalla terra al Cielo, giorno in cui
finii di compiere la Divina Volontà sulla terra. Perché non ci fu in me né un respiro, né un palpito, né un passo
in cui il Fiat Divino non avesse il suo atto completo e questo mi abbelliva, mi
arricchiva, mi santificava tanto, che gli stessi Angeli ne restavano rapiti.
Ora, tu devi sapere che prima di partire per la
Patria Celeste, io, col mio amato Giovanni, ritornai di nuovo a
Gerusalemme. Era l'ultima volta che in
carne mortale passai la terra, e la creazione tutta, come se l'avessero
intuito, si prostravano a me d'intorno;
[per]fino [dai] pesci del mare che io valicavo al più piccolo uccellino,
volevano essere benedetti dalla loro Regina, ed io tutti benedicevo e davo
[loro] l'ultimo addio. Onde giunsi a
Gerusalemme e, ritirandomi dentro di un appartamento, dove mi portò Giovanni,
mi chiusi per non uscirne più.
Ora, figlia benedetta, tu devi sapere che
incominciai a sentire in me un tale martirio d'amore, unito con ansie ardenti
di raggiungere il mio Figlio al Cielo, da sentirmi consumare, fino a sentirmi
inferma d'amore ed avevo dei forti deliri e deliqui tutti d'amore. Perché io non conobbi mai malattia né
qualunque indisposizione leggera; alla
mia natura concepita senza peccato e vissuta tutta di Volontà Divina mancava il
germe dei mali naturali. Se le pene mi
corteggiarono tanto, furono tutte di ordine soprannaturale e queste pene furono
per la tua Mamma Celeste trionfi ed onori e mi davano il campo per fare che la
mia maternità non fosse sterile, ma conquistatrice di molti figli. Vedi, dunque, figlia cara, che significa
vivere di Volontà Divina? Sperdere il
germe dei mali naturali, che producono non onori e trionfi, ma debolezze,
miserie e sconfitte.
Perciò, figlia carissima, ascolta l'ultima parola
della tua Mamma che sta per partire al Cielo;
non partirei contenta, se non lasciassi la figlia mia al sicuro. Prima di partire, voglio farti il mio
testamento, lasciandoti per dote quella stessa Volontà Divina che possiede la
Mamma tua e che tanto mi ha aggraziata, fino a rendermi Madre del Verbo,
Signora e Regina del Cuore di Gesù e Madre e Regina di tutti.
Senti, figlia cara, è l'ultimo giorno del mese a me
consacrato. Io ti ho parlato con tanto
amore di ciò che operò la Divina Volontà in me, del gran bene che essa sa fare
e che significa farsi dominare da Essa;
ti ho parlato pure dei gravi mali dell'umano volere. Ma credi tu che sia stato per farti una
semplice narrazione? No, no. La tua Mamma quando parla, vuol dare. Io, nella foga del mio amore, in ogni parola
che ti dicevo legavo l'anima tua al Fiat Divino e ti preparavo la dote in cui
tu potessi vivere ricca, felice, dotata di forza divina.
Ora che sto per partire, accetta il mio
testamento; l'anima tua sia la carta in
cui io scrivo, con la penna d'oro del Volere Divino e con l'inchiostro del mio
ardente amore che mi consuma, la testificazione della dote che ti faccio. Figlia benedetta, assicurami che non farai
mai più la tua volontà, metti la mano sul mio Cuore materno e giurami che
chiudi la tua volontà nel mio Cuore, cosicché non sentendola, non avrai
occasione di farla ed io me la porterò nel Cielo come trionfo e vincita della
figlia mia.
Deh, figlia cara, ascolta l'ultima parola della tua
Mamma morente di puro amore, ricevi l'ultima mia benedizione come suggello
della vita della Divina Volontà che lascio in te, che formerà il tuo Cielo, il
tuo sole, il tuo mare d'amore e di grazia.
In questi ultimi momenti, la tua Mamma Celeste vuole affogarti d'amore,
sviscerarsi in te, purché ottenga l'intento di sentire l'ultima tua parola, che
[cioè] ti contenterai di morire, farai qualunque sacrificio, anziché dare un
atto di vita alla tua volontà. Dimmelo,
figlia mia! Dimmelo!
L'anima:
Mamma santa, nella foga del mio dolore te lo dico
piangendo, che se tu vedi che io stia per fare un atto della mia volontà, fammi
morire, vieni tu stessa a prendere l'anima mia nelle tue braccia e portami
lassù ed io di cuore lo prometto, lo giuro di non fare mai, mai, la mia
volontà.
La Regina d'amore:
Figlia benedetta, come ne sono contenta! Non mi sapevo decidere a narrarti la mia
partita al Cielo se non rimanesse assicurata la figlia mia sulla terra, dotata
di Volontà Divina; ma sappi che dal
Cielo non ti lascerò; non ti lascerò
orfana; ti guiderò in tutto, e dal tuo
più piccolo bisogno fino al più grande, chiamami ed io a te verrò subito, a
farti da Mamma.
Ora, figlia cara, ascoltami. Io ero già inferma d'amore. Il Fiat Divino, per consolare gli Apostoli e
me pure, permise quasi in modo prodigioso che tutti gli Apostoli, eccetto uno,
mi facessero corona nell'atto che stavo per partire al Cielo; tutti sentivano lo schianto del cuore e piangevano
amaramente. Io [li] consolai; a tutti raccomandai in modo speciale la
santa Chiesa nascente ed impartii a tutti la materna Benedizione; lasciando nei loro cuori, in virtù di essa,
la paternità d'amore verso le anime. Il
mio caro Figlio non faceva altro che andare e venire dal Cielo; non poteva più stare senza della sua
Mamma; e dando [io] l'ultimo anelito di
puro amore nell'interminabilità del Volere Divino, mio Figlio mi ricevette fra
le sue braccia e mi condusse al Cielo, in mezzo alle schiere angeliche, che
inneggiavano alla loro Regina. Posso
dire che il Cielo si svuotò per venirmi incontro; tutti mi festeggiavano e, nel mirarmi restavano rapiti ed in coro
dicevano: “Chi è Costei, che viene
dall'esilio, tutta appoggiata al suo Signore?
Tutta bella, tutta santa, con lo scettro di Regina? Ed è tanta la sua grandezza, che i cieli si
sono abbassati per riceverla.
Nessun'altra creatura è entrata in queste Regioni Celesti così ornata e
speciosa, così potente che tiene la supremazia su tutto”.
Ora, figlia mia, vuoi tu sapere chi è Costei che
tutto il Cielo inneggia e restano rapiti?
Sono io, Colei che non fece mai la sua volontà, ed il Voler Divino mi
abbondò tanto, che distese cieli più belli, soli più fulgidi, mari di bellezza,
d'amore, di santità, con cui potevo dare luce a tutti, amore, santità a tutti e
racchiudere dentro il mio cielo tutto e tutti;
era l'operato della Divina Volontà operante in me, che aveva operato
prodigio sì grande; ero l'unica
creatura che entrava in Cielo che aveva fatto la Divina Volontà sulla terra
come si fa in Cielo, e che aveva formato il suo Regno nell'anima mia. Ora, tutta la Corte Celeste, nel guardarmi,
restavano meravigliati, perché guardandomi mi trovavano cielo e, ritornando a
guardarmi, mi trovavano sole e, non potendo distaccare il loro sguardo,
guardandomi più in fondo mi vedevano mare, e trovavano anche in me la terra
tersissima della mia umanità con le più belle fioriture e rapiti
esclamavano: “Come è bella! Tutto ha accentrato in sé; nulla le manca! Di tutte le opere del suo Creatore, è la sola opera compiuta di
tutta la creazione!”
Ora, figlia benedetta, tu devi sapere che fu la
prima festa che si fece in Cielo alla Divina Volontà, che tanti prodigi aveva
operato nella sua creatura. Sicché [nel]la
mia entrata in Cielo fu festeggiato da tutta la Corte Celeste ciò che il Fiat
Divino può operare di bello, di grande, nella creatura. D'allora in poi non si sono ripetute più
queste feste e perciò la Mamma tua ama tanto che la Divina Volontà regni in
modo assoluto nelle anime, per darle campo di farle ripetere i suoi grandi
prodigi e le sue feste meravigliose.
L'anima:
Mamma d'amore, Imperatrice Sovrana, deh, dal Cielo
dove gloriosamente regni, volgi lo sguardo pietoso sulla terra ed abbi pietà di
me! Oh, come sento il bisogno della mia
cara Mamma! Sento che mi manca la vita
senza di te; tutto mi vacilla senza
della Mamma mia; perciò non lasciarmi a
metà del mio cammino, ma continua a guidarmi fino a tanto che tutte le cose
[non] si convertano per me in Volontà di Dio, affinché formi in me la sua vita
ed il suo Regno.
Fioretto:
Oggi, per onorarmi, reciterai tre Gloria alla SS.
Trinità, per ringraziarla a nome mio per la grande gloria che mi diede quando
fui Assunta in Cielo e mi pregherai che ti venga ad assistere nel punto della
tua morte.
Giaculatoria:
Mamma Celeste, chiudi la mia volontà nel Cuor tuo e
lasciami il Sole della Divina Volontà nell'anima mia.
Offerta della volontà umana
alla Regina Celeste
alla Regina Celeste
Mamma dolcissima, eccomi innanzi ai piedi del tuo
trono prostrata. Sono la tua piccola
figlia, che voglio darti tutto il mio amore filiale, e come figlia tua voglio
intrecciare tutti i fioretti, le giaculatorie, le mie promesse che tante volte
ho fatto, in questo mese di grazie, di non fare mai la mia volontà; e formando corona, voglio metterla nel tuo
grembo come attestato d'amore e di ringraziamento alla Mamma mia.
Ma ciò non basta;
voglio che la prenda fra le tue mani, per segno che accetti il mio dono
ed al tocco delle tue dita materne me la converta in tanti soli, almeno per
quante volte ho cercato di fare la Volontà Divina nei piccoli miei atti.
Ah sì, Madre Regina, la tua figlia vuol darti gli
omaggi di luce e di soli fulgidissimi;
so che tu ne hai tanti di questi soli, ma non sono i soli della figlia
tua; invece io voglio darti i miei per dirti che ti amo e per impegnarti ad
amarmi. Mamma santa, tu mi sorridi e
con tutta bontà accetti il mio dono ed io ti ringrazio di cuore. Ma voglio dirti tante cose; voglio chiudere
nel tuo Cuore materno le mie pene, i miei timori, le mie debolezze e tutto
l'essere mio come [in] luogo di mio rifugio;
voglio consacrarti la mia volontà.
Deh, o Mamma mia, accettala, fanne un trionfo della grazia ed un campo
dove la Divina Volontà stenda il suo Regno!
Questa mia volontà a te consacrata ci renderà inseparabili e ci terrà in
continui rapporti; le porte del Cielo
non si chiuderanno per me, perché avendoti consacrata la mia volontà, in cambio
mi darai la tua. Sicché, o la Mamma
verrà a stare con la sua figlia in terra, o la figlia andrà a vivere con la sua
Mamma in Cielo. Oh, come sarò felice!
Senti, Mamma carissima, per fare più solenne la
consacrazione della mia volontà a te, chiamo la Trinità sacrosanta, tutti gli
Angeli, tutti i Santi ed innanzi a tutti mi protesto, e con giuramento, di fare
solenne consacrazione della mia volontà alla mia Mamma Celeste.
E ora, Sovrana Regina, per compimento ti chiedo la
tua santa benedizione per me e per tutti;
la tua benedizione sia la celeste rugiada che scenda sui peccatori e li
converta, sopra gli afflitti e li consoli, scenda sopra il mondo intero e lo
trasformi nel bene, scenda sopra le anime purganti e smorzi il fuoco che le
brucia; la tua benedizione materna sia
pegno di salvezza a tutte le anime.
APPENDICE
La Regina del Cielo nel Regno della Divina
Volontà. Nella foga del suo amore, Maria,
sentendosi Madre di Gesù, si avvia in cerca di
cuori da santificare. Visita a S. Elisabetta;
santificazione di Giovanni.
Volontà. Nella foga del suo amore, Maria,
sentendosi Madre di Gesù, si avvia in cerca di
cuori da santificare. Visita a S. Elisabetta;
santificazione di Giovanni.
L'anima alla sua Madre Celeste:
Mamma Celeste, la tua povera figlia ha bisogno
estremo di te! Essendo tu la Madre mia
e la Madre di Gesù, io sento il diritto di stare vicina a te, di mettermi al
tuo fianco, di seguire i tuoi passi per modellare i miei. Deh, Mamma santa, dammi la mano e conducimi
con te, affinché io possa imparare a comportarmi bene nelle diverse azioni
della mia vita.
Lezione della Regina del Cielo:
Figlia benedetta, quanto mi è dolce la tua
compagnia! Nel vedere che vuoi seguirmi
per imitarmi, sento refrigerio alle fiamme d'amore che mi divorano. Oh, sì, avendoti vicina, potrò con più
facilità insegnarti a vivere di Volontà Divina. Mentre mi segui, ascoltami:
Appena diventai Madre di Gesù e Madre tua, i miei
mari d'amore si raddoppiarono e, non potendo contenerli tutti, sentivo il
bisogno di espanderli e di essere, anche a costo di grandi sacrifici, la prima
portatrice di Gesù alle creature. Ma
che dico, sacrifici? Quando si ama
davvero, i sacrifici, le pene, sono refrigeri, sono sollievi e sfoghi
dell'amore che si possiede. Oh, figlia
mia, se tu non provi il bene del sacrificio, se non senti come esso rechi le
gioie più intime, è segno che l'Amore Divino non riempie tutta l'anima tua e
quindi che la Divina Volontà non regna Regina in te. Essa sola dà tale forza all'anima, da renderla invincibile e
capace di sopportare qualunque pena.
Metti la mano sul tuo cuore ed osserva quanti vuoti
d'amore siano in esso. Rifletti: quella
segreta stima di te stessa, quel turbarti per ogni minima contrariata, quei
piccoli attacchi che senti a cose ed a persone, quella stanchezza nel bene,
quel fastidio che ti causa ciò che non ti va a genio, equivalgono ad
altrettanti vuoti d'amore nel tuo cuore;
vuoti che, pari a febbrette, ti privano della forza e del desiderio di
colmarti di Volontà Divina. Oh, come
sentirai anche tu la virtù refrigerante e conquistatrice nei tuoi sacrifici, se
riempirai di amore questi tuoi vuoti!
Figlia mia, dammi ora la mano e seguimi, perché io
continuerò a darti le mie lezioni.
Mi partii dunque da Nazareth accompagnata da San
Giuseppe, affrontando un lungo viaggio e valicando montagne per andare a
visitare nella Giudea Elisabetta, che, a tarda età, era miracolosamente
diventata madre.
Io mi recavo da lei, non già per farle una semplice
visita, ma bensì perché ardevo dal desiderio di portarle Gesù. La pienezza di grazia, di amore, di luce che
sentivo in me mi spingeva a portare, a moltiplicare, a centuplicare la Vita di
mio Figlio nelle creature.
Sì, figlia mia, l'amore di Madre che ebbi per tutti
gli uomini e per te in particolare fu così grande, che io sentii il bisogno
estremo di dare a tutti il mio caro Gesù, affinché tutti Lo potessero possedere
ed amare. Il diritto di Madre largitomi
dal Fiat mi arricchì di tale potenza, da moltiplicare tante volte Gesù quante
erano le creature che Lo volevano ricevere.
Questo era il più grande miracolo che io potevo compiere: tenere pronto Gesù, per darlo a chiunque Lo
desiderasse. Come mi sentivo felice!
Quanto vorrei che anche tu, figlia mia,
avvicinandoti alle persone e facendo visite, fossi sempre la portatrice di
Gesù, capace di farlo conoscere e desiderosa di farlo amare.
Dopo parecchi giorni di viaggio giunsi finalmente
nella Giudea e premurosamente mi recai alla casa di Elisabetta. Essa mi venne incontro festante. Al saluto che le diedi, successero fenomeni
meravigliosi. Il mio piccolo Gesù esultò
nel mio seno e, fissando coi raggi della propria Divinità il piccolo Giovanni
nel seno della madre sua, lo santificò, gli diede l'uso di ragione e gli fece
conoscere che Egli era il Figlio di Dio.
Giovanni allora sussulto così fortemente di amore e di gioia, che
Elisabetta si sentì scossa; colpita
anch'essa dalla Luce della Divinità del Figlio mio, conobbe che io ero diventata
la Madre di Dio e, nell'enfasi del suo amore, tremebonda di gratitudine,
esclamò: “Donde a me tanto onore, che
la Madre del Signore mio venga a me?”
Io non negai l'altissimo mistero, anzi lo confermai
umilmente. Inneggiando a Dio col canto
del Magnificat, cantico sublime, per mezzo del quale continuamente la Chiesa mi
onora, annunziai che il Signore aveva fatto grandi cose in me sua ancella e
che, per questo, tutte le genti mi avrebbero chiamata beata.
Figlia mia, io mi sentivo struggere dal desiderio di
dare uno sfogo alle fiamme d'amore che mi consumavano e di esternare il mio
segreto ad Elisabetta, la quale anch'essa sospirava il Messia sulla terra. Il segreto è un bisogno del cuore che
irresistibilmente si rivela alle persone capaci d'intendersi.
Chi potrà mai dirti quanto bene abbia recato la mia
visita ad Elisabetta, a Giovanni, a tutta quella casa? Ognuno restò santificato, pieno
d'allegrezza, avvertì gioie insolite, comprese cose inaudite e Giovanni, in
particolare, ricevette tutte le grazie che gli erano necessarie per prepararsi
ad essere il Precursore del Figlio mio.
Figlia carissima, la Divina Volontà fa cose grandi
ed inaudite ovunque Essa regna; se io
operai tanti prodigi, fu perché Essa teneva il suo posto regio in me. Se anche tu lascerai regnare il Divin Volere
nell'anima tua, diverrai tu pure la portatrice di Gesù alle creature, sentirai
anche tu l'irresistibile bisogno di darlo a tutti!
L'anima:
Mamma santa, quanto ti ringrazio per le tue belle
lezioni! Sento che esse hanno tal
potere su di me, da farmi sospirare continuamente di vivere nella Divina
Volontà. Ma per ottenere questa grazia,
vieni, scendi insieme con Gesù nell'anima mia, rinnova a me la visita che
facesti a S. Elisabetta ed i prodigi che per lei operasti. Ah sì, Mamma mia, portami Gesù,
santificami; con Gesù saprò fare la sua
SS. Volontà.
Fioretto:
Per onorarmi, reciterai tre volte il Magnificat, in
ringraziamento della visita che io feci a S. Elisabetta.
Giaculatoria:
Mamma santa, visita l'anima mia e prepara in essa
una degna abitazione alla Divina Volontà.
La Regina del Cielo nel regno della Divina
Volontà. Suona la prima ora del dolore:
eroismo nel sottoporre l'Infante divino
al duro taglio della Circoncisione.
Volontà. Suona la prima ora del dolore:
eroismo nel sottoporre l'Infante divino
al duro taglio della Circoncisione.
L'anima alla sua Madre Celeste:
Mamma divina, il tuo amore mi chiama potentemente
presso di te, perché vuoi farmi partecipare delle tue gioie e dei tuoi dolori,
per chiuderli nel mio cuore come pegno dell'amore tuo e del Bambinello Gesù,
affinché comprenda quanto mi avete amata e quanto sono obbligata ad imitarvi,
tenendo il modello della vostra vita per farne una copia perfetta; e tu, Mamma santa, aiutami affinché possa
imitarvi.
Lezione della Regina del Cielo:
Figlia carissima, come sospiro la tua compagnia, per
dirti la nostra storia d'amore e di dolore!
La compagnia rende più dolci, soavi e care le gioie, ed il dolore resta
mitigato e contraccambiato dalla dolce compagnia di chi ci ama.
Ora, tu devi sapere [che] erano appena trascorsi
otto giorni dalla nascita dell'Infante divino.
Tutto era festa e felicità; la
stessa Creazione, atteggiandosi a festa, festeggiava il Creatore Bambino. Ma il dovere interruppe le nostre gioie,
perché in quei tempi c'era una legge, che tutti i figli primogeniti dovevano
sottoporsi al duro taglio della circoncisione;
il mio Cuore di Madre sanguinava dal dolore, nel dover sottoporre il mio
caro Figlio, la mia Vita, il mio stesso Creatore, ad un dolore sì acerbo. Oh, come avrei voluto farne il cambio! Ma il Voler Supremo s'impose sul mio amore
e, dandomi l'eroismo, mi comandò di circoncidere il Dio Bambino. Figlia mia, tu non puoi comprendere quanto
mi costò; ma vinse il Fiat Divino, ed
ubbidii unita con San Giuseppe. Ambedue
d'accordo, si circoncise il mio caro Figlio.
Al taglio doloroso, io mi sentii strappare il Cuore e piansi. San Giuseppe piangeva; ed il mio caro Bambino singhiozzava; ed era tanto il dolore che tremava e,
guardandomi, [in] me cercava aiuto. Che
ora di dolore e di spasimo, da parte di tutti e tre! Fu tanto che, più che mare, travolgeva le creature tutte per
portare [loro] il primo pegno e la stessa vita di mio Figlio per metterle in
salvo.
Ora, figlia benedetta, tu devi sapere che questo
taglio racchiudeva profondi misteri:
primo, era il suggello che imprimeva nella piccola Umanità del Celeste
Bambino la fratellanza con tutta l'umana famiglia; ed il Sangue che versò era il primo sborso innanzi alla Divina
Giustizia per riscattare tutte le umane generazioni. Il caro Bambino era innocente;
non era obbligato alla legge; ma
volle sottoporsi, prima per dare esempio, e poi per dar fiducia, coraggio e
dire a tutti: “Non temete, sono un
vostro fratellino simile a voi.
Amiamoci e vi metterò tutti in salvo;
vi porterò tutti al mio Padre Celeste, come miei cari fratelli”.
Figlia mia, che esempio che dà il Celeste
Bambino! Lui, che è Autore della legge,
ubbidisce alla legge. Solo appena otto
giorni nato e se ne fa un dovere e si sottopone al duro taglio della
Circoncisione: taglio incancellabile,
come incancellabile l'unione che venne a fare con l'umanità degradata. Ciò dice che la santità sta nel proprio
dovere e nell'osservanza delle leggi e nel compiere la Divina Volontà; santità senza dovere non esiste. E' il dovere che mette l'ordine, l'armonia,
il suggello alla santità.
Oltre di ciò, figlia mia, tu devi sapere che col
sottrarsi Adamo, dopo la sua piccola vita d'innocenza, dalla Volontà Divina, la
sua volontà umana restò ferita più che da coltello micidiale e da questa ferita
entrò la colpa, le passioni, perdette il bel giorno della Volontà Divina [e] si
degradò tanto che faceva pietà. Ed il
mio caro Figlio, dopo le gioie della sua nascita, volle essere circonciso,
affinché questa sua ferita sanasse la ferita che si fece Adamo col fare la
propria volontà, e col suo Sangue gli preparò il bagno per lavarlo da tutte le
sue colpe, fortificarlo, abbellirlo in modo da renderlo degno di ricevere di
nuovo quella Volontà Divina che respinse, che formava la sua santità e la sua
felicità. Figlia, non ci fu opera o
pena che Lui soffrì, che non cercasse di riordinare di nuovo la Divina Volontà
nelle creature.
Perciò ti stia a cuore, in tutte le circostanze
anche dolorose, umilianti, di fare in tutto la Divina Volontà, perché esse sono
la materia prima in cui si nasconde per operare nella creatura, per farle
acquistare la sua vita praticante nella creatura.
Ora, figlia carissima, in tanto dolore sorge la più
bella gioia, tanto da arrestare le nostre lacrime; come fu circonciso, gli imponemmo il nome SS. di Gesù, voluto
dall'Angelo. Nel pronunciare questo
nome SS., fu tale la gioia, il contento, da raddolcire il nostro dolore. Molto più che in questo nome, chi lo volesse,
avrebbe trovato il balsamo ai suoi dolori, la difesa nei pericoli, la vittoria
nelle tentazioni, la mano per non cader in peccato, la medicina a tutti i suoi
mali. Questo nome SS. di Gesù [fa]
tremare l'inferno, lo riveriscono gli Angeli, suona dolce all'orecchio del
Padre Celeste. Innanzi a questo nome
tutti si inchinano ed adorano. Nome
potente, nome santo, nome grande e chi lo invoca con fede sentirà le
meraviglie, il segreto miracoloso del[la] virtù di questo nome SS.
Ora, figlia mia, ti raccomando: pronunzialo sempre questo nome, Gesù. Quando vedi che la tua volontà umana debole,
vacillante, tentenna nel fare la Divina, il nome [di] Gesù te la farà risorgere
nel Fiat Divino; se sei oppressa chiama
Gesù, se lavori chiama Gesù, se dormi chiama Gesù, e se ti svegli la prima
parola sia Gesù; chiamalo sempre; è un nome che contiene mari di grazia, ma
che [la] dà a chi lo chiama ed ama.
L'anima alla sua Regina:
Mamma celeste, quanto ti debbo ringraziare delle
tante belle lezioni che mi hai dato.
Deh, ti prego, scrivile nel mio cuore, affinché mai le dimentichi, e ti
prego di dare il bagno del Sangue del Celeste Bambino all'anima mia, affinché
mi sani le ferite della mia volontà umana per chiudere la Divina e per guardia
mi scriva sopra d'ogni ferita il nome SS. di Gesù.
Fioretto:
Oggi, per onorarmi, farai cinque atti d'amore al
nome SS. di Gesù, e mi compatirai nel dolore che soffrii nella Circoncisione
del mio Figlio Gesù.
Giaculatoria:
Mamma mia, scrivi nel mio cuore “Gesù”, affinché mi
dia la grazia di vivere di Volontà Divina.
La Regina del Cielo nel Regno della Divina
Volontà lascia Betlemme; il Fiat Divino la chiama all'eroismo del sacrificio d'offrire il Bambinello Gesù per la salvezza del genero umano.
La purificazione.
Volontà lascia Betlemme; il Fiat Divino la chiama all'eroismo del sacrificio d'offrire il Bambinello Gesù per la salvezza del genero umano.
La purificazione.
L'anima alla sua Madre Celeste:
Mamma santa, eccomi vicino a te per accompagnarti al
Tempio, dove vai a compiere il più grande dei sacrifici, cioè dare la vita del
Celeste Infante in balia di ciascuna creatura, affinché se ne servano per
mettersi in salvo (e) per santificarsi.
Ma, che dolore, molte se ne serviranno per offenderlo ed anche per
perdersi! Deh, Mamma mia, deponi il
piccolo Gesù nel cuor mio, ed io ti prometto e giuro d'amarlo sempre e di
tenerlo come vita del povero mio cuore.
Lezione della Regina del Cielo:
Figlia carissima, come ne sono contenta di tenerti
vicino! Il mio materno Cuore sente il
bisogno di sfogare il mio amore e di confidarti i miei segreti. Sii attenta alle mie lezioni ed ascoltami. Tu devi sapere che sono già quaranta giorni
che ci troviamo in questa grotta di Betlemme, la prima dimora del mio Figlio
quaggiù; ma quante meraviglie in questa
grotta! Il Celeste Infante in una foga
d'amore scese dal Cielo in terra, [fu] concepito e nacque e sentiva il bisogno
di sfogare quest'amore. Sicché ogni
respiro, palpito e moto era uno sfogo d’amore che faceva; ogni lacrima, vagito e gemito, era uno sfogo
d'amore; anche il sentirsi intirizzito
dal freddo, le sue labbrucce livide e tremanti, erano tutti sfoghi d'amore che
faceva e cercava la sua Mamma dove deporre quest'amore che non poteva
contenere, ed io ero in preda dell'amore suo.
Sicché mi sentivo ferire continuamente e mi sentivo il mio caro piccino
palpitare, respirare, muoversi nel mio materno Cuore. Me lo sentivo piangere, gemere e vagire, e restavo inondata dalle
fiamme del suo amore. Già la
Circoncisione mi aveva aperto squarci profondi, dove mi versò tanto amore che
mi sentivo Regina e Madre d'amore. Io
mi sentivo rapita nel vedere che in ogni pena, lacrime e moto che faceva il mio
dolce Gesù, cercava e chiamava la sua Mamma come caro rifugio degli atti suoi e
della sua Vita. Chi può dirti, figlia
mia, ciò che passò tra me ed il Celeste Bambino in questi quaranta giorni? La ripetizione dei suoi atti insieme con me,
le sue lacrime, le sue pene, il suo amore, erano come trasfusi insieme e ciò
che faceva Lui facevo io.
Ora, essendo giunto [il termine dei] quaranta
giorni, il caro Bambino, più che mai affogato nel suo amore, volle ubbidire
alla legge e presentarsi al Tempio per offrirsi per la salvezza di
ciascuno. Era la Divina Volontà che ci
chiamava al grande sacrificio e noi, pronti, ubbidimmo. Figlia mia, questo Fiat Divino, quando trova
la prontezza nel fare ciò che Lui vuole, mette a disposizione della creatura la
sua Forza divina, la sua Santità, la sua Potenza creatrice di moltiplicare
quell'atto, quel sacrificio per tutti e per ciascuno, mette in quel sacrificio
la monetina di valore infinito, [con cui] si può pagare e soddisfare per tutti.
Onde era la prima volta che la tua Mamma e San
Giuseppe uscivamo insieme col Pargoletto Gesù.
Tutta la Creazione riconobbe il suo Creatore e si sentirono onorati
nell'averlo in mezzo a loro, ed atteggiandosi a festa, ci accompagnarono lungo
la via. Giunti al Tempio, ci prostrammo
ed adorammo la Maestà Suprema e poi [Lo] deponemmo nelle braccia del sacerdote,
qual era Simeone, il quale ne fece l'offerta all'Eterno Padre, offrendolo per
la salvezza di tutti; il quale, mentre
L'offriva, ispirato da Dio, riconobbe il Verbo Divino ed esultando d'immensa
gioia adorò e ringraziò il caro Bambino e, dopo l'offerta, si atteggiò a
Profeta e predisse tutti i miei dolori.
Oh, come il Fiat Supremo dolorosamente fece sentire al mio materno
Cuore, con suono vibrante, la ferale tragedia di tutte le pene che avrebbe
sofferto il mio Figlio Divino! Ogni
parola era spada tagliente che mi trafiggeva.
Ma quel che più mi trafisse il Cuore fu il sentire che questo Celeste
Infante sarebbe stato non solo la salvezza, ma anche la rovina di molti ed il
bersaglio delle contraddizioni. Che
pena! Che dolore! Se il Voler Divino non mi avesse sostenuta,
sarei morta all'istante di puro dolore.
Invece mi diede vita per cominciare a formare in me il Regno dei dolori
nel Regno della sua stessa Divina Volontà.
Sicché, col diritto di Madre che tenevo su tutti, acquistai anche il
diritto di Madre e Regina di tutti i dolori.
Oh, sì, coi miei dolori acquistai la monetina per pagare i debiti dei
figli miei ed anche dei figli ingrati.
Ora, figlia mia, tu devi sapere che per la luce
della Divina Volontà, che in me regnava, già conoscevo tutti i dolori che
dovevano toccarmi ed anche più di quelli che mi disse il santo Profeta; anzi posso dire [che] mi profetizzò i dolori
che mi sarebbero venuti dalla parte esterna, ma dei dolori interni, che più mi
avrebbero trafitta [e,] delle pene interne [passate] tra me e mio Figlio, non
me ne fece parola; ma con tutto ciò, in
quell'atto sì solenne dell'offerta di mio Figlio, nell'udirmeli ripetere, mi
sentii talmente trafitta, che mi sanguinò il Cuore e si aprirono nuove vene di
dolori e squarci profondi nell'anima mia.
Ora, ascolta la Mamma tua. Nelle tue pene, negli incontri dolorosi, che anche a te non
mancano, quando conosci che il Voler Divino vuole qualche sacrificio da te, sii
pronta, non ti abbattere, anzi ripeti subito il caro e dolce: “Fiat”, cioè: “Quello che vuoi tu [lo] voglio io”, e, con amore eroico, fa’ che
il Volere Divino prenda il suo regio posto nelle tue pene, affinché te le
converta in monetina d'infinito valore con cui potrai [pagare] così i tuoi debiti
[e] anche quelli dei tuoi fratelli, per riscattarli dalla schiavitù dell'umana
volontà [e] per farli entrare, come figli liberi, nel Regno del Fiat
Divino. Perché tu devi sapere che il
Voler Divino gradisce tanto il sacrificio da Lui voluto dalla creatura, che le
cede i suoi diritti divini e la costituisce regina del sacrificio e del bene
che sorgerà in mezzo alle creature.
L'anima alla sua Madre Celeste:
Mamma santa, nel tuo Cuore trafitto metto tutte le
mie pene, che tu sai come mi affliggono.
Deh, fammi da Mamma e versa nel mio cuore il balsamo dei tuoi dolori,
affinché [io] abbia la tua stessa sorte di servirmi delle mie pene per
corteggiare Gesù, tenerlo difeso e riparato da tutte le offese, e come mezzo
sicuro per conquistare il Regno della Divina Volontà e farlo venire a regnare
sulla terra.
Fioretto:
Oggi, per onorarmi, verrai nelle mie braccia,
affinché ti offra insieme col mio Figlio al Celeste Padre, per ottenere il
Regno della Divina Volontà.
Giaculatoria:
Mamma santa, versa il tuo dolore nell'anima mia e
converti tutte le mie pene in Volontà di Dio.
La Regina del Cielo nel Regno della Divina
Volontà. Una stella nuova col suo dolce scintillio chiama i Magi ad adorare Gesù. L'Epifania.
Volontà. Una stella nuova col suo dolce scintillio chiama i Magi ad adorare Gesù. L'Epifania.
L'anima alla sua Madre Celeste:
Eccomi di nuovo, Mamma santa, sulle tue ginocchia
materne. Il dolce Bambino che stringi
al seno e la tua beltà rapitrice m'incatenano in modo che non posso
allontanarmi da te; ma oggi il tuo
aspetto è più bello ancora. Mi sembra
che il dolore della Circoncisione ti ha resa più bella; il tuo dolce sguardo guarda lontano, per
vedere se giungono persone a te care, perché senti la smania che vuoi far
conoscere Gesù. Io non mi sposterò
dalle tue ginocchia, affinché anch'io ascolti le tue belle lezioni, affinché
possa conoscerlo ed amarlo di più.
Lezione della Regina del Cielo:
Figlia carissima, tu hai ragione [di dire] che mi
vedi più bella. Tu devi sapere che
quando vidi Circonciso mio Figlio e sgorgare Sangue dalla ferita, io amai quel
Sangue, quella ferita e restai doppiamente Madre: Madre del Figlio mio e Madre del suo Sangue e del suo crudo
dolore; sicché acquistai innanzi alla
Divinità doppio diritto di maternità, doppio diritto di grazie per me e per
tutto il genere umano. Ecco perché mi
vedi più bella.
Figlia mia, com'è bello fare il bene, soffrire in
pace per amor di Colui che ci ha creati;
questo lega la Divinità alla creatura e le dà tanto di grazie e d'amore,
fino ad affogarla. Questo amore e
grazie non sanno stare oziosi, ma vogliono correre, darsi a tutti per far
conoscere Colui che tanto ha dato. Ecco
perché sentivo il bisogno di far conoscere mio Figlio.
Ora, figlia mia benedetta, la Divinità, che non sa
negare nulla a chi L'ama, fa sorgere sotto l'azzurro cielo una nuova stella più
bella e luminosa, e con la sua luce va in cerca di adoratori, per dire col suo
muto scintillio a tutto il mondo: “E'
nato Colui che è venuto a salvarvi!
Venite ad adorarlo ed a conoscerlo come vostro Salvatore!”
Ma, ingratitudine umana! Fra tanti, solo tre Personaggi fecero attenzione e, senza badare
ai sacrifici, si misero in via per seguire la stella. E come una stella guidava nel cammino le loro persone, così le
mie preghiere, il mio amore, i miei sospiri, le mie grazie, che volevo far
conoscere il Celeste Bambino, l'aspettato di tutti i secoli, come tante stelle
scendevano nei loro cuori, illuminavano le loro menti, guidavano il loro
interno, in modo che si sentivano che, senza conoscerlo ancora, amavano Colui
che cercavano ed affrettavano il passo per raggiungere e vedere Colui che tanto
amavano.
Figlia mia carissima, il mio Cuore di Madre gioiva
per la fedeltà, corrispondenza e sacrificio di questi Re Magi, per venire a
conoscere ed adorare mio Figlio. Ma non
ti posso nascondere un mio segreto dolore:
fra tanti, tre appena; e nella
storia dei secoli, quante volte non mi si ripete questo dolore ed ingratitudine
umana! Io e mio Figlio non facciamo
altro che far sorgere stelle, una più bella dell'altra, per chiamare, chi a
conoscere il suo Creatore, chi alla santità, chi a risorgere dal peccato; chi all'eroismo d'un sacrificio... Ma vuoi sapere tu quali sono queste stelle? Un incontro doloroso è una stella; una Verità che si conosce è una stella; un amore non corrisposto da altre creature è
una stella; un rovescio, una pena, un
disinganno, una fortuna inaspettata, sono tante stelle che fanno luce nelle
menti delle creature [e] che, carezzandole, vogliono far loro trovare il
Celeste Infante, che spasima d'amore e, intirizzito dal freddo, vuole un
rifugio nei loro cuori per farsi conoscere ed amare. Ma, ahimè, io che Lo tengo nelle mie braccia, aspetto invano che
le stelle mi portino le creature per deporlo nei loro cuori e la mia maternità
viene ristretta, inceppata; e mentre
son Madre di Gesù, mi viene impedito di far da madre a tutti, perché non sono
intorno a me, non cercano Gesù; le
stelle si nascondono e loro restano nelle Gerusalemme del mondo, senza di Gesù. Qual dolore, figlia mia, qual dolore! Ci vuol corrispondenza, fedeltà, sacrificio
per seguire le stelle, e se sorge il sole della Divina Volontà nell'anima,
quale attenzione non si vuole!
Altrimenti si resta nel buio dell'umano volere.
Ora, figlia mia, i santi Re Magi, come entrarono in
Gerusalemme, perdettero la stella, ma con tutto ciò non cessarono di cercare
Gesù. Ma come giunsero fuori della
città, la stella ricomparve e li condusse festosi nella grotta di
Betlemme. Io li ricevetti con amore di
Madre ed il caro Bambino li guardò con tanto amore e maestà, facendo trasparire
dalla sua piccola Umanità la sua Divinità, per cui, inchinatisi, si
inginocchiarono ai suoi piedi adorando e contemplando quella celeste Beltà, Lo
riconobbero per vero Dio e se ne stavano rapiti, estasiati, a goderselo, tanto
che il Celeste Bambino dovette ritirare la sua Divinità nella sua Umanità,
altrimenti sarebbero restati lì, senza potersi spostare dai suoi piedi
divini. Onde, come si riebbero dal
rapimento dove offrirono l'oro delle loro anime, l'incenso della loro credenza
ed adorazione, la mirra di tutto l'essere loro [e] di qualunque sacrificio
avesse voluto, aggiunsero l'offerta e [i] doni esterni, simbolo dei loro atti
interni: oro, incenso e mirra. Ma il mio amore di Madre non era contento
ancora; volli dare nelle loro braccia
il dolce Bambino, ed oh, con quanto amore se Lo baciarono [e] se Lo strinsero
al loro petto! Sentivano in loro il
Paradiso anticipato. Con ciò mio Figlio
legava tutte le nazioni gentili alla conoscenza del vero Dio e metteva a tutti
in comune i beni della Redenzione, il ritorno della fede a tutti i popoli; si costituiva Re dei dominanti e, con le
armi del suo amore, delle sue pene e delle sue lacrime, imperando su tutto,
richiamava il Regno della sua Volontà sulla terra. Ed io, la tua Mamma, volli fare da prima apostola; li istruii, dissi loro la storia di mio
Figlio, il suo Amore ardente, raccomandai loro che Lo facessero conoscere a
tutti e, preso il primo posto di Madre e Regina di tutti gli Apostoli, li benedissi,
li feci benedire dal caro Bambino e, felici e con lacrime, ripartirono per [le]
loro regioni. Io non li lasciai; con affetto materno li accompagnai, e per
contraccambiarli li facevo sentire Gesù nei loro cuori. Come erano contenti! Tu devi sapere che allora mi sento vera
Madre quando vedo che mio Figlio tiene il dominio, il possesso e forma la sua
perenne dimora nei cuori che Lo cercano ed amano.
Ora una parolina a te, figlia mia: se vuoi che ti faccia da vera Madre, fammi
deporre Gesù nel tuo cuore, Lo feliciterai col tuo amore, Lo alimenterai col
cibo della sua Volontà - perché Lui non prende altro cibo -, me Lo vestirai con
la santità delle tue opere [ed] io verrò nel tuo cuore e crescerò di nuovo
insieme con te il mio caro Figlio e farò a te e a Lui l'ufficio di Madre; così sentirò le pure gioie della mia
fecondità materna. Tu devi sapere che
ciò che non incomincia da Gesù che sta dentro il cuore, [ancorché siano] le
opere più belle [all’]esterno, non possono mai piacermi, perché sono vuote
della Vita del mio caro Figlio.
L'anima alla sua Madre Celeste:
Mamma santa, come devo ringraziarti che vuoi deporre
il Celeste Bambino nel mio cuore! Come
ne sono contenta! Deh, ti prego che mi
nasconda sotto il tuo manto, affinché non veda che il solo Bambino, che sta nel
cuor mio e, formando di tutto il mio essere un solo atto d'amore di Volontà
Divina, Lo cresca tanto, fino a riempirmi tutta di Gesù, ed a restare di me il
solo velo che Lo nasconda.
Fioretto:
Oggi, per onorarmi, verrai tre volte a baciare il
Celeste Piccino e Gli darai l'oro della tua volontà, l'incenso delle tue
adorazioni, la mirra delle tue pene e mi pregherai che Lo chiuda nel tuo cuore.
Giaculatoria:
Mamma celeste, chiudimi nel muro della Divina
Volontà, per alimentare il mio caro Gesù.
La Regina del Cielo nel Regno della Divina
Volontà. Visita al Tempio. Maria modello di
preghiera. Smarrimento di Gesù. Gioie e dolori.
Volontà. Visita al Tempio. Maria modello di
preghiera. Smarrimento di Gesù. Gioie e dolori.
L'anima alla sua Madre Celeste:
Mamma santa, il tuo amore materno mi chiama con voce
sempre più potente presso di te; già ti
vedo tutta in faccende, pronta per partire da Nazareth. Mamma mia, non mi lasciare, conducimi con te
ed io ascolterò con attenzione le altre tue sublimi lezioni.
Lezione della Regina del Cielo:
Figlia diletta, la tua compagnia e la premura che
dimostri nell'udire le mie celesti lezioni onde imitarmi, sono le gioie più
pure che puoi procurare al mio Cuore materno.
Io godo perché posso dividere con te le immense ricchezze della mia eredità. Volgendo uno sguardo ora a Gesù ed ora a me,
prestami attenzione. Ti narrerò un
episodio della mia vita il quale, benché abbia avuto esito consolante, tuttavia
mi riuscì dolorosissimo. Immagina che,
se il Voler Divino non mi avesse dato sorsi continui e nuovi di fortezza e di
grazia, io sarei morta di puro spasimo.
Noi continuavamo a trascorrere la vita nella quieta
casetta di Nazareth ed il mio caro Figlio cresceva in Grazia ed in
Sapienza. Egli era attraente per la
dolcezza e per la soavità della sua voce, per il dolce incanto dei suoi occhi,
per l'amabilità di tutta la sua Persona.
Sì, il Figlio mio era davvero bello, sommamente bello!
Egli da breve tempo aveva raggiunto l'età di dodici
anni, quando si andò secondo l'usanza a Gerusalemme, per solennizzare la
Pasqua. Ci mettemmo in cammino, Lui,
San Giuseppe ed io. Spesso, spesso,
mentre proseguivamo devoti e raccolti, il mio Gesù rompeva il silenzio e ci
parlava or del suo Padre Celeste ed or dell'amore immenso che in cuor suo
nutriva per le anime.
A Gerusalemme, ci recammo difilato al Tempio, e,
giuntivi, ci prostrammo con la faccia a terra, adorammo profondamente Dio e
pregammo a lungo. La nostra orazione
era talmente fervida e raccolta, che apriva i Cieli, attirava e legava il
Celeste Padre e quindi accelerava la riconciliazione tra Lui e gli uomini.
Ora, figlia mia, ti voglio confidare una pena che mi
tortura: purtroppo vi sono tanti che
vanno bensì in chiesa per pregare, ma la preghiera che essi rivolgono a Dio si
ferma sul loro labbro, perché il cuore e la mente loro fuggono lontani da
Lui! Quanti si recano in chiesa per
pura abitudine o per passare inutilmente il tempo! Questi chiudono il Cielo invece di aprirlo. E come sono numerose le irriverenze che si
commettono nella casa di Dio! Quanti
flagelli non verrebbero risparmiati nel mondo e quanti castighi non si
convertirebbero in grazie, se tutte le anime si sforzassero di imitare il
nostro esempio!
Soltanto la preghiera che scaturisce da un'anima in
cui regna la Divina Volontà agisce in modo irresistibile sul Cuore di Dio. Essa è tanto potente, da vincerlo e da
ottenere da Lui le massime grazie. Abbi
perciò cura di vivere nel Divin Volere e la Mamma tua, che ti ama, cederà alla
tua preghiera i diritti della sua potente intercessione.
Dopo di aver compiuto il nostro dovere nel Tempio e
di aver celebrata la Pasqua, ci disponemmo a far ritorno a Nazareth.
Nella confusione della folla ci sperdemmo; Io restai con le donne e Giuseppe si unì
agli uomini.
Guardai intorno per assicurarmi se il mio caro Gesù
fosse venuto con me; però, non avendolo
visto, pensai che Egli fosse rimasto col padre suo Giuseppe. Quale non fu invece lo stupore e l'affanno
che provai allorquando, giunti al punto in cui ci dovevamo riunire, non Lo vidi
al suo fianco! Ignari di quanto era
successo, provammo tale spavento e tale dolore, che restammo muti ambedue. Affranti dal dolore, ritornammo
frettolosamente indietro, domandando con ansia a quanti incontravamo: “Deh, diteci se avete visto Gesù, il Figlio
nostro, ché non possiamo più vivere senza di Lui!”
E piangendo descrivevamo i suoi lineamenti: “Egli è tutto amabile; i suoi begli occhi cerulei sfavillano luce e
parlano al cuore; il suo sguardo
colpisce, rapisce, incatena; la sua
fronte è maestosa, il suo volto è bello, di una bellezza incantevole; la sua voce dolcissima scende fin nel cuore
e raddolcisce tutte le amarezze; i suoi
capelli inanellati e come d'oro finissimo Lo rendono specioso, grazioso. Tutto è maestà, dignità, santità in
Lui; Egli è il più bello tra i figli
degli uomini!”
Però, malgrado tutte le nostre ricerche, nessuno ci
seppe dir nulla. Il dolore che io
provavo rincrudiva in modo tale, da farmi piangere amaramente e da aprire ad
ogni istante nell'anima mia squarci profondi, i quali mi procuravano veri
spasimi di morte.
Figlia cara, se Gesù era mio Figlio, Egli era anche
il mio Dio; perciò il mio dolore fu
tutto in ordine divino, vale a dire, così potente ed immenso da superare tutti
gli altri possibili strazi riuniti insieme.
Se il Fiat che io possedevo non mi avesse sostenuta
continuamente con la sua forza divina, Io sarei morta di sgomento.
Vedendo che nessuno ci sapeva dar notizie, ansiosa
interrogavo gli Angeli che mi circondavano:
“Ma ditemi, dov'è il mio diletto Gesù?
Dove devo dirigere i miei passi per poterlo rintracciare? Ah, ditegli che non ne posso più,
portatemelo sulle vostre ali fra le mie braccia! Deh, Angeli miei, abbiate pietà delle mie lacrime, soccorretemi,
portatemi Gesù!”
Intanto, riuscita vana ogni ricerca, ritornammo a
Gerusalemme. Dopo tre giorni di
amarissimi sospiri, di lacrime, di ansie e di timori entrammo nel Tempio; io ero tutt'occhi e scrutavo ovunque. Quand'ecco, finalmente, come sopraffatta dal
giubilo, scorsi mio Figlio che stava in mezzo ai dottori della legge! Egli parlava con tale Sapienza e maestà, da
far rimanere rapiti e sorpresi quanti l'ascoltavano.
Al solo vederlo mi sentii ritornare la vita e subito
compresi l'occulta ragione del suo smarrimento.
Ed ora una parolina a te, figlia carissima. In questo mistero mio Figlio volle dare a me
e a te un insegnamento sublime.
Potresti forse supporre che Egli ignorasse ciò che io soffrivo?
Tutt'altro, perché le mie lacrime, le mie ricerche,
il mio crudo ed intenso dolore si ripercotevano nel suo Cuore. Eppure, dorante quelle ore così penose, Egli
sacrificava alla sua Divina Volontà la sua propria Mamma, colei che Egli tanto
ama, per dimostrarmi come anch'io un giorno dovessi sacrificare la sua stessa
vita al Voler Supremo.
In questa indicibile pena non ti dimenticai, mia
diletta. Pensando che essa ti sarebbe
servita di esempio, la tenni a tua disposizione, affinché anche tu potessi
avere, al momento opportuno, la forza di sacrificare ogni cosa alla Divina
Volontà. Non appena Gesù ebbe finito di
parlare, ci avvicinammo riverenti a Lui e Gli rivolgemmo dolce rimprovero: “Figlio, perché ci hai fatto questo?” E Lui, con dignità divina, ci rispose: “Perché mi cercavate? Non sapevate che Io sono venuto al mondo per
glorificare il Padre mio?” Avendo
compreso l'alto significato di una tale risposta ed avendo adorato in esso il
Volere Divino, facemmo ritorno a Nazareth.
Figlia del mio materno Cuore, ascolta. Quando smarrii il mio Gesù, il dolore che
provai fu quanto mai intenso; eppure a
questo se ne aggiunse ancora un secondo, quello cioè del tuo stesso
smarrimento.
Infatti, prevedendo che tu ti saresti allontanata
dalla Volontà Divina, io mi sentii ad un tempo privare del Figlio e della
figlia e perciò la mia maternità subì un duplice colpo.
Figlia mia, quando sarai in procinto di compiere la
tua volontà anziché quella di Dio, rifletti che abbandonando il Fiat Divino
stai per smarrire Gesù e me e per precipitare nel regno delle miserie e dei
vizi.
Mantieni quindi la parola che mi desti di rimanere
indissolubilmente unita a me ed io ti concederò la grazia di non lasciarti mai
più dominare dal tuo volere, ma esclusivamente da Quello Divino.
L'anima:
Mamma santa, io tremo pensando agli abissi nei quali
la mia volontà è capace di precipitarmi.
[Per] causa sua io posso smarrire te, posso perdere Gesù e tutti i beni
celesti. Mamma, se tu non mi aiuti, se
non mi cingi con la potenza della Luce del Voler Divino, sento che non mi è
possibile vivere con costanza di Volontà Divina. Ripongo perciò tutta la mia speranza in te, in te confido, da te
tutto spero. Così sia.
Fioretto:
Reciterai tre Ave Maria per compatire al dolore
intenso che provai durante i tre giorni in cui rimasi priva del mio Gesù.
Giaculatoria:
Mamma santa, fa’ che io smarrisca per sempre la mia
volontà, per vivere solo nel Divin Volere.
La Regina del Cielo nel Regno della Divina
Volontà sulla terra. Regina delle famiglie, Regina dei miracoli.
Vincolo di sposalizio tra il Fiat
e la creatura. Le nozze di Cana.
Volontà sulla terra. Regina delle famiglie, Regina dei miracoli.
Vincolo di sposalizio tra il Fiat
e la creatura. Le nozze di Cana.
L'anima alla sua Madre Celeste:
Mamma santa, eccomi insieme con te e col dolce Gesù
ad assistere ad un novello sposalizio, per vederne i prodigi e comprendere il
grande mistero, e dove giunge per me e per tutti il tuo amore materno. Deh, Madre mia, prendi la mia mano nella tua,
mettimi sulle tue ginocchia, investimi del tuo amore, purifica la mia
intelligenza, e dimmi perché voleste assistere a questo sposalizio.
Lezione della Regina del Cielo:
Figlia mia carissima, il mio cuore è gonfio d'amore
e sentivo il bisogno di dirti la causa, il perché insieme col Figlio mio Gesù
volli assistere a questo sposalizio delle nozze di Cana. Tu credi che fosse per una cerimonia
qualsiasi? No, figlia, ci sono profondi
misteri; prestami attenzione e ti dirò
cose nuove e come il mio amore di Madre sfoggiò in modo incredibile e l'amor di
mio Figlio diede veri segni di paternità e di regalità per le creature.
Ora ascoltami.
Mio Figlio era ritornato dal deserto e si preparava alla vita pubblica,
ma prima volle assistere a questo sposalizio e perciò permise che fosse
invitato. Ci andammo, non per
festeggiare, ma per operare cose grandi a pro delle umane generazioni. Mio Figlio prendeva il posto di Padre e di
Re nelle famiglie, io prendevo il posto di Madre e Regina. Con la nostra presenza rinnovammo la
santità, la bellezza, l'ordine dello sposalizio formato da Dio nell'Eden, cioè
di Adamo ed Eva, sposati dall'Ente Supremo per popolare la terra e per
moltiplicare e crescere le future generazioni.
Il matrimonio è la sostanza dove sorge la vita delle generazioni; si può chiamare il tronco dal quale viene
popolata la terra. I sacerdoti, i
religiosi, sono rami; se non fosse per
il tronco, neppure i rami avrebbero vita.
Quindi col peccato, col sottrarsi dalla Divina Volontà, Adamo ed Eva
fecero perdere la santità, la bellezza, l'ordine della famiglia; ed io, la Mamma tua, la novella Eva
innocente, insieme col mio Figlio, andammo per riordinare ciò che Dio fece
nell'Eden, e mi costituivo Regina delle famiglie ed impetravo [la] grazia che
il Fiat Divino regnasse in esse, per avere le famiglie che mi appartenessero,
ed io tenessi il posto di Regina in mezzo a loro.
Ma non è tutto, figlia mia; il nostro amore ardeva, e volevamo far
conoscere quanto le amavamo, e dar loro la più sublime delle lezioni. Ed ecco come: nel più bello del pranzo mancò il vino ed il mio Cuore di Madre
si sentì consumare d'amore, che volle prestare aiuto; e sapendo che mio Figlio tutto poteva, con accenti supplichevoli,
ma certa che mi avrebbe ascoltata, Gli dico:
“Figlio mio, gli sposi non hanno più vino”. E Lui mi risponde: “Non è
giunta l'ora mia, di far miracoli”. Ed
io, sapendo certo che non mi avrebbe negato ciò che Gli chiedeva la sua Mamma,
dico a quelli che servivano la tavola:
“Fate ciò che vi dice mio Figlio, ed avrete ciò che volete, anzi avrete
il di più e sovrabbondante”.
Figlia mia, in queste poche parole io davo una
lezione, la più utile, necessaria e sublime alla creatura. Io parlavo col Cuore di Madre e dicevo: “Figli miei, volete essere santi? Fate la Volontà di mio Figlio; non vi spostate da ciò che Lui vi dice ed
avrete la sua somiglianza, la sua Santità in vostro potere. Volete che tutti i mali vi cessino? Fate ciò che vi dice mio Figlio. Volete qualunque grazia, anche
difficile? Fate ciò che vi dice e
vuole. Volete anche le cose necessarie
della vita naturale? Fate ciò che dice
mio Figlio. Perché nelle sue parole, in
ciò che vi dice e vuole, tiene racchiusa tale Potenza, che come parla, la sua
parola racchiude ciò che chiedete e fa sorgere nelle anime vostre le grazie che
volete. Quanti si vedono pieni di
passioni, deboli, afflitti, sventurati, miserabili; eppure pregano e pregano, ma perché non fanno ciò che dice mio
Figlio nulla ottengono, il Cielo pare chiuso per loro. Questo è un dolore per la tua Mamma, perché
vedo che mentre pregano, si allontanano dalla fonte dove risiedono tutti i
beni, qual [è] la Volontà di mio Figlio.
Ora, i servienti fecero appunto ciò che loro disse
mio Figlio, cioè: “Riempite i vasi
d'acqua e portateli a tavola”. Il mio
caro Gesù benedisse quell'acqua e si convertì in vino squisito. Oh, mille volte beato chi fa ciò che Lui
dice e vuole! Con ciò mio Figlio mi
dava l'onore più grande, mi costituiva Regina dei miracoli; perciò volle la mia unione e preghiera nel
fare il primo miracolo. Lui mi amava
troppo, tanto, che volle darmi il primo posto di Regina anche nei miracoli, e
coi fatti diceva, non con le parole:
“Se volete grazie, miracoli, venite alla mia Madre; Io non le negherò mai nulla di ciò che essa
vuole”.
Oltre di ciò, figlia mia, con l'avere assistito a
questo sposalizio, io guardavo i secoli futuri, vedevo il Regno della Divina
Volontà sulla terra, guardavo le famiglie, ed impetravo a loro che
simboleggiassero l'Amore della Trinità Sacrosanta, per fare che il suo Regno
fosse in pieno vigore e con i miei diritti di Madre e Regina, prendevo a petto
mio il regime di esso, e possedendone la fonte, mettevo a disposizione delle
creature tutte le grazie, gli aiuti, la santità che ci vuole per vivere in un
Regno sì santo. E perciò vado
ripetendo: “Fate ciò che vi dice mio
Figlio”.
Figlia mia, ascoltami: non cercare altro se vuoi tutto in tuo potere e dammi il contento
che possa fare di te la vera figlia mia e della Divina Volontà. Ed allora io prenderò l'impegno di formare
lo sposalizio tra te ed il Fiat, e facendoti da vera Madre, vincolerò lo
sposalizio col darti per dote la stessa Vita di mio Figlio e per dono la mia
maternità e tutte le mie virtù.
L'anima:
Mamma Celeste, quanto ti devo ringraziare del grande
amore che mi porti, e come, in tutto ciò che fai, hai sempre un pensiero per me
e mi prepari e dai tali grazie, che insieme con me Cieli e terra ne restano
commossi e rapiti e tutti ti diciamo:
“Grazie! Grazie!” Deh, Mamma
santa, scolpisci nel mio cuore le tue sante parole: “Fa’ ciò che ti dice mio Figlio”, affinché generi in me la vita
della Divina Volontà, che tanto sospiro e voglio; e tu suggellami la mia volontà, affinché sia sempre sottoposta
alla Divina.
Fioretto:
In tutte le nostre azioni tendiamo le orecchie per
ascoltare la nostra Mamma Celeste, che ci dice: “Fate ciò che vi dice mio Figlio”, affinché tutto facciamo per
compiere la Divina Volontà.
Giaculatoria:
Mamma santa, vieni nell'anima mia, e fammi il
miracolo di farmi possedere dalla Divina Volontà.
Deo Gratias
Pro Manuscripto
a cura del
a cura del
Gruppo di Preghiera
“ Divino Volere e Divino Amore”
“ Divino Volere e Divino Amore”
Tel. 06.77201536
“… La Regina Celeste sarebbe restata la piccola luce se Lei non avesse
messo come da parte il suo volere - ch’era la piccola luce - e non si fosse
fatta investire dal mio Voler Divino, nel Quale sperdette la sua piccola
luce. Il mio Volere non è piccola luce,
ma Sole interminabile che, investendola tutta, formò mari di luce intorno a
Lei, di grazia, di santità, l’abbellì tanto da renderla tutta bella, con tutte
le tinte delle Bellezze divine, da innamorare Colui che l’aveva creata. L’immacolato suo Concepimento, per quanto
bello e puro era sempre piccola luce;
non avrebbe avuto né potenza né luce sufficiente per poter formare mari
di luce e di santità, se il nostro Voler Divino non avesse investito la piccola
luce per convertirla in sole e, la piccola luce, qual era la volontà della
Sovrana Celeste, non si fosse contentata di sperdersi nel Sole del Fiat Divino per farsi da Esso
dominare. Fu questo il gran portento: il
Regno della mia Volontà Divina in Lei!
Con Questa, tutto ciò che faceva diventava luce, Lei si nutriva di luce,
niente usciva da Lei che non fosse luce, perché aveva in suo potere il Sole del
mio Volere Divino, dal Quale quanta luce voleva attingere tanta ne
attingeva. E siccome la proprietà della
luce è diffondersi, dominare, fecondare, illuminare, riscaldare, ecco perciò
che l’altezza della Sovrana Regina, col Sole della mia Volontà Divina
che possedeva, si diffuse in Dio e, dominandolo, Lo piegò a farlo
scendere sulla terra, restò feconda del Verbo Eterno, illuminò e riscaldò il
genero umano. Si può dire che tutto
fece in virtù del Regno del mio Volere che possedeva; tutte le altre prerogative si possono chiamare ornamenti di
questa Madre Regina, ma la sostanza di tutti i suoi beni, della sua altezza,
bellezza, grandezza e sovranità, fu che possedette il Regno della mia Volontà. Perciò di Lei si dice il meno e del più non
ne fanno parola. Ciò significa che
della mia Volontà poco o nulla conoscono, perciò sono quasi tutti muti per
Essa”.
[1][1] Questa aggiunta in parentesi del 7° giorno è originale di Luisa, che la
scrisse posteriormente in un foglio di quaderno; è messa nella 7° Meditazione del libro “La Regina del Cielo”.
[2][2] Nel manoscritto autografo di Luisa, i Giorni 10° e
11° corrispondono alla 10a Meditazione del libro “La Regina del Cielo nel Regno della Divina
Volontà” (3a edizione), pubblicata dal suo confessore don
Benedetto Calvi.
[3][3] Corrisponde alla 11a Meditazione del
suddetto libro “La Regina del Cielo…”
[4][4] Nel quaderno originale, i giorni 13°, 14°, 15° e
16° corrispondono alla 12a Meditazione del libro “La Regina del Cielo…”.
[5][5] Corrisponde alla 13a Meditazione del
libro “La Regina del Cielo”.
[6][6] Corrisponde alla 14a Meditazione del
libro “La Regina del Cielo...”
[7][7] Cfr. Appendice,
Meditazione 1, a pag. 162
[8][8] Corrisponde alla 18a Meditazione del
libro “La Regina del Cielo”
[9][9] Cfr. Appendice, Meditazioni 2, 3, 4, alle
pagg. 167 e seguenti = 2a
Meditazione (23A) : La Regina del Cielo
nel regno della Divina Volontà. Suona la prima ora del dolore: eroismo nel
sottoporre l'Infante divino al duro taglio della Circoncisione. + 3a Meditazione (23B):
La Regina del Cielo nel Regno della Divina Volontà lascia Betlemme; il Fiat Divino la chiama all'eroismo del
sacrificio d'offrire il Bambinello Gesù per la salvezza del genero umano. La
purificazione. + 4a Meditazione (23C): La Regina del Cielo nel Regno della Divina
Volontà. Una stella nuova col suo dolce scintillio chiama i Magi ad adorare
Gesù.
- Queste tre
lezioni, riportate nell'Appendice,
sono originali e copiate da un altro quaderno autografo di Luisa, la quale
ridusse le tre lezioni al 23° Giorno nel quaderno di 31 Meditazioni per il mese
di Maggio e corrispondono alle Meditazioni 20a, 21a, 22a,
del libro “La Regina del Cielo…”.
[10][10] Corrisponde alla 23a Meditazione del
libro “La Regina del Cielo...”
Cfr. Appendice, Meditazioni 5 e 6 a pagg. 183 e seguenti =
Meditazione 5 (Giorno 25° bis):
La Regina del Cielo nel Regno della Divina Volontà. Visita al Tempio.
Maria modello di preghiera. Smarrimento di Gesù. Gioie e dolori. [NOTA: E' la 24a Meditazione del libro “La Regina del Cielo...” Non trovandosi l'originale, questa lezione è
stata presa da detto libro] + Meditazione 6 (Giorno 25° ter): La Regina del Cielo nel Regno della Divina
Volontà sulla terra. Regina delle famiglie, Regina dei miracoli. Vincolo di
sposalizio tra il Fiat e la creatura. Le nozze di Cana. [Nota: Corrisponde alla 25a
Meditazione del libro “La Regina del
Cielo…”, ma qui è secondo l'originale autografo di Luisa, preso da un altro
quaderno].
[11][11] Da questo Giorno in poi, le lezioni corrispondono
alle Meditazioni del libro “La Regina del
Cielo...”
[13][13] Questa lezione è la 17a Meditazione del
libro “La Regina del Cielo...”, dal
quale è copiata, non essendo stato trovato l’originale.
[14][14] Questa lezione è originale di Luisa, ma scritta in
un altro quaderno. Amplia la 23a
Meditazione.
[15][15] Questa lezione è originale di Luisa, ma scritta in
un altro quaderno. Amplia la 23a
Meditazione.
[16][16] Questa lezione è originale di Luisa, ma scritta in
un altro quaderno. Amplia la 23a
Meditazione.
[17][17] E' la 24a Meditazione del libro “La Regina del Cielo...”. Non trovandosi l'originale, questa lezione è
stata presa da detto libro.
[18][18] E' anche la 25a Meditazione del libro “La Regina del Cielo...”, ma qui è
secondo l’originale di Luisa, anche se non è una delle Meditazioni per il mese
di Maggio, ma è ripresa da un altro quaderno autografo.
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