Tu devi sapere che il vivere nella nostra Volontà è un Dono che la nostra magnanimità vuol dare alle creature e con questo Dono la creatura si sentirà trasformata: da povero ricco, da debole forte, da ignorante dotto, da schiavo di vile passione, dolce e volontario prigioniero d’una Volontà tutta Santa che non lo terrà prigioniero, ma re di se stesso, dei domini divini e di tutte le cose create. Il gran Dono della nostra Volontà, dato come dono, cambierà la sorte infelice delle umane generazioni, menoché chi volontariamente vuol restare nella sua infelicità, molto più che questo Dono fu dato all’uomo nel principio della sua Creazione ed, ingrato, lo respinse col fare la sua volontà, sottraendosi dalla Nostra.Ora, chi si dispone a fare il nostro Volere prepara il posto, la decenza, la nobiltà dove poter mettere questo Dono sì grande ed infinito; le nostre conoscenze sul Fiat aiuteranno e prepareranno in modo sorprendente a ricevere questo Dono e, ciò che non hanno ottenuto fin oggi lo potranno ottenere domani.

giovedì 14 giugno 2012

I Cuori SS. di Gesù e di Maria nella Divina Volontà


I Cuori SS. di Gesù e di Maria
 nella Divina Volontà
dagli Scritti della Serva di Dio Luisa Piccarreta

Dal Volume 12 - 27.1.1919
Le tre ferite mortali del Cuore di Gesù.
Trovandomi nel solito mio stato, il mio sempre amabile Gesù, nel venire, mi faceva vedere il suo adorabile Cuore tutto pieno di ferite che scaturivano fiumi di Sangue e, tutto dolente, mi ha detto: 
“Figlia mia, tra tante ferite che contiene il mio Cuore, vi sono tre ferite che Mi danno pene mortali e tale acerbità di dolore da sorpassare tutte le altre ferite insieme;  e queste sono: 
Le pene delle mie anime amanti.  Quando veggo un’anima tutta mia soffrire per causa mia, torturata, conculcata, pronta a soffrire anche la morte più dolorosa per Me, Io sento le sue pene come se fossero mie e forse di più ancora.  Ah, l’amore sa aprire squarci più profondi, tanto da non far sentire le altre pene!  In questa prima ferita entra per prima la mia cara Mamma.  Oh, come il suo Cuore trafitto per causa delle mie pene traboccava nel mio e ne sentiva al vivo tutte le sue[1] trafitture!  E, nel vederla morente, e non morire, per causa della mia morte, Io sentivo nel mio lo strazio, la crudezza del suo martirio, e sentivo le pene della mia morte che sentiva il Cuore della mia cara Mamma, ed il mio Cuore ne moriva insieme.  Sicché tutte le mie pene unite insieme innanzi alle pene della mia Mamma sorpassavano tutto. 
Era giusto che la mia Celeste Mamma avesse il primo posto nel mio Cuore, tanto nel dolore quanto nell’amore, perché ogni pena sofferta per amor mio, aprivano mari di grazie e di amore, che si riversavano nel suo Cuore trafitto.  In questa ferita entrano tutte le anime che soffrono per causa mia e per solo amore;  in questa entri tu, e quantunque tutti Mi offendessero e non Mi amassero, Io trovo in te l’amore che può supplirmi per tutti.  E perciò, quando le creature Mi cacciano, Mi costringono a farmi fuggire da loro, Io lesto lesto vengo a rifugiarmi in te come a mio nascondiglio e, trovando il mio amore, non il loro, e penante solo per Me, dico:  ‘Non Mi pento di aver creato cielo e terra e d’avere tanto sofferto!’ 
Un’anima che Mi ama e che pena per Me è tutto il mio contento, la mia felicità, il mio compenso di tutto ciò che ho fatto e, mettendo come da parte tutto il resto, Mi delizio e scherzo con lei.  Però, questa ferita d’amore nel mio Cuore, mentre è la più dolorosa, da sorpassare tutto, contiene due effetti nel medesimo tempo:  mi dà intenso dolore e somma gioia, amarezza indicibile e dolcezza indescrivibile, morte dolorosa e vita gloriosa.  Sono gli eccessi del mio amore, inconcepibili a mente creata;  e difatti, quanti contenti non trovava il mio Cuore nei dolori della mia trafitta Mamma?
La seconda ferita mortale del mio Cuore è l’ingratitudine.  La creatura coll’ingratitudine chiude il mio Cuore, anzi lei stessa vi mena la chiave a doppie girate, ed il mio Cuore ne gonfia perché vuol versare grazie, amore, e non può, perché la creatura Me l’ha chiuso e vi ha messo il suggello coll’ingratitudine;  ed Io vo in delirio, smanio senza speranza che questa ferita Mi sia rimarginata, perché la ingratitudine Me la va sempre inasprendo, dandomi pena mortale.
La terza è l’ostinazione.  Che ferita mortale al mio Cuore!  L’ostinazione è la distruzione di tutti i beni che ho fatto verso la creatura;  è la firma di dichiarazione che mette la creatura di non più conoscermi, di non appartenermi più, è la chiave dell’inferno [in] cui la creatura va a precipitarsi;  ed il mio Cuore ne sente lo strappo, Mi si fa in pezzi e Mi sento portar via uno di quei pezzi.  Che ferita mortale è l’ostinazione!
Figlia mia, entra nel mio Cuore e prendi parte a queste mie ferite, compatisci il mio Cuore straziato, soffriamo insieme e preghiamo”.  Io sono entrata nel suo Cuore:  come era doloroso, ma bello, soffrire e pregare con Gesù!
Dal Volume 12 - Maggio 8, 1919
Motivo e necessità delle pene che la Divinità diede all’Umanità di Gesù.  Motivo del perché ha ritardato nel farle conoscere.
Trovandomi nel solito mio stato, stavo pensando alle pene del mio adorabile Gesù, specie a quelle che le fece patire la Divinità alla Santissima Umanità di Nostro Signore.  In questo mentre, mi son sentita tirare dentro il Cuore del mio Gesù, e vi prendevo parte alle pene del suo Cuore Santissimo che Gli faceva soffrire la Divinità nel corso della sua Vita sulla terra.  Queste pene sono ben diverse da quelle che il benedetto Gesù soffrì nel corso della sua Passione per mano dei giudei, sono pene che quasi non si possono dire.  Io, da quel poco che prendevo parte, so dire che vi sentivo un dolore acuto, acerbo, accompagnato da uno strappo dello stesso cuore, da sentirmi in realtà morire, che[2] poi Gesù quasi con un prodigio del suo amore mi ridava la vita.
Onde il mio dolce Gesù, dopo che ho sofferto, mi ha detto: 
“Figlia delle mie pene, sappi che le pene che Mi diedero i giudei furono ombra a quelle che Mi diede la Divinità, e ciò era giusto per ricevere piena soddisfazione.  L’uomo, peccando, non solo offende la Maestà Suprema esternamente, ma anche internamente, e deturpa nel suo interno la parte divina che gli fu infusa nel crearlo.  Sicché il peccato prima si forma nell’interno dell’uomo e poi esce all’esterno, anzi, molte volte è la parte più minima che esce all’esterno;  il molto resta nell’interno.  Ora, le creature erano incapaci di penetrare nel mio interno e farmi soddisfare con pene la gloria del Padre, che con tante offese del loro interno gli avevano negato;  molto più che queste offese ferivano la parte più nobile della creatura, qual è l’intelletto, la memoria e la volontà, dove vi è suggellata l’immagine divina.  Chi doveva dunque prendere quest’impegno, se la creatura era incapace?  Perciò fu quasi necessario che la Divinità stessa prendesse questo impegno e Mi facesse da carnefice amoroso, e per quanto amoroso più esigente, per ricevere piena soddisfazione per tutti i peccati fatti nell’interno dell’uomo.
La Divinità voleva l’opera completa e la piena soddisfazione [da parte] della creatura, sia dell’interno che dell’esterno;  sicché nella Passione che Mi diedero i giudei, soddisfeci la gloria esterna del Padre, che le creature Gli avevano tolto;  nella Passione che Mi diede la Divinità in tutto il corso della mia Vita, soddisfeci il Padre per tutti i peccati dell’interno dell’uomo.  Da ciò potrai comprendere che le pene che soffrii per le mani della Divinità, superano di gran lunga le pene che Mi diedero le creature, anzi, quasi non possono paragonarsi insieme e sono meno accessibili alla mente umana.  Come dall’interno dell’uomo all’esterno c’é gran differenza, molto più c’é differenza tra le pene che M’inflisse la Divinità a quelle delle creature che Mi diedero nell’ultimo della mia Vita.  Le prime erano strappi crudeli, dolori sovrumani, capaci di darmi morte, e ripetute morti nelle parti più intime, sia dell’anima che del corpo:  neppure una fibra Mi era risparmiata!  Nelle seconde erano dolori acerbi, ma non strappi capaci di darmi morte ad ogni pena, ma la Divinità ne teneva il potere ed il Volere.  Ah, quanto Mi costa l’uomo!  Ma l’uomo, ingrato, non si cura di Me e non cerca di comprendere quanto l’ho amato e [ho] sofferto per lui, tanto che neppure è giunto a capire tutto ciò che soffrii nella Passione che Mi diedero le creature.  E, se non capiscono il meno, come possono [capire] il più che ho sofferto per loro?  Perciò ritardo a rivelare le pene innumerevoli ed inaudite che Mi diede la Divinità per causa loro;  ma il mio amore vuole sfogo e ricambio d’amore, perciò chiamo te nell’immensità ed altezza del mio Volere, dove tutte queste pene stanno in atto, e tu non solo vi prendi parte, ma a nome di tutta l’umana famiglia le onori e vi dai il ricambio d’amore, ed insieme con Me sostituisci a tutto ciò che le creature sono obbligate, ma con sommo mio dolore e con sommo loro danno, non si danno nessun pensiero”.
Fiat!!! 

Volume 29 - Aprile 4, 1931

 
Il  ‘ Ti amo ’  è tuono, la Divina Volontà è Cielo, l’umanità nostra è terra.  Le pene del Cuore di Gesù.  Scambio di vita.  La Divina Volontà:  principio, mezzo e fine.
Continuo il mio abbandono nelle braccia della Santissima Volontà Suprema, e sebbene mi sento sotto le dense nubi di amarezze inesprimibili, le quali mi tolgono il bello della Luce divina e, se la sento, sta al di dietro delle nubi, pure, come dico il mio Ti amo e faccio i miei atti nel Fiat, si forma il tuono e, sprigionando[si] il lampo, squarcia le nubi, e da quegli squarci entra la luce fulgida nell’anima mia e mi porta la luce della Verità che Gesù vuole manifestare alla sua piccola creatura.  Mi sembra che quanto più ripeto il mio Ti amo, tanto più spesso tuona e lampeggia, e questi lampi squarciando le nubi feriscono il mio Sommo Bene Gesù, il Quale, ferito, mi manda la sua luce, come foriera della sua visitina alla sua figlia amareggiata.
Onde mentre mi trovavo in questo stato, il mio amato Gesù è venuto in uno stato compassionevole ed afflitto:  aveva le braccia spezzate per offese gravi ricevute;  e gettandosi nelle mie braccia mi chiedeva aiuto in tante pene.  Io non ho saputo resistere e, mentre me L’ho stretto fra le mie braccia, mi son sentita comunicare le sue pene, ma tante da sentirmi morire.  Quindi son caduta nell’abisso del mio stato doloroso.  Fiat!…  Fiat!…  Però il pensiero di poter sollevare Gesù colle mie piccole pene mi dava la pace, e [questo] sebbene Gesù mi aveva lasciata sola nelle pene.  Dopo è ritornato e mi ha detto:
“Figlia mia, il vero amore non sa far nulla, né soffrire, se non mette a parte colei che Mi ama;  com’è dolce la compagnia delle persone care nelle pene!  La loro compagnia Mi mitiga le pene e Mi sento come se Mi ridonassero la vita;  e sentirmi ridonare la vita a via di pene, è l’amore più grande che Io trovo nella creatura, ed Io le ridono la mia vita per contraccambio.  Sicché è tanto l’amore, che si scambiano il dono della vita l’una per l’altro.  Ma sai tu chi Mi ha tirato nelle tue braccia per chiederti aiuto nelle mie pene?  Il continuo tuonare del tuo Ti amo, che, lampeggiando, Mi ha tirato a venirmi a gettare nelle tue braccia per chiederti ristoro.  Oltre di ciò, tu devi sapere che la mia Divina Volontà è Cielo, la tua umanità è terra.  Ora, come tu vai facendo i tuoi atti in Essa, tu prendi Cielo;  e quanti più atti fai, tanto più posto prendi in questo Cielo del mio Fiat.  E mentre tu prendi il Cielo, la mia Volontà prende la tua terra, e Cielo e terra si fondono insieme, e restano sperduti l’una nell’altro”.
Dopo di ciò, continuavo il mio abbandono nel Fiat Divino, ed il benedetto Gesù è ritornato col Cuore aperto, dal quale versava Sangue;  ed in quel Cuore Divino si vedevano tutte le pene di Gesù che soffriva in tutte le parti della sua Divina Persona, accentrate tutte nel Cuore, anzi, in Esso c’era la sede ed il principio di tutte le sue pene che, diramandosi per tutta la sua Santissima Umanità, come tanti rivoli risalivano nel suo Santissimo Cuore portandone lo strazio che soffriva tutta la sua Santissima Persona.  E Gesù ha soggiunto:
“Figlia mia, quanto soffro!  Guarda questo mio Cuore:  quante ferite, quanti dolori, quante pene nasconde!  Esso è il rifugio di tutte le pene;  non vi è dolore, né spasimo, né offesa che non si riversi in questo mio Cuore.  Son tante le mie pene che, non potendo[ne] sostenere l’acerbità, vado trovando chi vuole accettare qualche piccola particella di queste pene per avere un respiro di sollievo e, quando la trovo, Me la tengo tanto cara che non so lasciarla mai più;  né Mi sento più solo, [perché] ho a chi far comprendere le mie pene, a chi confidare i miei segreti, ed a chi versare le mie fiamme d’amore che Mi consumano.  Perciò spesso ti chiedo che accetti parte delle mie pene, perché sono assai;  e se non vado ai figli miei a chiedere sollievo, a chi devo andare?  Resterei come un padre senza figli che, o non ha prole, oppure i figli ingrati lo hanno abbandonato.  Ah, no, no, tu non Mi abbandonerai!  Non è vero, figlia mia?”.
Ed io:  “Mio Gesù, giammai Ti abbandonerò;  ma Tu mi darai grazia, mi aiuterai nelle condizioni presenti, che Tu sai quanto sono penose.  Mio Gesù, aiutami, ed anche io Ti dico di cuore:  ‘Deh, non mi abbandonare, non mi lasciare sola!  Oh, come sento al vivo il bisogno di Te!  Aiutami!  Aiutami!’”
E Gesù, prendendo un aspetto più dolce, prendeva la povera anima mia nelle sue mani e nel fondo di essa scriveva:  “Metto la mia Volontà in questa creatura, come principio, mezzo e fine”.  E poi ha soggiunto:
“Figlia mia, metto la mia Divina Volontà nell’anima tua come principio di vita, dalla quale scenderanno tutti gli atti tuoi, come da un sol punto che, diffondendosi in tutto l’essere tuo, nell’anima e nel corpo, ti faranno sentire la vita palpitante del mio Voler Divino in te, il quale nasconderà in Se stesso, come dentro d’un sacrario, tutti gli atti tuoi, come seguito dal suo principio divino.  Ora col tenere la mia Divina Volontà come principio, resterai tutta ordinata nel tuo Creatore e riconoscerai che ogni principio viene da Dio, e Ci darai la gloria e il contraccambio dell’amore di tutte le cose create, che hanno uscito [sono uscite] dalle nostre mani creatrici.  Col far ciò abbraccerai l’opera della Creazione, della quale fummo il principio, la vita e la conservatrice di essa.
Dal principio passerai al mezzo:  tu devi sapere che l’uomo sottraendosi dalla nostra Volontà Divina, disconobbe il principio e si disordinò, e restò vacillante, senza appoggio, senza forza;  ad ogni passo si sentiva spinto a cadere e come si sentisse mancare il terreno sotto i piedi, ed [e sentisse] il Cielo sul suo capo in atto di scaricarsi sopra di lui in fiera tempesta.  Ora ci voleva un mezzo per raffermare la terra e far sorridere il Cielo.  Ed ecco la mia venuta sulla terra come mezzo per riunire Cielo e terra, Dio e l’uomo.  Quindi chi tiene la mia Divina Volontà come principio, le svelerà il mezzo, ed abbraccerà tutta l’opera della Redenzione e Mi darà il ricambio dell’amore e la gloria di tutte le pene che soffrii per redimere l’uomo.  Ora se c’è il principio ed il mezzo, ci dev’essere la fine;  fine dell’uomo è il Cielo, e chi tiene la mia Divina Volontà come principio, tutti i suoi atti scorrono nel Cielo, come fine dove deve giungere l’anima sua e come principio della sua beatitudine che non avrà mai fine.  E se tu avrai la mia Divina Volontà come fine, Mi darai la gloria ed il contraccambio dell’amore che ho [per aver] preparato una Patria Celeste alle creature per loro felice soggiorno.  Perciò sii attenta figlia mia, ed Io suggello nell’anima tua la mia Divina Volontà come principio, mezzo e fine, La quale ti sarà di vita, di guida sicura, di sostegno, e ti condurrà fra le sue braccia alla Patria Celeste”.
Dal Volume 16 - Febbraio 5, 1924
Privazioni.  Pene di Gesù, mestizia dell’anima.  Effetti dell’allegria.  L’anima non può uscire dalla Divina Volontà, perché la sua volontà è incatenata con l’immutabilità della Volontà Divina.
Mi sentivo amareggiata per la privazione del mio sommo ed unico Bene, anzi mi sentivo tutta finita e che non più doveva venire Colui che era tutta la mia Vita;  tutto il passato [mi pareva] un giuoco di fantasia…  Oh, se fosse in mio potere avrei bruciato tutti gli scritti affinché nessun vestigio potesse rimanere sul conto mio!  Anche la natura sentiva i dolorosi effetti, ma è inutile il dire su carta ciò che ha passato, perché anche la carta, crudele, non ha una parola di conforto per me, e non mi dà Colui che tanto sospiro, anzi, col dirlo rincrudisce le mie pene, perciò passo avanti.  Onde, mentre mi trovavo in sì duro stato, il mio sempre amabile Gesù mi si faceva vedere con una bacchetta di fuoco in mano dicendomi:  “Figlia mia, dove vuoi che ti batta con questa bacchetta?  Voglio percuotere il mondo, perciò sono venuto da te, per vedere quanti colpi vuoi ricevere tu, per dare il resto alle creature;  perciò, dimmi:  dove vuoi che ti batta?”.  Ed io, amareggiata come stavo, ho detto:  “Dove vuoi battermi, battimi;  io non voglio saper nulla, non voglio altro che la tua Volontà”.  E Lui, di nuovo:  “Voglio da te sapere dove vuoi che ti batta”.  Ed io:  “No, no, non lo dico mai;  voglio dove vuoi Tu”.  E Gesù è ritornato di nuovo a domandarmi, e vedendo che io rispondevo sempre:  “Non voglio altro che la tua Volontà”, ha ripetuto:  “Sicché neppure vuoi dire dove vuoi che ti batta?”
Onde senza dirmi altro mi batteva;  quei colpi erano dolorosi, ma siccome partivano delle mani di Gesù m’infondevano la vita, la forza, la fiducia.  Dopo che mi ha percossa in modo che mi sentivo tutta pesta, mi sono avvinta al suo collo, e avvicinandomi alla sua bocca mi son provata a succhiare, ma mentre ciò facevo veniva nella mia bocca un liquido dolcissimo che tutta mi rinfrancava, ma non era questa la mia volontà, volevo piuttosto le sue amarezze, che ne aveva assai nel suo Cuore santissimo!  E poi Gli ho detto:  “Amor mio, che dura sorte è la mia!  La tua privazione mi uccide, il timore che potessi uscire dalla tua Volontà mi schiaccia;  dimmi, dove ti ho offeso?  Perché mi lasci?  E ad onta che ora stai con me, non mi sembra che sei venuto per rimanere con me come prima, per stare insieme, ma di passaggio.  Ahi! come starò senza di Te, mia Vita?  Dillo Tu stesso se lo posso!”  E mentre ciò dicevo ho rotto in pianto. 
E Gesù, stringendomi a Sé, mi ha detto:  “Povera figlia mia, povera figlia mia, coraggio, il tuo Gesù non ti lascia, né temere che potessi uscire della mia Volontà, perché la tua volontà sta incatenata con l’immutabilità della Mia;  al più saranno pensieri, impressioni che sentirai, ma non veri atti, perché stando in te l’immutabilità della mia Volontà, quando la tua starebbe per uscire dalla Mia, sentirai la fermezza, la forza della mia immutabilità e vi resterai più incatenata.  E poi, ti sei scordata che non solo sto Io nel tuo cuore, ma tutto il mondo, e che da dentro di te dirigo la sorte di tutte le creature?  Ciò che tu senti non è altro che come sta il mondo con Me;  e le pene che Mi danno, stando Io in te, riflettono su di te.  Ah, figlia mia, quanto ci dà il mondo da soffrire!  Ma via, coraggio;  quando veggo che non ne puoi più, Io lascio tutto e Mi vengo a stare con la figlia mia per rincorarti e rincorarmi delle pene che Mi danno”.
Detto ciò è scomparso.  Io sono rimasta rafforzata, sì, ma con una mestizia da sentirmi morire, mi sentivo come inzuppata in un bagno d’amarezze e afflizioni, tanto, che non mi sentivo la forza di dire a Gesù:  “Vieni”.  Onde, mentre facevo le mie solite preghiere, il mio amato Gesù è ritornato dicendomi: 
“Figlia mia, dimmi, perché sei così mesta?  Vedi, Io vengo da mezzo le creature con le lacrime agli occhi, trafitto nel Cuore, tradito da molti e perciò ho detto tra Me:  ‘Ma me ne vado dalla figlia mia, dalla mia piccola neonata della mia Volontà, affinché Mi rasciughi le lacrime;  coi suoi atti che ha fatto nella mia Volontà Mi darà l’amore e tutto ciò che gli altri non Mi danno.  Mi riposerò in lei e la rinfrancherò con la mia presenza’.  E tu invece ti fai trovare così mesta, che devo mettere da parte le mie pene per sollevare le tue.  Non sai tu che l’allegria all’anima è come il profumo ai fiori, come il condimento ai cibi, come il colorito alle persone, come la maturazione ai frutti, come il sole alle piante?  Sicché con questa mestizia non Mi hai fatto trovare un profumo che Mi ricrei, né un cibo saporito, né un frutto maturo.  Sei tutta scolorita che Mi fai pietà.  Povera figlia, coraggio!  Stringiti a Me, non temere”. 
Io mi sono stretta a Gesù, avrei voluto erompere in pianto;  mi sentivo strozzare la voce, ma mi sono fatta forza, ho soffogato il pianto e Gli ho detto:  “Gesù, Amor mio, le mie pene sono nulla a confronto delle tue, perciò pensiamo alle tue pene se non mi vuoi aggiungere altre amarezze.  Lasciami che ti rasciughi le lacrime e fammi parte delle pene del tuo Cuore”.  Onde mi ha partecipato le sue pene e, facendomi vedere i gravi mali che ci sono nel mondo e quelli che verranno, mi è scomparso.
Dal Volume 16 - Agosto 1, 1923
Tutta la Creazione contiene il ti amo di Gesù.  L’anima nella Divina Volontà deve dare la corrispondenza col suo Ti amo in tutto.  “Il mio Amore vuole assolutamente il ricambio dell’amore della creatura;  quindi, nella mia Volontà troverai tutti i miei ti amo, e tu, seguendoli, imprimerai il tuo nel mio ti amo, per te e per tutti”.
Mi sentivo molto afflitta perché quest’oggi il mio Sole, Gesù, non è spuntato alla povera anima mia.  Oh, Dio, che pena, passare un giorno senza Sole, sempre notte!  Ora, mentre mi sentivo trafitta nell’anima, ho avuto il bene di guardare il cielo stellato e tra me dicevo:  “Come più nulla si ricorda il mio dolce Gesù?  Io non so come la bontà del suo Cuore può tollerare a non far sorgere il Sole della sua amabile presenza, mentre mi diceva che non avrebbe potuto stare senza venire alla sua piccola figlia, perché i piccoli non possono stare a lungo senza del padre, sono tanti i loro bisogni, che il padre è costretto a stare con loro per sorvegliarli, custodirli e nutrirli!  Ahi, non Si ricorda quando trasportandomi fuori di me stessa e portandomi fin sotto la volta dei cieli, in mezzo alle sfere celesti, e passeggiando insieme con Lui io imprimevo il mio Ti amo in ogni stella, in ogni sfera!  Ahi, mi pare di vederlo in ogni stella il mio Ti amo!  Ah, mi pare che quel scintillio di luce che si forma intorno alle stelle, risuonano tra loro il mio Ti amo, Gesu!;  eppure Lui non lo ascolta, non viene, non fa spuntare il suo Sole, che eclissando tutte le stelle col mio Ti amo, [ne] formi uno solo col suo.  Ed elevandomi di nuovo in mezzo alle sfere celesti imprimo un nuovo:  “Ti amo, Gesù!”  Deh, o stelle, gridate forte, fate risuonare il mio Ti amo, onde Gesù, colpito, venga alla sua piccola figlia, alla piccola esiliata!  O Gesù, vieni, dammi la mano, fammi entrare nel tuo Santo Volere affinché riempia tutta l’atmosfera, l’azzurro cielo, la luce del sole, l’aria, il mare, tutto, tutto del mio Ti amo, dei miei baci, affinché dovunque Tu sia, se guardi, guardi il mio Ti amo ed i miei baci;  se senti, senta il mio Ti amo e lo scocco dei miei baci;  se parli e respiri, respiri i miei Ti amo ed i miei baci angosciosi;  se operi, nelle tue mani scorrano i miei Ti amo;  se cammini, calpesti il mio Ti amo e lo scroscio dei miei baci sotto i tuoi passi!  Il mio Ti amo sia la catena che Ti tiri a me, e i miei baci siano calamita potente che, o vuoi o non vuoi, Ti forzino a visitare colei che non può vivere senza di Te”.  Ma chi può dire tutti i miei spropositi? 
Ora, mentre ciò pensavo, il mio adorabile Gesù, tutto bontà, è venuto, e mostrandomi il suo Cuore aperto mi ha detto:  “Figlia mia, poggia il tuo capo sul mio Cuore e riposati, ché sei molto stanca, e poi gireremo insieme per farti vedere il mio ti amo sparso su tutto il creato per te”.  Ond’io mi sono abbracciata a Lui, e poggiavo il mio capo sul suo Cuore per riposarmi, ché ne sentivo estremo bisogno
Onde, dopo, trovandomi fuori di me stessa, ma sempre stretta al suo Cuore, ha soggiunto:  “Figlia mia, tu che sei la figlia primogenita della mia Suprema Volontà, voglio che conosca come tutta la Creazione, sulle ali del mio Volere Eterno, porta il mio ti amo alle creature, e le creature, sulle stesse ali della mia Volontà, facendola loro, dovrebbero darmi il ricambio del loro Ti amo.  Guarda l’azzurro cielo:  non c’è punto di esso dove non ci sia suggellato un mio ti amo verso la creatura.  Ogni stella ed il scintillio che le forma corona sono tempestati dei miei ti amo;  il raggio del sole, come si allunga verso la terra per portare la luce, ogni goccia di luce porta il mio ti amo, e siccome la luce invade la terra e l’uomo la guarda, vi cammina sopra, il mio ti amo giunge negli occhi, nella bocca, nelle mani, e si estende sotto i piedi.  Il mormorio del mare mormora:  ‘Ti amo, ti amo, ti amo’, e ogni goccia di acqua sono tasti, che armonizzando tra loro formano le più belle armonie del mio infinito ti amo.  Le piante, le foglie, i fiori, i frutti, hanno impresso il mio ti amo;  sicché la Creazione tutta porta all’uomo i miei ripetuti ti amo.  E l’uomo, quanti miei ti amo non tiene impressi in tutto il suo essere?  I suoi pensieri sono suggellati dal mio ti amo;  il palpito del suo cuore che gli batte in petto, con quel misterioso suono: tic, tic, tic, è un mio ti amo non mai interrotto che gli dice:  ‘Ti amo, ti amo’.  Le sue parole sono seguite dal mio ti amo;  i suoi moti, i suoi passi e tutto il resto contiene un mio ti amo;  eppure, in mezzo a tante onde del mio Amore non sa elevarsi a darmi il contraccambio del mio Amore.  Quale ingratitudine, e come il mio Amore ne resta dolente! 
Perciò, figlia mia, ti ho scelta come figlia del mio Volere, affinché difenda i diritti, come figlia fedele, del Padre tuo.  Il mio Amore vuole assolutamente il ricambio dell’amore della creatura;  quindi, nella mia Volontà troverai tutti i miei ti amo, e tu, seguendoli, imprimerai il tuo nel mio ti amo, per te e per tutti.  Oh, come sarò contento nel vedere l’amore della creatura fuso col mio!  Perciò ti do il mio Voler in tuo potere, affinché quell’Amore che ho dato nella Creazione, una creatura, difendendo i dritti del mio Amore, Me lo ricambi”.
Dal Volume 14 - Novembre 6, 1922
La Volontà di Dio cristallizza l’anima.  La conoscenza del Palazzo della Divina Volontà.
Trovandomi nel solito mio stato, il mio sempre amabile Gesù Si è fatto vedere che teneva fra le sue braccia tanti piccoli agnellini, chi poggiato sul petto, chi alle spalle, chi stretto al collo, chi a destra e chi a sinistra delle sue braccia, chi usciva la testolina da dentro il [suo] Cuore;  ma però i piedi di tutti questi agnellini stavano tutti nel Cuore di Nostro Signore.  Ed il nutrimento che li dava [loro] era il suo alito:  stavano tutti rivolti con la bocca verso la bocca del mio dolce Gesù, per ricevere il suo alito per nutrirsi.  Era proprio bello a vedersi come Gesù prendeva sommo diletto, tutto intento a nutrirli ed a felicitarsi insieme;  parevano proprio tanti parti usciti dal suo Cuore santissimo.  Onde rivolto a me mi ha detto: 
“Figlia mia, questi agnellini che tu vedi nelle mie braccia sono i figli della mia Volontà, parto legittimo del mio Voler Supremo;  usciranno da dentro il mio Cuore, ma vi resteranno i loro piedi nel centro del mio Cuore per far che nulla prendano dalla terra, di nulla si curino che di Me solo.  Guardali come son belli, come crescono nitidi, nutriti, alimentati dal solo mio alito;  saranno la gloria, la corona della mia Creazione”.
Onde, dopo ha soggiunto:  “La mia Volontà cristallizza l’anima, e siccome ad un cristallo qualunque oggetto si avvicina, vi si forma dentro un altro oggetto tutto simile a quello che si mette di fronte, così la mia Volontà, tutto ciò che fa, riflette in queste anime cristallizzate dalla mia Potenza, e ripetono e fanno ciò che fa il mio Voler Supremo;  e siccome la mia Volontà si trova dappertutto, ed in Cielo, in terra ed ovunque, così queste anime contenendo il mio Volere in loro come propria vita, dovunque il mio Volere agisce, come cristallo lo assorbono in loro e ripetono il mio atto.  Sicché come agisco, prendo sommo diletto di mettermi di fronte a loro per veder ripetere in loro la mia stessa azione.  Onde sono i miei specchi, ed il mio Volere li moltiplica ad ogni atto che fa e dappertutto.  Perciò non c’è cosa creata dove essi non si trovino:  nelle creature, nel mare, nel sole, nelle stelle, e fin nell’empireo, ed il mio Volere riceve il contraccambio del mio atto in modo divino dalla creatura.  Ecco anche la causa [del per]ché amo tanto che il vivere nel mio Volere sia conosciuto:  per più moltiplicare questi specchi resi cristalli dal mio Volere, per far ripetere in loro le opere mie, ed allora non sarò più solo, ma avrò la creatura in mia compagnia, l’avrò con Me, intimamente con Me, nel fondo del mio Volere, quasi inseparabile da Me, come se allora allora fosse uscita dal mio Seno [allor] quando la creai, senza aver fatto altre vie contrarie alla mia Volontà.  Quanto sarò contento!”
Onde io nel sentir ciò Gli ho detto:  “Amor mio e Vita mia, io non so persuadermi ancora:  com’è possibile che nessun Santo non abbia fatto sempre la tua Santissima Volontà, e che non abbia vissuto nel modo come ora dici, nel tuo Volere?”
E Gesù:  “Ah, figlia mia, non vuoi persuaderti ancora che tanto si prende di luce, di grazia, di varietà, di valore, per quanto si conosce?  Certo che ci sono stati dei Santi che hanno fatto sempre il mio Volere, ma hanno preso della mia Volontà per quanto ne conoscevano.  Essi conoscevano che il fare la mia Volontà era l’atto più grande, il più che Mi onorava e che portava la santificazione, e con questa intenzione la facevano e questo prendevano;  perché non c’è santità senza la mia Volontà, e non può uscire nessun bene, né santità piccola né grande senza di Essa. 
Tu devi sapere che la mia Volontà, quel che era, è e sarà;  non ha cambiato in nulla;  ma a secondo che Si manifesta, così fa conoscere la varietà dei suoi colori, degli effetti e valori che contiene.  E non solo Si fa conoscere, ma dà all’anima la varietà dei suoi colori, effetti e valori;  altrimenti a che pro farli conoscere? 
La mia Volontà ha fatto come un gran signore, il quale ha fatto vedere un suo palazzo estensissimo e sontuoso:  ai primi ha additato la via per andare al suo palazzo, ai secondi la porta, ai terzi la scala, ai quarti le prime stanze, ed agli ultimi ha aperto tutte le stanze facendoli padroni e dando loro tutti i beni che ci sono in esso.  Ora, i primi hanno preso i beni che ci sono nella via;  i secondi, i beni che ci sono alla porta, superiori a quelli che ci sono nella via;  i terzi, quelli della scala;  i quarti, quelli delle prime stanze, dove ci sono più beni e stanno più al sicuro;  gli ultimi i beni di tutto il palazzo intero.
Così ha fatto la mia Volontà.  Doveva far conoscere la via, la porta, la scala, le prime stanze per poter passare in tutta l’immensità del mio Volere, e fargli vedere i grandi beni che ci sono, e come la creatura operante in questi beni che il mio Volere contiene, fa acquisto della varietà dei suoi colori, della sua Immensità, Santità e Potenza, e di tutto il mio Operato.  Io, nel far conoscere, do, ed imprimo nell’anima quella Qualità divina che faccio conoscere.  Se tu sapessi sotto a quali onde impetuose di grazie ti trovi quando passo a farti conoscere altri effetti del mio Volere e come perito pittore dipingo nell’anima tua coi più vivi colori, gli effetti, i valori diversi che ti faccio conoscere, tu resteresti schiacciata sotto le mie onde!  Ma Io, compassionando la tua debolezza, ti sostengo, e mentre ti sostengo imprimo più in te ciò che ti dico, perché se Io parlo, agisco.  Perciò sii attenta e fedele”.
Dal Volume 16 - Febbraio 16, 1924
Ogni palpito del Cuore di Gesù Gli portava un nuovo dolore, nuove gioie e contenti.  “E siccome il mio Cuore si attirò tutte le simpatie divine in virtù dei dolori sofferti, Io, vedendo nella creatura il dolore, speciale caratteristica del mio Cuore, vigilando questo dolore, con tutto amore verso
su di lei le gioie ed i contenti che contiene il mio Cuore
”. 
Stavo pensando ai dolori del Cuore santissimo di Gesù.  Oh, come le mie pene scomparivano paragonate alle sue!  Ed il mio sempre amabile Gesù mi ha detto: 
“Figlia mia, i dolori del mio Cuore sono indescrivibili ed inconcepibili ad umana creatura.  Tu devi sapere che ogni palpito del mio Cuore era un dolore distinto, ogni palpito Mi portava un nuovo dolore, distinto uno dall’altro.  La vita umana è un continuo palpitare;  se cessa il palpito cessa la vita.  Immaginati tu ora quali torrenti di dolore Mi portava ogni palpito del mio Cuore, fino all’ultimo del mio morire!  Dacché fui concepito fino all’ultimo mio palpito non Mi risparmiò di portarmi nuove pene e acerbi dolori.  Ma devi sapere pure che la mia Divinità, che era inseparabile con Me, vigilando il mio Cuore, mentre in ogni palpito faceva entrare un nuovo dolore, così in ogni palpito faceva entrare nuove gioie, nuovi contenti, nuove armonie e arcani celesti.  Se fui ricco nel dolore, e mari immensi di pene racchiudeva il mio Cuore, fui anche ricco di felicità, di gioie infinite e di dolcezza inarrivabile.  Al primo palpito di dolore Io sarei morto se la Divinità, amando questo Cuore con amore infinito, non avesse fatto ripercuotere nel mio Cuore un palpito in due:  dolore e gioia, amarezza e dolcezza, pene e contenti, morte e vita, umiliazione e gloria, abbandoni umani e conforti divini. 
Oh, se tu potessi vedere nel mio [Cuore], vedresti tutto accentrato in Me, tutti i dolori possibili ed immaginabili, dai quali sorgono a novella vita le creature, e tutti i contenti e ricchezze divine, che come tanti mari scorrono nel mio Cuore ed Io li diffondo a bene di tutta l’umana famiglia.  Ma chi prende di più questi tesori immensi del mio Cuore?  Chi più soffre.  Per ogni pena, ogni dolore, c’è una gioia speciale nel mio Cuore che fa seguire quella pena o dolore sofferto dalla creatura;  il dolore la rende più dignitosa, più amabile, più cara, più simpatica.  E siccome il mio Cuore si attirò tutte le simpatie divine in virtù dei dolori sofferti, Io, vedendo nella creatura il dolore, speciale caratteristica del mio Cuore, vigilando questo dolore, con tutto amore verso su di lei le gioie ed i contenti che contiene il mio Cuore.  Ma con sommo mio dolore, mentre il mio Cuore vorrebbe far seguire le mie gioie al dolore che invio alle creature, non trovando in loro l’amore alle pene e la vera rassegnazione come l’ebbe il mio Cuore, le mie gioie seguono il dolore, ma vedendo che il dolore non è stato ricevuto con amore ed onore e con somma sottomissione, le mie gioie non hanno trovato la via per entrare in quel cuore addolorato, se ne sono tornate dolenti al mio Cuore. 
Perciò, quando trovo un’anima rassegnata, amante del patire, me la sento come rigenerata nel mio Cuore, ed oh, come si alternano i dolori e le gioie, le amarezze e le dolcezze!  Non risparmio nulla di tutti i beni che posso versare in lei”.
Dal Volume 12 - Giugno 27, 1919
Il Cuore di Gesù:  “Quante virtù praticò il mio Cuore, tante sorgenti si formarono in Esso;  e come si formavano, così scaturivano innumerevoli rivoli, che zampillando fin
nel Cielo glorificavano degnamente il Padre a nome di tutti;  e questi rivoli dal Cielo ricadevano a bene di tutte le creature”.  Anche nelle creature che praticano le virtù
si formano sorgenti che scaturiscono
piccoli rivoli a gloria del Padre…”.
Continuando il mio solito stato, il mio amabile Gesù mi faceva vedere il suo Cuore santissimo dicendomi: 
“Figlia mia, quante virtù praticò il mio Cuore, tante sorgenti si formarono in Esso;  e come si formavano, così scaturivano innumerevoli rivoli, che zampillando fin nel Cielo glorificavano degnamente il Padre a nome di tutti, e questi rivoli, dal Cielo ricadevano a bene di tutte le creature.  
Ora, anche le creature, come praticano le virtù, nei loro cuori si formano le piccole sorgenti che scaturiscono i loro piccoli rivoli che s’incrociano coi miei;  rivoli che zampillando insieme coi miei glorificano il Padre Celeste e scendono a pro di tutti e, formano una tale armonia tra il Cielo e la terra, che gli stessi Angioli ne restano sorpresi all’incantevole vista.  Perciò sii attenta a praticare le virtù del mio Cuore, per farmi aprire le sorgenti delle mie grazie”.
Vol. 29 - Marzo 30, 1931
Le umiliazioni [sono] portatrici di gloria. 
Le tenerezze del Cuore di Gesù
.  Un cuor duro è capace
di tutti i mali.  Invito a prendere le briciole nei beni divini.
(…)  E Gesù:  “Mia figlia buona, non temere, l’umiliazione è portatrice di gloria:  al disprezzo delle creature sorge l’apprezzamento divino, e l’abbandono di esse è il richiamo della fedele compagnia del tuo Gesù.  Perciò lasciami fare.  Se tu sapessi come sta armata la Divina Giustizia, non ti opporresti, anzi Mi pregheresti che ti facessi soffrire per risparmiare in parte i tuoi fratelli!  Saranno devastate altre regioni e la miseria sta alle porte delle città e delle nazioni.  Il mio Cuore sente tale tenerezza nel vedere in che stato di desolazione e di sconvolgimento si ridurrà la terra, e questa mia tenerezza tanto sensibile per le creature, viene offesa dalla durezza del cuore umano.  Oh, come Mi è intollerabile la durezza del cuore umano!  Molto più di fronte al mio che è tutto tenerezza amorosa e bontà verso di loro!  Un cuor duro è capace di tutti i mali, e giunge a tanto da farne una burla delle pene altrui, e cambia le tenerezze del mio Cuore per lui, in dolori e piaghe profonde.  La prerogativa più bella del mio Cuore è la tenerezza;  tutte le fibre, tutti gli affetti, i desideri, l’amore, i palpiti del mio Cuore, hanno per principio la tenerezza;  sicché la mie fibre sono tenere, i miei affetti e desideri sono tenerissimi, il mio amore e palpito sono tanto teneri che giungono a liquefarmi il Cuore per tenerezza;  e questo amore tenero Mi fa giungere ad amare tanto le creature, che Mi contento di soffrire Io, anziché vedere soffrire loro.  Un amore quando non è tenero è come un cibo senza condimento, come una bellezza invecchiata che non sa attirare nessuno a farsi amare, e come un fiore senza profumo, come un frutto arido senza umore e dolcezza.  Un amore duro, senza tenerezza, è inaccettabile e non terrebbe virtù di farsi amare da nessuno.  Perciò il mio Cuore ne soffre tanto nel vedere la durezza delle creature che giungono a cambiare le mie grazie in flagelli”.   (…)
Certezza del Regno del Fiat Divino sulla terra.  Diritti di Dio e della creatura.  Il nuovo Vangelo:  le Verità del Fiat Divino.  La prudenza umana fa fallire le opere più belle.  Solitudine di Gesù e chi Gli faceva compagnia.
Stavo pensando tra me:  “Ma sarà proprio vero che verrà il Regno della Volontà di Dio sulla terra?”  Ed il mio amabile Gesù movendosi nel mio interno mi ha detto:
“Figlia mia, come?  Ne dubiti?  Non sai tu che ci sono i diritti di Dio per dare questo Regno e i diritti dell’umanità per riceverlo?  Perché Iddio nel creare l’uomo, col dare la sua Volontà all’uomo come eredità, dava questi diritti:  che regnasse la sua Divina Volontà sulla terra come regnava in Cielo;  tanto vero che la vita del primo uomo fu incominciata nel Fiat, il quale[3] coll’aver fatto i suoi primi atti in Esso, metteva i suoi pegni, i suoi lavori nell’eredità divina, tanto che tutt’ora esistono questi pegni ed atti nella mia Volontà:  sono incancellabili.  E se uscì l’uomo da dentro di Essa, i suoi atti restarono, e questo costituisce un diritto all’umanità di rientrare di nuovo nel Regno perduto, perché Noi non guardiamo l’uomo in sé stesso, ma guardiamo tutta l’umana famiglia come se fosse una sola, e se uno esce e si distacca, l’umanità resta sempre, la quale può ricevere ciò che perdette quello che uscì.  Quindi ci sono diritti d’ambo le parti.  Se ciò non fosse, sarebbe stata non una realtà che l’uomo vivesse nel nostro Regno, ma un modo di dire.  Invece quando Noi diamo, diamo coi fatti, tanto vero che la vita umana tiene il suo principio nel Regno della nostra Volontà.  Se tu sapessi che significa fare anche un atto solo in Essa!  Il suo valore è incalcolabile.  E poi ci sono gli atti della mia Umanità, quelli della Regina del Cielo, fatti tutti nel Regno del nostro Voler Divino, che come capi dell’umana famiglia riconfermano i diritti alle creature di rientrare nel Regno nostro”.
Dopo di ciò stavo impensierita sopra la pubblicazione degli scritti sulla Volontà di Dio, specie sopra certi contrasti.  Ed avendomi[4] messa a pregare, il mio dolce Gesù si faceva vedere che colle sue mani si manteneva il Cuore, tant’era il dolore che sentiva e, tutto afflitto, mi ha detto:
“Figlia mia, come Mi sento dolente!  Avrebbero dovuto tenersi onorati e menarne vanto e gloria di farsi conoscere chi sono coloro che hanno questo grande onore di pubblicare le Verità sulla mia Santa Volontà!  Onore e gloria più grande non potevo dar loro di chiamarli ad un ufficio sì alto!  Invece vogliono nascondersi.  Come mi duole il Cuore!  Mi sento tanto dolermi che non posso contenerlo.
Le Verità sul mio Fiat sono il nuovo Vangelo del Regno del mio Voler Divino, in cui [le creature] troveranno le norme, il sole, gli insegnamenti come nobilitarsi, elevarsi alla loro origine e prendere lo stato dato loro da Dio nel principio della Creazione.  Troveranno il Vangelo che prendendoli per mani li condurrà nella vera felicità, nella pace costante;  la sola legge sarà la mia Volontà, la quale col suo pennello d’amore intinto nei vivi colori della sua luce, restituirà all’uomo la somiglianza del suo Creatore.  Oh, come avrebbero dovuto agognare di ricevere e di far conoscere un tanto bene!  Invece tutto al contrario; mentre, come nella Redenzione gli Evangelisti si tennero onorati di farsi conoscere chi erano coloro che mettevano fuori il Vangelo, perché fossero conosciuti da tutto il mondo, e con gloria vi segnarono il loro nome, tanto che nel predicare il Vangelo prima si fa nome di chi lo scrisse e poi si dice il Vangelo, così voglio che si faccia sulle Verità della mia Volontà, che da tutti si sappia chi sono coloro che hanno portato tanto bene nel mondo.  Ma credi tu che cosa sia [tutto ciò]?  Tutta prudenza umana!  Ah, quante opere divine ha fatto fallire in mezzo alle creature l’umana prudenza, [tanto] che sono giunti come infingardi a ritirarsi dalle opere più sante!  Ma la mia Volontà saprà trionfare di tutto e schernirsi di loro.  Ma non posso nascondere il dolore di tanta umana ingratitudine ad un tanto bene!”
Onde seguivo il mio giro nel Fiat, ed accompagnando il mio amabile Gesù nella sua vita quaggiù, mi faceva pena quando giungeva a quei punti che solo solo se ne stava - neppure la sua Mamma Celeste [era con Lui] - come nel deserto e nelle notti della vita pubblica che, appartandosi da tutti, quasi sempre se ne stava all’aperto, fuori dall’abitato, da solo a pregare ed anche a piangere per la nostra salvezza.  Ed io dicevo tra me:  “Mio Gesù, la tua piccola figlia non si sente di lasciarti solo, voglio mettermi vicino a te e, se non so fare altro ti sussurrerò all’orecchio:  ‘Ti amo, Ti amo;  per la tua solitudine, per le tue preghiere e lacrime dammi il Regno del tuo Volere;  fa’ presto, vedi come il mondo precipita, Esso lo metterà in salvo”.  Ma mentre ciò pensavo, il mio amato Gesù è uscito da dentro il mio interno e, gettandosi nelle mie braccia per godersi la mia compagnia, mi ha detto:
“Figlia mia, grazie.  In ogni atto mio ti aspetto sempre per dire:  ‘La piccola figlia del mio Volere non Mi ha lasciato mai solo’.  Tu devi sapere che molto Mi pesava la mia solitudine, perché Colui che era venuto per tutti ed a cercare tutti, doveva essere chiesto da tutti;  e per ciascuno di essi sentivo al vivo la pena della solitudine in cui Mi lasciavano, e col mio sguardo indagatore andavo indagando se qualcuno Mi cercasse ed amava la mia compagnia, e molte volte indarno avevo[5] questo conforto.
Però devi sapere che in tanta solitudine in cui Mi lasciavano le creature, non restavo mai solo, avevo la compagnia degli Angeli, quella della mia Mamma, ché, sebbene lontana, la mia Volontà Divina Mi portava il suo palpito e tutti gli atti suoi in corteggio intorno a Me, che Mi facevano compagnia;  e poi fin d’allora Mi portava la neonata del mio Fiat con tutto il drappello dei figli del Regno mio per mia compagnia.  Perché per il mio Voler Divino tutti i tempi sono i suoi, e tiene virtù di ridurli ad un punto solo, per averli in tutti i tempi in atto continuo senza mai cessare.  Oltre di ciò, come l’anima ricorda ciò che Io feci e vuole starmi d’intorno, prepara il vuoto in essa dove mettere il frutto di ciò che Io feci e soffrii”.
Dal Volume 2 - Luglio 4, 1899
Gesù parla della Mamma Regina e della turbazione. 
Il Regno di Gesù fu nel Cuore della Madre SS.

 
Questa mattina, avendomi Gesù rinnovato le pene della crocifissione, si trovava insieme la nostra Mamma Regina;  e Gesù, parlando di Lei, ha detto:
“Il mio proprio regno fu nel Cuore di mia Madre e questo perché il suo Cuore non fu mai menomamente disturbato, tanto che nel mare immenso della Passione soffrì pene immense, il suo Cuore fu passato a parte a parte dalla spada del dolore, ma non ricevette un minimo alito di turbazione.  Quindi, essendo il mio regno regno di pace, perciò potetti in Lei stendervi il mio regno e, senza ricevere nessun ostacolo, liberamente regnare”.
Avendo Gesù seguitato altre volte a venire e vedendomi io tutta piena di peccati, Gli ho detto:  “Mio Signore Gesù, mi sento tutta coperta di piaghe e peccati gravi;  deh, Vi prego, abbiate pietà di questa miserabile!”
E Gesù:  “Non temere, ché non ci sono colpe gravi.  E poi, si deve avere orrore della colpa, ma non disturbarsi, perché l’agitazione, da dovunque venga, non fa mai bene all’anima”.
Poi ha soggiunto:  “Figlia mia, tu sei vittima, come Io lo sono;  fa’ che tutte le tue opere risplendano con le stesse mie intenzioni, pure e sante, acciocché, ritrovando in te la mia stessa immagine, possa liberamente versare l’influenza delle mie grazie e, così ornata, potrò offrirti come vittima odorosa innanzi alla Divina Giustizia”.
Dal Volume 16 - Novembre 24, 1923
Stavo facendo l’Ora della Passione quando la mia Mamma addolorata ricevette il suo morto Figlio nelle sue braccia e lo depose nel sepolcro;  e nel mio interno dicevo:  “Mamma mia, insieme con Gesù ti metto nelle tue braccia tutte le anime, affinché tutte le riconosca per tuoi figli, ad uno ad uno li scriva nel tuo Cuore, li deponga nelle piaghe di Gesù;  sono i figli del tuo dolore immenso, e tanto basta perché li riconosca e ami;  ed io voglio mettere tutte le generazioni nella Volontà Suprema, affinché nessuno vi manchi, e a nome di tutti vi do conforti, compatimenti e sollievi divini” … 
Dal Volume 16 - Febbraio 24, 1924
Gesù vuole stabilire la Legge della sua Volontà.  “Tutta la Legge ed i beni della Redenzione furono scritti da Me e deposti nel Cuore della mia cara Mamma.  Così sarà della mia Volontà.  Metterò in te [Luisa,] il fondo della Legge eterna del mio Volere, ciò che è necessario per farla comprendere e gli insegnamenti che ci vogliono”.  Effetti anche d’un solo atto nella sua Volontà.
Mi sentivo immersa nel Voler Divino, e pensavo tra me:  “Chi sa quante altre cose dirà il mio dolce Gesù alle altre anime sulla sua Volontà!  Se a me che sono tanto indegna ed incapace me ne ha dette tante, chi sa quante cose più sublimi dirà alle altre, che sono più buone!”  Ed il mio amabile Gesù, muovendosi nel mio interno, mi ha detto: 
“Figlia mia, tutta la Legge ed i beni della Redenzione furono scritti da Me e deposti nel Cuore della mia cara Mamma.  Era giusto che siccome fu Lei la prima che visse nel mio Volere e perciò Mi attirò dal Cielo e Mi concepì nel suo seno, che conoscesse tutte le leggi e fosse depositrice di tutti i beni della Redenzione;  e non aggiunsi una virgola di più, e non perché fossi incapace, quando uscendo fuori, alla mia vita pubblica, la [Redenzione la] manifestai alle genti, agli Apostoli.  E gli stessi Apostoli e tutta la Chiesa nulla ha aggiunto di più di quello che dissi e feci Io quando stetti sulla terra;  nessun altro Vangelo ha fatto e nessun altro Sacramento in più ha istituito, ma si gira sempre a tutto ciò che Io feci e dissi.  Chi è chiamato per primo è necessario che riceva il fondo di tutto quel bene che voglio fare a tutte le umane generazioni.  E’ vero che la Chiesa ha commentato il Vangelo, ha scritto tanto su tutto ciò che Io feci e dissi, ma mai si è allontanata dalla mia fonte, dall’origine dei miei insegnamenti. 
Così sarà della mia Volontà.  Metterò in te il fondo della Legge eterna del mio Volere, ciò che è necessario per farla comprendere e gli insegnamenti che ci vogliono;  e se la Chiesa si allargherà nelle spiegazioni e nei commenti, non si partirà mai dall’origine, dalla fonte da Me costituita;  e se qualcuno vorrà partirsi, resterà senza luce e nel buio oscuro, e sarà costretto, se volesse la luce, a ritornare alla fonte, cioè ai miei insegnamenti”.
Io, nel sentir ciò ho detto:  “Dolce Amor mio, quando i re costituiscono le leggi, chiamano i ministri come testimoni delle leggi che stabiliscono per deporle nelle loro mani, affinché le pubblichino e le facciano osservare dai popoli.  Io non sono ministro, anzi tanto piccola ed incapace che non sono buona a nulla”. 
E Gesù ha soggiunto:  “Io non sono come i re della terra, che se la fanno[6] coi grandi.  Io amo meglio farmela coi piccoli, perché sono più docili e nulla attribuiscono a loro, ma tutto alla mia bontà.  Ma con tutto ciò, anch’Io ho scelto un mio ministro, che ti assista in questo tuo stato;  e per quanto tu mi hai pregato che ti liberassi della sua venuta giornaliera, non ti ho dato mai retta, e ancorché tu non fossi più soggetta a ricadere in quello stato, Io non permetterò che ti manchi la sua assistenza.  Era questa la causa:  perché avessi un mio ministro che fosse a giorno della Legge della mia Volontà, e conoscendo i miei insegnamenti fosse testimone e depositario di Legge sì santa, e, come mio fedele ministro, pubblichi nella mia Chiesa il gran bene che voglio fare ad Essa, col far conoscere la mia Volontà”.
Onde son rimasta tanto immersa nel Divin Volere, che mi sentivo come se nuotassi in un mare immenso e la mia povera mente si sperdeva, e dove prendevo una stilla della Volontà Divina e dove un’altra, ed affluivano tanto le conoscenze di Essa, che la mia capacità era impotente a riceverle tutte, e tra me dicevo:  “Com’è grande, profondo, alto, immenso, santo il tuo Volere, o mio Gesù!  Tu vuoi mettere tutto insieme ciò che le riguarda, ed io essendo piccola mi affogo in Esso.  Perciò, se vuoi che comprenda ciò che vuoi farmi capire, infondilo in me a poco a poco, così potrò manifestarlo a chi vuoi Tu”. 
E Gesù:  “Figlia mia, certo che è immensa la mia Volontà, Essa contiene tutta quanta l’eternità.  Se tu sapessi tutto il bene che contiene anche una sola parola sulla mia Volontà e un atto solo in Essa fatto dalla creatura, tu rimarresti stordita;  in quell’atto prende come in pugno Cielo e terra!  Il mio Volere è vita di tutto e scorre ovunque, ed essa insieme col mio Volere scorre in ogni affetto, in ogni palpito, in ogni pensiero ed in tutto il resto che fanno le creature;  scorre in ogni atto del Creatore, in ogni bene che faccio, nella luce che mando all’intelligenza, nel perdono che elargisco, nell’amore che invio, nell’anime che infervoro, nei comprensori che beatifico, in tutto;  non c’è bene che faccio, né punto dell’eternità in cui non tiene il suo piccolo posticino.  Oh, come Mi è cara, come Me la sento inseparabile!  E’ la vera fida della mia Volontà, senza lasciarla mai sola.  Perciò, corri in Essa e toccherai con mano ciò che ti dico”. 
E mentre ciò diceva, mi gettavo nel mare immenso del suo Volere, ed io correvo, correvo, ma chi può dire tutto!  Toccavo tutto, scorrevo ovunque, toccavo con mano ciò che Gesù mi diceva, ma non so metterlo su carta;  se Gesù vorrà, mi darà altra capacità;  perciò, per ora faccio punto...
Prodigi dell’Immacolato Concepimento.  Comunicazione dei diritti divini.  Come Dio
non vuol fare nulla senza della sua Madre Celeste

Per Volontà di Dio tutte le grazie passano
attraverso il Cuore materno di Maria SS.

 
Stavo facendo il mio giro negli atti della Divina Volontà, e giunta nell’atto che il Fiat onnipotente creò la Vergine Immacolata mi son fermata;  ed oh, quale sorpresa di prodigi mai uditi, uniti insieme!  L’incanto del cielo, del sole e di tutta la Creazione non potevano paragonarsi!  Oh, come restavano dietro innanzi alla Sovrana Regina!  Ed il mio dolce Gesù nel vedermi così sorpresa mi ha detto:
“Figlia mia benedetta, tu devi sapere che non vi è bellezza né valore né prodigi che possono paragonarsi all’Immacolato Concepimento di questa Celeste Creatura;  il mio Fiat onnipotente fece di Essa una nuova Creazione, oh, quanto più bella, più prodigiosa della prima!  Il mio Voler Divino in Se stesso non ha né principio né fine, ed il prodigio più grande fu come se in questa creatura [Esso] rinascesse;  non solo, ma in ogni istante, atto, preghiere che faceva, cresceva, e [con] questa crescenza la mia Volontà moltiplicava i suoi prodigi in modo infinito.  La creazione dell’universo[7] fu creato da Noi in modo mirabile ed è mantenuto da Noi sotto l’impero del nostro atto creante e conservante, senza che aggiungiamo altro;  invece in questa Vergine manteniamo l’atto creante, conservante e crescente.  Questo è il prodigio dei prodigi:  la vita del nostro Volere rinata in Essa, il suo crescere continuo in ogni atto che faceva!  Ed il nostro Fiat per rinascere in Essa si pronunziò nell’atto del suo concepimento, e quando Questo si pronunzia il nostro atto ha tale sontuosità, sublimità, altezza, immensità, potenza, che prende tutti nella rete del suo amore, non mette nessuno da parte, tutti possono prendere il bene che possiede il nostro Fiat operante - menoché qualcuno non il volesse -.
La nostra Divinità nel vedere in questa Santa Creatura come rinata la nostra Volontà, Le partecipò i suoi diritti divini, in modo che era padrona del nostro Amore, Potenza, Sapienza e Bontà e Regina del nostro Fiat.  Essa col suo atto crescente del nostro Volere Ci rapiva, Ci amava tanto che giunse ad amarci per tutti, a[8] tutte le creature le copriva, le nascondeva nel suo amore e Ci faceva sentire l’eco dell’amore di tutti e di ciascuno.
Oh, come Ci sentivamo legati e come fatti prigionieri dell’amore di questa Vergine Santissima!  Molto più che come Ci amava, adorava, pregava, operava, coll’atto crescente del nostro Fiat che possedeva rinchiudeva in sé il suo Creatore:  come Ci amava, così Ci sentivamo assorbiti in Lei senza poterle resistere;  era tanta la sua potenza che Ci dominava e chiudeva in Sé la nostra Trinità Sacrosanta, e Noi L’amavamo tanto che Le facevamo fare ciò che Essa voleva.  Chi aveva cuore di negarle nulla?  Anzi Ci sentivamo più felici di contentarla, perché un’anima che Ci ama è la nostra felicità, perché sentiamo l’eco, la gioia della nostra felicità in essa, e chi possiede la nostra Volontà come vita, è tutto per Noi.
Questo è il gran prodigio di chi possiede la nostra Volontà come vita:  sentirsi in sé partecipare ai suoi stessi diritti divini;  con questo sente che il suo amore non finisce mai, e ne tiene tanto che può amare per tutti e dare amore a tutti, col suo atto crescente non dice mai basta alla sua santità.  Molto più che la Sovrana Regina col possedere la nostra Volontà come vita teneva sempre da darci, sempre da dire, Ci teneva sempre occupati e Noi tenevamo sempre da dare e sempre i nostri segreti amorosi da comunicarle, tanto che nulla facciamo senza di Essa:  prima ce la sentiamo[9] con Essa, poi [la grazia che vogliamo donare] la deponiamo nel suo Materno Cuore e dal suo Cuore scende nel fortunato che deve ricevere quel bene.
Sicché non vi è grazia che scende sulla terra, non vi è santità che si forma, non vi è peccatore che si converte, non vi è amore che parte dal nostro trono che prima non viene deposto nel suo Cuore di Madre, La quale forma la maturazione di quel bene, lo feconda col suo amore, lo arricchisce colle sue grazie e se occorre colla virtù dei suoi dolori, e poi lo depone in chi lo deve ricevere, in modo che chi lo riceve sente Paternità Divina e la Maternità della sua Madre Celeste.  Possiamo fare senza di Essa, ma non vogliamo;  chi avrà cuore di metterla da parte?  Il nostro Amore, la nostra Sapienza infinita, il nostro stesso Fiat s’impone su di Noi e non Ci fa far nulla, che non scende per mezzo suo.
Vedi dunque dove giunge il nostro amore per chi vive della Volontà Divina, fino a non voler far nulla senza di Essa?  È l’armonia della nostra Sapienza infinita, che come la Creazione dell’universo gira sempre intorno a Noi, e come girano fecondano la terra e mantengono la vita naturale a tutte le creature, così questa nuova Creazione del concepimento dell’Immacolata Signora si gira sempre intorno a Dio e Dio gira sempre intorno ad Essa, e mantengono la fecondità del bene, formano la santità delle anime ed il richiamo delle creature a Dio”.
Dal Volume 34 - Dicembre 20, 1936
Il Fiat Divino fece concepire la Vergine in ciascuna creatura affinché tutti avessero una Madre tutta propria. 
Il
Fiat Divino chiamò tutte le creature ad essere concepite nel Cuore di questa Vergine”.  Dote che Iddio diede alla Vergine.  Trionfi e vittorie di Dio, vittorie e trionfi della Vergine, nei quali vengono dotate tutte le creature.
Il mio Sommo Bene Gesù mi tiene come immersa nel gran prodigio della Sovrana Regina, e pare che tiene Volontà di voler dire ciò che Iddio operò in questa Gran Signora, ed atteggiandosi a festa e con gioia indicibile mi dice:
“Ascoltami.  (Quindi segue lo stesso argomento di ciò che sta scritto innanzi.)  Figlia mia benedetta, i prodigi sono inauditi, le sorprese che ti narrerò fara[nno] strabiliare tutti; sento il bisogno d’amore di far conoscere che cosa abbiamo fatto con questa Madre Celeste ed il gran bene che hanno ricevuto tutte le generazioni.  Onde tu devi sapere che nell’atto di concepire questa Vergine Santa, la nostra Volontà Divina che possiede tutto e colla sua immensità abbraccia tutto e possiede l’onniveggenza di tutti gli esseri possibili ed immaginabili, e colla sua virtù tutta propria che quando opera fa sempre opere universali, quindi, come concepì[10], colla sua virtù creatrice chiamò tutte le creature ad essere concepite nel Cuore di questa Vergine.  Ma non bastò al nostro amore;  dando negli eccessi più incredibili fece concepire questa Vergine in ciascuna creatura, affinché ciascuna avesse una Madre a sé, tutta sua, sentissero la sua maternità nel fondo delle loro anime, il suo amore che, più che figli, che mentre[11] li tiene concepiti in Sé, bilocandosi concepisce[12] in ciascuna creatura, per mettersi a disposizione di loro, per crescerli, guidarli, liberarli dai pericoli e colla sua potenza materna imboccare loro il latte del suo amore ed il cibo con cui si nutrì Lei stessa, qual è il Fiat Divino.  La nostra Volontà, avendo vita libera in Lei, il suo dominio totale, colla sua potenza mentre chiamava tutti in questa Celeste Creatura per avere la gioia di vedere tutti racchiusi in Essa, per sentirsi dire:  ‘Sono già tutti in Me i miei ed i tuoi figli, perciò Ti amo per tutti’, poi La bilocava in tutti ed in ciascuno, per sentire in ciascun’anima l’amore di questa nostra Figlia, tutta bella e tutt’amore;  possiamo dire:  non vi è creatura che[13] Essa non prese l’impegno d’amarci.  Il nostro Fiat La elevò tanto da darle tutto, e fin dal primo istante della sua vita La costituimmo Regina del nostro Fiat, Regina del nostro amore, e quando Ci amava si sentiva nel suo amore la sua Maternità, ed armonizzava l’amore di tutte le creature;  ed oh, com’era bella, che formava di tutto un solo amore!  Come Ci feriva, Ci felicitava, fino a sentirci languire!  Il suo amore Ci disarmava, Ci faceva vedere tutte le cose, cielo, sole, terra, mari e creature, coperti e nascosti nel suo amore.
Oh, come era bello vederla, sentirla che faceva da Madre in ciascuna creatura e formando in esse il suo mare d’amore mandava le sue note, le sue frecce, i suoi dardi amorosi al suo Creatore!  E facendola da vera Madre, ce le portava fino innanzi al nostro Trono nel mare del suo amore, per farcele guardare, per renderci propizi, e colla forza del nostro Voler Divino s’imponeva su di Noi, ce le metteva in braccio, ce le faceva carezzare, baciare e Ci faceva dare grazie sorprendenti;  quante santità furono formate ed impetrate da questa Madre Celeste!,  e per essere sicura lasciava a guardia il suo amore.   (…)



[1]  del Cuore di Gesù
[2]  ma
[3]  l’uomo
[4]  essendomi
[5]  forse =    cercavo
[6] intendono
[7]  La creazione dell’universo =   Nel creare l’universo, esso
[8] e
[9]  ce la sentiamo =   ci accordiamo
[10]  questa Vergine fu concepita, la nostra Volontà
[11]  che mentre =   mentre
[12]  è concepita
[13]  per la quale

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